Giornata poco ordinata, quella di ieri, a dire il vero. Sciopero dei bus, file interminabili per un taxi e concentrazione di gente alle
fermate dei bus. Nell’atrio della stazione Termini, un colpo d’occhio al tabellone raccontava molto di un’Italia, gran parte, in ansia. I discorsi in ogni dove vertevano sullo stesso tema: coronavirus. Anche io ammetto di aver comperato mascherina e amuchina, (e un paio di libri, a leggere commenti su internet parrebbe essere l’unico posto tranquillo da contagi!Ironia del web) dalle parti di piazza Vittorio, prima di dirigermi in via Tasso, presso il museo della Liberazione.
Archivio mensile:febbraio 2020
Garbatella
Non poteva mancare una colazione al bar dei Cesaroni, quartiere Garbatella, posto “inflazionato” grazie alla tv, riviste, giornali. Non era trascorso molto rempo dal mio ultimo espresso, ma ci torno volentieri, con la speranza di scoprire cose nuove. Garbatella
è come una bella e interessante donna che sa ascoltare. La Garbatella ha una storia. Un ponte di nuova generazione tiene insieme Garbatella e Ostiense. Dall’alto si vedono i trenini, della metro, quelli per il lido, i Mercati Generali, il gazometro. Dall’alto e nell’attraversarlo una sensaziine da far girare la testa. Provo ad addentrarmi nel quartiere, dopo il cappuccino e cornetto.
E scopro una scritta di un rifugio antiaereo risalente al periodo della seconda guerra mondiale, e una esortazione a pensare poetico, una targa con tutta la storia
dei film di Alberto Sordi e tanta, tantissima storia. E camminando camminando arrivo ai piedi della Regione Lazio, un pensiero corre veloce a Fantozzi che mi strappa tante risate, li, sul momento. Poi, tornato indietro, recupero la stazione metro, la lascio alle spalle, imbocco il ponte che unisce i due quartieri, Garbatella e Ostiense, con un occhio ai mercati generali e un altro al Gazometro. Una infinita di locali a poca distanza da Trastevere, fino a recuperare il cimitero acatollico. Ci entro e passo da Gramsci e da Camilleri. Oltre, la Piramide.
Arazzi di Raffaello in Cappella Sistina
Non volevo perdermi, a nessun costo, l’esposizione degli arazzi egli Atti degli Apostoli con le storie di San Pietro e Paolo di Raffaello, in Cappella Sistina, per celebrare i 500 anni della morte dell’artista Urbinate. Raffaello ne realizzò i cartoni poi spediti a Bruxelles per la realizzazione, giunti poi in Vaticano tra il 1519 ed il 1521. Ma la storia da raccontare sarebbe troppo lunga e forse complessa (Come è risaputo, non sono permesse foto).
Pochi giorni di esposizione degli Arazzi nel luogo simbolo della Cristianità, la Cappella Sistina, e per nulla al mondo avrei voluto perdere questa occasione. Così, dopo una maxi coda e attesa per entrarvi il tempo è stato ingannato nell’ascoltare una babele di lingue e una altrettanto babele di amuchina formati globalizzazione. Ma il tempo passa velocemente, anzi, ressa e confusione che si trovano anche all’interno del museo, per ogni opera d’arte non permettonoquella giusta dose di concentrazione per collocarsi mentalmente nella dimensione storica di quel tempo. Pochi minuti, certo, ma ogni volta scopro elementi nuovi, dal Giudizio Universale alla Creazione. E del Perugino, del Botticelli…
Un salto nella Pinacoteca mi permette poi di ascoltare, data la confusione e la ristrettezza, più voci di guide che rappresentano un sussidio non richiesto ma di grande aiuto.
Storia in un treno
Non si capisce molto, in questo periodo, in fatto di treni cancellati, deviati, tra Milano e Piacenza, e viceversa (Ma non si capisce molto non solo in fatto di treni, a dire il vero!). Come che sia, una ragazza, a Milano Centrale sale su di un Freccia, questo (Non quello della foto!) dove sono spalmato a rileggere le notizie di ieri e musica “c’è chi dice no”). Il precedente freccia, la ragazza, lo aveva appena perso. Quando si parla di treni, che passano una volta sola…Aveva un.biglietto su altra freccia Milano Bologna, per poi recarsi a Ravenna. La fortuna però ci ha messo lo zampino. Tra le frecce che avrebbe potuto prendere è salita su quella non stop diretta a Roma-Napoli. Ora dorme beata, Bologna è alle spalle e pure Ravenna, e cosi compagnia cantante.A Roma ci sarà tutto un nuovo programma. Perso un treno, se ne fa un altro. Come quando termina una storia, diventa rassicurante per alcuni, il sentir dire
“Dai, morto un Papa se ne fa un altro”. Una bustina di biochetasi, e via. Esplorare nuove terre e navigate nuovi mari.
