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Bruno Gambarotta

Realizzo  ora che son trascorsi alcuni giorni dall’ultimo scritto. Distratto dalle notizie che la tv rimanda nelle case, relative alla tragedia del treno dei pendolari nei pressi di Milano e dal caso “”Zhong Zhong e Hua Hua” (scimmie clonate) avevo scordato di raccontare un pochino di scuola. A scuola, nella mia, in una seconda, Bruno Gambarotta è “salito in cattedra”. Magistrale. In una delle ultime giornate di vacanze natalizie, avevo intercettato, tra una pagina e l’altra, tra un libro e l’altro, nei locali della Civica Torinese, il giornalista “ciclista”  Bruno Gambarotta.  Un saluto, veloce, un ricordo dell’incontro precedente (anni fa, di ritorno, io, da Vernante, sul treno), e, “Bruno, pisso chiamarti Bruno, vero?”. E lui. “Certo, mi chiamo cosi. Ma se vuoi chiamarmi Filippo”…Troppo forte! E io: “Senti, ci verresti da me, a scuola, a raccontare qualcosa? Magari nelle seconde…”.E lui, in piemontese .”Esageruma nen…”.Fortissimo!! Bruno e’ stato ospite di una classe dell’Istituto. Avevo accennato, nel corso delle mie lezioni,  alla tragedia di Vermicino, la vicenda di Alfredino Rampi, il ruolo dell’informazione-comunicazione, la diretta televisiva, 72 ore, l’annuncio della vicinanza alla famiglia e la presenza sul luogo dell’evento di Sandro Pertini, scavalcando ogni protocollo, come talvolta era suo modo di fare e procedere; una vicenda, quella e Vermicino e tragedia,  “sfuggita di mano” all’informazione…e da questo punto in poi,  Bruno ha preso “il largo” e ha cominciato a raccontare, il suo punto di vista sulla vicenda, sul suo ruolo in Rai, in quel periodo, del suo  lavoro, di scrittore, del come è perché, …giornalista, studente, lettore, padre, nonno…insomma, grazie a Bruno, è stata una bella mattinata. Ovviamente un sentito grazie per aver accettato l’invito. Bhe’, gia’, come mi faceva notare durante la pausa caffè, altrimenti “avrei potuto tagliare le gomme”. Della sua bicicletta.

Costituzione, Lavoro e buon 2018

Torino 31 12 2017 Romano Borrell fotoE così, lentamente, ci si avvia ad archiviare il 2017. Per le strade del centro, nel pomeriggio, passeggiate, chiome lucide, cappottini e vestitini, rivestono e ornano  strade “pettinate” da torinesi e turisti, nella camminata pre “aperitivo” del cenone. Al fondo di via Garibaldi si apre piazza Castello, col suo albero “elettrico” ed il presepe.Sullo sfondo svetta maestosa la Mole Antonelliana “vestita” a festa, illuminata ed illuminante. Oltrepasso le bancarelle e un paio di “cantanti” al ritmo della musica “Regia”.  Entro nel cortile della Cavallerizza, e lo spettacolo e’ affascinante, oggi come ieri. Mi dirigo sotto la Mole Antonelliana, un paio di foto  e faccio ritorno. Rasento gli uffici Rai e riconosco il cancello, dove Diego un giorno lascio’ in una notte bianca la sua rosa per la sua Marilisa.  E mentre penso a tutto cio’, a Dostoevskij e agli innamorati, alle pagine della Stampa e la storia e le cronache su quella benedetta rosa senza saperne l’epilogo, mi passa vicino il Presidente della Regione Chiamparino.  Penso di augurargli un buon anno ma sabaudamente non dico nulla, taccio, e osservo l’Universita’ e tutti gli esami sostenuti, la Laurea e i trionfi. Da qualche balcone “piove” nonostante il divieto  qualche “petardo”, ma si sa che…In alcune citta’, Torino compresa, piazze blindate e cin cin a casa. Unica “guerra” ammessa, tra Panettone e Pandoro e intanto, nell’attesa, tv e Fantozzi, un classico da sempre. Prima del solito trenino e dell’ormai inflazionato “pepepepepe’….”alla chiusura del 3-2-1….

