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A Torino. Porte, balconcino e “Gelati ice”

Dalle Porte,  Palatine,  20150509_123706aTorino 9 maggio 2015.foto Borrelli Romanolla porte a di accesso al… balconcino. Torino.il balconcino.foto Borrelli RomanoOggi davvero…. sold out. Davvero una grandissima esibizione applauditissima,  probabilmente anche i turisti, in giro per Torino, da Valdocco, al Duomo, al centro di Torino ne avranno approfittato  complice una giornata che ci ha…”porta-To” alle soglie dell’estate. Cortile affollato e cosi via Mercanti. Quanto tempo e’ passato da quanto la stampa cittadina ci propose nelle pagine di cronaca questo grande evento che si ripete ogni domenica? Ma la grandissima sorpresa e’ stato…altro….”self”… la… gelateria self service…Torino,9 maggio 2015 foto Borrelli Romanosotto i portici, tra piazza Statuto e via Garibaldi,  la’ dove un tempo era il regno della carta,  della cartolibreria, con la sua scala e i regni sotterranei dei calendari, delle agende, racchiuse nelle vetrinette, e carta, tantissima…  ora una gelateria con macchinari anni ’50,  stile AmericaTorino 9 maggio 2015, Borrelli Romano. Entro,  mi aggiro incuriosito in questo nuovo regno. Le maniglie alle porte ricordano chi c’era prima:”f”.Torino 11 5 2015 foto Borrelli RomanoTorino piazza Statuto foto Borrelli Romano

Quell’odore di carta e quaderni e’ evaporato. Uno nuovo e’ pronto ad accoglierci. Foto Borrelli Romano.Torino 11maggio 2015Oggi si trova la gelateria di Erika e   Federico,  i proprietari,  moglue e marit,  Erika e Federico.Torino 11 5 2015 foto Borrelli R.mentre nel momento in cui entro,  al “self” tra i macchinari,  si aggira Daniele,  il dipendente.  Uno entra,  si accinge ad uno dei tre distributori, sceglie,  aziona la levetta,  si serv,  confezioba il suo cono,  o coppetta e si avvicina alla cassa,  per pagare la sua buona scelta,  dove ad attenderlo ci sono i “nuovi proprietari”di questa gelateria (secondo punto vendita in Italia. “Gelati Ice”,  Gelati e Ghiottonerie (Andreana Guariso,  punto vendit,  Busto Arsizio). Le bilance decurtano la tara e… il resto e’ davvero un regno da provare. Ognuno puo’fare la “cornicetta”al proprio gelato come crede.  Provare per credere e gustare. Dove?  Sotto i portici di piazza Statuto a Torino,  in via Garibaldi 46.  Là   dove un temoo c’era Faita. Da lunedi lo diro’ ai ragazzi a scuola. Le macchinette sono il loro regno e gia’ me li vedo. Davvero bello. Davvero belli. ps. Le condizioni per scrivere non sono ottimali in fatto di liberta’,  ma ottimali per il gusto. Sto difatti gustando un ottimo gelato…

