Aspettando il “colore” cangiante della Mole…arrampicato fin quassù, sul monte dei Cappuccini, a “vedere” una Torino diversa, sotto una luce ancora migliore, sensibile, accogliente, solidale, ancora più bella.Mondiale. Con gli occhiali giusti, seduto su di una di queste panchine, che somigliano a tanti altari iinnalzato, si riescono a vedere i confini della nostra città e punti passati della nostra biografia “storica”.Moncalieri, Rivoli, Caselle, Superga, e per ciascuna di queste centinaia di ricordi, che affiorano, lentamente. Questo piccolo monte e’ una lanterna magica, una macchina da presa, e una macchina del tempo. Una macchina che guarda avanti, con occhi nuovi. Ai nostri piedi, il mito della velocita’, qui, qualcisa di eterno, un incongro con noi stessi e con altro. Una piccola processione, con frate in testa, passa cantando. Giovani che mai avresti pensato passare da qui, a pregare e cantare. Il frate alla testa è di quelli tosti. Lo osservo attentamente. Sul suo viso paiono scritti i versi del Vangelo di Giovanni. E cosi presumo che sia. E li trasmette, con le le parole, i gesti, gli esempi. Tra le mani, una Croce”. Immediatamente rifletto sulla cristologia implicita ed esplicita. Chissa’. Periodo di Passione.Sulle panchine qualcuno scarta la sua cena: qualche tozzo di pane, una bottiglietta d’acqua, due chiacchiere, per chi ha poco e nulla più da offrire e di che nutrirsi. Quando la Parola conta.E aiuta a comprendere meglio il senso della parola e interpretare il silenzio di quelle persone che se ne nutrono. Sul cornicione di questa terrazza panoramica che fa tanto balcone di Giulietta e Romeo, coppie che pensano e ripensano l’amore e ridefinendolo finiscono per accoglierlo in maniera migliore. Ah, i contenuti. Da qui, si contempla, e lo si riesce a chiamare e definire in modo migliore, con gli occhiali giusti. Si promettono il mondo, i ragazzi, e gli innamorati in genere e si concedono questo stupendo panorama. E da quassù, uno sguardo alla processione che lentamente termina il suo corso e lassu’, a contemplare, che le cose si spieghino e ce le spieghi in modo diverso. E chi, avvolto in questo cielo torinese c non vedrebbe l’amore con gli occhi giusti? (Non con gli occhiali). Con gli occhi giusti, e gli occhiali, riesci a prendere la vita in modo positivo. Ma quali?Una statua fa ombra, un po’ a tutti. Ma forse, meglio dire, protezione. In lontananza, Superga. Non la si vede molto bene, ma è la, a custodire nitidi ricordi. Il fiume scorre e riflette, luci, vita e amore Lasciata Piazza Vittorio, (dove stazionano degli enormi occhiali Generali) e i suoi locali, sul corso, la villa di un altro “profondo”, “rosso“, diverso da quello di oggi pomeriggio, dopo averlo fotografato e scritto. Dai Cappuccini, la vista è davvero mozzafiato. I Murazzi, le luci, le arcate, il passeggio in un via vai continuo, sotto questo balcone, dall’altra parte del fiume, che pare di rileggere il libro di Alice Corsi. Pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, universitarie, universitarie, …Tutto così magico. Tutto cosi molto… Passion…Passioni che muovono, anzi, smuovono le persone ad andare oltre.
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Precari in piazza, operai sul tetto, “entrambi in mutande”
Oggi pomeriggio sono stato in piazza Carlo Alberto, a Torino, presso il presidio Flc-Cgil; obiettivo del presidio esprimere sostegno ai precari della scuola lasciati senza lavoro, o divenuti più deboli, grazie ai tagli di questo governo di destra. Una serie di sagome bianche, impresse sul suolo della piazza, attribuiscono un nome, un’età a chi ne è stato privato, grazie alla nuova disoccupazione, ormai non più alle porte, ma entrata con prepotenza in molte case.
Sagome bianche, ombre, per terra. Persone in carne ed ossa in piazza e sui tetti. Grazie a Barbara e a Rosina che, emblematicamente, rendono trasversale questo movimento, questa alleanza tra operai e lavoratori della scuola. Perché ogni operaia, operaio, ha, in molti casi, figli che frequentano la scuola, e quindi, mai come in questo momento, il movimento e le lotte devono essere trasversali fra categorie. Alleanza e solidarietà tra i lavoratori della Ilmas (azienda del settore aeronautico di Rivoli). “Ilmas la protesta sale sul tetto”, la Stampa, 8 settembre 2009, articolo di Patrizio Romano. Alleanza e solidarietà ai lavoratori Ribes di Ivrea. “Ribes in ginocchio, addio al sogno della nuova Ivrea. Solo in un anno cento licenziamenti. E’ una strage“, la Stampa, 8 settembre 2009. Alla Ribes, si legge nell’articolo di Alessandro Ballesio, “in un anno, i posti di lavoro, si sono ridotti da 250 a 150”. E proprio un lavoratore della scuola, diretto quotidianamente a Ivrea, mi faceva notare, che per pagare l’abbonamento mensile del treno, deve lavorare tre giorni. Circa 14 per l’affitto di casa. E senza contare la spesa per il cibo, perché, lavorare presso una scuola, non vuol dire avere una mensa, non vuol dire avere un trattamento di favore, magari in convenzione con bar o ristoranti. Come spesso si affermava, “un anno in una scuola, un anno in un’altra”… Il tutto per un contratto annuale che non contempla nulla….. Il tutto per circa 1030 euro. Proprio vero: “precari in mutande”. E i rulli compressori, continuano l’opera del taglio. Oggi, ho chiesto un favore ad un amico: di recarsi presso la distribuzione delle nomine ATA, a Torino. Ho chiesto di descrivermi, ancora una volta, la complessità della situazione: stati d’animo, emozioni, numeri. Peggio dell’altra settimana, mi ha comunicato. Finalmente, trovo su Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista, articoli che mi soddisfano. In prima pagina, “La scuola sul tetto per resistere”, di Loredana Fraleone, e a pagina 6, “Gli insegnanti s’accampano“. E’ come se la mia “strigliata sfogo” nel blog fosse pervenuta in redazione!