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Resoconto Attivo Flc Cgil

flc-cgil-riunione1Come scelta resa nota nel blog, ieri mi sono recato all’attivo della Flc Cgil, presso il Serming di Torino; la giornata, molto piovosa, non pareva far pensare ad una assemblea molto partecipata. Nonostante il tempo, invece, la sala era al limite della capienza, le relazioni, molto interessanti, gli interventi concisi. L’attivo ha avuto inizio con i saluti a tutti: RSU, quadri e delegati provenienti da tutta la provincia di Torino; saluti estesi ai rappresentanti ed ai lavoratori della conoscenza, della ricerca e del lavoro. Rodolfo Aschiero, segretario regionale del sindacato, Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC e Vincenzo Scudiere, segretario generale della Cgil Piemonte hanno dato avvio ai lavori.

Vincenzo Scudiere ha preso la parola dopo gli interventi, nell’ordine, di Adolfo Goiran, che ha parlato della formazione professionale, e Antonio Ferrara, del comparto Afam.

L’intervento di Scudiere, segretario della Cgil Piemonte ha definito la genesi della crisi attuale, “una crisi che è figlia di scelte politiche, economiche, e di una finanza errata”. Ma, ha continuato Scudiere, “la crisi non è addebitabile solo ai grandi finanzieri d’oltreoceano; infatti, la crisi ha delle responsabilità in quelli, ma è anche figlia dei numerosi sostenitori appartenenti alla nostra realtà”. Penso che il passaggio più incisivo del suo intervento sia stato quando ha incalzato la platea, (a volte, magari, un po’ concertativa), chiedendo loro: “La finanza creativa la ricorda qualcuno?” Riflessioni di molti, entusiasmi di altri, hanno fatto “volare” l’intervento di Scudiere, che in quel momento, avrebbe sicuramente ricevuto un forte applauso da tutta la sinistra, non presente in sala. L’entusiasmo ha continuato a coinvolgere il pubblico quando la sua riflessione è diventata la riflessione di tutti: “Per Scudiere, non è sufficiente criticare la globalizzazione dell’economia attraverso gli scritti o libri come fatto dal ministro Tremonti e allo stesso tempo aver operato in precedenti governi con la finanza creativa“.

Nella mia riflessione personale ho pensato a quanto abbiamo criticato un certo modo di essere, cogliendo “l’essere” in base al nostro consumo, e non al nostro relazionarci con i valori in cui crediamo e che pensiamo di abbracciare. Quante volte si è letto sui libri di storia che la crisi del ’29 è stata causata da un certo stile di vita un po’ “allegro”? Quanto lo è stato, in questo periodo? Quanti di noi, possedendo una carta di credito hanno pensato di “possedere” il mondo?

Abbiamo creato – secondo Scudiere, – un sistema cresciuto sul debito. Un sistema basato su di un’illusione, per mezzo non di relazioni personali, ma dal possesso di beni di consumo inutili.

La crisi ha, poi, continuato Scudiere: “non è solo la crisi della Fiat o del suo indotto”, ma una crisi più estesa, più generale. “Una crisi in cui si fonde la condizione sociale, la condizione reddituale e la condizione generale”.

La prima peggiorata, per le fasce più deboli in special modo, la seconda, a conoscenza di molti, dato che “si fa fatica ad arrivare alla terza settimana del mese”; l’ultima, che vede coinvolte persone titolari di aziende, ma che non riescono più nelle loro attività, e persone, precarie, che non possiedono ammortizzatori sociali.

Per Scudiere, se a tutte le proposte della Cgil mettessimo dei no, otterremmo il disegno programmatico del Governo.

Infine, – continua Scudiere – “bisogna saper interpretare i bisogni della gente”.

Ritengo che gli effetti della crisi saranno talmente devastanti, che produrranno, molto probabilmente, una disperazione a livello generale.

Conclude Scudiere: “Non è vero che tutti i Paesi usciranno dalla crisi allo stesso modo, per questo è utile incalzare fortemente il Governo affinché modifichi le sue scelte di politica economica. Per questo bisogna collocare lo sciopero del 18 marzo 2009 come uno “sciopero confederale”“.