Al femminile

Aspettare (seduta). Scrivere (a mano). Messaggiare (su cellulare). Sorvegliare. “Portami a vedere la Dora, portami a vedere la Dora“, chiedeva mio padre questa mattina dopo averla vista in foto, in compagnia del Po. “Dora chi?” Ho chiesto io. Dopo un attimo comprendo che il suo desiderio era quello di vedere le fontane in piazza Cln. Quelle per intenderci dove hanno girato Profondo Rosso, dove lui ricorda la Rinascente, la Marus con il “leone” e Zucca, oltre al famoso bus a due piani. “Ok. Si parte. Anzi, partiamo“. Tutto sembra un viaggio anche quando i metri da percorrere non msono poi molti. Piazza Castello, via Roma pedonalizzata, piazza San Carlo. Nel volger di poco e di pochi minuti scopro che la passeggiata e “tutto intorno a noi”  e’ tutto o quasi al femminile. Ma le due figure che hanno catturato ulteriormente la mia attenzione sono state una saggia signora, Heidi, tedesca, intenta a scrivere una lettera in un momento di relax, (e non so dire se all’ombra di qualcosa o intenta a prendere i primi raggi di sole). Seduta ad un tavolino di un caffe’ (“e’ uno de piu’ buoni” mi sussurra) lascia alle sue spalle il Duomo e le Porte Palatine. E’ intenta a scrivere una lettera…Chiedo gentilmente di scambiare due parole. E’ davvero un soggetto raro. Mi racconta che si chiama Heidi, che e’ tedesca ed e’ qui per turismo. E ovviamente le piace scrivere. Ha un cappellino bianco ed un cappotto blu. Non appena si accorge degli scatti anche lei ne produce uno, alla penna, e fissandomi negli occhi, ma non di rimprovero,  mi riversa addosso una quantita’ di azzurro e di luce.Torino 7 4 2015.Heidi.Duomo.foto Borrelli Romano Sa di essere una delle poche a scrivere lettere, non e’domenica e non potra’partecipare al concorso de La Stampa (o forse si), ma un paio di versi prova  comunque a scriverli. Li leggo. Ripiega e ripone il foglio nel suo quadernetto.”Il nostro momento cognitivo e’ ricco ma anche tanto rumoroso rispetto a quello in cui sono vissuta. Sa,  io sono una immigrante digitale,  quelli per intenderci… sa,  nel 1985… “E mi racconta una storia tra lbiro stampato e e-book. “C’era più silenzio,  un tempo.  Forse piu’ scrittura corsiva,  poesia su carta, scritta con penna, a caratteri liberi. Poco distante da qui, 140 caratteri, seduti ai bordi della Dora,  una poesia binaria, 1 /2 o 2 .0. Ammesso fosse…poesia. Ringrazio, saluto e recupero la mia strada. Dall’altra parte, una giovane ragazza in tuta mimetica sosttene un fucile. Fa parte dell’esercito che da qualche giorno staziona davanti al Duomo e si occupa di sicurezza e di vigilare.L’Ostensione della Sindone si avvicina e cosi la visita del Papa a Torino e a don Bosco.  Tecnicamente, quel fucile,  che modello  sara’? Chiedo se pesa e se e’ vero….poche parole, appena appena. Bisogna sorvegliare e guai a distrarre e distrarsi. ps. Ora prendo anche io un caffè in questo bel posticino, anzi, Casa Broglia (via Torquato Tasso 13) a due passi dal Duomo.Torino 7 4 2015. Piazza Cln.foto Borrelli RomanoTorino 7 4 2015.Heidi.Duomo.foto,Borrelli RomanoTorino 7 4 2015. in pzza Cln.foto Borrelli RomanoTorino Duomo 7 4 2015.foto Borrelli Romano

