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Treno della memoria

Capo Martino treno, fin dal nostro arrivo e dal salire, sul treno, posizionato su uno dei pochi binari della stazione e del Brennero, comincio’ a coccolarci a ad anticiparci le fermate divenute poi soste al confine. Una sigaretta senza fine per qualcuna, due chiacchiere con altre, un caffè per me, aria gelida, scarponi, giubbotti, guanti, sciarpe, e tutto il necessario per un viaggio. Diverso da “quello”. Capo Martino ci faceva risalire, dolcemente prima di ripartire. Avevamo un lettino, il tepore, e cibo per una stagione intera. La notte ben presto lascio’ il posto al giorno e la mattina si distese. La musica faceva ancora compagnia a qualcuno e altri si appisolavano mentre altri ancora erano già svegli. Verso le 10 Capo Martino mi chiamò. “Dica ragazze tra poco treno rallentare…Oswiem”. Avevo conosciuto questo nome anni prima. Sapevo. Il treno rallentava, delicatamente, per non fare male ulteriormente, e penso che tutti i treni rallentino. Sempre. Chiamai le ragazze e altre a me sconosciute. Il treno rallento’ marciando a passo d’uomo. Oswiem. Capimmo. Ci alzammo tutti e Guardammo fuori. E ci guardammo dentro. Per molto tempo.
(Il treno della memoria, febbraio 2017).

Verso Cracovia

torino-10-2-2017-foto-borrelli-romano“Perché  Sanremo è  Sanremo”… musiche e immagini lentamente scivolano mentre  secondi che rincorrono minuti disegnano una nuova geografia aggiornata ad ora del tempo oramai passato,  ora che a loro volta inseguono e “annaspano” annegando i primi,  formando   ore che modificano quadranti,  giorni e vigilia che diventano notte prima del grande viaggio.  Un esame importante,  un viaggio, per molti,  “della memoria” nella storia,  presente.  Saremo in 13,  all’interno di un treno verso Cracovia e poi Auschwitz.  Compongo e disfo,  secondo regole del puzzle, oramai a me note e  collaudate, e continuamente,  riadattate,  uno zaino, tanto  ingombrante quanto i pensieri che si affollano e intasano vecchi  circuiti “neurini”.  Questo si,  quello no,  utile si,  indispensabile anche. La possibilita’ di pensare,  di fare una lista,  diversamente da altre,  tristemente note.  La comodita’ di un viaggio,  una cuccetta,  dove sgranchirsi,  e “fiatare” e rifiatare e fare silenzio. Il contrario di tutto cio’ che è  stato.  Non tutto è così semplice,  anche nel fare questo zaino per questo viaggio.  Tornare in Polonia dopo tanti anni. Emozioni,  proprie e altrui. Mie,  e degli dtudenti. Armonizzare parte cognitiva ed emozionale,  conoscenza dei limiti,  bisogni,  diritti propri e altrui.  Quale impatto emotivo? Adeguato? Quello o lo scrivente? Manca l’agitazione,  che educatamente  si è  alzata per far pisto alla  posto alla consapevolezza.  Era da un po’ che volevo fare e rifare mia questa esperienza,  in condizioni diverse dall’altra,  sempre mia,  nel giro dell’est… forse il tempo,  gli anni,  o l’estate,  occhi azzurri e verdi e capelli d’angelo,  soffici al tatto per la felicita’ dell’olfatto.  Non so… le lancette corrono,  corrono,  corrono. Tra poco oggi sara’ già domani,  una notte soltanto,  diversa da La Notte” di  E. Wiesel.  E si parte. Appello,  senza lista,  cuccetta per sdraiarsi,  acqua e viveri… senza soste. A parte il cambio mezzo. Al Brennero.

E da li,  i binari saranno identici,  e da li,  ognuno portera dentro di se un testimone… con un forte senso di responsabilita’.

