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Si sceglie il Sindaco

Torino 5 6 2016 foto Borrelli RomanoTo 5 7 2016 foto Romano BorrelliTorino si e’ svegliata.  Buongiorno. 696 mila torinesi alle urne. 12 mila eletori in meno rispetto al 2011. Ora la parola ai cittadini. Prima era dei candidati, delle scarpe, bocce, scope, nuotate, mercati e santini distribuiti a piene mani coi giornalisti che ci hanno informato quanti il pensionato X ne ha totalizzati in 2 km di via Garibaldi, da piazza Castello a piazza Statuto.  A ciascuno il suo. Sciascia? No. I candidati sindaci. Tempi e spazi. Dalle 7 di questa mattina alle 23. Poi lo spoglio. Delle comunali. Domani dalle 15 ci sara’ tempo per  le circoscrizioni. Spazi: 919 sezioni contenenti Presidente, vice e scrutatori. E poi uno stuolo di rappresentanti.  Degli scrutatori, alla faccia del bisogno, in 400 hanno rinunciato. I giornali fanno eco: “prontamente rimpiazzati”. Ricordatevi di andare presso l’ufficio elettorale se sulla scheda dovesse mancare spazio per il bollo. E ai Presidenti di non far votare se la scheda fosse sprovvista di spazio. Prima  “cammello poi soldo”. Il tempo non e’ dei migliori anche se non e’ quello desctitto da Calvino Torino 5 6 2016. Romano Borrelli fotonella sua famosa giornata di uno scrutatore ma poco ci manca.

Da segnalare: signora, elettrice, colta da malore in un seggio della 7. Nulla di grave, fortunatamente.

In una sezione di corso V. Scrutatrice sostituta della sostituta per malessere.

Percentuale di votanti nelle sezioni “visitate” 12 per cento.

A Torino a mezzogiorno 14, 05 per cento.

Alle ore 16.50.:viaggiamo” intorno al 25 per cento.

Ds segnalare in una sezione il lutto di una scrutatrice che nella giornata di oggi, giustificata, ha abbandonato il suo lavoro. Unica nota dolente e’ che non sara’ sostituita (cosi dicono i componenti della sezione: 65 e qualcosache non dico).

Ora entro in quello che e’ stato “il mio”…

Sono uscito dopo aver siglato pacchi di fogli e la direzione e’ Torino Nord: da quanto tempo e che strane sensazioni. Un gruppo fi “saggi” all”uscita dalla disco aggancia “sagge” e si scambiano numeri. “Sei su fb dice lei a lui”.Rido da morire…bella “gioventu”. Il concessionario ex e’ un delirio ela ex Stazione Dora idem. Peccato. Oramai ci sono quasi: le “torri” che segnalano a quanti arrivano da Milano l’inizio della nostra citta’ davanti e il grattacielo,  dietro,  e in mezzo tante cicatrici. Stradali. O sulla strada o la strada. J.K.e L. scriveva e leggeva.

Alle 20.25 dell’ora dell’orologio scolastico entro e chiedo. Soltanto una sezione ha raggiunto il 50 per cento tra tutte quelle da me “visitate”.

Le porte stanno per chiudersi e tra poco dagli scatoloni uscira’ il responso. Una domanda: ma se domani all 15 si riprendera’ lo spoglio per le circoscrizioni non si poteva votare in due giorni? Cioe’ spiegatemi una cosa: dove e’ il risparmio. Incredibili. Buonanotte. Italia.

 


