Aspettando…l’amore

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Chi sostiene che il bacio del marinaio e dell’infermiera, a Times Square, New York, fotografato da Alfred Einsenstaedt vale più di un bacio scambiato all’arrivo….”dell’amore“, in qualsiasi stazione del nostro Bel Paese? Certo, quella era una opera artistica e dopo un evento così tragico, come la seconda guerra mondiale, un bacio e l’amore, davano il senso di un ritorno a qualcosa di profondamente diverso. Migliore. Il trionfo dell’amore, dopo tanto odio. Ma misurare l’intensità dell’attesa, dell’arrivo, della partecipazione, della costruzione di un amore, chi puo’ mai farlo? I preparativi, l’eccitazione, l’ansia, il pensare a cosa dire in quel momento per poi magari  dimenticarsi tutto. Perché l’importante è l’altro/a, non cosa vorrei dire. Avvolgerla/o, coccolarla/o, abbracciarla/o, stringerla/o.  Come misurare l’intensità di questa sommatoria di emozioni? Già quando l’arrivo del treno è annunciato da una  voce metallica (forse, l’unica nota stonata a tutta questa vera grande bellezza) tutto, dentro  di noi viaggia si “ad alta velocità”. E tutto è così puntuale, anche se quei minuti, sembrano l’eternità di un ritardo senza fine.  Il cuore batte alla rinfusa e forse quel silenzio-rumore impercebile agli altri  è più rumoroso dello sferragliare del treno in arrivo. Lentamente il cartellone degli arrivi “scarta” treni in arrivo e già arrivati. E di scarto in scarto, altri amori si  sono riuniti e rinnovati promesse e progetti. Dal fondo della galleria, prepotentemente arriva. Non solo l’accozzaglia di ferro, ma lei. Capelli intrecciati, trecce bionde o brune, occhi azzurri o scuri. Chi lo sa. E’ lei.  I fari di un treno ad alta velocità sembrano altri due occhi che cercano altri occhi di chi lo attende. Ma questi sono occhi per tutti. Sopra, ci sono solo due occhi per altri due occhi.  “Questo è un Italo”, grida un bimbo richiamando l’attenzione della mamma, eccitato dall’arrivo del treno. “Italo, Italo”, risponde la mamma. Già, Italo. Porta con sé profumo di mare e di primavera, di riviera adriatica e alberi in fiore. Profumi in maggior parte rilasciati  all’interno di qualche galleria. Profumi e rumore.  E, dimenticavo, profumo di amore.  E sicuramente quel “rumore” è sentito più di qualsiasi altro rumore.  Poi, non appena le porte del treno si aprono e quella distanza che esisteva fino a pochi secondi prima viene definitivamente  azzerata e colmata da due corpi,  è l’apoteosi. Un abbraccio che cancella definitivamente quella lunga attesa. L’eternità. Pagine da Genesi.  E non si dica “per colpa di una mela”. Poi, le dita si intrecciano e le mani si stringono e un dolce e impetuoso narrare comincia a fluire, quasi a ricoprire quel tempo mancato e riempito  e impastato solo da telefonate, sms, mail. Solo squilli, per i più “poverelli” ma prepotentemente ricchi di passione e di verità. Innamorati e innamorati della vita, abbracciati a quell’attimo di eternità mentre i cuori all’unisono continuano a battere un ritmo indefinito. Poi, le scale mobili e la  città che si apre Torino è in fiore e l’amore, per molti sta sbocciando.  Altri occhi, questa volta, occhi umani. Sotto, il treno lentamente riprende il suo corso. Restano le panchine vuote, in una sorta di sala d’attesa,  e le obliteratrici gialle. Ah, memorie del sottosuolo! Sopra, il mondo  e il cielo sono  loro.  Degli innamorati. Passion lives here. Anzi, there. Ma la musica e la passione non cambiano se al posto della stazione  il luogo in cui fiorisce l’amore o si inneggia alla nascita di un amore è un capolinea del bus, in una sera di luna piena.  Anzi.

Altra musica. Altro canto, altro strumento. Ma l’amore atteso, è sempre identico. E i ministri che lo celebrano, idem come sopra: gli innamorati. Silenzio e rumore, rumore e silenzio. Come il rumore di due cuori che amano.  DSC00540

2 pensieri riguardo “Aspettando…l’amore”

  1. Domenica afosa. Addirittura le cicale. Pare di stare a Roma, su, a Monte Mario, o da quelle parti, quando il caldo e non solo diviene una morsa nel cuore. Però, cicale o no, che bella Roma. A piè di pagina di un libro ho trovato un paio di annotazioni, forse opposte, ma interessanti. La prima. Un’attesa troppo prolungata fa male al cuore, forse più simile ad un proverbio. La seconda: Aspettare l’amore è già amore di Marguerite Duras che descrive bene lo spazio che esiste tra l’ideale e la realtà…..

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  2. Molto affezionato a questo articolo, a queste foto a questo incontro, senza ricordare chi aspettava: lui o lei, o forse entrambi…questi sono la fotografia di lacci ben “allacciati” e cinture di sicurezza con paracadute incorporato….questa la metterei volentieri sull’albero di Natale a porta nuova

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