Un bicchierino di plastica, con del caffe’, un po’ amaro, oggi, a dire il, vero con un profumo nell’aria diverso dal solito. Diverso dalle altre mattine, quando l’aria fresca della liberta’, del mare, dei pini ti entra nei polmoni con forza e piacere. Anche questa mattina l’ alba si e’ distesa e stirata velocemente e gia’ da un pezzo. Ma nell’aria, qualcosa sta cambiando. Forse sara’ la bustina dello zucchero, gialla, a rammentare che sarai uno dei tanti di questo periodo e uno dei pochi, oggi, meglio, il prossimo, a salire sul treno, con la valigia e al suo interni la speranza.
Meglio, il trolley. “Gente che va, gente che viene, e tanti motivi per tornare”. Le dita della mano non possono trattenerne il gusto, tantomeno, fermare la clessidra del tempo.Sfoglieranno, le dita,qualche pagina del Quotidiano di Lecce, una copia di testimonianza e di provenienza per quanti saranno ospitatitra questi sedili e qualche foglio con l’agenda delle sagre e festa patronale con i saperi ed i sapori restera’ a ricordo con noi, in qualche libro, a scuola, all’Universita’. I fischi di questi “contenitori” chiamati ” frecce” e che per una decina di che saranno una casa e si sdraieranno sulla dorsale adriatca si posizionano o arrivano e rumoreggiano come cinghiali alla porta. Ormai sei in trappola, viene da pensare. Ma a volte parole dolci e gentili come miele che si dispiegano in una banale e semplice informazione possono avere la forza di tramutarsi in parole dure al pari di pugni allo stomaco. “Scusi, e’ questo il treno che va a…?”
E una volta tanto avresti piacere a non rispondere, o farlo gentilmente, dicendo che “mi trovo qui per caso” o “ero di passaggio”, o ancora “aspetto una persona”. A ferragosto .Un gusto un po’ amaro, questo caffe’ ma che fortunatamente i ricordi, il pensiero e gli affetti si assimilano alla perfezione, tutto, e lo restituiscono zuccherato, immesso in “circolo” da una macchina meravigliosa che si chiama cuore. Tutto restituito in dolcezza, e gli occhi e la percezione delle cose e le relazioni con gli altri non sono piu cosi netti, dello stesso colore, o bianco o nero, ma verdi, azzurri, rossi, color sabbia, assorbiti da tanta bellezza visti oggi e ieri. Il cuore pompa tutto questo fluire e lo rigenera e ora e domani, nei giorni delle piogge ci ricorderemo di tutto cio’ e allora saremo argini, abbastanza robusti da trattenere smottamenti e dossi che la vita di tanto in tanto riserva, ora a destra, ora a manca e saremo abbastanza forti da non far straripare nulla. Avremo nei nostri occhi sole e mare e tramonti, luna spiaggia nelle nebbie e tra le nevi, gli affanni e gli inganni ma saremo e sapremo essere diga, per noi e per altri. Avremo il sorriso negli occhi e negli sguardi che si aprono al mondo proprio come si aprono davanti a tanta meraviglia. Sorrisi donati e restituiti e si sa, “un sorriso se non offende, ne fa sempre nascere un altro” (Robert Walser, in uno dei suoi romanzi piu belli, i Fratelli Tanner). Colori …La taranta non ci prendera’ e non saremo il suo pasto. Verro’ presto, a scovarti e a stanarti, ma solo per ballarci insieme (anche a Melpignano), e sara’ ancora festa, sotto questo sole, sopra questa terra, arida, mai avara e sempre generosa. Accogliente. Sensibile. Attenta. Come una donna. Con la terra rossa tra le dita e le lacrime agli occhi per la gioia e il piacere di esserci ritrovati. Ciao ciao Salento. E’ un arrivederci. La bustina dello zuchero, non la ho utilizzata . Solo per questo motivo , il caffe’ mi era sembrato amaro. Ma da sempre e’ lo stesso, forte, buono, capace di farti sentire meno solo. La dolcezza e’ nella speranza e nei tanti motivi per tornare. Presto. La ricchezza e’ che ho avuto la fortuna di vedere la tua bellezza, con semplicita’ e voglia di conoscerti un pochino di piu e meglio, nonostante le distanze e talvolta le difficolta’, ma non insormontabili, in ogni caso sempre nel rispetto, di conoscere per riconoscere il Salento, con Santa Maria di Leuca ed Otranto, storia dell’arte, arte cristiana e mosaici con il barocco, e gente mite perche’ si sa, “beati i miti perche’ erediteranno la terra”(Matteo 5,1-12). Riceverne carezze e reimparare ad accarezzarsi. Caresser e se caresser. Luogo di ritrovo di parole e contenuti. Do ancora una occhiata a questo bicchierino e all’ultimo sorso di caffe’. Pero’, era davvero buono. Inizialmente pareva amaro, ma ora, non piu’. Sono sereno, “sono allegro e felice: tutto in me e’ sorriso, un beato sorriso. Il cuore intero sorride”. (Klara in Fratelli Tanner). Ho ricevuto molto. Buon ferragosto 2014. Dimenticavo: grazie ed un augurio sentito per la candidatura di Lecce 2019 a capitale europea della cultura.