La meglio gioventù
Qualcosa di dolce lungo la strada che attraversa il cuore della città, il bicerin tra la storia ed il presente, sotto gli occhi attenti di Jasmine, che poi è “la meglio gioventù ” che ci fa una buona quantità di proiezioni al nostro passaggio. Un bicerin molto dolce, corposo, robusto. Dalla parte opposta, azando gli occhi al cielo, a due passi dalla Consolata, c’era una volta la “Bentornata” , una scritta che resisteva da anni prima che una mano di bianco se la portasse via. Per sempre. La scritta. È la sua storia. “Bentornata”. Era una signora, si raccontava, che dava il benvenuta alla sorella, prima dell’avvento di facebook. Quando a Torino c’era ancora la neve.
Tutta colpa di una…mela
Quando mi domandano le mie considerazioni sull’amore, onestamente non so, ancora oggi, quale possa essere la risposta giusta, semmai ve ne sia una, di giusta, o di sbagliata o altre 6 miliardi, quanti siamo noi, poveri esseri umani, mortali, finiti, con tutte le nostre grandi miserie e piccole gioie. Non so esprimermi e connotarlo, l’amore, se come un “eterno finché dura”(film), un “io e te tre metri sopra il cielo”(film, Babi e Step che tirnano e ritornano ancora), “colpa delle stelle ” (film), un “amore bello” (canzone), un cantico di Benigni, un lucchetto di Moccia a suggello di un amore condiviso su ponte Milvio a Roma. O magari un “bacetto” alla nociola che fa tanto San Valentino. Forse qualcosa di Celeste o “cosi celeste,” zucchero cantante e no, miele, latte caldo al mattino, un maglioncino bianco….Un panorama, al mare, in montagna, una cena in due, una bicicletta in due (senza mani), un panino condiviso, o…..una mela, con tutte le sue colpe, se vogliamo e ci piace così tanto, il gusto di un frutto proibito. A ricordo della tesi di una mia compagna di corso, che di colpe, forse, nel frutto proibito, ne trovò tracciabile nella sua tesi
L’amore ai tempi di internet e quello Al tempo di oggi, quello libero e quello che imprigiona, o che incatena, quello del settimo cielo, che ci fa girare la testa, e quello di “una cantina dove noi”, cantava Battisti. L’amore, ah l’amore, quanto è stato cantato. Laura, per esempio. E Beatrice? O Lisa dagli occhi blu? E le tante Anna, Susanna, Marta? Ovviamente dovremmo essere per la par condicio e quindi le femminucce dovrebbero poter cantare e vivere il loro amore e far cantare quindi il loro cuore e sorridere gli occhi, pronunciare il loro nome. Già, “si-amo” ancora capaci di “nominare” l’altro, l’altra, renderla presente e se si, come? Siamo ancora capaci di render l’amore presente ai tempi di internet o di consumarlo velocemente, come un pacco di Amazon? Siamo capaci li leggerlo e cantarla/oe proteggerlo nel nostro cuore e da una esposizione da vetrina come uno di quei tanti cuori e torte e lucchetti che da oggi si esporranno per il trionfo e la festa continua del consumismo?

Dal gazometro
A due passi da Garbatella, e dal bar dei Cesaroni, dove colgo l’occasione per uno scambio di due chiacchiere, non dopo aver sorbito un buon cappuccino e una brioches si trova il Gazometro, con altri tre, quattro, sullo sfondo che spuntano come funghi. E gli ex mercati generali, che tanto ricordano le corse in moto di Babe e Step. Tre metri sopra il cielo, insomma, tanto per intenderci. E le canzoni del buon Claudio. Baglioni. Qui tutto mi sembra bellissimo e andarsene via è davvero un peccato. Le casette di questo quartiere, Garbatella, trasudano di storia e politica. Mi piace.
