Ultimo giorno di scuola per 500 mila studenti. Anche se lo studio continuera’ per alcuni giorni, per le terze media e la maturita’. Da quel momento in poi, vacanze fino al 12 settembre, quando la campanella, appositamente spolverata, ricomincera’ a suonare. Ora, via tutto. Quaderni, penne, matite, libri, pensieri, ansia. Tutti verso qualche fontana a lavar via l’ inverno cosi lungo e le fatiche dei suoi mesi interi. “Fontana, fontana” e’ il grido che mi piace immaginare. Il vostro grido liberatorio. Che dire da quassu’, affacciato dalla finestra mentre vedo gli “inquilini” di questa comunita’ che si chiama scuola, scivolare via verso mare, montagna, campagna o sempicemente, casa alla ricerca di riposo e riflessione. Indossano calzoncini corti, t-shirt e l’estate addosso insieme ad una gran voglia matta di liberta’. Qualcuno piange e molti ridono e sorridono. E’ finita! Il gran vociare che proviene dal cortile e’ un conto alla rovescia che pare non terminare mai, e i numeri che mi aspettano olre quella porta, non saranno abbastanza forti come le tue note mentre canticchi “Io scrivero”…e’ bellissima sai? Mi piace, dico quasi a me stesso sapendo di dirtelo. “Io scrivero'” e ci ho provato, davvero. Al quartiere, alla ” fabbrica della scrittura”, come sostengono in molti, e qui sopra (no, non dal quarto piano!!) , con te, voglio dire, sulla rete. “Io scrivero'”. Ci ho provato, e scrivero’ancora. Sul mondo, sulle sue brutture e bellezze. Mi sono allenato, molto. Mi son preparato ma…Tu lo sai fare bene. Sei capace. Sai scrivere. Non aver paura delle tue paure. La canzone sfuma. E’ tempo di entrare. C’e’ da scrutinare. Un anno, eccolotelo, e’ terminato”. Ma le note continuano ancora…”Io scrivero”…No…no…fear of flying”…Io scrivero’, tu scriverai…never give up.
Torino, per le vie del centro. Via Maria Vittoria. Dipinto, copia del Cimabue ( Posto nella Basilica Inferiore ad Assisi).
Giornata di pioggia sulla nostra città. Come da previsione. Giornata “radiosa”, invece, dalle parti di Roma, Citta’ del Vaticano, dove “uomini coraggiosi” sono diventati Santi. Alle ore 11.02. Una giornata che resterà nella storia, non solo per Roma.“Due uomini coraggiosi, sacerdoti, vescovi e papi del ventesimo secolo. Che hanno conosciuto tragedie ma senza esserne sopraffatti”. Papa Wojtyla e PapaRoncalli. Da oggi, due santi. Così sostiene Papa Bergoglio in un tripudio di bandiere bianche e rosse. Con ombrelli gialli. Nella giornata dei 4 papi. Due in questo Regno, che celebrano insieme “due nell’altro”. Papa Francesco che celebra. Roma, “invasa” da pellegrini e turisti. Facile immaginare la marea di gente in quella piazza, dietro in quella che e’ piazza Risorgimento, il fiume in Via della Conciliazione, fino ai giardini di Castel S.Angelo. Una pagina di storia in una giornata trascorsa tra canti e colori, fedeli, gente comune e capi di Stato e “teste coronate”. Un evento davvero mondiale. Come era Czestochowa, Denver, Parigi, Roma… Un’ immagine che resterà nella storia per due Papi vissuti nello stesso secolo. Francesco che ringrazia e che si intrufola tra la gente, in via della Conciliazione.