Alla tv, il  Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha da poco concluso il suo discorso agli italiani, a reti unificate. Nel discorso, i punti fondamentali, sono il riferimento alla Costituzione, carta fondamentale, bussola di una comunita’,  fondata sul lavoro. Proprio 70 anni fa, come in questi giorni, i Padri Costituenti avevano terminato il  loro lavoro, donandoci questa bellissima carta fondamentale,   dalla sovranita’ appartenente al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla legge. Il decreto, appena firmato, relativo allo scioglimento delle Camere, e di conseguenza, le elezioni il 4 marzo, rappresentano l’ appuntamento per esercitarla, la sovranita’. Il lavoro: che ve ne sia uno almeno in ogni famiglia. Il ricordo a chi non puo’ o/e non riesce a festeggiare, per poter garantire i servizi essenziali. Devo dire che mi è molto piaciuto il discorso del Presidente. In alcuni frangenti mi ha ricordato quelli bellissimi, di Sandro Pertini.

Per quanto mi riguarda, ho concluso questi momenti di vacanza terminando alcuni libri (per la verità letti a suo tempo): “Cristo si è fermato a Eboli” ( Carlo Levi); “Fontamara” (Ignazio Silone); “Il giardino dei Finzi Contini” (Giorgio Bassani). Di questi libri, parlero’, scrivero’, dato che saranno proposte per le loro tesine.

Che dire? Un augurio di un 2018 migliore con tanta serenità e gioia nel cuore.

11 luglio

Orvieto 9 7 2016 foto Borrelli RomanoFrugo  nella tasca dei pantaloncini,  prima a sinistra,  poi a destra,  alla ricerca delle chiavi del portoncino di casa.  L’unico tintinnio però  è  di qualche spicciolo rimasto da chissa’ quale viaggio.  Resto,  di chissa’ quale mostra o galleria. Perche’il viaggio e’ trasversale,  a cavallo tra storia,  geografia,  storia dell’arte, architettura,  religione,  usi,  costumi. La vita si sa e’ un viaggio e ciascun viaggio e’ una metafora di vita. Ma quel che mi servirebbe ora manca.  “Dovro’ aspettare che qualcuno entri”,  penso. ..   Come si vede,  siamo sempre in attesa di qualcun*.  Allargo l’orizzonte e scruto una panchina,   dalla parte opposta della strada che si offre alla mia vista e stanchezza. Mi strizza l’occhio e mi invita.  Ripiego verso di lei,  mi siedo e aspetto che qualcuno dall’altra parte della strada inserisca le chiavi nella toppa e  apra quel benedetto portoncino.  Aspetto,  come il cane aspetta il rumore del carretto,  o,  orecchie attente,  un ipotetico intruso. Aspetto,  come il bimbo il suo riposo notturno. Il tempo passa,  i bus caricano passeggeri madidi di sudore.  La voce metallica del bus si sprigiona e investe l’aria circostante  ad ogni apertura di porte mentre da esso si   scarica fuori aria fresca condizionata che si disperde in tempo zero;  intanto  il bus incorpora e sale a bordo   calore,  “sprovvisto” di biglietto. L’autista ha un fazzoletto al collo e il braccio fuori dal finestrino. “Direzione,  numero e prossima fermata”,  nel mentre si aprono le porte sento la stessa filastrocca una infinita’ di volte: numero, linea,   direzione,  prossima fermata. Tutto cio’ mi ricorda che sono “atterrato”in citta’ ancora una volta,  ritornato  dai miei “pellegrinaggi”.  Citta’ che in quel fazzoletto di terra tra corso Principe Oddone e corso Regina Margherita (a due passi da piazza Statuto) e’ avvolta da un nastro d’asfalto intorno ad una rotatoria perenne. Solo il tempo di disfare lo zaino,  cambi,  ricambi,  libri (viottoli cartacei e vere autostrade da sfogliare,  Costantino in primis) biglietti e “viaggero'” (un tempo avrei pensato tratte e paghero’). “Comunque andare”.  Ancora.  11 luglio.  L’Italia campione del mondo. Zoff,  Gentile,  Cabrini,  Scirea… Cabrini al 5 sbaglia il rigore: e la leva calcistica del ’68  risuonava ma solo in quel momento,  poi Rossi,  l’urlo di Tardelli e Pertini che esultava. Pertini Presidente della Repubblica . Pertini Partigiano. Pertini con la pipa,  gli occhiali e un mazzo di carte di ritorno dalla Spagna.  Controllo le cose da fare,  gli appunti presi,  e questi si che non li scordo,  nel blocchetto sempre a portata di taschino. “Davvero? Davvero?” faccio il verso alla ragazza della pubblicita’ che si vuole sempre connessa.  Si. Tra i tanti foglietti,   uno che L.  mi regalo’ con un appunto,  sul viaggio.  “Le nostre valigie battute erano ammucchiate di nuovo sul marciapiede,  avevamo una lunga strada davanti. Ma non importava,  perche’ la strada era lontana”(Jack Kerouac). Sorrido,  torno a Orvieto,  a riguardare le cose, con gli occhi,   le prospettive sono varie. Orvieto 9 7 2016.Borrelli Romano foto Un cartello e come viaggiare.  Essere come vuoi d’ una questione di scelte.  Oh,  finalmente entra qualcuno. Salgo. Ho lo zaino da preparare.  Il viaggio continua. Gli esami di maturita’ anche. Almeno fino al 13. Poi,  vacanze vacanze.