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Una mano

DSC03572_Una stretta di mano, dalle parti di Porta Palazzo e’ tutto. Un affare  concluso, un saluto, la ricerca nella borsa, la mano che afferra il sacco della spesa, prima del lavoro,  una bilancia, il resto da dare, i libri in mano e il blocco degli appunti stretti per l’ultimo ripasso, perche’ si sa, l’Universita’ e’ qui a due passi. Oltre il fiume Dora. Dopo Moiso, altra celebrita’ del gusto buono -buono torinese. Sarebbe cosi bello scrivere di un incontro, un uomo, una donna, la portiera dell’auto appena aperta da una mano e una gamba fuori, e gli occhi volti velocemente  verso l’alto, per vedere lo stato del tempo,  e un po’ verso lei, i suoi occhi, cosce coperte da un  vestitino a fiori, camicetta bianca e… Proprio li, dove c’erano le rotaie del tram, ci sono loro.  La luce che lentamente lascia spazio alla sera, e un tram che prende congedo dalla citta’ direzione “deposito”. Un appuntamento incombe, la scuola che chiama ancora anche quando termina e vorresti staccare un po’ la spina. E io che  decido cosi  di spostarmi oltre l’edicola, verso quel mezzo porticato di un palazzone anni ’50, il balon sulla destra, la prima, via Cottolengo, la seconda. Imbocco questa, la seconda. Un incontro, un’intervista, dopo “la giornata di uno scrutatore”, anni ’50,  la “giornata di un rappresentante di lista” anno 2016. Entro, il mondo di Calvino, il cortile, la Chiesa e le scuole. Una stretta di mano, cerchi concentici, il mondo, il profumo, il tempo, le distanze, le emozioni. Tutto in una mano. Mediata da una suora. Una meningite contratta da piccola   ha isolato per sempre una donna dai rumori, colori, voce, ma non dai contenuti, dalle emoziini e vita. Mi raccontera’ nel ncorso del nostro incontro 50 anni di vita sua e storia attraverso una mano. Una mano. La sua e quella della suora. Il mondo, suo, interno, ed esterno,  comunicato attraverso una mano.

Passeggeri in…equilibrio

Il bus  oggi non e’affollato. Alle spalle dell’autista un uomo con i baffi e capelli, pochi, lisci, neri entrambi, sulla sessantina, braccia aperte per tenersi alle maniglie guarda la strada e fa finta di ascoltare il suo vicino, in piedi, che parla, un uomo sui 50, tenendosi in equilibrio, col corpo e le parole, ma dai suoi  discorsi, l’equilibrio, non traspare. Inizialmente pensavo fosse amico dell’uomo coi baffi e dell’autista. Nel giro di poco ho capito che parlava da solo. A vanvera. Immerso nei miei casi personali venivo continuamente “strattonato” e dalla guida maschia dell’autista  o  da personaggi, vari frutto di chissa’ quale fantasia, dell’uomo poco …”equilibrato”. Nell’ordine: una ex che lo stolkerizza e che “mi chiama tutte le mattine: vorrebbe tornare insieme a me ehhh…ma se non ha capito niente prima…che c….bip…vorrebbe tornare a fare”. E poi continua “sono  single ora e “sto bene cosi, anche senza lavorare: ora il nuovo lavoro mi permette di fare piu’ cose”(?lavora o no?). “E poi”, continua guardando l’autista, “la mia compagna ora ha 8 anni meno di me: vedessi che brava. Non ha pretese…”(ma non era single?). Potrei continuare il racconto del poco “equilibrato”…”la mia azienda mi ha concesso un congedo di un anno e mezzo…:(???). Sale uno e gli chiede:”scusa ma sei allergico  all’acqua? Lavoro in un’azienda di sapone…avessi saputo di incontrarti ne avrei portato un pezzo…”. Il tempo accorcia le fermate rimaste e la strada. Il narratore del bus si approssima a scendere ad “Arbarello”: l’autista e l’uomo coi baffi esultano. Pure io. Penso ad Amerigo Ormea, intellettuale comunista, scrutatore fi una giornata in quella cittadella, (che si chiama Cottolengo) da poco lasciata, coi suoi nuclei o padiglioni, coi suoi sotterranei e il profumo dei suoi 2.800 pasti al giorno e dei suoi 1300 volontari circa, il centro di ascolto e la casa di accoglienza, i tunnel sotterranei simili ai meandri della mente…per una ricerca, una tesina…La Torino degli anni ’60 e ’70…il fumo, la nebbia che si mangiava il fumo delle ciminiere o che poi era un agglutinato, il fumo dei tubi nei sotterranei e quello delle mense,  la vita che pulsa anche dove nessuno direbbe,  i volontari che “aggiustano” vite, Teresina da Senigallia  che narra la sua storia,  la strada fatta quella da fare e la scuola che si avvicina…