Già, Francesco. Anche qui, a Torino, piove. Si cammina rasentando il muro, al riparo, per quello che si puo’, dai cornicioni, proteggendo la mazzetta dei giornali per una rassegna stampa “quotidiana” in una giornata di festa ma piovosa. Tra la stazione Porta Susa e i piedi della collina, una lunghissima direttrice. A metà, un salotto. Di quelli buoni. Sovente è “la meta” per il giusto riposo, nel lungo cammino di questa direttrice. Luogo dove sovente si festeggia uno scudetto, quando si vince; dove di tanto in tanto si insediano palchi, residenza, un tempo, di comizi e manifestazioni sindacali e politiche. Prima che perdessero visibilità e consistenza. Luogo di passaggio per manifestazioni e domeniche a piedi. Luogo. Diversamente dai non luoghi. Direttrice che incontra piazza Carlina, casa Gramsci.Altro salto presso la casa, oggi, anniversario della morte, 27 aprile. Scritte sui muri e cartelli che indicano la presenza di associazioni, come quella dei panificatori. Compagni, una parola, un ritmo. Condivisione, partecipazione. Cammini, osservi i muri, la Provincia, un museo. Un dipinto sul muro. Uno specchio dall’altra. Dall’altra, lo specchio riflette arrivi di moltitudini, in quella cittadina, Assisi. Lo, specchio ideale riflette incontri, quotidiani e andati, partenze e arrivi, “un panino” condiviso, da anni, per anni, un giorno: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” (senza dimenticare di rimettere i nostri debiti, poi, noi…); un paio d’ore rinchiusi in un abitacolo che si chiama vettura, o bus, l’aria condizionata, la radio che rimanda Rino Gaetano mentre le parole tamburellano in testa… “a mano a mano”, il vento che soffia sul viso e “ruba un sorriso”, la bella stagione che era iniziata..”? Insieme alle mani muovono braccialetti, rossi. Poi, le colline, una scarpinata, e l’approdo ad altri colli, Assisi. Una meta voluta, ricercata. Altro colle, alle spalle. Insieme a tanta filosofia. La meta e la ricerca, di sé e del perdono. Turisti incrociati, ovunque, coi loro zaini e le loro storie. Altre storie. Altra storia. Assisi. La contemplazione, la preghiera.Solitudine. Orazione. Due mani aderenti, senza vuoti. Di qua, sul muro di questa via cittadina, la sorpresa. L’immagine. Ma lo specchio si trova su questo lato della strada. Dall’altra parte, l’immagine rimandata dal ricordo di una città, di un dipinto, di un incontro, era quella vera. L’originale di Cimabue, che si trova nella Basilica inferiore di San Francesco, ad Assisi. L’immagine sui muri di Torino. Per le vie del centro. Nei pressi del salotto buono, di via Roma. Via Maria Vittoria. Bellissima questa copia del Cimabue. Chissà quante volte ci si passa, davanti, senza osservarlo e pensare all’autentica che si trova ad Assisi. Fermarsi col pensiero. Essere qui, ad Assisi e Roma.Torino, una città che davvero vista con occhi attenti non termina mai di stupire. Devozione popolare. Occhi rivolti verso l’alto. Mentre la nostra citta’ e’ invasa da turisti in coda per musei, forse complice il mal tempo, continuo ad osservare questo dipinto e lo “specchio” che rimanda immagini.
Libreria Fogola. Torino. Libro di Patrizia Berti. La forza di una donna.
Alcuni lettori mi hanno gentilmente richiesto di pubblicare una foto relativa al libro citato ieri, “La forza di una donna”, dell’autrice Patrizia Berti, libro che verrà presentato domani mattina, alle dieci, presso la libreria Fogola. A Torino. Eccola. La foto del libro. ASAP. Tanto per emulare le giovanissime leve che usano in maniera maniacale le abbreviazioni di termini, storpiandone il senso.
La forza di una donna. La forza delle donne……….”cmq”…
Piace molto la foto, di ieri, sul blog, e piacciono le mani intrecciate della coppia che attraversa la piazza, senza dossi, senza strettoie, senza quei cartelli che ne limitano l’andatura, il percorso e il pericolo. Al più, un un semplicissimo punto interrogativo. Alcuni si sono sbizzarriti ad abbinare alla foto qualche canzone del tempo andato. La vita come festival e come canzone. “Sarà, sarà quel che sarà…del nostro amore che sarà…” Cantava Tiziana Rivale… e “Se un giorno il mondo intero cadesse giù…Sarà quel che sarà.” Una piazza e l’attraversamento che divengono corso di vita. Nel controviale, ai margini i corsi e ricorsi che la storia riserva. Un punto interrogativo, al più. Intanto piace l'”attraversamento”, tra le quattro fontane zampillanti, in piazza Castello, riaperte per il grande ritorno della bella stagione e termine dell’esodo del lungo autunno. Acqua, segno e simbolo. Di vita. Della vita. Segni, simboli, liturgie. Acqua, ai margini e attraversamento, al centro. Passaggio. Nuova vita. Vita nuova. Attraversamento. Della città. Una città che non “sta ferma”. Passioni vive e vivere di passioni.
Auguri per un 18 mo compleanno. Quello di una delle due Isabella. La biondina. Cuori che fanno “scuola”. A scuola. Compagni di classe che accolgono Isabella con cuoricini affissi sulla porta di classe.
Città. Che si racconta lasciandosi abbracciare da chi la attraversa, da chi la coglie e se ne innamora. Da chi se la rivede, prima di dormire, aperta, come una cartina geografica, rimandando a memoria ogni suo punto, ogni piccolo neo, impresso come un tatuaggio, nel cuore e nella mente. Rendendone più dolce e lieve l’abbraccio e il dormire insieme. Nomi di vie e di corsi, di fiumi e di affluenti, che sono parole a sera, appena sussurrate. Percorsi tracciati, rimandati a memoria. Altri, da tracciare. Porte che si schiudono. E post-it che ne ricordano il senso e la classe e che un amore non puo’ che essere “di classe”. Il festival dell’abbinamento continua…a “mano a mano” (Rino Gaetano) che se ne rivede la foto..
A mano a mano, ti accorgi che il vento ti soffia sul viso e ti ruba il sorriso, la bella stagione sta per cominciare (era, per finire, ma…..). A mano mano che la coppia procede, mano nella mano……….
Muro di Torino. Mano anonima che ha scritto, “Ti amo”. Altra mano anonima, magari conoscente dell’altra, in risposta: “Pure io”.