Realizzo ora che son trascorsi alcuni giorni dall’ultimo scritto. Distratto dalle notizie che la tv rimanda nelle case, relative alla tragedia del treno dei pendolari nei pressi di Milano e dal caso “”Zhong Zhong e Hua Hua” (scimmie clonate) avevo scordato di raccontare un pochino di scuola. A scuola, nella mia, in una seconda, Bruno Gambarotta è “salito in cattedra”. Magistrale. In una delle ultime giornate di vacanze natalizie, avevo intercettato, tra una pagina e l’altra, tra un libro e l’altro, nei locali della Civica Torinese, il giornalista “ciclista” Bruno Gambarotta. Un saluto, veloce, un ricordo dell’incontro precedente (anni fa, di ritorno, io, da Vernante, sul treno), e, “Bruno, pisso chiamarti Bruno, vero?”. E lui. “Certo, mi chiamo cosi. Ma se vuoi chiamarmi Filippo”…Troppo forte! E io: “Senti, ci verresti da me, a scuola, a raccontare qualcosa? Magari nelle seconde…”.E lui, in piemontese .”Esageruma nen…”.Fortissimo!! Bruno e’ stato ospite di una classe dell’Istituto. Avevo accennato, nel corso delle mie lezioni, alla tragedia di Vermicino, la vicenda di Alfredino Rampi, il ruolo dell’informazione-comunicazione, la diretta televisiva, 72 ore, l’annuncio della vicinanza alla famiglia e la presenza sul luogo dell’evento di Sandro Pertini, scavalcando ogni protocollo, come talvolta era suo modo di fare e procedere; una vicenda, quella e Vermicino e tragedia, “sfuggita di mano” all’informazione…e da questo punto in poi, Bruno ha preso “il largo” e ha cominciato a raccontare, il suo punto di vista sulla vicenda, sul suo ruolo in Rai, in quel periodo, del suo lavoro, di scrittore, del come è perché, …giornalista, studente, lettore, padre, nonno…insomma, grazie a Bruno, è stata una bella mattinata. Ovviamente un sentito grazie per aver accettato l’invito. Bhe’, gia’, come mi faceva notare durante la pausa caffè, altrimenti “avrei potuto tagliare le gomme”. Della sua bicicletta.
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Costituzione, Lavoro e buon 2018
E così, lentamente, ci si avvia ad archiviare il 2017. Per le strade del centro, nel pomeriggio, passeggiate, chiome lucide, cappottini e vestitini, rivestono e ornano strade “pettinate” da torinesi e turisti, nella camminata pre “aperitivo” del cenone. Al fondo di via Garibaldi si apre piazza Castello, col suo albero “elettrico” ed il presepe.Sullo sfondo svetta maestosa la Mole Antonelliana “vestita” a festa, illuminata ed illuminante. Oltrepasso le bancarelle e un paio di “cantanti” al ritmo della musica “Regia”. Entro nel cortile della Cavallerizza, e lo spettacolo e’ affascinante, oggi come ieri. Mi dirigo sotto la Mole Antonelliana, un paio di foto e faccio ritorno. Rasento gli uffici Rai e riconosco il cancello, dove Diego un giorno lascio’ in una notte bianca la sua rosa per la sua Marilisa. E mentre penso a tutto cio’, a Dostoevskij e agli innamorati, alle pagine della Stampa e la storia e le cronache su quella benedetta rosa senza saperne l’epilogo, mi passa vicino il Presidente della Regione Chiamparino. Penso di augurargli un buon anno ma sabaudamente non dico nulla, taccio, e osservo l’Universita’ e tutti gli esami sostenuti, la Laurea e i trionfi. Da qualche balcone “piove” nonostante il divieto qualche “petardo”, ma si sa che…In alcune citta’, Torino compresa, piazze blindate e cin cin a casa. Unica “guerra” ammessa, tra Panettone e Pandoro e intanto, nell’attesa, tv e Fantozzi, un classico da sempre. Prima del solito trenino e dell’ormai inflazionato “pepepepepe’….”alla chiusura del 3-2-1….