11 luglio

Orvieto 9 7 2016 foto Borrelli RomanoFrugo  nella tasca dei pantaloncini,  prima a sinistra,  poi a destra,  alla ricerca delle chiavi del portoncino di casa.  L’unico tintinnio però  è  di qualche spicciolo rimasto da chissa’ quale viaggio.  Resto,  di chissa’ quale mostra o galleria. Perche’il viaggio e’ trasversale,  a cavallo tra storia,  geografia,  storia dell’arte, architettura,  religione,  usi,  costumi. La vita si sa e’ un viaggio e ciascun viaggio e’ una metafora di vita. Ma quel che mi servirebbe ora manca.  “Dovro’ aspettare che qualcuno entri”,  penso. ..   Come si vede,  siamo sempre in attesa di qualcun*.  Allargo l’orizzonte e scruto una panchina,   dalla parte opposta della strada che si offre alla mia vista e stanchezza. Mi strizza l’occhio e mi invita.  Ripiego verso di lei,  mi siedo e aspetto che qualcuno dall’altra parte della strada inserisca le chiavi nella toppa e  apra quel benedetto portoncino.  Aspetto,  come il cane aspetta il rumore del carretto,  o,  orecchie attente,  un ipotetico intruso. Aspetto,  come il bimbo il suo riposo notturno. Il tempo passa,  i bus caricano passeggeri madidi di sudore.  La voce metallica del bus si sprigiona e investe l’aria circostante  ad ogni apertura di porte mentre da esso si   scarica fuori aria fresca condizionata che si disperde in tempo zero;  intanto  il bus incorpora e sale a bordo   calore,  “sprovvisto” di biglietto. L’autista ha un fazzoletto al collo e il braccio fuori dal finestrino. “Direzione,  numero e prossima fermata”,  nel mentre si aprono le porte sento la stessa filastrocca una infinita’ di volte: numero, linea,   direzione,  prossima fermata. Tutto cio’ mi ricorda che sono “atterrato”in citta’ ancora una volta,  ritornato  dai miei “pellegrinaggi”.  Citta’ che in quel fazzoletto di terra tra corso Principe Oddone e corso Regina Margherita (a due passi da piazza Statuto) e’ avvolta da un nastro d’asfalto intorno ad una rotatoria perenne. Solo il tempo di disfare lo zaino,  cambi,  ricambi,  libri (viottoli cartacei e vere autostrade da sfogliare,  Costantino in primis) biglietti e “viaggero'” (un tempo avrei pensato tratte e paghero’). “Comunque andare”.  Ancora.  11 luglio.  L’Italia campione del mondo. Zoff,  Gentile,  Cabrini,  Scirea… Cabrini al 5 sbaglia il rigore: e la leva calcistica del ’68  risuonava ma solo in quel momento,  poi Rossi,  l’urlo di Tardelli e Pertini che esultava. Pertini Presidente della Repubblica . Pertini Partigiano. Pertini con la pipa,  gli occhiali e un mazzo di carte di ritorno dalla Spagna.  Controllo le cose da fare,  gli appunti presi,  e questi si che non li scordo,  nel blocchetto sempre a portata di taschino. “Davvero? Davvero?” faccio il verso alla ragazza della pubblicita’ che si vuole sempre connessa.  Si. Tra i tanti foglietti,   uno che L.  mi regalo’ con un appunto,  sul viaggio.  “Le nostre valigie battute erano ammucchiate di nuovo sul marciapiede,  avevamo una lunga strada davanti. Ma non importava,  perche’ la strada era lontana”(Jack Kerouac). Sorrido,  torno a Orvieto,  a riguardare le cose, con gli occhi,   le prospettive sono varie. Orvieto 9 7 2016.Borrelli Romano foto Un cartello e come viaggiare.  Essere come vuoi d’ una questione di scelte.  Oh,  finalmente entra qualcuno. Salgo. Ho lo zaino da preparare.  Il viaggio continua. Gli esami di maturita’ anche. Almeno fino al 13. Poi,  vacanze vacanze.