Bugie a portata di mano

Foto Borrelli Romano. Preparazione bugie“Una volta, al mondo, non c’era il fuoco. Gli uomini avevano freddo e andarono da Sant’Antonio…” Sul tavolo, in ordine sparso, farina, zucchero, marmellata, latte, ricette, fiabe di Calvino e bugie in divenire. Foto Borrelli Romano preparazione bugieTutto mischiato, nel tempo. Mani impastate nei miei ieri e nei miei oggi. Bugie passate e presenti. Polvere di farina sparpagliata come d’estate,  spighe al vento, capelli biondi appena mossi…impasto, pulisco e…assaggio. Buone. Un velo ancora, necessario per addolcire e passare oltre. Zucchero a velo come neve. L’ambiente e’ caldo e io accaldato da tutto questo impasto. La luna in cielo e’ un forte richiamo. “Quasi quasi esco” . Dalle parti della Gran Madre, lei, luna,  si specchia nel fiume come una bella donna mentre il traffico impazzisce e mi stordisce. Ha un bel viso acceso. Luci dei fari che abbagliano gli occhi e occhi abbagliati da occhi troppo luccicanti e cuore infiammato e luci tremolanti simili a luci di candele accese all’interno di una Chiesa. Un tempo da queste parti, i Muri, si era soliti alzare bicchieri e calici alla mano per brindare a baci e bugie mai troppo dolci. “Sei la mia passione piu’ grande” recita una scritta sul muro, tra strada, Muri e fiume. Mi passa affianco una coppia stretta stretta o forse era solo il tempo, che passa. Passo, passa, passava, passavano, passano, i passi di tutti.  Marciapiedi slabbrati. Ricordi frammentati e parecchio appuntiti. Bello da quaggiu’, il fiume ed il suo scorrere con la vita. Altro giro altra ruota. “Venghino signori, venghino” risuona ancora piazza Vittorio, quando il Carnevale passava e si fermava qui: baracconi e profumi di cioccolata e zucchero filato e filarini dietro ragazzine.  Cioccolata, Parini e il giovin signore, carrozze, cavalli e signorine. Tutto scorre e tutti corrono. Almeno per un …Po. Mi specchio sulle acque del fiume affacciandomi appena appena, stando attento a non scivolare nel pantano dei ricordi, prima di Roma e prima di che…L’affaccio sul mondo, ieri, oggi e domani, civilta’ globale.  Lo fa anche una ragazza con due trecce bellissime e due orecchini la fine del mondo. Sorride.  La osservo mentre lei scruta  il suo viso riflesso nell’acqua: le trecce paiono due corde sul pozzo, il viso solcato dal fiume disegna rughe bugiarde, lei muove il dito, quasi a volersi ridisegnare. Forse non si piace. E’ carina, nei suoi riflessi rossicci. Non avrebbe bisogno di “truccarsi” col dito…nell’acqua. E’ la ragazza con l’orecchino di perle. Lungo il marciapiede accarezzato dall’acqua “vaporosa” siamo in tanti, a truccarci, o mascherarci. Maschere Di Varnevale. Tutti allo stesso istante. E’ Carnevale. “Puff”. Mi e’ passata la voglia di stare fuori. Corro a casa. Bugie a portata di mano…bugie a/tradimento….il che e’ la stessa cosa. Sul tavolo, un libro ancora aperto. Un ricordo, una filastrocca piemontese: “cesa  granda campanun ca fa dun dun…” c’e’ posto ancora per una bugia. “Venghino, venghino…”

XX Settembre

20150920_111723Il calendario e l’orario dei treni in arrivo e in partenza da Torino Porta Susa20150920_111233 mi ricorda che oggi è il 20 Settembre 2015. Una data che è stata ed è una “porta” (e breccia). Una data che ha fatto Storia ed è stata “via” ( in un paio di sensi) per una storia. Piccolina, personale, ma storia. E che storia. “Mi piace”. Perche’ l’ho scritta io. “Buongiorno Prof“.  Sembra il titolo di un libro e lo e’ come quello ricevuto in dono dal prof. Giovanni Carpinelli, nel mio primo giorno di scuola. Da prof. Ma quel “buongiorno” è stato, oggi, il saluto di una studentessa che ha colto l’occasione per presentarmi  la sua famiglia.  Ero appena “sbucato” dalla “balena” spiaggiata, in vetro, che è Porta Susa quando sono stato “investito” dal suo divenuto più largo, saluto. Su uno dei tavolini del bar di quella avevo raccolto idee per una breve riflessione. “Comunità e prossimo”. Una riflessione. Riflettere su se stessi, sulla comunità e di cambiare mediante l’empatia. Quale comunità? Domani proveremo a dargli corpo, con la riflessione e la scrittura. Con “la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo…” (ricordando Italo Calvino).

