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4 11 1966: l’impegno e la meglio gioventu’

“Sabato pomeriggio”. Titolo di una canzone. Qualche libro,  incornicia la scrivania, un pc, un altro  in corso di lettura, fogli sparsi, penne, matita. Un ticchettio simile al rumore delle lancette di un orologio distrae la mia attenzione pomeridiana, obbligandomi cosi ad interrompere la lettura del diario di Anna Frank, avviato oramai verso la conclusione. Mi alzo e lentamente recupero la finestra occultata da tendina e rivestita di leggerissimo velo o “panno di nebbia”. Al mio avvicinarmi, alla finestra, il ticchettio sembra modificarsi in un   beccare di un passerotto. Sembra il titolo di altra canzone. “Passerotto non andare via”. Stesso cantautore e canzone. Rimuovo la tendina, passo il dorso della mano su di un angolo della finestra, cerniera fra il tepore interno e lo smog esterno. Dalla “porziuncola” ripulita dal velo, scorgo che il ticchettio, simile al cammino  delle lancette di un orologio prima  o il becco di un passerotto poi si è in realtà trasformato nella tanto attesa pioggia che lentamente si e’ affacciata sulla nostra citta’. E picchia, sulla finestra. Dopo un lungo periodo di siccità, afa, smog, finalmente una “ventata” di pulizia. Chissà quanto durerà….Oggi 4 novembre. Oramai in piedi penso che avrei dovuto riflettere su alcuni suggerimenti da fornire ai ragazzi, a scuola, al fine di svolgere un tema sull’ impegno. Mi “affaccio”, fuori e sui suggerimenti. L’impegno de “la meglio gioventu'”, in quell’occasione da Nord a Sud riunitasi a Firenze per salvare la cultura, patrimonio universale, sommersa dall’acqua e dal fango del fiume Arno, straripato dagli argini con tutto il suo carico distruttivo.  Ripenso al Crocefisso del Cimabue, “strappato” dal fango, e che ho avuto la fortuna di ammirare un po’ di volte nel corso dell’anno. Torno alla scrivania, accendo il pc, rivedo documentari e frammenti del film.  Tutto puo’ essere bello, anzi, bellissimo (come si conclude il film), se poi si riuscisse a tutelare il bene comune, a fare comunita’, esprimere solidarieta’, ancora meglio. La meglio gioventu’, l’impegno e i volti di ragazze e ragazze, così belli anche se sporchi di fango, muniti solo di pala, stivali, giubbotto. E impegno.

Primo giorno di scuola

torino-23-6-2016-foto-borrelli-romanoE alla fine,   ma che poi è  l’inizio,  “scuola aperta”. Tutti  dentro. Terminata la lunga pausa estiva,  riappaiono loro,  i protagonisti di questo lungo viaggio che si chiama anno scolastico. Penso che tutte le emozioni base fossero presenti all’interno dell’edificio scolastico,  sulle scale,  prima del suono delle due campanelli,  sull’uscio. Un blocchetto,  visi nuovi e gia’ conosciuti,  mischiati,  confidenze che prendono l’avvio ed esperienze condivise. Una seconda,  una quarta,  una terza,  una seconda. Un blocco,  una penna,  un foglio. In classe una giapponesina si presenta. Si racconta e parla. Pronuncia qualche parola,  incomprensibile,  tra la curiosita’ dei compagni. Che la sollecitano:”e questo come si dice? E il mio nome come si scrive? ” E’ un bell’inizio. Anche trovare le parole,  non è  stato semplice,  poi,  una dopo l’altra hanno trovato il loro corso e hanno cominciato a rimetterle insieme,  a comporre frasi,  musica, a formare ponti. I primi. Ci sarà  tempo,  per altri.  Tra le cose su cui mi piace riflettere è  l’aver trovato in classe i ragazzi con cui siamo stati qui,  in uscita didattica in questa circoscrizione, la sette,  la mia (ma si parla ancora di circoscrizioni? ) in terra di Valdocco.  Il volontariato,  la pastorale migranti,  la formazione al lavoro al tempo di d. Bosco e l’800. La cura e l’assistenza: comunita’,  responsabilita’,  ospitalita’. Alcuni mesi fa,  che era l’altro anno scolastico. Che era una terza e non la quarta di oggi. Forse per via del gioco espresso insieme,  quello stesso gioco su di un campo,  un tempo spelacchiato,  quando avevo la loro eta’,  con la brecciolina, a terra e fra le ginocchia,  quando cadevi,  le buche,  i primi “filarini” nelle partite miste,   quelli banali e quelli piu consistenti, poi,  piu’ grande,  che non avevano mai termine,  come le partite e quelle frasi “smozzicate” in area di rigore,  sul finire del tempo: “Come sorridi tu non sorride nessuno”. Rallenty e gioco fermo,  per noi e tutti gli altri a guardare. Non so se sia stato questo ricordo o quella partita disputata con loro,  insieme a loro, che ha riacceso,  di come e’ stato e cosa e’ stato ed e’ Valdocco,  o il fatto di aver mangiato  un panino con loro,  rendendoci compagni,  a prescindere dalle differenze,  ma questa mattina,  loro,  quei ragazzi,  hanno portato un pochino di luce,  nella luce. La loro. Si,  certo che sono bellissimi. Come dicono in molti che li hanno visti. E allora,  pronti,  via. Fischio d’inizio. Passione,  felicita’,  responsabilita’,  educazione,  ospitalita’: in fila.