Il viaggio: Tra Chieuti e Termoli e oltre

  • 20160628_142442Se il volto e’ sorridente allora vuol dire che hai appena viaggiato con le frecce. Ma spesso nello scagliarle,  le frecce, qualcuno ci mette sempre la coda, lo zampino o…e cosi, nel bel mezzo di due cittadine capita che si verifichi un incendio 28 6 2016.foto Borrelli Romano28 6 2016.foto Borrelli Romano.e cosi tutti i treni in circolo su questa tratta si fermino. Sapremo scendere  dal treno felici e contenti? Chissa’ molto dipendera’ dal ritardo…che al momento e’ di trenta minuti. L’incendio appena scorto e’ in localita’ vicino Campomarino. Il viaggio e’ ripreso e il convoglio viaggia ancora con circa 30 minuti di ritardo. Non la meta ma il viaggio stesso offre spunti per la riflessione: che sia una scritta “Noi siamo infinito”, che sia un qualche viaggiatore particolare con i suoi tic, giocare e compulsare sul cellulare, che siano ricordi, la vecchia stazione di Pescara, o un amore consumato ad Atri Pineto o Roseto non importa. Di la’ la strada verso Roma, di qua Roseto e Italia fra tante pensioni, piu’ su Ancona. Mi accartoccio e mi lascio cullare fa questa nenia: tempo e spazio sono in abbondanza. Ecstra, come scrivono a qualche km da qui.
  • Civitanova Marche mi fa pensare alle scarpe. Di tutti i tipi. La collina e’ stupenda e fronteggia il mare. In mezzo centinaia di persone che si raccontano chiuse in questa scatola di latta. Io, col mio libro in una sorta di apri e chiudi. Porto Recanati e’ un tripudio di case colorate e aquiloni nel cielo. La casetta di Leopardi a due passi.
  • Loreto con la sua Chiesa e’ maestosa: l’una e l’altra.
  • E Porto Recanati con le dur case colorate e la sua torre? Oh come adoro Porto Recanati!E Recanati che stara’ preparando il compleanno di Giacomo Leopardi?Ovviamente se…
  • Ascoli nel mio immagginario e’ una bellissima piazza e buonissime olive ascolane di fine settembre. Uno stadio, il Conero e l’autostrada dall’alto dei suoi metri e viadotti osserva il mare. I girasoli non si fanno mancare.
  • Ancona e’ ormai vicina. Con 35 minuti di ritardo arriviamo ad Ancona. La collina, il porto, la sala d’attesa, il binario uno, carta, penna, biglietti e tachipirina per chi ha la tosse, Moretti che corre e Irene nella “stanza del figlio”che gioca a Osimo perche’ “quel campo e’ migliore e fa un suono…” e si porta un dito in bocca. Il resto e’ rimandato a memoria. Giunge l’acqua per rinfrescare visi sudati e tamponati da fazzoletti bianchi sempre a portata di mano: l’aria condizionata non funziona. Bottigliette d’acqua posate a terra, sul corridoio del treno. Ancona. Forte: chi e’ forte? Colui che resiste o desiste sapendo che certe cose non si possono imbrigliare, impedire.  Il mare oramai non e’ piu’ limpido,azzurro, trasparente. Il mare non brilla piu’ di luce chiara ma voglio scrutarlo ugualmente. Il viaggio via via continua; Rimini, Bologna, Piacenza e l’arrivo finalmente a Torino con 60 minuti di ritardo sulla tabella prevista. In tempi di maturita’ e di orali sarebbe utile rispolverare “L’infinito viaggiare” di Claudio Magris.28 6 2016 Ancona. Borrelli Romano foto.Ancona.28 6 2016.foto Romano Borrelli.28 6 2016.Ancona Torrette.foto Borrelli Romano20160628_224251