Altri interventi, a seguito, sono stati di:

Monica Iviglia, che si occupa di formazione e politiche della donna; molto significativo ed incisivo il suo intervento, in quanto è riuscita a far comprendere come “il filo conduttore del Governo è volto a smantellare il ruolo del sindacato e del contratto”. Centrale è il riferimento al ruolo della donna, il soggetto che più pagherà questa crisi anche per la cancellazione di alcune leggi che in precedenza la tutelavano. Per Monica è importante stare dentro e con la FLC, perché questa si preoccupa delle tematiche femminili.

Prima dell’intervento di Monica vi è stato quello di Antonio Ferrara e l’introduzione sul comparto AFAM. Già, Afam, cosa sarà? E’ alta formazione artistica e musicale che “chiede di avere più voce” in un comparto che è stato letteralmente “massacrato”e che ha visto l’assenza di un contratto per la bellezza di 38 mesi. “Eterna precarietà” è stata la “melodia” più presente in questo intervento.

Un altro intervento è stato quello di Lungo Carmine che ha parlato di ATA e “organici che saranno devastati”, con un tagli di 45 mila posti in tre anni. In Piemonte si stima che saranno tagliati circa 1035 posti di lavoro in questo settore, mentre nella sola Torino e provincia si prevede “il taglio” di 570 posti. Il suo intervento è stato mirato al ruolo del collaboratore scolastico, con sempre più mansioni, dalla vigilanza alla sorveglianza, all’accoglienza, all’ascolto, ecc. oltre che, ovviamente, alla pulizia dei locali.

Un lavoro che molti credono legato ad un mansionario, un concetto forse un po’ romantico, ma sicuramente, di romantico, a mio modo di vedere vi è solo lo stipendio: 960 euro, circa. A me ricorda la fascia di povertà, infatti anche Carmine ne ha fatto cenno, denunciando il fatto che “lo stato certifica una povertà e li mantiene al suo interno”. Il ruolo del collaboratore scolastico non è più rigidamente fissato, ma è evaporato in una serie di mansioni, così come pare evaporato il suo destino. Quanti non faranno più ritorno “tra i banchi”?

L’intervento più pregnante, a mio modo di vedere, è stato quello di Valentina Barrera, (medicina). Ho avuto modo di parlare con lei, dopo l’attivo, e davvero la situazione dei precari della ricerca è disarmante. Valentina ha affermato che il livello di precarietà è del 37% circa in questo settore, con una carenza fondi impressionante. Al Politecnico di Torino ci sono 3000 precari della ricerca esclusi i dottorandi.

Un altro intervento è stato di Paola Bracco del comparto scuola, che denuncia una forte preoccupazione per i colleghi di lavoro che nel corso dei prossimi tre anni perderanno il posto di lavoro.

Un altro intervento, interessante, è stato quello di Domenico Chiesa, inserito all’interno del Forum Regionale dell’Educazione che mette insieme 11 associazioni.

Questo, con molti limiti, è il resoconto, sintetico, della mia presenza all’attivo della FLC Cgil; limiti che nascono dalle “origini” e dalla appartenenza ad un sindacato come la Fiom.

Con molta delicatezza chiedo scusa se non sono stati approfonditi temi o citati altri interventi, in ogni caso, è il frutto di un impegno e di una responsabilità assunta anche nei confronti di chi, per vari motivi, non poteva essere presente. Colgo l’occasione per ribadire che la forza del sindacato trae origini da noi, e che delegare, spesso, porta la gente ad allontanarsi dalle idee in cui crede. Ribadisco che un conto sono le idee, un conto le persone. A volte, bisognerebbe impegnarsi, bisognerebbe “presenziare”; non lamentiamoci se poi qualcuno decide per noi in maniera difforme da come avremmo voluto. Anche questa è politica.

Ricordo solo che su La Repubblica di oggi, in un articolo, intitolato “Scuola, dieci anni di espansione”, si affermava che tra il 1998 ed il 2008 il numero complessivo degli studenti è cresciuto del 10%, da 460 mila a 507 mila; quello dei docenti pure, gli ATA, (tecnici, amministrativi, ausiliari), hanno avuto un balzo del 77%: balzo, si, ma all’interno di un circuito molto precario, dove l’assegnazione di posti fissi continua, per molti, ad essere un miraggio.