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“Love is a virus”

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L’amore è un virus

DSC00432Resiste. L’amore. Come un virus. Qualcosa che ti entra e non esce mai più dal sangue che corre nelle vene.  “Se mi chiedessi in quanto tempo ci si innamora, ti risponderei: in pochi secondi”.  (Un uso qualunque di te, S. Rattaro). L’amore. Un sole rosso che si appoggia all’orizzonte. Anche quando quel rosso si identifica con uno stop, una fermata, una sosta prolungata. Non voluta. Anche quando  quel rosso è dello stesso colore di un cappottino, rosso, per l’appunto, in attesa, in qualche angolo della casa o in qualche angolo nascosto della memoria. Il che è lo stesso. Rosso. Come una passione. Come un regalo di Natale mai ritirato. “Lo ritiro dopo”, o “ritirato mai”. E si resta in attesa, in balia di se stessi. Ma poco importa. Una bugia, g-rossa.  Il bello delle bugie.  Anzi, il brutto. Per chi le ascolta. Perché per una bugia sono necessarie sempre due persone: chi le dice e chi le ascolta. “Pronunciata la prima, le altre si inanellano come le maglie di una catena” (Un uso qualunque di te, S. Rattaro). Poi, dopo, domani, sarà diverso. Dopo una pausa. In lista d’attesa. Ci si innamora in pochi secondi, e in pochi secondi ci si lascia dicendosi che non si sa cosa è l’amore. Quando per conoscerlo bastavano pochi secondi. Forse “c’era del marcio in Danimarca”. O forse no. Eppure il virus è lì.  Affacciato sul balcone. Pare in attesa. Da li si “svincola”, esce, allo scoperto. Come un carosello. Nei pressi di quel palazzo, un tempo, c’erano gli ambulatori della mutua. Forse non è un caso che la scritta sia proprio nei pressi. Carrozzeria di cuori infranti. E’ rimasto l’odore di vita, addosso. Storie di persone e di passioni. Che lasciano il segno. Ma in questo caso, il virus, non passa e non si “spegne” mai. Lì, in attesa, di qualcuna, di qualcuno, di qualcosa. In corso Principe Eugenio.  Da quella finestra, si fantastica la presenza, di una persona in attesa, a scrutare, dietro le tendine. Sentire l’arrivo del tram, che davanti, si attesta, nel suo capolinea. “Scenderà giù da questo?” per poi restare delusa e in attesa, del prossimo. Tanto il virus della passione, è dentro. E’ appiccicato addosso. Come una seconda pelle. Un tatuaggio. Pelle scritta e scritturata che non si lava mai. Virus. Nelle notti bianche.  Resiste, l’amore. Sempre. In qualsiasi cosa. In qualsiasi cosa si faccia. In qualsiasi casa.  Per una persona, per i libri, per la storia, per le storie. Un virus. Sempre sotto i riflettori. Protagonista principale. L’amore. L’amore che si nutre per molti angoli della nostra città. Che racconta l’universo, mentre racconta un angolo di questo borgo. Lettere, sulla facciata di un palazzo illuminato da un lampione. Storicamente datato.  In questa bella piazzetta torinese. Lettere che si lasciano, sperando che qualcuno le ritrovi. Lettere di passione. Passione che vive.  Viva. Pulsa.

Che viva per sempre.

Ps. Ultime ore per Renoir a Torino…

(Piazzetta Andrea Viglongo e corso Principe Eugenio).

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