Alla tv, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha da poco concluso il suo discorso agli italiani, a reti unificate. Nel discorso, i punti fondamentali, sono il riferimento alla Costituzione, carta fondamentale, bussola di una comunita’, fondata sul lavoro. Proprio 70 anni fa, come in questi giorni, i Padri Costituenti avevano terminato il loro lavoro, donandoci questa bellissima carta fondamentale, dalla sovranita’ appartenente al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla legge. Il decreto, appena firmato, relativo allo scioglimento delle Camere, e di conseguenza, le elezioni il 4 marzo, rappresentano l’ appuntamento per esercitarla, la sovranita’. Il lavoro: che ve ne sia uno almeno in ogni famiglia. Il ricordo a chi non puo’ o/e non riesce a festeggiare, per poter garantire i servizi essenziali. Devo dire che mi è molto piaciuto il discorso del Presidente. In alcuni frangenti mi ha ricordato quelli bellissimi, di Sandro Pertini.
Per quanto mi riguarda, ho concluso questi momenti di vacanza terminando alcuni libri (per la verità letti a suo tempo): “Cristo si è fermato a Eboli” ( Carlo Levi); “Fontamara” (Ignazio Silone); “Il giardino dei Finzi Contini” (Giorgio Bassani). Di questi libri, parlero’, scrivero’, dato che saranno proposte per le loro tesine.
Che dire? Un augurio di un 2018 migliore con tanta serenità e gioia nel cuore.
Dopo il 50…andata e ritorno e “Casa del caffe'”
Davvero bella Torino di sera. Stupenda. La frenesia, la corsa, gli uomini e le donne, prendono le strade del riposo, dopo la fatica, meglio, la scala mobile verso il tunnel che riporta e riporterà ancora e ancora stanche membra verso casa, verso gli affetti. Bello il colpo d’occhio su questo spicchio della nostra città che da Piazza Statuto
, via Garibaldi spazia fin verso la collina. “La pancia” della città accoglie o raccoglie quanta più gente possibile, anche lì sotto, apparentemente statica, ma in movimento. Quanta memoria in quel “sottosuolo.” Nella nostra metro sabauda, in riduzione, e con il nostro metro sabaudo, talvolta diffidente e “per sottrazione” riesce proprio difficile immaginare passeggeri in piedi, a grappoli, come accade in quella di Milano o Roma….forse perche’ “caratterialmente” veicoli più…stretti, ma non per questo, distratti. Chissa’.
Movimento. Minuto dopo minuto la città si svuota. Così ad un occhio superficiale e disattento potrebbe sembrare, perché in realtà l’altra scala mobile è ligia alla legge del sistema dei vasi comunicanti e difatti ne “scarrozza” fuori tanti quanti ne “ingoia”. Il ricambio è continuo. Popoli che si sfiorano, si scrutano, si annusano. Sotto terra, vita. Sopra terra, idem c.s. Una festa itinerante continua. Poco distante da qui c’era “la terra”, la montagnola, gli alberi, una strada, un ponte che congiungeva Porta Susa a corso Inghilterra. Un giardino, dove, in primavera, quando alcuni non utilizzavano il bus 50, M. e L. ,si fermavano a godersi il fresco della città, all’ombra di qualche albero, prima di ritornare ai propri affanni: i libri lei, dopo il 46, la caserma lui, dopo il 10. Porta Susa era li vicino, a vigilare quell’amore. Di tanto in tanto il rumore di qualche treno sbuffava e richiamava alla realtà, interrompendo sogni e il gusto del miele. C’era anche chi, lungo il binario tronco 1 di Porta Susa attendeva romanticamente (in compagnia di qualcuno) il “proprio treno”, quasi mai in orario, a dire il vero, seduti su quell’unica panchina, in attesa della littorina…Il fatto e’ che per i primi, i numeri andavano e tornavano e oramai li si poteva riconoscere dal numero seriale, che erano sempre gli stessi a compiere l’identico tragitto da capolinea a capolinea, fino al termine del loro servizio che era a notte fonda ma anche alba. Persone come le mosche, rade, poche, che col freddo, si