Dai Cesaroni sono sommerso di magliette dei tempi che furono, poster, gagliardetti, coppe, biglietti…. Appena sotto il bar, il locale dove si gira. Potenza della televisione dove tutto sembra enorme. “Ma ogni tanto si fanno vedere?”Seeee, hanno fatto ‘na rimpatriata l’artra settimana…
Roma
Qualcosa di fresco è nell’aria, annuncia primavera, un tepore, ma diverso da quel caldo assurdo che mi sono lasciato alle spalle. Tutto uguale alla volta precedente, e qualcosa che si rinnova in febbraio. E quella canzone di Niccolò Fabi, “lasciarsi a Roma” è un tira e molla continuo che non ti ci lascerai mai, alla fine, perche si sa, l’amore è eterno, finché dura. Punto. Come la famosa lampada Osram, che non si trova più ma è come se ci fosse. Basta una canzone.
Tepore. Non più inverno e neanche primavera, ma …diverso. Nella notte che si apre e distende un gruppo di spagnoli recupera via del Quirinale passando velocemente l’incrocio con le 4 fontane e le opere del Bernini e Borromini, schivandole, rasentandole senza osservare pezzi di bellezza, che guarderanno poi fra 20 anni, con le superiori alle spalle e pure l’università. E cosi è stato, e sarà così era dalla mia “3 A ” del Q.S., oramai lontanissima come le note di “Roma Nord”di Tozzi, che la mattina, occhi stropicciati, uscendo dal casello, l’autista del bus ci propino’ a tutto volume. Sono già oltre quel che ho lasciato io alle spalle: Fontana di Trevi e Quirinale. Sono gioiosi e poco chiassosi. Bene. Questa notte invidiero’ un pochino gli spagnoli. No, forse solo la loro età.
Viaggiare, una scoperta da gustare
“Il viaggio…una scoperta da gustare”, cosi recita la scritta sul bicchierino di carta del mio caffe. Onestamente non ne avevo voglia e non ne sentivo la necessità, di questo tipo di caffe, espresso”. Piu che altro, è una occasione, di rottura nella rottura della nenia, una pausa che interrompe lo star seduto, occhi incollati al finestrino e nebbia in val Padana. Ma recarsi al bar del treno è come fare una passeggiata in via Roma a Torino, un giro in una libreria, dove su ogni banchetto, A, B, C, D 14, trovi libri dai titoli mai sentiti e testate di giornali appena visti. Il bar, del treno, il posto più interessante in assoluto. Articoli di giornale, scoop, arringhe, future norme, insomma, di tutto un pochino. Come dire:” è ‘ incinta sua moglie? Un po’”. Cosi intessuto e ricamato di storie particolari.. basta tendere l’orecchio e aguzzare la vista alle mimiche facciali; da piccolo avrei voluto fare il ferroviere ma probabilmente, col tempo, avrei finito per non controllare molti biglietti, al fine di parlare, ascoltare, e pasteggiare. Ora, adoro viaggiare andare al bar del treno, “scrivere, cucire, ricamare” storie sconosciute evaporate dal fondo di una tazzina e vedere ammassati libri e giornali. Viaggiare, una scoperta da gustare.
02-02-2020
Questa successione di numeri, mi piace: 02-02-2020. Un pochino mi ha ricordato l’enfasi del 08-08-2008, olimpiadi cinesi….tanto per stare in tema di date, medaglie e corone varie. In mti si sposarono in quel giorno, poche ore prima dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi estive. Le notizie, ultime, giunte da ricercatori italiani, sembrano positive, in merito al virus. Sono forto i nostri ricercatori! La giornata, iniziata fredda, lungo il fiume, aveva un che di retrogusto di….galaverna, ghiaccio misto ad aghi, ricordi lontanissimi, di quando sfogliabdo La Stampa, un giorno di fine gennaio di una decina di anni fa, un giornalista riportava il fenomeno, oramai desueto. Difatti, l’inverno si accorcia e l’estate si allunga, questa la scoperta ultima. Ma quel fenomeno, quello scritto sulla galaverna, lo ricordo come fosse ieri, con il Monviso fuori dal finestrino di un treno, di ritorno da Cuneo, il naso contro, giornali e libri. Il motivo però, lo ricordo vagamente. Tutta colpa di una radio? Di unaricerca storica suui movimenti negli anni ’70? Bho, non c’ero mai stato ma Cuneo è una bella cittadina. Intanto, tra un giro e l’altro, tocca voltare pagina, in ritardo, al calendario. E a proposito di date e numeri, ahimè, ahinoi, febbraio risulta di….29!!!