Ballando sotto la Mole

Torino 31 dicembre 2014, tabellone di Porta Susa, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Porta Susa. In attesa. Foto, Romano BorrelliTorino via Roma al passo della musica, foto, Romano BorrelliL’anno sta per terminare, quasi, là dove era iniziato. In una stazione. Come ricorderete, una ragazza, simbolo di molte, molti, partiva, per l’Argentina, in cerca di qualcosa. Lavoro, riposo, studio… Chissà quanti di noi vorrebbero andare. Viaggiare, anche in solitarietà. Purchè sia.  Fa freddo, qui a Torino. La temperatura è rigida. Un paio di treni provenienti dal Sud sono in ritardo. Uno, proveniente da Reggio Calabria “scarica” gente stanca ed esausta, con la schiena a forma di sedile. Pronti pero’ ad abbracciare parenti ed amici con la giusta forza da non farsi rovinare le ultime ore dell’anno e una buona bicchierata per l’augurio di un buon principioTorino 31 dicembre 2014, Porta Susa, foto, Romano Borrelli. Aspettando il Treno in ritardo. Un altro treno, da un po’ di tempo, non parte più e non lo menziona neanche quella carta gialla, sotto “vetro” tipo Pozzo orario, né tantomeno  vedere, cosicché il biglietto è rimasto al cancello ormai da un pezzo.   Come la rosa e come quanti si aspettavano il ritorno di Diego sulla scena del film, vero-vero,  andato in scena giusto un anno fa sulle colonne di una ringhiera di via Verdi e su quelle de La Stampa: “Un amore e la rosa”.Torino 31 dicembre 2014, Serming, foto, Romano BorrelliDi qui a poco ci sarà il “digiuno” del Capodanno, “non consumato” da tantissimi, al Serming e poi, la marcia. A seguire, la Messa.  Già, cosa succedeva questo pomeriggio, al Serming, quel grande contenitore di attività sempre in moto e ancor più nella giornata di oggi? Attività. Numerose. Ragazze e ragazzi sempre al lavoro. Intenti a preparare cartelli,Torino 31 dicembre 2014, Serming, preparazione cartelli, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Serming. Preparazione cartelli. Foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, preparazione cartelli. Foto, Borrelli Romano per questa sera, per la marcia, fino al Duomo, dove ci sarà la Santa Messa,  mentre, nello stesso tempo,  nelle case private, ristoranti o altro, le “camminate” saranno altre, dettate dalla musica delle posate, dal palato, delle mascelle. Sempre in movimento. Bandiere e candele accompagneranno la marcia lungo le strade di Borgo Dora, attraversando Porta Palazzo, le Porte Palatine,Torino 31 dicembre 2014, Porte Palatine, foto, Borrelli Romano (bellissime, restituite, dopo i lunghi lavori, ai torinesi) via XX Settembre fino al Duomo. Torino 31 dicembre 2014, Serming, bandiere, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Serming, candele, foto, Romano BorrelliAll’interno del Serming, in ogni ambiente, gruppi al lavoro. Al servizio. Del prossimo. Osservo, dialogo, saluto. Esco. La mongolfiera sul piazzale, ferma, in attesa. Il freddo è pungente. L’area dei mercatini ormai è sgombra. Di tanto in tanto qualche petardo lanciato dai balconi accompagna il cammino di molti e lungo la strada che da qui, dal Serming, dalla scuola Holden, ci  conduce al mercato, di Porta PalazzoTorino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, foto, Romano Borrelli (2), il più grande mercato d’Europa all’aperto. Torino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, foto, Romano BorrelliVivace e trasversale. Colorato. Una babele di lingue. Un’infilata di gazebo, di tende, e sorrisi che si allargano, quelli dei più piccoli. Bimbi intenti a giocare, con niente. Mi offrono una fetta di panettone. Ringrazio. E’ bello vederli giocare e divertirsi.Torino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, auguri bambini. Foto, Romano Borrelli Mi fanno pensare al bambino di amici, Gioele, che ama giocare, come tutti i bambini, con mamma e papà. Un mondo nel mondo. Scarpe, abbigliamento, di ogni tipo, per ogni genere. E ancora frutta e verdura. Al coperto, carne, formaggi, pronti per essere venduti: dalle vetrine degli stand alle vetrine della tavola di casa e dei ristoranti. Il mercato è vivo. La gente, nonostante si stia facendo sera è dinamica. Veloce. Arriva, compra, sparisce. Fiato e fumo da ciascuno. Mi avvio verso il centro. Dove lentamente, anche se in anticipo, la gente pensa già a ballare. Sotto la Mole. Di qui a poco, Paolo Belli intratterrà la piazza fino al brindisi di fine-inizio anno. “Meno, meno, meno…”sarà il mantra, in questa come in tutte le piazze d’Italia. “Nessuno dei torinesi lo lascerà più solo”, questa sera. Torino 31 dicembre 2014, Piazza San Carlo. Ballando sotto...la Mole. Foto, Romano Borrelli Qualcuno ricorda la sua bella canzone di anni addietro? In molti, tra via Roma e la piazza e la galleria e in ogni luogo possibile di questo coloratissimo centro Torino 31 dicembre 2014, centro di Torino, foto, Romano Borrelli provano il “lindy hop”, sulla scia degli anni ’30.  Altri si muovono e ascoltano al tempo della musica, da violino. Da via RomaTorino 31 dicembre 2014, via Roma. Foto, Romano BorrelliQualcuno asserisce che da qui, piazza San Carlo,Torino 31 dicembre 2014, Piazza San Carlo, foto, Romano Borrelli è un film d’amore. E non si paga neanche il biglietto. Si accomoda e si gode lo spettacolo.Torino 31 dicembre 2014, via Roma e il film Piazza San Carlo, foto, Borrelli RomanoE allora apprestiamoci ad iniziare nel migliore dei modi questo 2015.  Un anno faticoso ma ricco di soddisfazioni, un anno dove il si deve si è imposto sul “fa piacere”, un anno  lungo un’attesa, ma anche il coronamento di un’impresa, anche con poca intesa e qualche rottura. Un anno ricco di luci, che resteranno accese, ancora e ancora.Un anno di  un amico e della sua famiglia che mi conferiscono  il loro augurio “con la convinzione che il vento prima o poi cambierà direzione e le nostre vele si gonfieranno”. Un amico, Massimo ( il libraio), mi ricorda quanto segue: “Com’è povero un cielo senza sole, un uomo senza sogni… Il pane non basta: ci vuole un sogno per farlo più buono. Ti dà più forza del vino sincero un sogno che ha fretta che da te solo aspetta di diventare vero”. (Gianni Rodari). I sogni…i sogni aiutano a costruire un mondo diverso…è il sogno che spinge a viaggiare, ad andare oltre, aspettare, costruire. Sognare.