perdono sempre e non lasciano più traccia. Poche ore e la citta’ si sarebbe messa (rimessa) in moto come il giorno prima…Ora pero’ l’orologio segna’ l’una e trenta…Poca voglia di dormire e tanta di leggere e studiare ma anche di vedere a quest’ora della notte cosa succede in citta’, o cosa succedeva o sarebbe successo nei ’70 a Laura e Mario. Una donna e due uomini corrono (come si vede, e io vedo, non hanno dovuto aspettare, loro, l’alba, per mettersi, o rimettersi in moto), sciarpa intorno al collo lui e guanti lei, l’altro ha addirittura delle ginocchiere. Ma io ho voglia di prendermi l’aria fresca torinese addosso, che in questo periodo e’ sempre a buon mercato, girovagare, allungare qualche spicciolo e comprare La Stampa, come accadeva qualche tempo fa, prima di quella on line, quando i venditori ambulanti erano davvero tanti e i lettori dei cartacei infiniti
. Mi appoggio su questo cornicione della metro e immagino il pulsare della vita fra qualche ora, i ganci, fra l’uno, l’altra, i molti, i tanti. Poche ore ancora per il caffe e cappuccino…..”Domani è anche il giorno del volantinaggio, dell’unione tra i due, che non sono L. ed M. ma il movimento operaio e quello studentesco.” Intanto, in corso Valdocco qualche militante ha aperto gli sportelli delle bacheca, disteso i lunghi fogli di giornale all’interno di quelle, per poi richiuderle con una piccolissima chiave. La Stampa, L’ Unita’, la Gazzetta del Piemonte. Tra qualche minuto si disporranno le file, di due o tre saggi, e non solo, perché il posto in prima fila era per tutti, (prima della democraticita’ della rete) immersi nell’attenta lettura, di quella che era una antenata bacheca “social”. Per molti studenti della media Cesare Balbo quello era il primo incontro con l’informazione, fogli, sempre quelli, antenati del “Metro”o “Leggo” in distribuzione oggi presso le fermate della metro. La professoressa Morgan era sempre ben contenta di accogliere studenti in un periodo in cui l’informazione girava solo su due canali televisivi. Oggi, invece, “vola” e porta informazione oltre…la Rai, su di un filo della rete…di via…Cernaia.
Alcune volte in “soccorso”, per sopperire alla carenza altre alla mancanza o poca voglia di fare ricerca. Riannodiamo pero’ il “filo” e stiamo al dove eravamo rimasti.
Per il momento, il rumore delle rotative, (in quel, momento), andava. Odori, colori e profumi che cambiano…A proposito i profumi e odori, lasciamo che Laura e Mario, prima dei mastrini di lei, prima dell'”appello di lui, si gustino dolcemente un po’ del loro miele, cappuccino, caffe’ e qualche cantuccio, nel loro minuscolo cantuccio eletto a loro domicilio presso il bar “Casa del caffe'”. In fondo, Giancarlo e Gaetano sono li che li aspettano, il primo da 52 anni, il secondo da 42. O forse sono ancora li tutti insieme…..
per quanto mi riguarda, bhe’, vado a dormire.
Buonanotte e…Torino buongiorno!!!!
La suerte
La Suerte, un locale o un qualcosa che rimanda ad una dea. Fortuna. Dal locale che ha quel nome, nessuna musica. Da più di un mese la musica di quel locale si propagava per le vie adiacenti. Una bandiera brasiliana campeggiava in bella vista al centro de “la suerte”.. Ma la dea bendata ha fatto le sue scelte. Rigorosamente. I colori sono sbiaditi e nessuno di quelli che ha affollato “la sorte” in questi giorni ha voglia di cantare. Se ne parla. Sottovoce. Colori, il tema dominante. Prima del bianco ora per il colore dei grembiulini. Delle scuole materne. Sotto il porticato adiacente la Rai di Torino ombre in bianco e nero si allungano. Si allungano e rimandano ricordi, visivi e vocali ad un undici luglio. E televisori in bianco e nero.Il telecomando era un optional. Ci si alzava e si girava la manopola. Qualcuno “lisciava”anche il baffo al televisore. Come segno scaramantico. Ve ne era bisogno. La