Tesina e prova finale

Dopo essermi lasciato alle spalle km di strada ferrata e mare (e che mare) , sole, vento, scusate “mare, sule, jentu” eccomi qui dove ci eravamo lasciati. A scuola. Edificio, rampe di scala, cattedra, prima dell’aula 23. Aula. Cattedra, banchi, sedia. Presidente, commissari, interni, esterni, pubblico e io mescolato in questo. Tho’ chi si rivede: “la sedia della maturita’”. “Gli esami  orali  sono viciiiiniii e tu sei molto lontana dalla mia stanza…”, bando alle canzoni in tutti i sensi eccomi qui ad accompagnare, interrogare, ascoltare,  gioire, soffrire, ridere, commentare tesine e vedere questo ultimissimo viaggio d’amore nella scuola, tra spine, petali, rose. Prima. Mazzo no, onestamente. Dopo. Per nessuno. Tutto  e’ andato in maniera serena. “Il volontariato e le leggi che lo regolano: un caso specifico, quello del Cottolengo”; “La gravidanza” e “Animali pelosi”.  Quest’ultimo avrebbe meritato uno spazio sulla rubrica de La Stampa dedicata a cani e gatti. Una bella carellata storica sul tema. Belle, ricche di studio e fantasia. E allora domandiamo. Nel mezzo, Calvino, Montale, D’Annunzio, socialisti, interventisti, pacifisti, prima e seconda guerra mondiale, guerra di posizione, trincea, 1943, 1945, i russi, bolscevichi, il socialismo, il comunismo, il contratto, nullo, annullabile, imprenditore, impresa, ditta, azienda, insegna, funzioni, Freud,  e molta emozione dopo, dopo averle spiegate, ovviamente.. “Signorina, cosa pensa di voler fare da domani?” Tante risposte: scienze della formazione, ostetricia, psicologia, volontariato. E’ andata. Bravissime. Avete scritto una bellissima pagina di storia indimenticabile.Qualcuno la sognera’ ancora, ma non fa nulla. Servira’ a restare sempre giovani. Buone vacanze. Ah: “goodnight”.