Intanto, “meno”, “meno”, “meno” e’ gia’ cominciato, non solo in piazza, e fra poco il saluto all’ anno che verra’. Fra  qualche ora sapremo anche a chi appartiene il primo vagito, se sara’ maschio o femmina,  e se, se, se…

Intanto, il Presidente della Repubblica, nell’augurarci un buon 2015 annuncia anche le possibili dimissioni. Anzi…normate dalla Costituzione.

Ps. Per chi ha voglia di renderlo ancora più dolce, questo fine d’anno ( e inizio), in piazza, bhè, da queste parti ci saranno i gofri di Massimo.

Quando “la porta nel cuore”

Cuore di Torino. La porta nel cuore. Foto Romano BorrelliOgni città possiede una, cinque, dieci porte. Forse più. Di ogni tipo. Dal monumento, al mercato, alla stazione ferroviaria. Porta Palazzo, Porte Palatine, Porta Nuova, Porta Susa. Porta Portese, Porta Garibaldi… Ma diciamoci la verità: la bellezza di quando “la porta nel cuore” è davvero una sensazione unica, personale, indescrivibile per quanto la si gridi e la si esterni. Identica cosa, per la par condicio, quando “lo porta nel cuore.”  Forse complice  il fatto che siamo alle porte dell’estate tutto “calza” a pennello per scrivere, descrive, disegnare nel migliore dei modi la situazione.  Espadrillas ai piedi e “la porta” nel cuore ovunque. Tra pochi giorni il rompete le righe nelle scuole sarà quasi totale. Con l’eccezione dell’appendice esami. Una piccola coda. Un’altra “porta” d’accesso, per l’università. ”  A proposito di scuola. Qui, “La porta nel cuore” è più  evidente. Una certa complicità e qualche abbondante risata descrive la grande opera d’arte fin dal suo fiorire. Via vai continuo, al pari di via Roma o via Garibaldi. Il corridoio, il cuore del cuore. Corta o lunga, la strada da fare, basterà lasciarlo camminare, il cuore. E’ la grande  “questione” del cuore. E anche di scarpe, quando la strada è lunga.  L’estate è alle porte. Quando “la porta nel cuore” è sempre estate.

 

Ps. Quando “la porta nel cuore”  non e’ il mansionario che impone di portare-accompagnare la puoooooortaaaa, ma e’ il cuore che “sente di portare la puoooooorta”. A scuola quando “la puoooorta nel cuore entra  “e’davvero di classe. Qualche professoressa bisbiglia:”e’ proprio tanto carino. Stanno bene insieme”.Speriamo non la chiudano, in questo caso, e che di qui al termine delle lezioni portino un bel po’ di sole in classe”. Mani nelle mano e capelli che rimbalzano sulle spalle ad ogni incedere”. Anche dovesse dirlo il mansionario qualcuno vigilera’ ugualmente “la puooooooortaaaa”. Lasciamola aperta, questa volta.

Scarpe Espadrillas. Benetton. Torino. Foto Romano Borrelli

Cani finti nei pressi del Duomo e Porte Palatine

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Cani finti nei pressi del Duomo-Porte Palatine e….Forse un invito ad istituire un’area per cani?..Mha, chi lo puo’ dire.

Ho provato a fare un paio di telefonate, nella giornata di oggi. Al museo e all’area archeologica. Il primo non era competente e si trova distante dall’area considerata, l’altra ha ascoltato e risposto. Mi è stato detto che i cani, finti, sono stati posizionati da alcuni mesi. Ma senza motivo particolare.

Per la cronaca, invece, sulla strada, dove si trova davvero di tutto, un cartello di lamentele. Per l’uomo. Non per il cane. I cani, non hanno responsabilità.