suerte pareva non essere con la nazionale italiana e difatti Cabrini fallì il rigore mandando il pallone di poco a lato. Dopo soli 5 minuti di gioco. Poi, tre volte si alzo’ il Presidente e tre volte ripete’ le identiche parole con lo stesso ritmo mentre Nando Martellini, famoso telecronista, dopo il triplice fischio e il triplice campioni del mondo. Il tutto pareva entrare nelle case italiane. Pubblico compreso. Qualcuno ricorda, qualcuno racconta di quando l’Italia vinse i Mondiali nel 1982. L’undici luglio. Molti ricordano il solo Presidente. Il partigiano, continuano a dire. Vivere di ricordi allontana, per il momento i pensieri attuali, allontanando la delusione per la precoce uscita e alleggerisce il carico della Mole. Di pensieri. Sicuramente. Ricordo quelli successivi, di mondiali di calcio. Non è che ricordi a dire il vero i mondiali di calcio in quanto insieme di partite. Magari qualcosina di Italia ’90. Ricordare è piuttosto abbinare un’edizione a dei “faccioni” sorridenti che ti accompagnavano in autostrada, quando, in vacanza ci andavi, con i tuoi. Eri lì, dopo il pieno e l'”acqua da cambiare”, per un caffè, un cappuccino, e loro ti ricordavano, a Mondiali terminati da un pezzo, qualcosa, che forse sarebbe stato meglio non ricordare. Magari volevi solo un po’ di spensieratezza e loro si ergevano come l’uscita di Zenga in Italia Argentina, tra sandali, infradito e salvagenti, perennemente sgonfi, abbinati magari a qualche collezione punti, dato che le punte, quelle che avrebbero dovuto fare il loro dovere, non lo avevano fatto. Un’uscita a vuoto. Il tutto tra trofei di palloni e tira acqua per i vetri delle macchine. E il guaio era che te li ritrovavi anche a vacanze terminate, al ritorno. Loro che continuavano a ridere mentre tu pensavi a quello che era prossimo a venire. Uscite a vuoto. Capita spesso. Anche se le alternative esistono. Prossima uscita, km…E ripensi a quei faccioni sorridenti…..Questione di …suerte. Ogni tanto capita di pensarci ancora. Ci si inventi una piccola grande gita, il mare in basso o la collina con Superga in alto e si continua a pensare a quei faccioni che sorridono in un mondo dove tutto pare ancora cominciare, da costruire. Mondiali compresi. Sara’ per questo che li si cercava, per illudersi di modificare la suerte. Zenga esce e prende la palla, senza respingerla. L’Italia vince e approda in finale, con la Germania. E talvolta si riusciva o si riesce. A pensare di modificare qualcosa. In ogni caso, un modo per rivedere e ricominciare con fiducia. E poi, quei faccioni, allontanavano mentalmente gli esami di riparazione. Mica male, no? Ne valeva la pena, il giro in autostrada e far finta che le vacanze erano ancora da venire.
L’attesa
Odore di neve, intorno e sopra la nostra città. Aria fredda e gelida. In lontananza un acronimo ricorda gli auguri da rivolgere ad una “piccola scatola”, che ha avuto il pregio di farci sentire sempre in prima fila. A casa nostra. Se abbonati. Certo, ha conosciuto surrogati validi e validi concorrenti, ma resta sempre “mamma Rai”. Da 60 anni, una presenza importante per la nostra città. E un Paese intero. In quei pressi, via Verdi, dove era stato rinvenuto un biglietto, d’amore, che era una poesia d’amore, e un fiore, non colto, come tantissimi amori, non è più rimasta traccia. Palazzo Nuovo, più giù. E altro ancora, ancora piu giù. Chissà dove. Quel biglietto, divenuto pubblico, e forse voluto tale, libra sul cielo della nostra città, muovendosi e cambiando casa, di volta in volta, alla riscoperta dell’altra metà, del cielo. Per ora, bisogna attendere. I personaggi interessati, e il biglietto, vivono e sono vissuti da molti a mezz’aria, librati, in attesa. Come stelle sul finire della notte. Ancora danzanti, ma, leggermente percettibili. Che suscitano ancora