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“Ciao come vai?”

20140917_142631Aria fresca mattutina.

Aria fresca, qualcosa che resta sullo sfondo e che ora “niente”, come le tante magliettine bianche  (Moschino) incrociate  nel mio girovagare nella “fabbrica dei colori”.  Come quella scuola che si intravede oltre il fiume, che mi ha concesso gentile compagnia.  Meglio, lo scheletro, della scuola. Il contenuto, invece, “molto“. Tutto. Cuori pulsanti e speranze. Sogni che si rincorrono. Uno via l’altro, uno migliore dell’altro. Sogni al galoppo. Finestre che per mesi diventeranno occhi per vedere e guardare  il mondo, oltre,  e provare a domandarsi, e domandare, “ciao come vai?”  E con fantasia alla Salgari  “ispezionare” e viaggiare il mondo o ripelustrare strade e spiagge estive e ricordi personali.. Classi piene, verifiche dei presenti e verifiche dei compiti. Estivi. Fuori, qualcuno prova a vendere libri usati, un gruppetto e’ in attesa di incontrare i compagni di classe lasciati alcuni mesi fa. Attendono il suono della campana, l’uscita.  Libri che si sfogliano e ti vengono incontro e ti fanno andare. Volare. Avanti. Oltre. Piovono libri. “Ciao, come vai? “. Mi domanda, meglio sarebbe dire, domanda a quanti attivano i sensi,  un portoncino, una vetrata. Vado, (forse andiamo) “con  Pessoa o come Pessoa. Viaggiando viaggiando, come canta  Ligabue. Come ha appena cantato a Torino e altrove.  Oltre.  Strade a me conosciute e che ora sono piste. Ciclabili. Il fiume, gli alberi, la doppia corsia.  La memoria degli alberi, la memoria, il ricordo, il pensiero agli ulivi Salentini. Un libro. L’albero, con i vestiti, a sinistra. Il Serming, a destra.  Un monumento che resta a qualcosa che è successo. Anche la terra è un monumento. Il fiume, scorre. Tutto scorre. Per un attimo ti coglie il freddo. Vestiti come foglie sugli alberi, altrove Cosimo di Calvino. Un libro, “Il barone Rampante”.  Sempre di sogni si parla. Quei vestiti sono sogni. O forse lo erano. Ecco il perché del freddo. Forse qualche sogno è stato limato, col tempo. Ci si sente un pochino piu’ spogli come questi alberi che lentamente “perdono i loro capelli“. Foglie di un autunno di una estate che non e’ mai stata. E così non “siamo stati vendemmiati”.  Foglie gialle venate e bagnate da qualche lacrima di rugiada. Vibrazione.  Ma è un brivido. Solo un attimo. Restano le parole. Talvolta si perdono. Le parole sono importanti. Le parole sono tutto. Pochino? non penso.”Ciao, come vai?” Gia’, come va? “Noi non siamo cosa ci e’ successo, ma cosa decidiamo di essere”, far, immaginare. Anche se cosa ci e’ successo e’ determinante e ci portiamo addosso i segni, i lividi.  Decidiamo di essere, meglio. Cosi mi diceva anche una ragazza tempo fa, immersi nelle nostre chiacchiere e riflessioni di un libro, forse due: sulla strada e un altro cui ricordo poco se non le mie vedute.  Forse si parlava di volare. E’ paura o era paura?  Erano idee su di un paio di  libri, riflessioni. Idee che non saranno  mai positive o negative.  Restano idee, grandi  o piccole. Punto. Onestamente, se è come vai, anche a piedi. “Io me ne andrei….”…nella fabbrica dei colori. Ci ritornerei, nella fabbrica dei coloriPorto Cesareo-Torre Lapillo, Lecce. Estate 2014. Foto, Romano BorrelliAndare.  Dove? Bho. Crescere e’ un po’ smarrirsi, anche se preferiamo talvolta credere il contrario. Ad ognuno la sua…trama (trame)  ad ognuno il suo treno…Stazione di Torino Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli

Uniti contro la crisi

La settimana era cominciata bene. Torino sotto la neve. Un “aperilibro”, presso una nota libreria del centro storico alla presenza di numerosi scrittori torinesi, alle prese con una iniziativa carina, “Due con”, la presentazione di tre libri. Un’atmosfera di famiglia. Durante la settimana il clima, viceversa, è divenuto “piu’ caldo”.