Dagli occhi di…

Foto Borrelli RomanoIn giro per Torino  l’aria e’ di quelle da “liberi tutti”.  I numeri del calendario sono scivolati in basso. A due cifre molto prossime al trenta. Con l’avvicinarsi del termine della scuola i ragazzi si “sbracciano”  e si “scalzano”. Nel primo caso il riferimento e’ non solo alle t-schirt ma anche ad una richiesta d’aiuto: una, due, tre materie…recuperi da sostenere. Aiuto!!  E cosi sono, i ragazzi,  ma anche allegri e con la gioia nel cuore. La giornata di oggi e’ stata diversa dalle solite ma uguale a poche altre gia’ collaudate. Direzione Porta Palazzo, il 4 che apre le porte e l’onda dei profumi della frutta e verdura ci assale. Giusto: chi? Bhe’, noi, una classe in viaggio, nel tempo, passato e presente, che per molti tratti e’ cosi identico e nelli spazio, torinese. Dalla 8 alla sette. Direzione:  visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, l’ambulatorio Camminare Insieme e i luoghi di don Bosco. I loro lasciti. L’Umanita’ e tra i piu’ grandi serbatoi di volontariato  della nostra citta’. Una cartellina trasparente, l’elenco della classe in duplice copia, i permessi, il programma e un quadernetto con suggerimenti finali. Analisi e riflessioni: coi vostri occhi. Poi, un tema “come mi vedo” ipotizzando la data luglio 2018, tetmine della loro maturita’ e infine alla luce del termine casa e di quel che di e’ visto oggi “io vivo con…”.  Incipit. Fatto sta che tra una cosa e l’altra ho dimenticato il tutto. Cartellina e mandato. Me ne ricordo dopo un’ora buona. Ritorno. Lo trovo nello stesso identico posto in cui lo avevo lasciato incustodito. Lo apro e trovo una riflessione scritta. Da chi non lo sapro’ mai.
DAGLI OCCHI DI UN’ALUNNA…

Oggi siamo andati a visitare il Cottolengo: un piccolo quartiere, immerso nella grande città di Torino che fa dimenticare a chiunque ci entri il Mondo che esiste all’esterno.
La visita è stata guidata da una suora con uno spirito immensamente fedele, che a me personalmente ha passato tanto, e la passione con la quale raccontava la meravigliosa storia di quel magico quartiere…faceva venire i brividi!
È un po’ indescrivibile la visita che è stata fatta oggi…sia a livello emotivo che spirituale…
E specialmente vedere Angela: la donna cieca, sorda e muta che comunica attraverso una mano. Quella di una suora…
È stato meraviglioso poter vedere anche quanto l’essere umano pur di comunicare faccia qualsiasi cosa… e ci riesce sempre! Da uno sguardo, ad un sorriso, ad un gesto oppure…come in questo caso attraverso una mano…
E concludo la mia riflessione con una frase che mi ha toccato particolarmente e che mi sono sentita dire oggi:
‘La vita è troppo preziosa per sciuparla.’

Il viaggio di questo anno scolastico 2015/2016 volge al tetmine. Che storia. Ci siamo trovati, cosi per caso. Ci siamo incontrati, raccontati, arricchiti, contestati a volte e risi addosso in altre e rispettati sempre. Ora e’ arrivato il momento di scendere. La stazione ci dividera’ per chissa’ quali e quante strade ma continueremo a raccontarci sempre grazie alla foftuna del nostro incontrarsi…

A Valdocco (prima, Piccola casa della Provvidenza e Camminare Insieme)