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Buon Natale 2014

Torino, 24 dicembre 2014, atrio stazione Porta Nuova. Foto, Romano BorrelliUltime compere, per il centro di Torino, mentre nell’aria comincia a diffondersi l’odore “buono buono” di cibo, di ogni maniera, di ogni fattura, di ogni provenienza.  Capelli pettinati di fresco, ultime letterine, e non solo nell’atrio di Porta Nuova,Torino 24 dicembre 2014, foto, Romano Borrelli e verifica degli orari e del tabellone. Letterine, letterine, letterine……Torino 24 dicembre 2014, atrio Porta Nuova, letterine sull'albero. Foto, Romano Borrelli (2)Torino 24 dicembre 2014, atrio Porta Nuova, letterine sull'albero. Foto, Romano BorrelliTorino 24 dicembre 2014, atrio stazione Torino Porta Nuova, letterine sull'albero, Foto Borrelli RomanoChi puo’ parte per qualche giorno, meta preferita, la montagna. Per altri, la messa di mezzanotte e per tantissimi, la cena, in famiglia. Da parte mia, i migliori auguri di buon Natale 2014 e…un buon viaggio a tutte/i. Torino 24 dicembre 2014, atrio stazione di Torino Porta Nuova, letterine sull'albero. Foto Borrelli RomanoDal cuore, il mio, al cuore, il vostro. Buon Natale. Torino 24 dicembre 2014. Foto, Borrelli RomanoChe ci sia…….posto per tutti….e tantissima tenerezza perché senza questa…..vi è poco amore. Allora, ancora Buon Natale e ….buon viaggio.Torino, 24 dicembre 2014, atrio stazione Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli (2)Torino 24 dicembre 2014, atrio Stazione Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli

Che dolcezza… la poesia

DSC02258 (2)Non possiede puntine, ma resiste. Lavagna come bacheca di un giorno, talvolta di un’ora soltanto. Alcune  preposizioni semplici la tengono “fissata” al muro: “di”, “in”, “con”.  Per anni. “Bacheca” di classe, bacheca in classe, bacheca con classe.  Libero lo svolgimento sul perché. Il suo contenuto, spesso è per sempre anche se un colpo di spugna, apparentemente, lo porterà via, nel giro di pochi istanti.

Quotidianamente, queste bacheche temporanea, meglio conosciuti come lavagne, sono ripulite con accuratezza, senza aloni, dagli operatori scolastici, comunemente noti come bidelli o, talvolta, “confessori”. Ultimo suono di campanella e vaschetta alla mano, sono le prime, normalmente, a fare il bagno, dopo aver vestito e rivestito di sapere e di saperi almeno una ventina di ragazz*, al giorno. “Pagine di bordo” di un “viaggio” quotidiano,  girate e rigirate, da professori, insegnanti di vita. Prof. che scrivono, leggono, intonano. Studenti, interpretano, interpreteranno, rileggeranno, durante un altro viaggio. Pagine che viaggeranno, si contamineranno e andranno a contaminare altre pagine di viaggiatori, più grandi, più piccoli, stranieri della stessa scuola ma di classe diversa, magari in gita o magari tra un giro di macchinetta (del caffè) e l’altro. O ancora, di scuole diverse, di città diverse…….Quanta poesia, davvero, circola, nel “breve giro di posta”, tra un cambio e l’altro, una campana e l’altra. Ma solo apparentemente. Una poesia, è per sempre.(Mi piace sempre ricordare il tema di maturita’, il viaggio, il senso del viaggio, di Magris. Ultimamente le pagine di un altro viaggio e la solitarieta’, “Io viaggio, da sol*). Ogni poesia, un sogno, una fantasia…amore. Poesia da far vibrare il cuore. Poesia che li regge fa viveree sopravvivere. Poesia e sogni. In un colpo, solo, scrittura che “non muore” (dai, la prossima volta vedremo le aste, il tondo, il pieno, il manico, la curva e tanto…corsivo. E magari  un “Infinito” insieme al “Tramonto, in una tazza”  e insieme “L’infinito viaggiare” (Claudio Magris). “E tu ai sogni ci credi?”Torino 25 novembre 2014, piazza San Carlo, CioccolaTo', foto, Romano Borrelli (2) Già. Sogni. Dolci. Dolci sogni. Di tanto in tanto, fa piacere, coccolarsi, tra una poesia e l’altra. E forse, in questo periodo, Torino è l’ideale, per gustare la dolcezza di una poesia nel modo più adatto. Pazienza per le calorie, almeno se ne ricava la metrica. Un po’ di panna, una sdraioTorino 25 novembre 2014, piazza San Carlo, CioccolaTo', foto, Romano Borrelli e …tanta …”buona” lettura. Un po’ di fantasia e siamo al mare. La fantasia è Centrale. Torino 25 novembre 2014. Piazza San Carlo, stand Centrale del Latte. Foto, Romano BorrelliDalla piazza di CioccolaTo’, un salto in piazza Castello. Una “navetta” personale, come capita per le leggi. Non da una piazza all’altra (quasi quasi, pero’) ma da una Camera all’altra. Torino 25 novembre 2014, piazza Castello, foto, Romano Borrelli (3)Su questa piazza, Castello,  operai al lavoro per l’albero di Natale.Torino 25 novembre 2014, Piazza Castello, foto, Romano BorrelliOperai al lavoro….Lavoro, attento, meticoloso…Torino 25 novembre 2014, piazza Castello, foto, Romano Borrelli (2)