25 Aprile 2016

25 4 2016 foto Borrelli RomanoAscolto e riascolto la voce di Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica. Una, due, tre volte, prima di uscire e lasciarmi la porta di casa alle spalle. Giro consueto come ogni 25 aprile presso ogni angolo del centro dove una lapide e un fiore ricordano chi ha sacrificato la propria vita per la liberta’. Ultmato il giro una breve sosta a casa Gramsci. Su una panchina alcuni militanti attendono mezzogiorno dove e’ previsto l’intervento in suo ricordo e un mazzo di fiori a perenne ricordo. “Odio gli indifferenti”. Questo mi sovviene ogni qual volta penso Gramsci. Nel pomeriggio un po’ di jazz con note “pugliesi”. In piazza Castello un mare di gente ondeggiava20160425_181309. Esattamente come il “Nostrum”. La “girandola”…un motivo regalato agli spettatori  da bravissimi musicisti…e gia’ in piazza Castello si sentono gli sciabordii del mare, i profumi del Salento, i colori che sconfinano tra cielo e mare. In via Garibaldi “sold out” in andata e ritorno20160425_181716. Non mi intendo molto di jazz ma riesco a focalizzare il momento esatto in cui mi sono detto che avrei potuto dilettarmi nell’ascolto. L’influsso del mare, la spiaggia,  un cd, libri ovunque nell’abitacolo di un’auto e un infinito amore, anzi, un amore senza fine. Non era autunno, quando la pioggia bagna gli alberi e li denuda anche,  ma primavera quando le ombre si allungano, il gomito luccica e una rotonda si prepara al gran ballo. E un dolce venticello primaverile portava con se nuovi annunci e speranze. Poi, ho cominciato, di tanto in tanto, ad ascoltare jazz, ora un pezzo ora un altro. E a parlarne anche come un intenditore di lunga pezza. E cosi, di tanto in tanto affondo sulla mia poltrona, dopo un buon bagno al profumo di tabacco e talco e mi lascio cullare da quelle note. In serata poi, verso piazza Albarello, punto di incontro per la consueta  fiaccolata del 25 aprile.  Alcuni raccolgono firme per un Referendum altri parlano di quello appena fatto e molti di quello che verra’.Ad ottobre. Insomna una bella giornata. E che Liberazione.

Auguri per un buon 2016

Torino 1 1 2016, foto Borrelli RomanoPuntuale come ogni anno l’anno nuovo e’ arrivato. “1.01.2016”. Una puntualita’ svizzera. Anzi. Mondiale. Olimpica. Europea. Il tempo di vedere allontanarsi il 2015 ed ecco il nuovo venuto,  bello e splendente ricco di 20151231_232809promesse. Una fetta di pandoro, un buon bicchiere e “musica” (esterna, prodotta da “bombe” varie) e luci di sottofondo ma in misura ridotta. Un ripasso al discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la ricerca su internet di quelli degli ex in particolar modo, quello di Sandro Pertini.  Discorsi di fine anno. “Discorsi dal caminetto”, lunghi e asciutti, e da tre punti come l’attuale. Uno, quello del lavoro, questo benedetto assente anche nel suo voler segnalarne la sua presenza con  una “timida ripresa”. Poi solidarieta’ e migranti. La piazza centrale e la centralita’ della piazza per una nuova nascita. Fiocchi rosa e azzurri.Torino 1 01 2016 foto Romano BorrelliLa sua nascita e’ stata salutata con minor uso di botti rispetto agli anni passati. Ci vorra’ del tempo per “debellare” quelle “bombe insensate” ma son certo ce la si fara’. Sulle strade le tracce di quelli “sparati” a mezzanotte precisa. Nel pomeriggio vie del centro affollate  tra slalom di giubbotti, borsette e ogni altro oggetto depositati sul selciato della strada pronti per essere venduti da qualche povero Cristo. Una marcia tra via “Gari e Roma” con la speranza di dare una mano alla lenta e…lunga digestione. Cappelli calati sulle orecchie e tutti, a sentire i discorsi, divenuti esperti nel gioco del “tempo che fara’”. Domani piovera’ o nevichera’?  Da poche ore conclusosi quello della “persona schifo” o “persona sorpresa dell’anno” (continuando poi con libri, film, ecc. schifo/sorpresa dell’anno). Intanto tra le mani sfoglio altre buone letture in attesa di nuove e dolci “notti bianche”. Presenti miei e altrui, ben accolti e stretti e “attenzionati”che come diceva Agostino all’attenzione” che e’ la presenza del presente in noi. Accogliere la realta’ resa trasparente da parole selezionate. Chi e’ attento, sta in attesa e  attende di ricevere il suo…presente. Dal cuore, a tutt*, buon anno.Torino 1 1 2016 foto Borrelli Romano