26 4 2016 Valdocco Torino.foto Borrelli Romano 3gTorino 26 aprile 2016. Questa mattina il freddo era davvero avvolgente. E pungente. Uno starnuto un altro e ancora uno. Frugo nelle tasche alla ricerca della “cellulosa” incrociando fra le dita fazzoletti nuovi, usati, stropicciati, nuovi e usati, extra oserei dire, in una girandola di carte di varia natura che affondano in questa che l’appendice della tela.Dei miei pantaloni.  A cavallo, dei pantaloni e tra pollini e raffreddore. Essere uno o l’altro, questo e’ il problema. “La carta!!!Gia’: “la carta!! L’elenco dei ragazzi! Oggi c’e’ l’uscita didattica presso il Cottolengo e quasi me ne stavo scordando!”No, non e’ vero na il programma prevede la visita presso  la Piccola Casa della Divina Provvidenza, la storia, il ruolo del volontariato, le persone, la storia, loro.  Ho bisogno dell’elenco e non lo trovo. Faccio fatica ma lo recupero. Uno, due, tre, 20 ricerche. Trovato. Ok. Trovato. Calma. Ci vuole molta calma. Potro’ fare l’appello prima di partire da scuola. Casa, metro, istituto, firma, appello, partenza. Quattro passi fino al ponte. I treni sotto di noi sfrecciano e altri ciondolano. Noi invece dobbiamo velocizzare il passo. Fermata. Saliamo. Nove fermate e nuove e vecchie raccomandazioni. Torino e’ bella vista dai finestrini. Porta Nuova, Duomo, Porta Palazzo. L’800 e il ‘900. La piccola casa della Divina Provvidenza: entriamo e viviamo un’esperienza autentica. Conosciamo Angela e Vito e ci regalano molto. Due ore intense. Gioia, Amicizia, fratellanza. Un altro mondo e’ davvero possibile. Usciamo, senza perderci, nei tunnel e nel racconto. Poi l’ambulatorio “Camminare Insieme” sulla stessa via e la spiegazione sull’accesso ai servizi sanitari. Chi fa cosa e chi non ha e chi non puo’ e chi vorrebbe. Infine Valdocco, Don Bosco, i Salesiani,  le scuole professionali, le competenze, il canale Istruzione, identica dignita’, la legge del 1978, il Cnos,  il laboratorio di panetteria e pasticceria e poi verso la fine della mattina il campo del primo oratorio. La mia tesi, passato, presente, futuro. Un pallone e tutti a giocare come ai vecchi tempi. Un plauso alla classe che si e’ ben comportata in ogni frangente. Una terza G: “il piu’ grande spettacolo dopo il big-bang siete voi”. Per me e’ motivo di orgoglio, tornare qua. L’anno scorso prendeva corpo la tesi oggi sono qui, con i ragazzi.I veri protagonisti di una storia che dura da duecento anni.Torino Valdocco 26 4 2016. Foto Borrelli Romano.3G. Per la seconda volta. Il campo, le partite miste, il cappellino anche per me nel mio ieri come per loro oggi …Un tempo occhi a mandorla, biondine e bandane, oggi il “tavolo” e il campo e’ per loro. E si sa, sotto il cappello ci sta sempre una storia. E allora su il cappello, e raccontiamole! Sogni…sogni che viaggiano e si realizzano. Allora, Terza G due parole  al termine di questa giornata le vorrei spendere, anzi,  raccontare: “tanto di cappello”.(Foto autorizzate)

Porta Nuova, musica, danza e “Il dubbio”

20151120_115144Sotto le arcate di Porta Nuova, quasi restituite al loro splendore, un uomo danza, al ritmo delle note di un pianoforte. La scala mobile posizionata al centro della pancia e’ inaccessibile, fino a fine novembre. Porta. Porta Nuova. Porta del Giubileo da spiegare. Roma.S.M.Maggiore.Porta Santa.Borrelli RomanoPorta Santa. S.M.Maggiore Roma.Borrelli RomanoAi ragazzi. Insieme al volontariato. Possibilita’.  Alla mensa Caritas, in via Marsala.20151123_190232 L’uomo danzante allarga le braccia e pare trattenere con se il mondo intero. Alza una gamba ora l’altra. E’ in pace. E’ un palcoscenico, Porta Nuova, e lui una gru, figura immobile per pochi istanti,  al coperto, da eventuali critiche di perfetti ballerini tra un popolo di allenatori della nazionale di calcio. Altri lo osservano con espressione garbatamente severa e tratti malinconici. Io, osservo le dita di un musicista occasionale seduto sullo sgabello mentre offre note di dolcezza. Lo osservo passare le sue dita dolcemente sui tasti come fossero biscotti da infornare, per impastare musica, per noi, affamati da chissa’ quanto, di dolcezza. Quell’andare e venire delle dita mi inducono a pensare alle onde del mare, pigre, venute da chissa’ dove. Un’ombra, una donna, dietro  me. “Il dubbio”: tutto insieme, gli ultimi spiccioli dei suoi venti anni. Sento il rumore del mare. No. Mi e’ parso. “Il dubbio” . Ero venuto qui con il libro di Modiano e la sua “Dora”, il suo segreto. Pensavo di rileggerlo.  O di vederlo. “Il dubbio”.  Mentre mi godo questa dolcezza e questo dubbio altri strusciano tra le delizie di “CioccolaTo'”.20151124_085555Dora e il suo segreto. Un’ombra…ultimi spiccioli di venti che per alcuni sono stati un po’ i miei.