Senigallia…a “lume di candela…”

Senigallia. 19 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli

Senigallia. Sabato 19 luglio 2014. Foto, Romano BorrelliIl mare è calmo, la spiaggia è bella, anzi, “vellutata”,  l’accoglienza idem. Senigallia a…lume di candela, ci puo’ stare. Per un paio di volte…perdoniamo tutto, dopo “le ferite”. In fondo, vedere un “mare” di cellulari accesi nello stesso istante per “farsi strada“, o per farsi mare,  utilizzati come fossero torce, è stato uno spettacolo nello spettacolo. Centinaia o migliaia di cellulari, mani alzate e danze lente imposte dall’occasione. Zero panico, per la cronaca. Solo spettacolo. E nonostante questo variegato mondo danzante, appendice umana, quasi una terza mano, nella danza di luci pare in fondo che  qualcosa manchi sempre.  Per quanto ci si sforzi di riempire i “buchi” qualcosa manca.Senigallia. 19 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli (2)E siamo continuamente alla ricerca di Luce nella luce. Ad ogni modo, questo agitarsi di cellulari  non era uno spot, ma una esigenza…”Le Marche non abbandonano mai“.  Anche in questo momento mentre scrivo, un altro black out. “Ma che succede stasera co sta luce?” in una cadenza marchigiana. Un altro dice: “e mo che fago?”. Non aveva il cellulare e aveva già perso di suo…anche la comunicazione sincopata…(ORE 23 10).

Senigallia. Una cittadina che meritava e merita la visita. Un imperativo categorico esserci, dopo il fango e le tante lacrime versate. Bisognava esserci, testimoniare anche a distanza che un altro mondo e ‘possibile, che lentamente si puo’ ricostruire. Un atto di stima e di fiducia. Per una delle più belle spiagge italiane. Di velluto. Un segno piccolo, il mio, ma importante. Esserci. Per una stetta di mano, a chi ha patito l’alluvione e fatica, in silenzio, con compostezza. In questa cittadina, dove i nomi degli alberghi rimandano  a cose e luoghi particolari e nazioni oltre confine. Un saluto, una stretta di mano a chi, in fondo, si è trovato a vivere una calamità come l’alluvione di maggio. Alluvioni capitati anche nella nostra città, Torino. Nel 1994 e nel 2000. Acqua alta, tutto da rifare. Nel racconto di chi l’ha vissuto qualcosa di simile in chi lo ricorda nella nostra città. Solidali con la nostra città, con il nostro Borgo, dove la Dora esondo’ generando disastri. E allora, se si puo’, nonostante la crisi che morde, un passaggio lo merita. Insieme ad una stretta di mano al sig. Rocco e famiglia. Spiaggia e mare meritano davvero. E l’accoglienza proverbiale. Una cittadina, che, come detto altre volte su questo blog, un biglietto lo merita davvero.DSC01254