Un caffè veloce

Caffè espresso...in treno. Foto, Romano BorrelliSabato 19 luglio 2014. Ancona, Piazza del Papa. Foto, Romano BorrelliAvere voglia di farsi inghiottire da storie comuni e poi prendere un caffè, un tempo altrimenti detto espresso, ora, a digeribilità…Più lo mandi giù e più ti porta verso…Sud. Qua e là per l’Italia la canicola si fa sentire. Per il momento fa caldo e su strade, autostrade e ferrovie un bel po’ di movimento. Qualcuno sostiene che presto ci sarà una nuova perturbazione dalla vita breve, infatti da mercoledì tornerà la bella stagione. Per il momento il 76% ha deciso di rimanere in Italia. Qualcuno riferisce coda sia lungo il Brennero sia lungo l’Adriatico. Al mare la regina pare essere la camicia. Rigorosamente bianca. E anche il bianco, pare essere di moda, non soltanto nelle cene che si stanno organizzando in giro per l’Italia. DSC01239 Anche se, a mio modo di vedere, dai panni stesi,  un po’ di tutto è di moda. Panni stesi ad asciugare, simbolo di tanta e ricca umanita’. E a ricordare come esattamente 13 anni fa qualcuno fece “guerra” agli aspetti piu’ umani, a Genova, in vista del G8. Nascondere con barriere le cose piu’ semplici. E poi il mondo vide altro. Come la forza del potere e la sospensione della democrazia, non solo, di stendere quel che si ha. Le mutande facevano vergogna, e la democrazia sospesa invece? Le navi entrano in porto, a “passo” lento.  Lentamente quella balena galleggiante che si chiama nave da crociera,ingoia auto, camion, a passo d’uomo. I semafori danno il via libera o lo stop. Il mare luccicante la circonda e lei sbuffa quasi come se le onde le facessero il solletico. E forse ci sta, un pochino. Mi è sempre piaciuta la metafora della nave che entra in porto, abbinata allo stato d’animo di ogni uomo.   Un entrare in porto, al sicuro. Il traguardo, nell’arco della vita.La sicurezza degli e negli affetti e nuovi step. Per poi magari, di tanto in tanto, sbuffare, tanto per cambiare. Inverno o estate che sia, non mi ha mai infastidito, il mare. Il quadro è sempre stato piacevole. Certo questo luccichio e’ un piacere. Verrebbe voglia di farsi un bagno e farsi fare il solletico dalle onde, cosi’ come lo fanno alle navi. Un paio di navi sono già in attesa, pancia in giu’, o in su, così come il popolo dei vacanzieri esulta e chiacchiera sul “tetto” di questa piattaforma alta come un palazzo. Alcuni sono già seduti, in poltrona, comodi come dei Papa. Alcuni sulla banchina giocano, per ingannare il tempo. Sotto, mentre gli altri sono già sopra.Il porto, questo porto, cosi tanto caro, le corse di Nanni Moretti nel film La stanza del figlio, il centro, piazza del Papa e il caffe’ al mattino presto quando anche il porto sonnecchia e qualche autobus comincia il suo giro. E ancora la piazza del centro, il parcheggio sotterraneo e il dipinto del Presidente Pertini. Sulla banchina, la dove termina il tronco della ferrovia e un’insegna blu ci ricorda che siamo in Ancona Marittima, alcune bandiere piazzate a mo’di trofeo   ne evidenziano la provenienza dei gruppi in attesa immersi tra gli odori di creme solari e autan contro le zanzare. Una radio, di quelle che ormai non si vedono più riecheggia la voce di Fiorello, con la “Rotonda sul mare”. Pare un caso, ma di lì a poco, una coppia, appena sposata si esibisce per il proprio bookSabato 19 luglio 2014, mar Adriatico, Senigallia. Foto, Romano Borrelli.DSC01227Foto, Romano Borrelli. Panni stesi ad asciugare, al mare.Reggio Emilia. Foto, Romano Borrelli

