Ma chi l’ ha detto che la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte? Voi non ci crederete ma io l’ ho vista, dalle parti di Porta Susa, anzi, dentro Porta Susa, alle macchinette. Probabilmente avrà terminato le scorte per i più piccini, da racchiudere nella calza, insieme a cioccolatini, caramelle ed ogni altra prelibatezza, ed essendo chiusi i negozi non si e’ certo fatta mancare una buona idea, quella cioè di fare “rifornimento” in stazione, certo, non prima di essersi data una aggiustatina, specchiandosi, insieme alla luna, davanti al grattacielo della Rai
, posato proprio ai piedi della stazione d’acciaio e vetro e questa, porta, non solo Susa, ma d’accesso, e non solo metropolitana per Expo 2015. Milano. Calze e calzette, in quasi tutte le case italiane. Cosa accolgano nel loro interno, non è dato saperlo, ma, avendo fatto ieri un giro per mercati, pare che i mandarini fossero i prodotti più venduti e più richiesti. Un ritorno alle origini, ai racconti dei nonni. Ho deciso di affacciarmi, ma prima nel mondo reale. Per quanti non ancora verticalizzati lo spettacolo e’ davvero bello. E non sto parlando di befana e dolciumi, di calze e di mezze calzette. No, della luna, capace di illuminare una catena montuosa
, un collare, una catena d’argento, posta ai piedi di una citta’. Una bella e giovane ragazza, con un piccolo neo, quello della cultura, il suo polo d’attrazione e che vezzeggia dando un po’ di confidenza a quanti sanno conquistarla, fino in fondo. Ma solo in pochi, ne hanno a dire il vero il privilegio, in molti, invece, incapaci di ascoltarla e coglierla. A questi ultimi non rimarrà ‘ che un piccolissimo souvenir da ammirare di tanto in tanto e ripassarlo così come si usa fare per una poesia particolare. Di tanto in tanto la si ricorda. Una bella ragazza, ora bruna, avvolta nelle sue nebbie pensierose ora rossa, talvolta un po’ sbiadita ma che per nulla intimidita riflette e fa riflettere. Dall’altra parte del finestrino, Superga, tra due grattacieli, porte di accesso verso la Barriera, di Milano. Il resto corre velocemente. La luna si nasconde, solo un attimo, per illuminare quella e quelli. Corre corre corre sorvola, vola a 300 all’ora e fa volare, foglie e sfoglia, spettina al suo passare, alberi e campi che sembrano pagine scritte dal lavoro incessante, quotidiano dell’uomo.
23 minuti di metropolitana d’Italia e sei a Fiera, Rho, dopo aver ammirato un’alta bellezza dell’Antonelli, fuori dal finestrino, sulla destra. Novara. Un attimo e sei a Milano. Garibaldi prima, Centrale poi, in mezzo, un paio di fermate della metropolitana.
Da una all’altra, è la musica che ti conduce la città che ti concede. Un pianobar, direi, per intrattenere viaggiatori.
Voi non ci crederete ma voglio correre il rischio di perdere il treno. Penso che davanti ad un pianoforte e della bella musica non vi sia orologio che tenga. In Centrale, un pianoforte, lasciato lì per chi ne abbia voglia di suonarlo e di deliziare quanti partono, quanti arrivano e quanti transitano da lì, per un biglietto da lasciare in cauzione all’alberone.
Già, anche Milano ha il suo alberone. E che alberone. E ovviamente anche io ho lasciato il mio segno. Nel tempo della mia attesa, permanenza, ho la fortuna di ascoltarne un paio, che si danno il cambio. Allietano molti. Alcuni ballano, girano intorno a sé stessi, lasciando bagagli a qualche amico, come sorvegliati speciali.
Alcuni sono clochard e chi suona, in questo momento, lo fa per loro, e allora si capisce che in quelle valige custodite con attenzione, ci si trova un mondo, una casa mobile, tutto. Passato, presente, futuro. Chi suona regala loro, anzi, a tutti, momenti di spensieratezza. Chi passa, biglietto in mano, si accomoda. Batte le mani, ringrazia (il primo artista è Dario Saoner). E’ una bella idea, una bella iniziativa. Tra alcune cose che mi hanno mosso a passare da una Porta all’altra e oltrepassare la porta, questa è una di quelle. Già menzionato nel blog avevo davvero voglia di ascoltarla da vicino questa idea, che, probabilmente, si prolungherà per tutta la durata dell’Expo 2015. Ovviamente un pensiero è andato a Pino Daniele, il grande musicista spentosi a soli 59 anni. Di tanto in tanto, i musicisti si danno il cambio. E’ piacevole, anche per chi, come me, non ne sa molto, di musica.
Ora, dopo aver ammirato l’albero, scritto la “brava”e “bella” letterina, ascoltato la buona musica, scambiato qualche parola con i profughi e i volontari, della stazione Centrale, non resta che mettermi in marcia “aspettando” le code museali, non prima di aver dato un colpo d’occhio, veloce alla galleria ed il suo albero. L’interno del duomo ed altro ancora.
Per terminare, prima di tornare a casa, un salto a Sant’Ambrogio.Prima della partenza un pochino di coda, meglio, attesa…Milano e’ bella anche con uno sguardo dal finetrino di un tram. Una realta’ in movimento anche quando e’ il tram a muoverci.
Ho pensato spesso ai libri della Perosino, ai suoi viaggi, tra le due citta’ e all’interno di esse.
Quando il rientro si avvicina riconosco i gradini, tra la metro e la stazione. Quei gradini fatti tutti insieme, a tre alla volta, pur di non perdere l’ultimo treno utile per Torino, quello delle 0.25. Erano “certe notti” che puntualmente quel treno lo perdevi e spesso volevi andasse cosi, pur di godere fino alla fine uno spettacolo grandiso e una grande “alba chiara”. Sul cielo di Milano.