Poco prima che andasse via la luce, anzi, La luce, osservavo  qualche libro depositato qua durante la giornata piuttosto afosa. Proprio là, su quei  lettini che di li a poco sarebbero serviti a tanti, per riposare le stanche membra, fino al sorgere del sole. Quel “deposito” di pagine scritte mi induceva a pensare come possono essere considerate  le letture estive;  forse migliori, più spensierate, meno esigenti rispetto a quelle invernali, che obbligano a tornare indietro, riflettere, ripensare su di un passo appena letto e magari non colto. L’inverno esprime una esigenza. Siamo intolleranti. Permalosi. Puntigliosi. D’estate le pagine del libro si bagnano e  dalla carta, al tatto con le dita, si sprigionano odori particolari, misti al dolce di crema solare. Sono odori pregnanti. Ecco, nella brutta stagione, sarebbe davvero un guaio, avere un libro bagnato. Guai se qualche goccia d’acqua, fiocco di neve, o altro si lascia cadere sulle pagine del libro. Lo proteggiamo fino alla fine. Lo foderiamo e cerchiamo di preservarne la sua dignità. Guai a chi lo tocca. D’inverno è più probabile che i neuroni specchio si facciano sentire maggiormente. Puo’ essere che le gocce arrivino a contatto con la carta. Ma di quali gocce stiamo parlando? Forse la solitudine e il mare reso deserto, le folate di vento che ti aggrediscono e senti sul viso quell’umor acqueo che ti spieghi con gocce marine, ma in realtà sai benissimo che è la commozione, l’empatia, per una storia che diventa grande, che si intreccia e si dipana in una d’inizio, a metà, e il finale. E forse il finale e’ quello che si capisce meglio d’inverno, quello che risveglia i neuroni specchio. Addentri, aderisci al personaggio perfettamente. Una storia d’amore che si deposita in un clima d’angoscia e d’attesa. D’estate invece le pagine corrono via velocemente. Forse partecipiamo meno alle vicende, alla storia. Si ha forse voglia di concludere in fretta il libro. D’inverno si ha come l’impressione che emergano tutti insieme gli stati femminili presenti e che emergono  nei personaggi raccontati…solarità, mistero, fragilità. Almeno cosi’ mi pare, cosi’ sembra. E mentre cosi sembra si prova a mettere insieme libro e vita , cose lasciate indietro  e che continuano a stare  a vivere “accanto a noi”. Cose che camminano su strade parallele alla nostra, appena qualche metro piu’ indietro. Questo credo per causa di quello che tra me e me da anni chiamo il 49%” (Maria Perosino, “Le scelte che non hai fatto“). Cosa resta di quel 49% rimasto in panchina? Cosa resta di una scritta sulla sabbia mesi prima, di una citta’ che no si vedeva da tempo e che abbiamo lasciato, magari a malincuore, mentre una porta dopo l’ altra si chiudevano, a partire da quella di un bar, di una sala d’ attesa, di un treno e  che inizia il suo lento veloce movimento nel viaggio del ritorno? Resta in panchina…. quel 49%, avvolto da una eterna giovinezza. Lo si incontra,  spesso, magari nella malinconia, solitudine, nel rispolverare un album di foto, qualche scontrino, un foglio scritto sul bancone di un treno, o un biglietto dello stesso. Si incontra, come si incontra una persona speciale. Basta poco e la ritroviamo davanti. Pensieri…a cavallo tra l’inverno e l’estate. Pensieri in viaggio tra disegni, di vita e mosaici.. Il bicchierino di caffè, stretto tra le mani, recita, “un sorriso lungo un viaggio”. Un viaggio nel viaggio. Estate. Luce nella luce.Foto, Romano Borrelli.

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