Resistere alla Gelmini, opporsi alla “Riforma”. Questo il tema dominante del dibattito pubblico tenutosi a Torino presso la Sala Pasquale Cavaliere.

Un’iniziativa voluta fortemente dal partito della Rifondazione comunista, Federazione della Sinistra, aperto a tutti. Fra i partecipanti, Valentina Barrera, (coordinamento nazionale precari Università); Alessandro Ferretti (Univresità di Torino, Rete 29 Aprile); Rino Lamonaca (rsu cgil Politecnico di Torino); Nicola Malanga (Studenti Indipendenti) e Massimo Zucchetti (Politecnico di Torino). Introduzione di Luigi Saragnese, dibattito coordinato da Alberto Burgio (Università di Bologna, Direzione Prc). Presenti una cinquantina di persone, studenti, professori, pensionati. Presente Armando Petrini, segretario regionale Piemonte di Rifondazione comunista.

Fra i temi dominanti le politiche “distruttive” del governo, la presenza di questo movimento, non nuovo, ma che si ripresenta sulla scena a distanza di due anni, capace di proporre un cambiamento. Un movimento la cui caratteristica è l’orizzontalità. Nota caratterizzante : il grande spontaneismo e la presa di coscienza di questo movimento “monumento”. Un movimento che “non è una banale rivolta luddista, ma una aggregazione di cervelli senza precedenti”. Un movimento che vede diversi partecipanti, nnl mondo della scuola, dell’università. Un mondo quest’ultimo che è “uno specchio ingrandito di quello che succede nella società. Una società precaria, che coinvolge tutti. Una condizione esistenziale, nata, come ci ricorda Marco Revelli da “una presunta modernizzazione che è un piano inclinato verso la fragilità e l’arretratezza”. Questo movimento fortunatamente ha preso coscienza, sociale e politica, e, pur essendo “privo di sponde politiche” (per una logica perversa del voto utile di veltroniana memoria) e “deficitario su quella (sponda) sindacale (un’ora soltanto di sciopero, modulata ogni dieci-quindici giorni è stato davvero poco, nonostante la pezza dell’intera giornata, con la proclamazione dello sciopero cgil) ha saputo, utilizzare nuove forme di protesta, rendendosi visibile agli occhi dei piu’. Occorre unificare le lotte dei ricercatori, universitari, studenti, lavoratori della scuola con le lotte dei metalmeccanici. Questi ultimi sono costantemente sotto ricatto: stanno per subire uno scippo, quello del contratto nazionale. Unificare le lotte, come avveniva negli anni ’70. Perchè non si è deciso uno sciopero “unitario”, stabilito il giorno della manifestazione studentesca? Forse ci sarebbero state “meno carezze di manganelli sui manifestanti”. Per questo, bisogna stare uniti. “Uniti contro la crisi, il 14”, e sempre, per non lasciare soli, in mezzo ad una strada questi studenti. Tantomeno in mezzo ad una autostrada. Uniti con gli studenti, affinchè non subiscano aumenti di tasse universitarie, come avviene in Inghilterra. Quanto attuale è Cosimo, personaggio di Italo Calvino nel Barone Rampante! Dall’albero alla gru, al ponte, al monumento e al suo movimento. In Italia, per chiudere, lo stanziamento per l’Università è pari ad un misero 0,5% contro una media Ocse dell”1,5%.

Chagrin d’amour? No, chagrin d’école.

Nel dibattito, si è fatta anche della storia, personale, dove ognuno ci ha messo del proprio. Una Università che presenta falle a partire da Ruberti. Un dibattito che ha acceso ulteriormente le coscienze. Da domani occorre “infiammarle”: “dont’ get kettled, non farti intrappolare. Move, muoviti.

Se uno non si ribella, si scompare”.