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Passeggeri in…equilibrio

Il bus  oggi non e’affollato. Alle spalle dell’autista un uomo con i baffi e capelli, pochi, lisci, neri entrambi, sulla sessantina, braccia aperte per tenersi alle maniglie guarda la strada e fa finta di ascoltare il suo vicino, in piedi, che parla, un uomo sui 50, tenendosi in equilibrio, col corpo e le parole, ma dai suoi  discorsi, l’equilibrio, non traspare. Inizialmente pensavo fosse amico dell’uomo coi baffi e dell’autista. Nel giro di poco ho capito che parlava da solo. A vanvera. Immerso nei miei casi personali venivo continuamente “strattonato” e dalla guida maschia dell’autista  o  da personaggi, vari frutto di chissa’ quale fantasia, dell’uomo poco …”equilibrato”. Nell’ordine: una ex che lo stolkerizza e che “mi chiama tutte le mattine: vorrebbe tornare insieme a me ehhh…ma se non ha capito niente prima…che c….bip…vorrebbe tornare a fare”. E poi continua “sono  single ora e “sto bene cosi, anche senza lavorare: ora il nuovo lavoro mi permette di fare piu’ cose”(?lavora o no?). “E poi”, continua guardando l’autista, “la mia compagna ora ha 8 anni meno di me: vedessi che brava. Non ha pretese…”(ma non era single?). Potrei continuare il racconto del poco “equilibrato”…”la mia azienda mi ha concesso un congedo di un anno e mezzo…:(???). Sale uno e gli chiede:”scusa ma sei allergico  all’acqua? Lavoro in un’azienda di sapone…avessi saputo di incontrarti ne avrei portato un pezzo…”. Il tempo accorcia le fermate rimaste e la strada. Il narratore del bus si approssima a scendere ad “Arbarello”: l’autista e l’uomo coi baffi esultano. Pure io. Penso ad Amerigo Ormea, intellettuale comunista, scrutatore fi una giornata in quella cittadella, (che si chiama Cottolengo) da poco lasciata, coi suoi nuclei o padiglioni, coi suoi sotterranei e il profumo dei suoi 2.800 pasti al giorno e dei suoi 1300 volontari circa, il centro di ascolto e la casa di accoglienza, i tunnel sotterranei simili ai meandri della mente…per una ricerca, una tesina…La Torino degli anni ’60 e ’70…il fumo, la nebbia che si mangiava il fumo delle ciminiere o che poi era un agglutinato, il fumo dei tubi nei sotterranei e quello delle mense,  la vita che pulsa anche dove nessuno direbbe,  i volontari che “aggiustano” vite, Teresina da Senigallia  che narra la sua storia,  la strada fatta quella da fare e la scuola che si avvicina…