Aspettare (seduta). Scrivere (a mano). Messaggiare (su cellulare). Sorvegliare. “Portami a vedere la Dora, portami a vedere la Dora“, chiedeva mio padre questa mattina dopo averla vista in foto, in compagnia del Po. “Dora chi?” Ho chiesto io. Dopo un attimo comprendo che il suo desiderio era quello di vedere le fontane in piazza Cln. Quelle per intenderci dove hanno girato Profondo Rosso, dove lui ricorda la Rinascente, la Marus con il “leone” e Zucca, oltre al famoso bus a due piani. “Ok. Si parte. Anzi, partiamo“. Tutto sembra un viaggio anche quando i metri da percorrere non msono poi molti. Piazza Castello, via Roma pedonalizzata, piazza San Carlo. Nel volger di poco e di pochi minuti scopro che la passeggiata e “tutto intorno a noi” e’ tutto o quasi al femminile. Ma le due figure che hanno catturato ulteriormente la mia attenzione sono state una saggia signora, Heidi, tedesca, intenta a scrivere una lettera in un momento di relax, (e non so dire se all’ombra di qualcosa o intenta a prendere i primi raggi di sole). Seduta ad un tavolino di un caffe’ (“e’ uno de piu’ buoni” mi sussurra) lascia alle sue spalle il Duomo e le Porte Palatine. E’ intenta a scrivere una lettera…Chiedo gentilmente di scambiare due parole. E’ davvero un soggetto raro. Mi racconta che si chiama Heidi, che e’ tedesca ed e’ qui per turismo. E ovviamente le piace scrivere. Ha un cappellino bianco ed un cappotto blu. Non appena si accorge degli scatti anche lei ne produce uno, alla penna, e fissandomi negli occhi, ma non di rimprovero, mi riversa addosso una quantita’ di azzurro e di luce. Sa di essere una delle poche a scrivere lettere, non e’domenica e non potra’partecipare al concorso de La Stampa (o forse si), ma un paio di versi prova comunque a scriverli. Li leggo. Ripiega e ripone il foglio nel suo quadernetto.”Il nostro momento cognitivo e’ ricco ma anche tanto rumoroso rispetto a quello in cui sono vissuta. Sa, io sono una immigrante digitale, quelli per intenderci… sa, nel 1985… “E mi racconta una storia tra lbiro stampato e e-book. “C’era più silenzio, un tempo. Forse piu’ scrittura corsiva, poesia su carta, scritta con penna, a caratteri liberi. Poco distante da qui, 140 caratteri, seduti ai bordi della Dora, una poesia binaria, 1 /2 o 2 .0. Ammesso fosse…poesia. Ringrazio, saluto e recupero la mia strada. Dall’altra parte, una giovane ragazza in tuta mimetica sosttene un fucile. Fa parte dell’esercito che da qualche giorno staziona davanti al Duomo e si occupa di sicurezza e di vigilare.L’Ostensione della Sindone si avvicina e cosi la visita del Papa a Torino e a don Bosco. Tecnicamente, quel fucile, che modello sara’? Chiedo se pesa e se e’ vero….poche parole, appena appena. Bisogna sorvegliare e guai a distrarre e distrarsi. ps. Ora prendo anche io un caffè in questo bel posticino, anzi, Casa Broglia (via Torquato Tasso 13) a due passi dal Duomo.