stupore. Danzanti tra le stelle, riusciamo ad immaginare Diego e Marilisa. Il bis non è solo dei volti noti, di personaggi olimpici. Anche loro ne hanno diritto, scrittori di un amore olimpico. Ora, sono sospesi. Personaggi chagalliani. Diego e Marilisa, si tengono ancora per mano, meglio, li teniamo ancora per mano in uno sfondo da storia d’altri tempi. Chissà in quanti sono in attesa di avere notizie, di quell’amore, di loro due, di poterne sapere di più di quel momento, del bacio, primo, generatore di tutto, per il momento, volato via. Diventato oggetto chagalliano pure lui. L’augurio di alcuni, davanti ad una tazza di caffè, nel posto più “social” d’Italia, il bar, è quello che tutti auguriamo a noi stessi. Un medesimo paesaggio, seduti, in piedi, passeggiando, condividendolo, in silenzio, le sue fore, gli odori, la luce, in una unità di intenti. Che sia poi il mare, che sia la montagna, non importa. Il mare, magari, conosce forme di autentico romanticismo. Il mare d’inverno. Il mare al tramonto. Il mare di marzo. Il mare di novembre. Il mare sempre. Ci aiuta, forse il volo dei gabbiani, il confine indefinito fra cielo e mare. La schiuma, il rumore, così forte, il suo fischio, nelle orecchie. Forse. Quando un semplice bastoncino viene restituito dalla sua schiuma biancastra, per molti, quello, muta forma; un lapis, una matita ideale, un oggetto di scrittura, pronto all’uso, per scrivere, sulla sabbia. Pezzi di storia. Tracce. Date, di incontri, di baci, di nomi. Poi, non è dato a noi saperne la durata, l’intensità. Segreti. E li, sulla sabbia, ti capita di godere del momento, e berlo tutto. E perderti. Oppure, ti scappa la domanda fatidica: “ma tu mi ami?” E comprendi che non esistono persone da amare o non amare. Esistono le storie, tutte diverse, da ascoltare, per chi ne ha voglia. E le cose scritte per chi non aveva voglia di ascoltare, il mare, prima o poi, se le riprenderà. Perchè le ricacciamo noi. Era un prestito, quella matita. Un mare da amare se la riprenderà, prima o poi. Un bene collettivo, che prima o poi, il mare restituirà ancora e ancora, a qualcun altro, innamorato, a chi passava di li, a caso, per caso. E nasce qualcosa, forse. Ma l’altro non lo si sceglie mai a caso. C’era un progetto. “Facciamo che io sono e tu sei…” Di ogni cosa, averne cura. E’ un lascito, per tutti. Prima o poi, la ruota girerà ancora. La rotazione terrestre ripeterà ancora e ancora e ancora…Basta aspettare. Il mare concederà. Granelli di sabbia prendono forma, danno corpo a qualcosa di intenso. Castelli, a volte di sabbia, con porte che si chiudono troppo in fretta, “insabbiati” al primo stormir di fronde. Come granelli di farina. Se poi dello stesso sacco, la storia prenderà corpo. Se capaci di “mettere un tramonto nella tazza”, l’amore poi, è garantito. Nel posto più social, poi, qualcuno sostiene che ci manca sempre qualcosa. Anche una carezza. Anche un bacio. Che arrivano tardi. A volte si pesca il biglietto sbagliato.
Mentre l’attesa continua, per entrare al Museo Egizio, a Torino, alcuni brindano, e così in altre zone del Paese, o del mondo. Le borse. Speriamo che questi brindisi si accompagnino anche alla creazione di posti di lavoro, veri, per far brindare anche chi vorrebbe lavorare.
Inanto “casa Diego e Marisa“, sfrattati dove avevano chiesto asilo, un cancello, sono stati ospitati nell’atrio di Porta Nuova, insieme a tante altre storie che piene di speranze. In attesa. Che qualcuno le ascolti. Per il momento sono librate. Nell’aria. In attesa di brindare. Pure loro.
In attesa, prima di rientrare anche io, a casa. Un caffè. L’insegna, rossa, dice “Hotel Roma”. E allora, ricorda che “Sei terra che dolora e che tace. Hai sussulti e stanchezze, hai parole, cammini, in attesa”. (Cesare Pavese).
Diego e Marilisa: ci riprovate? Ritrovatevi!Riprovateci!