Lavoro, solidarietà, volontariato….referendum

Alla lavagna.Valori importanti: amicizia, amore, famiglia e molti altri. Mancano pero’ lavoro, solidarietà, volontariato. Non solo non è presente l’operaio Faussone, descritto ne “La chiave a stella”, di Primo Levi, e neppure un riferimento ad un filmato quale “Amianto, storia di morte” di Giuseppe Orciari, già Sindaco di Senigallia e Tommaso Mancia, un filmato che ci ricorda come si muore e si continua a morire sul posto di lavoro.
Manca, non solo scritto con il gessetto, il termine lavoro; mancano anche termini come solidarietà, volontariato. Magari in questa Italia del 150 si conosce l’articolo uno della Costituzione, dove si ribadisce che il nostro Paese è fondato sul lavoro, un lavoro perso, dall’aprile 2007 da circa 460 persone ogni giorno, senza contare i “sospesi” che vivono in una sorta di limbo: invisibili, per un totale da due milioni. Perchè manca il termine lavoro, provo a chiedere? Perchè, mi rispondono alcuni ragazzi, “è lontanto dai nostri orizzonti”. Strano, che in un Paese come sostiene l’Istat, un under 24 su tre “è in giro”, o meglio, a spasso. Per non contare la nostra provincia, a Torino, dove il tasso di disoccupati è raddoppiato. Non demordo, provo ad immaginare di tracciare una “short story”, una narrazione personale. Quanti di loro avranno avuto un genitore o un parente, anche lontano in cassa integrazione o mobilità o disoccupato? E allora le mani si alzano, prima timidamente, poi, sempre piu’. Altri chiedono cosa sia la disoccupazione, altri ancora la mobilità. Qualcuno prova, sulla base dell’esperienza personale, “il sabato non posso uscire, perchè quei dieci euro per una pizza, tolti al bilancio famigliare, romperebbero un certo equilibrio che solo la sapienza della mamma riesce a mantenere”. Altre mani si alzano, chi chiede cosa sia un ammortizzatore sociale e chi perchè l’insegnante, ogni anno è costretto a cambiare scuola. Altri provano a chiedere come mai alcuni insegnanti terminano il loro lavoro a giugno altri a settembre. Ma non si vive sotto lo stesso tetto? Si, ma i contratti sono differenziati.La discussione, provo ad immaginare, prende altre pieghe; si cerca di comprendere il lavoro, nelle sue forme, se meglio quello dipendente o quello indipendente. Si cerca di capire meglio la congiuntura economica. Un giro, una “cavalcata” che tocca temi quali la solidarietà, il volontariato, lavoro, che manca e quando è presente con quali nessi e quali sfaccettature con il tempo libero. Solidarietà informale piu’ forte, nel caso di disoccupati al Sud che al nord. L’analisi continua, con alcuni articoli della costituzione, quelli sui referendum, gli articoli della Costituzione, il 75, il 138. Una bella discussione che tocca temi di economia, comprese l’inflazione, la delocalizzazione, la deindustrializzazione. Penso ad un film “I lunedì al sole”, storia di una deindustrializzazione di Vigo, con i suoi cantieri navali smantellati.
A proposito di referendum. Una grande possibilità, per continuare a dire ancora la nostra, dopo aver imbandierato di arancione numerose piazze. “Scassiamo ancora”, alla De Magistris.

Il 12 e il 13 giugno, “riferiamo” alle autorità, 4 Si secchi.

Si per dire che siamo contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di prviati (scheda di colore rosso-quesito 1).

Si per dire che siamo contro la norma che permette il profitto nell’erogazione del bene acqua pubblica (scheda di colore giallo-quesito 2).

Si per dire che siamo contro la costruzione di centrali nucleari in Italia (scheda di colore grigio-quesito 3).

Si per dire che siamo contrari al principio che il presidente del Consiglio o un ministro possano chiedere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano scheda di colore verde-quesito 4).