Archivi tag: profondo rosso
Natale
Natale 2014. Torino. Durante la notte, dalla strada entrano dalle finestre i migliori auguri scambiati da quanti sono di ritorno dalla Santa Messa di Mezzanotte, da uno dei santuari o basiliche della nostra città. La Consolata, Maria Ausiliatrice sono a due passi da qua. Qualche bottiglia e un cin-cin, bicchieri di plastica a portata di mano e una fetta di panettone, in uno degli angoli di Torino dove un tempo correva il treno e il trincerone tagliava in due questo spicchio di città. Una città che si sveglia lentamente e pigramente, si distende come l’alba. Qualche chiazza di rosa qua e là annuncia che si, è ormai quasi alba. Una volante dei carabinieri inchioda, si porta via qualcuno mentre altri ritornano al solito posto, al solito commercio. Altri “corrono” e si preparano a “fare posto” alle numerose calorie in procinto di “entrare” nell’organismo con il pranzo di Natale. In piazza Castello l’ultima casella del calendario è stata “abbattuta” e ora annuncia a tutti il lieto evento. Altri allietano i torinesi con giochi vari, mentre i bambini ripassano velocemente le loro letterine. Tra poco inizieranno le danze……….intorno alla tavola. Intanto, per la cronaca, difficilissimo trovare un bar aperto per sorseggiare un caffe’ e dare sveglia, carica e ricarica. Verso la meta’ di via Garibaldi una stellina ne indica uno aperto e pronto per l’accoglienza.
Nel pomeriggio……….una lettura alle letterine sull’albero, posto nell’atrio della stazione di Torino Porta Nuova. Atrio che diviene letteralmente palestra dei sensi. Bancarelle stile casette olimpiche (già, le Olimpiadi…passion, lasciti e lasciati, fondi, fondazioni, pagine scritte e da scrivere) fanno da perimetro alle scale mobili e profumi di dolci, salumi, formaggi e molto altro investono ogni avventore della stazione, viaggiatore o meno che sia. Quindi, non soltanto trolley….e sogni che viaggiano. Vediamo allora cosa ci raccontano le letterine da ogni provenienza…Quanto amore e quanti maglioni con renne impresse….
Le letterine le trovo particolarmente interessanti, forse sarebbe stato utile scrivere il pezzo sul nostro giornale quotidiano aspettando qualche giorno, forse avrebbero avuto una lettura differente rispetto a quella data giorni fa…chissà. Un caffè ai distributori automatici per dare un’occhiata alle mete più gettonate. Bicchiere alla mano scopro qualche negozio aperto all’interno della stazione (libri e altro da…scoprire, come da pubblicita’).
Dalla lettura del tabellone orari e localita’ mi fanno riflettere…Come è lontano il mare…anche se, si, ci vorrebbe il mare….Il mare e’ poesia, da sempre. Peccato non averla conosciuta prima.
Da qui, un salto in via Roma, a vedere le Luci, d’Artista e le fontane di Piazza Cln.Fontane “restituite” a torinesi e turisti dopo una bella pulizia eun restyling
sono tornate ailoro colori originari. Fontane che hanno il , ora domicilio su tale piazza dal 1936 e che nella loro bellezza sono sormontate dalle figure allegoriche dei fiumi Po e Dora Riparia. Un bel regalo sotto l’albero per i torinesi che per una storia di crepe e infiltrazioni erano stati “privati” dell’acqua e della lucedi queste due bellezze. Piazza Cln nota inoltre per le scene del film Profondo Rosso di Dario Argento.
Un tempo era qui, su questa piazza
che veniva impartito il “gancio” e lo start per le “gite” ai piani alti della “Rinascente”.
