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Tutta colpa di una…mela

Quando mi domandano le mie considerazioni sull’amore, onestamente  non so, ancora oggi,  quale possa essere la risposta giusta, semmai ve ne sia  una, di giusta, o di sbagliata o altre 6 miliardi, quanti siamo noi, poveri esseri umani,  mortali, finiti, con tutte le nostre grandi miserie e piccole gioie. Non so esprimermi e connotarlo, l’amore, se come un “eterno finché dura”(film), un “io e te tre metri sopra il cielo”(film, Babi e Step che tirnano e ritornano ancora), “colpa delle stelle ” (film), un “amore bello” (canzone), un cantico di Benigni, un lucchetto di Moccia a suggello di un amore condiviso su ponte Milvio a Roma. O magari un “bacetto” alla nociola che fa tanto San Valentino. Forse qualcosa di Celeste  o “cosi celeste,” zucchero cantante e no, miele, latte caldo al mattino, un maglioncino bianco….Un panorama, al mare, in montagna, una cena  in due, una bicicletta in due (senza mani), un panino condiviso, o…..una mela, con tutte le sue colpe, se vogliamo e  ci piace così tanto, il gusto di un frutto proibito. A ricordo della tesi di una mia compagna di corso, che di colpe, forse, nel frutto proibito, ne trovò  tracciabile nella sua tesi

L’amore ai tempi di internet e quello Al tempo di oggi, quello libero e quello che imprigiona, o che incatena, quello del settimo cielo, che ci fa girare la testa, e quello di “una cantina dove noi”, cantava Battisti. L’amore, ah l’amore, quanto è  stato cantato. Laura, per esempio. E Beatrice? O Lisa dagli occhi blu? E le tante Anna, Susanna, Marta? Ovviamente dovremmo essere per la par condicio e quindi le femminucce dovrebbero poter cantare e vivere il loro amore e far cantare quindi il loro cuore e sorridere gli occhi, pronunciare il loro nome. Già,  “si-amo” ancora capaci di “nominare” l’altro, l’altra, renderla presente e se si, come? Siamo ancora capaci di render l’amore presente ai tempi di internet o di consumarlo velocemente, come un pacco di Amazon? Siamo capaci li leggerlo e cantarla/oe proteggerlo nel nostro cuore e da una esposizione da vetrina come uno di quei tanti cuori e torte e lucchetti che da oggi si esporranno per il trionfo e la festa continua del consumismo?

20200213_095645Quattro passi per arrivare alla fermata della metro, attraversando via Cibrario, dove un tempo vi era il cinema Statuto. Era il 13 febbraio, come oggi, quando in quel cinema morirono 64 persone.  Molti si ritrovarono per vedere La Capra, un film poco gettonato, a dire il vero. Il mattino dopo la Francia ci aspettava ma il viaggio non fu più lo stesso.

28 febbraio: san Romano

28 febbraio. Il calendario a blocchetto esposto all’interno del negozio “bon bon” annuncia, in rosso, che è  san Romano, santo che fa il paio con l’altro santo, di agosto, quello in cui il mitico “cate” (catechista) del “Primo Oratorio di don Bosco-Valdocco” (come campeggia la scritta in via Salerno 12, in fondo a via Ravenna, a Torino) faceva pervenire, nella buca delle lettere, la cartolina di don Bosco con  i suoi “migliori auguri”. Come caspita facesse, quel “benedetto” cate dei Luigini (associazione oratoriana salesiana), oramai gia anziano e claudicante, a ricordatsi dei quasi mille luigini iscritti e date di onomastici e compleanni, con relativa cartoline da inviare, era per tutti noi ragazzini, un gran mistero. Come le domande dell’altro Salesiano, Robaldo (anche lui, anziano e claudicante), con relativa vincita di francobolli A condizione di rispondere esattamente a domande su geografia e storia. 10 domande, fino a due errori, si poteva vincere la bustina di francobolli. Ma dove caspita era il Madagascar? Il più delle volte, capitava di trovare francobolli dei posti più…Restiamo però  al cate, sig. Mainardi. Senza pc, in quel periodo, dotato di sola tanta memoria. Oggi, dalla collina torinese spira un’aria che annuncia primavera e sembra sussurrarci che l’inverno è  oramai alle spalle o nelle tasche dei nostri cappotti prima di collocarsli nuovamente a riposo, tempo determinato, in armadi, “li, in fondo”. Dalla collina  luci, colori e profumi rimbalzano nella memoria, con un retrogusto di arance edi mare. Una guida telefonica, torinese, molti cognomi, alcuni nomi, Chiara e Paola, “amici come prima”, in copertina, in un festival, in una storia.

Sulla tavola di casa, non la cartolina d’auguri del cate ma una buonissima e graditissima torta di mele.

“La ragazza di Bube”

20180208_204348Il tempo trascorre velocemente. La musica sanremese ha smesso di adare in onda, decretandone nella notte di sabato, i vincitori, rispettando cosi le previsioni. Delle tre canzoni e dei cantanti sul podio, “Lo Stato Sociale” e quella ballerina sono le esibizioni, in quel contesto,  che oggi mi mancano di piu’. Oggi,  invece, “sull’onda” ci sono gli innamorati con la ricorrenza di San Valentino. Festa molto commerciale ma che comunque “apre” i cuori. Ne rivisito qualcuno, da Pinerolo, a Roma passando per il mare. Tutti belli. San Valentino e’ anche cultura congiunta all’amore. Mi piace l’idea di aver ritrovato “La ragazza di Bube”, un libro di Carlo Cassola, consigliatomi un po’ di anni fa dalla mia insegnante di italiano, alla vigilia di una partenza per Grenoble (soggiorno di classe). “Leggilo, non ti annoierai durante il viaggio”. E così, mentre molti compagni si davano da fare a “tessere relazioni” con le ragazzine, avidamente sfogliavo, le pagine del libro, immaginando e invidiando l’amore di Mara per Bube e la vita. Che forza. Questo è quello che mi è rimasto nel cuore e questo e’ quello auguro a ciascuno. Un amore intenso, fatto di attesa e di speranza. Dolce, come Mara.