La suerte

Torino 28 maggio 2014. Effetto ombra. Foto Romano Borrelli (2)

La Suerte, un locale o un qualcosa che rimanda ad una dea. Fortuna. Dal  locale che ha quel nome, nessuna musica. Da più di un mese la musica di quel locale si propagava per le vie adiacenti. Una bandiera brasiliana campeggiava in bella vista al centro de “la suerte”.. Ma la dea bendata ha fatto le sue scelte. Rigorosamente. I colori sono sbiaditi e nessuno di quelli che ha affollato “la sorte” in questi giorni ha voglia di cantare. Se ne parla.  Sottovoce. Colori, il tema dominante. Prima del bianco ora per il colore dei grembiulini. Delle scuole materne. Sotto il porticato adiacente la Rai di Torino ombre  in bianco e nero si allungano. Si allungano e rimandano ricordi, visivi e vocali ad un undici luglio. E televisori in bianco e nero.Il telecomando era un optional. Ci si alzava e si girava la manopola. Qualcuno “lisciava”anche il baffo al televisore.  Come segno scaramantico. Ve ne era bisogno. La suerte pareva non essere con la nazionale italiana e difatti Cabrini fallì il rigore mandando il pallone di poco a lato.  Dopo soli 5 minuti di gioco. Poi, tre volte si alzo’ il Presidente e tre volte ripete’ le identiche parole con lo  stesso ritmo mentre Nando Martellini, famoso telecronista, dopo il triplice fischio e il triplice campioni del mondo. Il tutto pareva entrare nelle case italiane. Pubblico compreso.  Qualcuno ricorda, qualcuno racconta di quando l’Italia vinse i Mondiali nel 1982. L’undici luglio. Molti ricordano il  solo Presidente. Il partigiano, continuano a dire. Vivere di ricordi allontana, per il momento i pensieri attuali, allontanando la delusione per la precoce uscita e alleggerisce il carico della Mole.  Di pensieri. Sicuramente. Ricordo quelli successivi, di mondiali di calcio. Non è che ricordi a dire il vero  i mondiali di calcio in quanto insieme di partite. Magari qualcosina di Italia ’90. Ricordare è  piuttosto abbinare un’edizione a dei  “faccioni” sorridenti che ti accompagnavano in autostrada, quando, in vacanza ci andavi, con i tuoi. Eri lì, dopo il pieno e l'”acqua da cambiare”, per un caffè, un cappuccino, e loro ti ricordavano, a Mondiali terminati  da un pezzo, qualcosa, che forse sarebbe stato meglio non ricordare. Magari volevi solo un po’ di spensieratezza e loro si ergevano come l’uscita di Zenga in Italia Argentina, tra sandali, infradito e salvagenti, perennemente sgonfi, abbinati magari a qualche collezione punti, dato che le punte, quelle che avrebbero dovuto fare il loro dovere, non lo avevano fatto.  Un’uscita a vuoto. Il tutto tra trofei di palloni e  tira acqua  per i vetri delle macchine. E il guaio era che te li ritrovavi anche a vacanze terminate, al ritorno. Loro che continuavano a ridere mentre tu pensavi a quello che era prossimo a venire.  Uscite a vuoto. Capita spesso. Anche se le alternative esistono. Prossima uscita, km…E ripensi a quei faccioni sorridenti…..Questione di …suerte. Ogni tanto capita di pensarci ancora. Ci si inventi una piccola grande gita, il mare in basso o la collina con Superga in alto e si  continua a pensare a quei faccioni che sorridono in un mondo dove tutto pare ancora cominciare, da costruire.  Mondiali compresi. Sara’ per questo che li si cercava, per illudersi di modificare la suerte.  Zenga esce e prende la palla, senza respingerla. L’Italia vince e approda in finale, con la Germania. E talvolta si riusciva o si riesce. A pensare di modificare qualcosa. In ogni caso, un modo per rivedere e ricominciare con fiducia. E poi, quei faccioni, allontanavano mentalmente  gli esami di riparazione. Mica male, no? Ne valeva la pena, il giro in autostrada e far finta che le vacanze erano ancora da venire.