 

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Freddo e pioggia alle…Porte

DSC00588Piove. A Torino. Anzi, pioviggina. A tratti. Ora si, ora no. Fa freddo. A Porta Palazzo, tantissima gente. A “macchia di leopardo” in un’area ottogonale. In altre arre, a gruppi, si scambiano notizie “mondiali”. Una babele di lingue. Nell’area mercatale non si capisce se oggi è domenica o un giorno feriale. Nell’area storica, che a tratti pare di essere a Roma, le Porte Palatine,  sono state “vestite” con un “impermeabile”. Probabilmente per non prendere troppa pioggia. Una nuova collezione K-way nella giornata Fai, bussa alle…”Porte”. Nuova “Moda”, moda nuova, in Circolo? Con gli “occhiali per vederci meglio”, troviamo chi le  ha viste indossare una sorta di impermeabile, chi un k-way, chi……le ha trovate bellissime, come un abito da sposa. E belle, le torri, sono belle. E poi, nel linguaggio, non solo degli scacchi, insieme alla “regina”, le torri, hanno una “movenza” davvero particolare. La regina infatti, sa tanto di “cuore”. Muove come gli pare e si propone “all’altro”  con una sua eleganza;  la torre, con la sua movenza ad L, pare sempre incline al… “love“. Come che sia, da queste parti,  la primavera pare essersi persa per…strada. Sulla strada, resta altro. Petali bellissimi. Persa. Perduta. Anche senza la nebbia, che, a dire il vero, quest’anno, almeno da queste parti, non ha garantito una certa continuità. Assente giustificata.  A dire il vero, poco pervenuta. Ho provato a domandare, se qualcuno, per caso, l’avesse vista. La primavera. Con il dito,  quel qualcuno immobile come una statua mi ha indicato, “più in là”. Quando i tempi saranno maturi. Veramente, siamo già nel secondo giorno, d.p. (dopo primavera, che fa tanto, “doc”) e ancora non si è fatta vedere. In ogni caso, come anticipato da questo blog, “se non ci sei, ti aspetto”.  E noi, la aspettiamo fiduciosi. E purtroppo, “ben tornata”, ancora non possiamo affermarlo. Era solo un falso indizio, quel “quasi primavera”. E noi, fiduciosi, aspettiamo ancora. Intanto, l’orologio, con le sue lancette, il suo bilanciere, e la valvolina ci ricordano il passare lento del tempo. Solo e soltanto il passare del tempo? Per ora, si. I profumi che si sentono per  le strade di Torino ci annunciano che l’ora del pranzo è quasi arrivata. Quel dito che sembrava spostare più in là “la primavera” sembra aver azionato un congegno. La campana batte il suo tempo. E’ l’ora di pranzo.DSC00591

Piazze torinesi a colori

DSCN3545DSCN3544Passando idealmente lungo la manica che da Porta Palazzo giunge a Piazza Castello, attraversata l’area antistante le Porte Palatine, costeggiando il Duomo, di Torino, un tripudio di colori coglie ogni passante. Il suolo bagnato ne esalta le tonalità. Blu, rosso, giallo. Colori riflessi, sul selciato. Gruppi che stazionano in attesa di qualcosa, di qualcuno. Un tram, un bus, un taxi. Amici, una donna.  I carretti, muli di una qualche forma di globalizzazione, dopo aver trasportato durante il giorno ogni mercanzia proveniente da ogni dove e giunta poi sulle nostre tavole per essere consumata,  sono oramai a riposo e così il lavoro.  La notte che diviene il sbato. Nel vecchio. La notte che diviene domenica. Nel nuovo. Nel cuore della piazza, una vecchia fontana diviene ormai da anni  punto di ritrovo per alcuni, di oggi e di ieri. “Così ridevano”, un film che narrava ieri e continua a narrare oggi una Torino che per alcuni versi pare identica nella trama potrebbe essere ancora un film di prima visione. La vecchia stazione ferroviaria Torino Ceres, posta su corso Giulio Cesare,   è ormai alle spalle così come il Serming, la scuola Holden, con i suoi aspiranti scrittori e scrittrici pure,  e il fiume  Dora, con la sua corrente veloce che sembra trascinare via molto, pensieri compresi. L’unica cosa rimasta, pare essere il vapore, merito del binario, dei binari, che disegnavano l’asfalto cittadino, un tempo.  E un tempo, un casello ed una croce di Sant’ Andrea presidiavano il territorio. La luce rossa si alternava, il casellante scendeva, le automobili si fermavano. Anche qui, un gruppo prova a fantasticare sull’escatologia. Altri vorrebbero librarsi per provare a contare quanti amici prenderebbero parte al funerale.