L’amore con gli occhi giusti. O con occhiali, giusti
Aspettando il “colore” cangiante della Mole…arrampicato fin quassù, sul monte dei Cappuccini, a “vedere” una Torino diversa, sotto una luce ancora migliore, sensibile, accogliente, solidale, ancora più bella.Mondiale. Con gli occhiali giusti, seduto su di una di queste panchine, che somigliano a tanti altari iinnalzato, si riescono a vedere i confini della nostra città e punti passati della nostra biografia “storica”.Moncalieri, Rivoli, Caselle, Superga, e per ciascuna di queste centinaia di ricordi, che affiorano, lentamente. Questo piccolo monte e’ una lanterna magica, una macchina da presa, e una macchina del tempo. Una macchina che guarda avanti, con occhi nuovi. Ai nostri piedi, il mito della velocita’, qui, qualcisa di eterno, un incongro con noi stessi e con altro. Una piccola processione, con frate in testa, passa cantando. Giovani che mai avresti pensato passare da qui, a pregare e cantare. Il frate alla testa è di quelli tosti. Lo osservo attentamente. Sul suo viso paiono scritti i versi del Vangelo di Giovanni. E cosi presumo che sia. E li trasmette, con le le parole, i gesti, gli esempi. Tra le mani, una Croce”. Immediatamente rifletto sulla cristologia implicita ed esplicita. Chissa’. Periodo di Passione.Sulle panchine qualcuno scarta la sua cena: qualche tozzo di pane, una bottiglietta d’acqua, due chiacchiere, per chi ha poco e nulla più da offrire e di che nutrirsi. Quando la Parola conta.E aiuta a comprendere meglio il senso della parola e interpretare il silenzio di quelle persone che se ne nutrono. Sul cornicione di questa terrazza panoramica che fa tanto balcone di Giulietta e Romeo, coppie che pensano e ripensano l’amore e ridefinendolo finiscono per accoglierlo in maniera migliore. Ah, i contenuti. Da qui, si contempla, e lo si riesce a chiamare e definire in modo migliore, con gli occhiali giusti. Si promettono il mondo, i ragazzi, e gli innamorati in genere e si concedono questo stupendo panorama. E da quassù, uno sguardo alla processione che lentamente termina il suo corso e lassu’, a contemplare, che le cose si spieghino e ce le spieghi in modo diverso. E chi, avvolto in questo cielo torinese c non vedrebbe l’amore con gli occhi giusti? (Non con gli occhiali). Con gli occhi giusti, e gli occhiali, riesci a prendere la vita in modo positivo. Ma quali?Una statua fa ombra, un po’ a tutti. Ma forse, meglio dire, protezione. In lontananza, Superga. Non la si vede molto bene, ma è la, a custodire nitidi ricordi. Il fiume scorre e riflette, luci, vita e amore Lasciata Piazza Vittorio, (dove stazionano degli enormi occhiali Generali) e i suoi locali, sul corso, la villa di un altro “profondo”, “rosso“, diverso da quello di oggi pomeriggio, dopo averlo fotografato e scritto. Dai Cappuccini, la vista è davvero mozzafiato. I Murazzi, le luci, le arcate, il passeggio in un via vai continuo, sotto questo balcone, dall’altra parte del fiume, che pare di rileggere il libro di Alice Corsi. Pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, universitarie, universitarie, …Tutto così magico. Tutto cosi molto… Passion…Passioni che muovono, anzi, smuovono le persone ad andare oltre.
Sulla e nella Mole Antonelliana (Natale a Torino)
Domenica e lunedì (antivigilia e vigilia) di ultimi acquisti, ultimo shopping, prima della grande festa. In molti “di fretta” col “panic Monday, (come negli Usa) principali ritardatari nei regali natalizi. Ansia da regalo. Un giro, quattro passi, per le vie del centro torinese: via Pietro Micca, Piazza Castello, via Po, una sbirciata in via Garibaldi. La tredicesima ha preso un’altra strada, o meglio, un’altra via, per tantissimi. Percorro lentamente via Po, con le sue luminarie, a destra, via Accademia, il primo Parlamento subalpino, il suo Museo Egizio. Altre luminarie. Percorro ancora via Po, la Facoltà di Lettere, un’occhiata da libro Cuore dentro la Cavallerizza (con i suoi ricordi, la scuola) e poi, diritto, fino ad arrivare al Museo del Cinema. La Mole Antonelliana è maestosa, con i suoi 167 metri. Decido di acquistare il biglietto: cupola, ascensore panoramico e museo del cinema. Pochi istanti e sono su. Torino ai piedi di questo gigante. Che bella Torino da quassù. La realtà con i suoi ritmi frenetici