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Lettera inviata da Lucia tramite e-mail

Ciao Romano! Non è facile commentare il tuo scritto, che porta come sempre cifre e notizie che dovrebbero farci indignare e che passano nell’indifferenza. berlusconi-crisiAnch’io sono molto preoccupata della situazione in generale, ma non tanto per le “porcherie” che sta facendo Berlusconi (le risposte alle crisi, da destra, sono sempre populiste e dittatoriali, e il “Berlusca” non ha alcuna intenzione di costituire un’eccezione!) quanto per l’incapacità che sta dimostrando la “sinistra” in generale di affrontare questo attacco che viene portato avanti contro qualsiasi diritto dei lavoratori. Il partito, il nostro partito, si sta dimostrando non in grado (per tutta una serie di motivi, che vanno dalla rissosità interna alla carenza di analisi della situazione, dai tentennamenti elettorali al timore di nuove scissioni) di indicare ai lavoratori le strategie che possono portare a una nuova stagione di conflitto, nelle fabbriche e nella società in generale. Il movimento studentesco dell’autunno scorso ha fatto capire che una buona parte della società è pronta a lottare per opporsi a scelte sciagurate, ma la mancanza di direzione politica della lotta non ha permesso che si sviluppasse quella consapevolezza che sola può portare a una vittoria anche parziale. Ti domandi come mai al convegno di sabato sulle delocalizzazioni non eravamo in tanti; forse proprio perché manca la volontà di cercare una risposta che sia comprensibile per i lavoratori, perché magari dopo tocca parlarci davvero con gli operai, cercando di capire come mai siamo (noi del partito) così “incompresi” dalla classe cui vorremmo essere riferimento. Ma non voglio fare polemica, vorrei solo che nel partito si aprissero delle discussioni serie, tra compagni che vogliono capire e intervenire, e non solo salvaguardare i propri posti o le proprie prerogative. Ti faccio un esempio: a Pomigliano a fine febbraio c’è stato uno sciopero territoriale molto riuscito. I compagni del circolo di fabbrica della Fiat-Avio erano in prima fila nell’organizzazione; nel suo intervento Rinaldini ha proposto una manifestazione nazionale del gruppo Fiat a Torino che difatti è stata convocata per il 18 aprile. Nel frattempo i compagni di Pomigliano hanno organizzato delle “trasferte” per andare ad incontrare altri lavoratori di altre situazioni per discutere con loro e ampliare il fronte di lotta. A Torino un’iniziativa simile era stata proposta al responsabile della commissione lavoro della federazione che non aveva manifestato alcun interesse per realizzarla. Dopodiché è intervenuto il partito regionale dando la sua disponibilità per organizzarla il 17 aprile, la sera prima della manifestazione nazionale; e la commissione lavoro cosa fa? invece di unire i suoi sforzi a quelli del regionale indìce per la sera del 16 aprile un seminario per spiegare ai lavoratori come utilizzare gli strumenti legislativi per affrontare la crisi. A me questo pare un esempio di quello che ti dicevo prima: salvaguardia a tutti i costi dei propri piccoli pezzi di potere a discapito dell’interesse collettivo. Che fare? Continuare ad arrabbiarsi, cercare (come hai fatto tu con il tuo blog) di aprire degli spazi di confronto e di ricerca comune, intervenire e lavorare con gli operai che ancora hanno voglia di spendere tempo ad ascoltarci, ma soprattutto cercare (con loro) di individuare quelle azioni capaci di riattivare percorsi di lotta e di opposizione. Attenzione però: non sono di sicuro i convegni e i seminari, per quanto interessanti, che possono sortire questo risultato, ma piuttosto le azioni concrete, realistiche, e soprattutto che possano portare a qualcosa di comprensibile. A me pare ad esempio che un’azione simile, concreta, spiegabile potrebbe essere la ripresentazione della proposta di legge a livello nazionale attraverso una raccolta firme da effettuare davanti alle fabbriche spiegando ai lavoratori che quello che appare ineluttabile (la delocalizzazione) loro possono -con la loro sottoscrizione- contribuire ad arginarlo, e che la forza che avrebbe questa proposta di legge (che noi avevamo già presentato durante il governo Prodi, e quindi è ancora depositata in parlamento) sarà quella delle migliaia e migliaia di firme apposte dai lavoratori. Forse potrebbe essere un modo per ritrovare un contatto e un confronto con tutti quegli operai che pensano, magari con tristezza e disperazione, che anche il PRC è solo a caccia di poltrone e di voti. Sarebbe bello se gli operai che hanno scritto sul tuo blog dessero un parere, si esprimessero su questa ipotesi; è possibile che non ne esca fuori nulla, che anche questo appaia come una possibilità lontana, ma non si sa mai… Hasta siempre!

lucia