Marzo è scivolato via, e noi, chiusi in casa, socialità ridotta, zero contatti, in casa, ma con connessioni. Giornali, riviste, libri, torte, pizze, piatti di ogni tipi, giochi da tavola. E certo, “smart working”, dad, classroom, ecc ecc. Di pochi giorni fa l’immagine del Papa, solo, sotto la pioggia, a San Pietro, per la preghiera comune. Un mese fa, me lo avessero detto, avrei certamente fatto fatica a comprendere. Abbiamo imparato che a Roma, in via del Corso c’è una Chiesa, San Marcello, con un Crocefisso, venerato in altro periodo, in un contesto da peste. Abbiamo imparato che c’è un quadro, Salus Popoli, a Roma, venerato dai romani. Il silenzio, orante. Il silenzio, pieno. La piazza, immensa, vuota, come mai abbiamo visto. Le grandi braccia, del Bernini, pronte per accogliere i pellegrini, ma i pellegrini non ci sono.
Ogni giorno aspettiamo la conferenza delle 19, incollati, davanti alle tv, per sapere qualcosa in più; abbiamo imparato i nomi di alcuni personaggi pubblici, Borrelli e Brisaferro che ci spiegano bene cosa succede. Curve e statistiche, mascherine, consigli e moduli da cambiare in continuazione.
Per le mie letture, appena concluse, un libro sulla vita di Lucrezia Borgia ed uno di Sciascia, “Porte aperte”.