è come sospesa. Ridiscendo. L’aria, quassù, è gelida. Ho il biglietto anche per il museo. Nell’ampia base, una fila di poltrone rosse invita a rilassarsi. Mi siedo, anzi, mi spalmo, su una di quelle. Osservo la cupola. Ricorda tanto la polarizzazione della società italiana. Una base di povertà ampia. I piu’ ricchi diventano ancora piu’ ricchi. La base e la stella, simboli del giro di affari misurati in queste giornate, nella corsa agli acquisti. La stella ricorda i regali sempre piu’ costosi, quelli di lusso. Per pochi, ma mai in diminuzione, mai in cassaintegrazione. Quelli griffati, da grandi marche. La base, quelli da un euro, o giu’ di lì. Sempre sul pezzo. In fondo, quello che conta, è anche un semplice biglietto, sincero. Un augurio. Una vicinanza che continui anche gli altri 365 giorni. Ma come è composta questa base che ricorda la società attuale? Quasi il trenta per cento delle persone residenti in Italia è a rischio povertà. L’ascensore personale che avrebbe potuto, dovuto, portarmi sotto l’albero personale il contratto a tempo determinato, non è partito. Ormai non si comprende piu’ chi e perchè ha negato l’accesso. Come per tante altre persone. Si è parlato spesso di precari, dell’Amministrazione statale, 230 mila, con contratto in scadenza al 31 dicembre: per loro, bontà “governativa”, gentile concessione: contratto prorogabile fino al 31 luglio. Per noi, solo illusioni. Da settembre. Ancora per quanto tempo? Non è dato sapere. Due scioperi e nulla di fatto. Penso alla percentuale delle persone che non possono permettersi una settimana di ferie, lontani da casa: 46%; penso a quanti non riescono a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: 17%; a quanti non riescono a sostenere spese impreviste per 800 euro: 35%. Naso all’insù, verso questa cupola, le sue al, meglio, corridoi, i riservate al museo del cinema, i manifesti di film andati, locandine (tra questi Profondo Rosso, Così ridevano, girati a Torino, insieme a molti altri) riproposti, mai terminati. Dopo Mezzanotte. Anche prima. Mi accomodo beatamente su una di queste poltrone. Sulo schermo si proietta un film. Davanti a me, una coppia di turisti commenta il proprio. Provo a chiedere loro alcune impressioni sulla nostra città.
Forse è stato solo un sogno, commenta lei. Una deviazione dal solito binario, della solita stazione, forse un viaggio nel tempo, come nel film di Woody Allen “Midnight in Paris“. Quelle ore sospese in una dimensione senza spazio nè tempo, per cui nel giro di poche ore ti ritrovi a Torino. Forse L’adrenalina del viaggio, pazzesca. Quella esilarante sensazione di sfondare i confini dell’abitudine per vedere cosa c’è oltre, immersi nella città. Sensazione di essere piccoli, a sentir loro, di fronte a tanta maestosità, a quei palazzi così belli, antichi, grandi, anche se è evidente una certa discrepanza fra la parte vecchia e nuova della città. Che entusiasmo poi toccare con mano il cuore pulsante di una città così grande, così attiva, così elegante…l’estetica dei monumenti e delle chiese e dei palazzi, come Palazzo Reale, la Chiesa di San Lorenzo, la Mole…è stato spettacolare!!! Sia la panoramica notturna da cui si puo’ ammirare tutta la città distesa e la Gran Madre e il monte dei Cappuccini.Il Museo del Cinema è stato dolce, appassionante, una novità. Come il circolo dei lettori, l’ambiente che ho sempre sognato…perchè i libri, come il cinema, sono il rifugio dei sognatori.
“Previsioni capovolte” e “Tettamanzi sta coi poveri”
Consiglio vivamente di andare a leggere degli articoli che trovo essere davvero interessanti. La prima pagina odierna de l’Unità ad esempio, la trovo molto interessante: “Previsioni capovolte”. Il succo sta tutto nel fatto che la disoccupazione viaggia verso l’8%. Un altro giornale che consiglio di leggere è la Repubblica la quale parla di “Italia in profondo rosso”. Ma, un altro articolo molto interessante l’ho trovato anche sull’ultima pagina di Liberazione; una intervista a Dario Fo che afferma: “Perfino Tettamanzi ha scelto da che parte stare. E la sinistra?”.
Invece di parlare di povertà diffusa……si è data un’idea diversa con quel giornale ed i litigi interni a Rifondazione. Per fortuna il cambio, però, oggi un articolo di Liberazione torna a parlare di “conflitto di classe”.