Storia, libri, istituzioni…Memorandum

 

Torino, gennaio 2015 Foto, Romano BorrelliNon riesco a stare seduto per tanti motivi ma soprattutto davanti a tanto sapere, conoscenza, conoscenze, storia. Mi alzo, lascio posto a loro, ai libri, al sapere, alla storia, all’istituzione. Mi alzo in piedi, come accadeva un tempo, quando entrava in classe il professore. Dal balcone vedo Torino, nel suo lento modificarsi. Da qui Torino e’ bella, avvolta nella sera. Di tanto in tanto un pallone, per pochissimi istanti si alza sopra la rete della palestra sottostante  e se ne immaginano, sotto, in quel luogo, i passaggi e il,”set vincente”. Il mercato, oramai a luci spente, o il Borgo, con le sue strade lucide la sera, dopo il lavaggio quotidiano. Strade lucide di giorno, di questi giorni, in  questi giorni, sferzate dal vento e da un clima poco consono a questa stagione. Torino. Il passare del “tempo piccolo” che ritorna al suo quotidiano ritmo, le statuine riposte nei loro involucri e ormai pensionate, almeno per questo anno, ad aspettare che qualcuno le richiami, al momento giusto. Il tempo di ringiovanirsi. Statue piu’ grandi, di ogni fattura, al medesimo posto, ricordando Paesi e pagine di Paesi e paesi lontani. Pagine scritte.  Il passare degli anni, di giunta in giunta. Gli operai che entravano e uscivano e col passare del tempo finivano per uscire soltanto. Ma Torino resiste. Da sempre. Torino e’ anche lui, con il suo viso quasi timoroso, timido, empatico con ciascuno e con tutti. Una penna scrive un addio, un’altra lo commenta. O vorrebbe commentarlo. E dalle statue giungono versi, e il rumore di un’ acqua che non esiste quasi piu: idrolitina. Poi, 2 colpi, sulla pancia, e via. A “tutto gas”. Ma questo non si puo’ scrivere, o meglio, non in certi frangenti. Da istituzione a Istituzione. Ma sono rumori creati da una penna torinese, che resiste agli acciacchi. Il commento viene giudicato forte, da chi, di comunicazione se ne intende. Ma la comunicazione è un conto, la politica di chi la continua a fare, un altro. La penna scrive, una dedica, su di un libro. “Auguri più fraterni  per il suo futuro di studioso a  impegnato sul fronte del progresso e degli ultimi”. I libri non sono accomodati, sono semplicemente stazionati, vissuti, letti, commentati. Il mio, ricevuto in dono,  ha un valore speciale. Istituzionale. Chi mi sta davanti non ha solo due gambe, due occhi, due braccia, ma mille, diecimila gambe, occhi, braccia. O forse piu’. Quelli di tutti noi, di chi c’era prima e di quanti ci saranno poi. Centinaia di migliaia di incontri e centinaia e migliaia di pagine scritte,  lette e lasciate da leggere.

Il mio un saluto, un arrivederci, da persona…..”ordinaria”. L’ospite si gira, con un sorriso, mi dice: “originale”.  Si, ma volevo vederefino a che punto la stanchezza smussa le parole e l’attenzione.Niente da dire. Si e’ Istituzionali per sempre. Un po’ come capita quando ti “affibiano ” il nome. Un po’ come certi amori, quando ti lasciano il segno come una seconda pelle. Per sempre. Un po’come quando diventi Presidente della Camera, o della Repubblica. O il Sindaco di una grande citta’. Per sempre.Torino, gennaio 2015, Novelli Diego. Foto, Borrelli Romano

Il tutto mentre si aprono i giri di valzer. Per un nuovo settennato.

Diego Novelli. “Memorandum italiano”. a cura di Marta Tondo, introduzione di Angelo D’Orsi.