Prendendo a prestito il titolo de La Stampa della vigilia di Natale, “Ci riproviamo”, è auspicabile, imperativo, per Diego e Marilisa Ritrovarsi e….”Ci riprovate?”. Sarebbe un bellissimo augurio, un 2014, un auspicio. “Stappata la bottiglia”, srotolata la notizia, evidenziata, là, dove, prima il soggetto interessato l’ha concepita e poi l'”Anagrafe quotidiana” l’ha registrata e divulgata, ora evidenziata e riportata in gran segreto nello stesso luogo, dove tutto ha avuto inizio. Quel viaggio condiviso, chiamato, almeno per un po’, Amore, resta, per il momento, un amore solitario.
LISTA COMUNISTA: SISTEMA RADIOTV CI OSCURA, DOMANI PROTESTA DAVANTI VIALE MAZZINI
LISTA COMUNISTA: SISTEMA RADIOTV CI OSCURA, DOMANI PROTESTA DAVANTI VIALE MAZZINI – SECONDO I DATI AGCOM MENO DELL’1% E’ IL TEMPO RISERVATO ALLA LISTA COMUNISTA
27 Maggio 2009
L’intero sistema televisivo (Rai e Mediaset) ha pressocché totalmente oscurato la lista elettorale comunista e anticapitalista (Prc-Pdci-Socialismo 2000). Ecco perché giovedì 28 maggio dalle ore 10 alle ore 12 si svolgerà a Roma davanti alla sede Rai di viale Mazzini 14 un’iniziativa di protesta cui parteciperanno i leader della lista (Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi) contro il mancato rispetto della par condicio nei confronti della lista comunista, atteggiamento che si traduce in un vero e proprio oscuramento della presenza di una lista comunista e anticapitalista nella campagna elettorale.
Sia nelle trasmissioni di confronto e dibattito maggiormente seguite (Porta a Porta, Anno Zeo, Ballarò, Matrix) che per quanto riguarda i telegiornali, la presenza dei partiti della lista è sotto l’1%, nelle ultime due settimane monitorate, secondo i dati ufficiali dell’Agcom, molto peggio anche rispetto ai radicali. Particolarmente grave è il comportamento del servizio pubblico. Ecco perché i tre leader della lista comunista Ferrero, Diliberto e Salvi hanno chiesto è ottenuto un incontro con il presidente della Rai, Paolo Garimberti, incontro che si svolgerà sempre domani mattina.
L’oscuramento della lista comunista e anticapitalista è un dato di fatto scandaloso e vergognoso, riguarda sia la Rai che Mediaset, sia le trasmissioni d’approfondimento che i tg e impedisce che i cittadini italiani vengano correttamente informati sulle proposte e le prese di posizione di una lista e di partiti che rappresentano centinaiai di migliaia di cittadini, come indicano i dati dell’Agcom qui riportati.
I dati ufficiali dell’Agcom indicano infatti che, per quanto riguarda la Rai, nelle ultime due settimane monitorate (9-16 maggio e 17-23 maggio) la lista comunista (Prc-Pdci-Socialismo 2000) ha ottenuto lo 0,91% (2 minuti e 9 secondi) e lo 0,96% (2 minuti e 11 secondi). Nella prima delle due settimane è andata meglio persino ai Radicali, che hanno ottenuto l’1.34%!. Il gruppo Mediaset, d’altro canto, tra il 9 e 16 maggio ha riservato ai partiti della lista comunista solo 17 secondi (0,11%) contro i 3 minuti e 49 secondi (1,52%) dei Radicali, mentre nella settimana tra il 17 e 23 maggio zero per cento e zero secondi a Rifondazione ed eccezionalmente 3 minuti e 15 secondi (1,13%) ai Comunisti italiani.
Fonte: Il Blog di Paolo Ferrero
Benigni censurato su YouTube

La Rai reclama i diritti d’autore, della performance sanremese dell’artista toscano Roberto Benigni, su YouTube. Reclamo che ha tutta l’apparenza di essere una censura; infatti su YouTube vi sono i filmati di Xfactor e tantissimi altri per cui non si è applicato lo stesso metro giuridico. Stessa sorte, ma in modo assai più “burber-palese”, è successa nella diretta sul canale Rai Radio 1; qui, la conduttrice ha interrotto la parte del “Benigni Politico” – a suo dire – per passare la palla a dichiarazioni, registrate, di un allenatore di calcio, sul resoconto di una partita, che si era conclusa da tanto tempo. Ad oggi resistono i tre video su Vimeo.