Un caffè

Una buona giornata, con un buon caffè, sperando che davvero l’aumento delle due aliquote iva possano trovare la strada dello smarrimento. Altrimenti, dopo la serie,  l’espresso, il ristretto, il lungo il macchiato, avremo  il caro caffè, in tutti i sensi… “c’era una volta il tanto caro caffè”. Intanto, in attesa di “Miele”, (libro) e poterlo sfogliare, (bellissimo libro che narra le vicende di una giovane laureata, forte lettrice) mi accontento di osservarne il barattolo e il suo contenuto davanti al bancone, con la speranza che sia davvero di quelli o buono, come capita con  certi vini che si fanno buoni col passare del tempo.Insime al caffè, qualche biscottino, alcuni cantucci e della buona crema.  Uniti a tanta gentilezza. Un’ occhiata ai quotidiani e ai rencenti ricordi della manifestazione studentesca.

Un passaggio in ruolo promesso che non esiste ancora. Uno stipendio che “c’era una volta” e tante altre “storie raccontante e  da raccontare”.

Venerdì scorso, una bella partecipazione di giovani che non puo’ non far  pensare al nostro Presidente, sempre vivo, Sandro Pertini.

Nella foto, bar gelateria pasticceria La Meridiana, di Senigallia.

Un augurio a tutti gli studenti

Le scuole, anche per quest’anno scolastico, volgono al termine. Ancora piccole “appendici” per gli esami di terza media e di maturità.

Quale augurio migliore se non quello di “Sandro Pertini”, un nonno saggio, ancora vivente nel cuore di milioni di noi?

Coraggio ragazze, ragazzi. In particolar modo a quelli torinesi.

 

Ciao Sandro Pertini. Quanto ci manchi

In un periodo come questo, la mancanza di una guida, di un punto di riferimento forte, come è stato il nostro Presidente, Sandro Pertini, si sente. Ci manca. La sua presenza era rassicurante. Oggi, il vuoto. Sistema gelatinoso, carosello, società civile più avanti di quella politica, corruzione, concussione, immunità, impunità, processo breve e altri temi si sono affermati e si affermano in questo periodo. In questa società piena di paradossi. Dai trentamila  della Fiat in cassaintegrazione ai dieci milioni di euro annuali come premio   ai manager della stessa casa. L’importante è correre dove lo Stato paga. Si delocalizza dove è piu’ facile pagare bassi salari. Si delocalizza. Tutto. In una società dell’immagine, del video, del televoto, della tv, capace di esprimere scuole di canto, di ballo e altro, a scapito della scuola tradizionale, che subisce continuamente tagli. Su tutto. Anche sulle pulizie, sull’ordine, con tagli dell’ordine del 25%; scuola “tagliata”, scuole senza risorse, a febbraio, per  poter pagare le supplenze. Scuola che non investe e taglia. Mancanza di progetto. Incapacità di progettare un futuro, un’Italia diversa. Dove alcuni, i soliti furbi, fanno soldi con soldi. “Dove molte persone non sanno di avere bisogni, e qualcuno li inventa per loro”. Per scucire soldi. Società dei consumi, dove pero’, da una certa ora in poi, è impossibile sorseggiare un caffè. Come successo domenica sera, in una grande e bella piazza di Torino. Piazza Vittorio. Bar aperto, ma per aperitivi, non per caffè. Società dell’immagine. E a proposito di immagini: quanto costa e quali sono le modalità per affiggere manifesti elettorali mega sui palazzoni di Torino? Quanto ha pagato, di soldi del finanziamento pubblico per i partiti, il leghista Cota ai condomini per affiggere i mega cartelloni col suo faccione da “bravo ragazzo” sfavillanti anche di notte? Immagini e paradossi. Governi che contraggono debiti pur di salvare il sistema finanziario  e le banche centrali che tengono bassi i tassi pur di dargi una mano (al sistema finanziario per contribuire alla ripresa. La grande finanza usa i bassi tassi e specula. I governi chiudono i “rubinetti” e tagliano. Di tutto. Deboli coi forti, forti con i deboli.

Vorrei più giustizia sociale. Spero, speriamo noi del blog, in una buona affermazione  alle elezioni regionali di alcuni candidati della Federazione di sinistra, fra questi due grandi uomini: Luigi Saragnese e Juri Bossuto. Utile sarebbe una rilettura di Gramsci. “Il presente storico è di una indicibile gravità, le sue conseguenze possono essere gravissime…..