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Domani niente scuola
Maturità. Quanta ansia tra le scale della scuola e quella sedia. Proprio quella, in quell’aula. L’ultima “seduta” anche se le domande mai prenderanno riposo. Dopo tanto allenamento, di lunga durata (un lustro) è arrivato il “giudizio finale”. Domande. E’ bene porsele sempre, le domande.
Ansia nella notte prima degli esami, per la prima valutazione da insegnanti esterni, mai visti. Ansia per la prima volta in cui ci si mette in gioco e si parla in pubblico. Poi, ci si siede, lì, su una sedia che è stata di tanti e tutto svanisce. La Mole Antonelliana e l’Università distano poche fermate di tram, da qui. L’anno prossimo, in quel Palazzo, o nel nuovo campus, in molti avranno già sostenuto tantissimi altri esami e quello di oggi, di questi giorni sarà derubricato a ricordo. Per molti, sbiadito, sarà stato un semplice esamino. Per altri invece si presenterà lungo il corso degli anni e busserà, senza chiederne il permesso, cogliendoci a sorpresa durante il meritato riposo. Molti si sveglieranno dal terrore di essere a giugno, quando magari nel momento in cui si dorme è dicembre o gennaio, vetri appannati e riscaldamento a tutto andare. Ci si sveglierà sudati, freddi, pensando di non aver studiato bene, con cura, o di dover ancora cominciare a leggere. Tutto. Molti sogneranno un commissario o un presidente di commissione che domanderà al candidato quanti grassi contiene un latte intero, uno parzialmente scremato e uno scremato. E in tanti saranno perseguitati da quel 3,5% davanti ai supermercati o una semplice latteria. “Ma se intero ha 3,5% di grassi quanti ne conterrà invece uno parzialmente scremato?” E poi, dopo aver smaltito questo incubo, questo passaggio a ritroso, porsi la domanda: “Ma non è che per caso merceologia non si studia piu’?” Per non parlare poi della composizione del vino. Chissà in quanti, già maturi da anni, ricorderanno durante qualche cena di famiglia, o una rimpatriata presso una bocciofila, la composizione del vino. Ne guarderanno l’etichetta, la bottiglia, il grado alcolico. Un’attenzione fissa, una fotografia alla bottiglia e all’annata. Di maturazione. Pardon. Di maturità. E allora, compariranno “in alto, in piedi, gli stangoni, accovacciati e seduti. Ai lati, i ct di classe che li hanno accompagnati alla matura” con il solito ritmo: “mi ci si nota di più se vado o non vado, o se dico di non andare e poi ci vado?” Un incubo o un dolce ricordo che ritornerà quando un sindaco o un prete, o un pubblico ufficiale leggerà articoli del codice civile, del codice canonico e il futuro sposo sospirando chiederà una “sospensiva”: “Qualcuno ha una penna che fa clac, clac? Prima del si e della firma, ho bisogno di allentare la tensione. La firma è un optional. E così il vincolo. Ora, necessito del clac clac”. Un clac clac che perseguita dalla maturità e non ne allenta la tensione e la morsa. E continua a mordere.
Un ricordo, bello, piacevole, da coccolare e da sorriderci su o far sorridere anche davanti le macchinette, durante una pausa lavorativa. O, sempre come un incubo, il viso di un ct nazionale che a mo’ di elenco fa risuonare la voce come il tintinnio di una monetina. “Venti centesimi. “Forme uniche della continuità nello spazio. Boccioni. Moma…” E tu, come don Abbondio nei Promessi Sposi, ti trovi sveglio a chiederti: “Boccioni, chi era costui?”…e ricorderai di averlo scambiato per…Botticelli, o, azzardando per…Balotelli.
In conclusione, la maturità, almeno per alcuni, è andata. Si è concluso un lungo viaggio. Stagioni, dell’amore comprese. Alcune si chiudono, altre si aprono. Altre resteranno, per sempre. E’ il viaggio per un amore: la scuola. Il francobollo è stato apposto. Il timbro pure. Un vestito, una giacca. In molti ricorderanno una camicia stirata dalla mamma, una cravatta posta con cura da lei, e in tutte le mattine che verranno, allo specchio ci sarà sempre il suo viso, il ricordo del suo viso. Per altre, la figura del padre, lì, al fianco. Con tutta la sua forza. Per ora, domani, niente scuola.