Il Duomo offre ancora accoglienza a qualche pellegrino, qualche credente. Lasciato alle spalle il Duomo, i suoi gradini e il porticato di qualche ufficio comunale dove hanno trovato riparo alcuni giovani, e la loro chitarra, entriamo in quello che un tempo era un parcheggio. La piazza dona alla vista alcune sculture e un gioco di luci incredibilmente bello. Più in là, i portici di via Roma con piazza San Carlo e Porta Nuova.

Alzo gli occhi al cielo e penso che solo quei colori, solo questo cielo sono capaci di regalare emozioni così forti, intense.

Porta Palazzo

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L’altra settimana, sono sceso per strada, munito di registratore, blocchetto, e macchinetta fotografica. Avevo desiderio di fissare qualche immagine, e con esse, delle emozioni. Mie, altrui.  Cogliere l’attimo. Lo stato d’animo che conta. Trasmette.  Avevo necessità di rivedere, raccontare nel mio io,  un posto che ha scritto la storia. Prima. Dopo. Durante. Sud. Mercato. Stazione.  Treni antichi. Dialetti. Incroci. Profumi, di ortaggi, frutta. Dei tanti Sud.  Volevo rivedere, raccontare Porta Palazzo.  Circoscrizioe 7. Il mercato, Porta Pila, con i suoi carretti, appena depositati, a riposare per la notte.  Il suo pavimento bagnato, lavato, di lacrime e sudore, fin dalleprime luci dell’alba.  Le sue fermate di bus e tram. Il 4, che sembra un treno, con la sua direttrice Nord-Sud, Mirafiori-Falchera. Mirafiori, luoghi di operai, Falchera, un tempo quartiere dormitorio di Torino. Non piu’, ora, nè una nè l’altra. Il  4, col suo snodarsi. Scendere, salire. Il controllore a bordo come negli anni settanta. Il 16, circolare destra, circolare sinistra, con identico capolinea, Piazza Sabotino. La tettoia, l’orologio, luogo di incontro. La nostra lampada Osram, formato stazione Termini. E a proposito di stazione, la vecchia Torino-Ceres. Vapori di treni antichi, andati, fermi, come “a deposito”, come alcune lettere in francese. E poi, il Duomo, la Sindone, le Porte Palatine. Dalla parte opposta,  poco distante, il Balon, con le sue cianfrusaglie, oggetti antichi, usati, nuovi, e Borgo Dora, il Maglio, il Serming. La Mongolfiera.Tutto concentrato in un pizzico di Torino.  Fiaba, non vuota, come certa  politica, sopra questo cielo plumbeo che avvolge il palazzone agli inizi di corso Giulio Cesare.  Con le anime che vagano, alla ricerca di qualche ortaggio, qualche frutto, per passare la serata, rimasti  dal mercato. Ho provato a chiedere, una riflessione a chi come me restava estasiato davanti a tanta bellezza di tanti colori, lasciati per la notte.

“Scende la notte e la vita riposa. Il movimento, l’automatismo con cui svolgo le mie occupazioni di routine lasciano spazio ai pensieri, alla memoria, alla fantasia, al romanticismo che gonfia il cuore di poesia. Anche ai sensi di colpa. Sarà per questo che amo la notte. C’è più spazio. E così, a Porta Palazzo, anche se buia e deserta, riesco a sentire l’ebbrezza che provoca l’allargarsi dell’orizzonte. L’incontro con una pelle diversa, una lingua diversa, uno stile di vita nuovo. Riesco a sentire la linfa che sale dalle radici, quelle che ritrovi anche se sei in capo al mondo, quando vedi un prodotto tipico o senti il tuo dialetto, che potresti riconoscere in mezzo al caos più sonoro. Un’ eco che rimbalza sul cuore prima di arrivare allla testa. Riesco a sentire voci che si accavallano e profumi di quel mercato, il più grande d’ Europa, ne avverto il senso di smarrimento iniziale, che piano piano si organizza e diventa curiosità. E poi voglia di stare al mondo. Accade qualcosa di magico…lo spazio dell’Io, un punto quasi impercettibile, diventa un grande ottagono che comprende radici e rami che si proiettano verso il nuovo. In verticale, fino a toccare il cielo, e in orizzontale, verso l’incontro con l’altro. E’ una questione di spazio, quello che vedi con gli occhi dell’anima. E che ti fa apprezzare Porta Palazzo con tutto il cuore.”