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Bologna 2 agosto 2016: h. 10:25

Bologna 2 AGOSTO 2016,  stazione: 10:25Bologna 2 8 2016, foto Borrelli RomanoBologna 2 8 2016 foto Borrelli Romano

Forse questo non è  il momento più  adatto a raccontare storie o impastare fatti veri con storie. Ma la verita’ e’ che tutti noi abbiamo avuto un genitore,  un parente,  un amico che transitava da qui per le sue vacanze,  ferie, nel lontano 2 agosto 1980, per ricongiungersi con i propri cari dopo un anno di fatiche,  lavoro,  freddo. Chi in Italia chi in Europa. Un padre,  una madre,  Torino,  la Fiat,  che aveva appena chiuso i cancelli il giorno prima ed erano cosi cominciate le ferie,  sospirate,  che non goungevano mai. Bologna,  nodo ferroviario piu’ importante d’Italia. Bologna fetita a morte e cosi l’Italia. Non c’erano trolley né  zaini ma cartoni,  spago,  (ancora,  si) e valige in pelle. Una valigia in pelle,  le poche cose,  il ricambio per un mese e tanta voglia di tornare. Macerie. Bus trasformati in ambulanze.  Guardo i binari,  i cartelli blu notte: Bologna. Nel mio viaggiare quando sono qui passo sempre a leggere i nomi dei caduti del 2 AGOSTO 1980. Anche quando terminavano amori nati da queste parti tutto si sospendeva per venire qui a ricordare quei morti anche un po’ nostri, come fossero parenti. Morti sotto una bomba posata da mani vigliacche e nere.   Ora questa stazione e’ cambiata. E’ giovane,  sdoppiata. Si corre. Alta e bassa. Sotto passo,  allungo,  qualche recinzione,  il palco per le autorità : per non dimenticare20160802_093537. Ci tenevo ad essere qui,  36 anni dopo. Poi,  potrò  riprendere a scarpinare. Il mio interrail anni dopo,  mai fatto. Ma ora no. Bologna; 10. 25. Per non dimenticare. Silenzio.

L’Italia che si muove

DSCN3479DSCN3481L’Italia che si muove, sotto la pioggia. Non solo il barometro politico segna tempesta o brutto tempo. Piove a catinelle, a gran velocità.

Viaggiatori che cercano vie d’uscita a gran velocità. Come tantissimi giovani. Impressionante il numero dei laureati, specializzati, che han cercato lavoro altrove, negli ultimi anni. Cambiano le valige, non piu’ di cartone. Trolley alla mano, tablet, I-phone, smart phone e ogni altro tipo di estensione umana. L’Italia che si muove. Eppure, sembrerebbe ferma, soprattutto se si leggono le serie statistiche di ogni ricerca. Se è in movimento,  sembrerebbe farlo, come i gamberi.   Si corre restando fermi.  Cosa non capita di pensare nella stazione nuova di Bologna. Bologna sotterranea. Due piani sotterranei. Scale mobili. Di corsa. Tutti di corsa. Verso l’altra stazione, quella tradizionale, quella bella. A metà, panchine, dove riposarsi.  Cosa non capita di pensare alla stazione centrale di Bologna. Complice il freddo e il colpi d’aria che di tanto in tanto generano treni ad alta velocità che non si fermano. Le canzoni di Vasco Rossi, Guccini, Morandi, scala mobile dopo scala mobile, fino ad arrivare al caro vecchio corridoio, con le macchinette self-service, i distributori automatici, e poi i la cara Bologna Centrale, dove un tempo passavano, e si fermavano i “treni sportivi” di un Cesena Bologna, o di un Bologna Parma la vecchia biglietteria, il piazzale stazione e poi i negozi, i portici. Sotto, nella nuova stazione, metropolitana cittadina, i treni non stop Roma Milano e viceversa. Si sale. In ritardo. Il display segnala il punto esatto in cui si trova in quel preciso momento il treno in corsa. Velocità e ultimo ritardo.280. 285. 297. La freccia sul monitor si muove. Le automobili sull’autostrada sembrano macchinine telecomandate.  Qualche gocciolina taglia di traverso l’enorme finestrino. Visi protesi verso quel visore, posto in alto, a metà corridoio. Ritardo che cumula minuti su minuti. Incomprensibilmente. Le arcate della Centrale di Milano cominciano a comparire. Il treno si assesta. Le porte lentamente si aprono. Tabelloni luminosi, in fondo, e desk assistenza clienti. Treni ad alta velocità in ritardo, gente che corre e regionali che non aspettano. La Svizzera è a due passi da qui. Ma qui non è la Svizzera. Almeno oggi. Viaggiatori destinati a prendere il treno successivo. Cosa resta? Il Resto del Carlino da sfogliare, come il Corriere della Sera e La Stampa. L’informazione sale su questa Metropolitana d’Italia. Frenesia restando in piedi. Immobili. Cartellone elettronico che aggiorna in continuazione treni in arrivo e treni in partenza. Poco piu’ avanti, la torre della disperata difesa ad oltranza dei treni notte e dei posti di lavoro. Nuvoli di ricordi retroproiettano i pensieri: concerti di Ligabue e Vasco Rossi al limite della mezzanotte. San Siro è distante, da qui.  La stazione, teatro del mondo. Luogo di vita, per alcuni, per una  coppia che si abbraccia. Non sono alla ricerca di un bar o dell’ufficio reclamo. Semplicemente di un nido, da ricavare nell’incavo tra viso e spalla. Almeno fino a che il tabellone luminoso non indichi il binario per il dolce rientro a casa: ” Il Freccia bianca proveniente da Trieste, diretto a Torino è in arrivo al binario…”. Si rientra…