La sedia della maturità è “lucidissima”
come mai lo è stata lungo il corso degli anni, di forzata e anche sforzata attività, mentre la tesina, con un velo di tristezza, oggi, sta per congedarsi; ad esser chiari, ha conosciuto una brevissima esistenza, la tesina, (la sua), tra alti e bassi, fortune e sfortune, “uccisa”, forse, in culla troppo presto. E ora, che la cronaca diviene storia, di cose da raccontare, quella tesina, certamente ne avrebbe da dare in pasto a noi, consumatori di storie. Intanto, ride e sorride sotto i suoi “4 baffi”, sostegno e stampelle per lei e candidati, di ieri, di oggi e domani. Anche senza tesina. “Lucida”, perché la recente candidata che ho avuto modo e piacere di ascoltare è stata esauriente, brillante, concisa. Lucida, la sedia, per essersi accomodati tante candidate e candidati .
La candidata alla maturità si presenta alla commissione e al pubblico presente per assistere e “assisterla”con una bellissima tesina dal titolo che promette bene. Orecchie e occhi ben aperti, perché l’argomento scotta fin dagli inizi della narrazione, cioè, dai tempi di Marx”: “Dalla Storia alle storie”(candidata V. M. indirizzo socio-sanutario). È il racconto di tre generazioni operaie (identica famiglia) nella stessa fabbrica, zona sud del torinese, a cavallo tra Moncalieri e Trofarello. “Tempi duri”, ci chiarisce la candidata, per tutte e tre le generazioni ma anche dolci, i suoi, il suo tempo, i “suoi tempi”, accordati tra studio e attesa, nell’attesa che i turni terminassero . Le storie, “quelle non solo della domenica”, (come giustamente cita la candidata) ma di una settimana intera, per una vita, tra presse, grasso dei macchinari che cola, olio e tute blu, al lavoro e lavate e appese ad asciugare ad un sole che ha solo il gusto del presente. Si, tute blu. E dire che qualche storico ne sosteneva la fine, della storia, teorizzandone, di conseguenza la fine, del lavoro. La Storia, raccontata attraverso le storie delle tre generazioni, a cominciare dagli scioperi di marzo del 1943 a Torino. Poi ancora l’accordo italo belga del 1946, la tragedia di Marcinelle (8 agosto 1956) , il ritorno agli scioperi operai del marzo 1943, considerati il “seme della Repubblica”, e “seme della Costituzione”. Gli scioperi del marzo ’43, la “grande spallata” alla caduta del fascismo. E ancora, la Resistenza, la Costituzione (sostanziale e materiale, come richiedeva uno dei titoli del tema e come la candidata chiarisce il senso della traccia pur avendo preferito il tema sulla “solitudine”), Marcinelle, Mattmark, cause, conseguenze, la ricostruzione, italiana, il boom economico, il movimento studentesco del 1968, quello operaio del 1969,( e “La meglio gioventù” ), lo Statuto dei lavoratori, la sua struttura. Il mondo del lavoro oggi e i lavoratori, letto attraverso le lenti e articoli della Stampa, le delocalizzazioni e la finanziarizzazione dell’economia, la globalizzazione, i mercati. La tesina cominciava con una frase di Olivetti, e guarda caso, recentemente, a Ivrea è stato conferito il titolo di “patrimonio” umano… quando si “dattilografava” era tutto così bello… Una bella tesina, e una sedia “lucida” perché oramai, la sedia tornera’ sotto il banco mentre la tesina, la povera tesina, seppur cosi giovane sta per andare definitivamenre in pensione. Un vero peccato. La candidata continuava a raccontare poi, (per una parte in inglese) le storie al lavoro in un mondo che cambia. Dal lavoro al nuovo voncetto di lavoro, avrebbe detto altro candidato. Poi psicologia (il lavoro in carcere e forme di retribuzione) diritto (cooperative, snc… ) italiano (Ungaretti, decadentismo), storia (resistenza, partigiani, 8 settembre, armistizio) fino ad esaurire la sua prova in modo davvero…. maturo. I suoi libri trattengono tutti gli odori della fabbrica, e si spargono, con classe, la sua, da pagina 100. Vorrà dire e dirci ancora qualcosa?
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L’amore con gli occhi giusti. O con occhiali, giusti
Aspettando il “colore” cangiante della Mole…arrampicato fin quassù, sul monte dei Cappuccini, a “vedere” una Torino diversa, sotto una luce ancora migliore, sensibile, accogliente, solidale, ancora più bella.Mondiale. Con gli occhiali giusti, seduto su di una di queste panchine, che somigliano a tanti altari iinnalzato, si riescono a vedere i confini della nostra città e punti passati della nostra biografia “storica”.Moncalieri, Rivoli, Caselle, Superga, e per ciascuna di queste centinaia di ricordi, che affiorano, lentamente. Questo piccolo monte e’ una lanterna magica, una macchina da presa, e una macchina del tempo. Una macchina che guarda avanti, con occhi nuovi. Ai nostri piedi, il mito della velocita’, qui, qualcisa di eterno, un incongro con noi stessi e con altro. Una piccola processione, con frate in testa, passa cantando. Giovani che mai avresti pensato passare da qui, a pregare e cantare. Il frate alla testa è di quelli tosti. Lo osservo attentamente. Sul suo viso paiono scritti i versi del Vangelo di Giovanni. E cosi presumo che sia. E li trasmette, con le le parole, i gesti, gli esempi. Tra le mani, una Croce”. Immediatamente rifletto sulla cristologia implicita ed esplicita. Chissa’. Periodo di Passione.Sulle panchine qualcuno scarta la sua cena: qualche tozzo di pane, una bottiglietta d’acqua, due chiacchiere, per chi ha poco e nulla più da offrire e di che nutrirsi. Quando la Parola conta.E aiuta a comprendere meglio il senso della parola e interpretare il silenzio di quelle persone che se ne nutrono. Sul cornicione di questa terrazza panoramica che fa tanto balcone di Giulietta e Romeo, coppie che pensano e ripensano l’amore e ridefinendolo finiscono per accoglierlo in maniera migliore. Ah, i contenuti. Da qui, si contempla, e lo si riesce a chiamare e definire in modo migliore, con gli occhiali giusti. Si promettono il mondo, i ragazzi, e gli innamorati in genere e si concedono questo stupendo panorama. E da quassù, uno sguardo alla processione che lentamente termina il suo corso e lassu’, a contemplare, che le cose si spieghino e ce le spieghi in modo diverso. E chi, avvolto in questo cielo torinese c non vedrebbe l’amore con gli occhi giusti? (Non con gli occhiali). Con gli occhi giusti, e gli occhiali, riesci a prendere la vita in modo positivo. Ma quali?Una statua fa ombra, un po’ a tutti. Ma forse, meglio dire, protezione. In lontananza, Superga. Non la si vede molto bene, ma è la, a custodire nitidi ricordi. Il fiume scorre e riflette, luci, vita e amore Lasciata Piazza Vittorio, (dove stazionano degli enormi occhiali Generali) e i suoi locali, sul corso, la villa di un altro “profondo”, “rosso“, diverso da quello di oggi pomeriggio, dopo averlo fotografato e scritto. Dai Cappuccini, la vista è davvero mozzafiato. I Murazzi, le luci, le arcate, il passeggio in un via vai continuo, sotto questo balcone, dall’altra parte del fiume, che pare di rileggere il libro di Alice Corsi. Pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, universitarie, universitarie, …Tutto così magico. Tutto cosi molto… Passion…Passioni che muovono, anzi, smuovono le persone ad andare oltre.
“Che lotta di classe”
Torino 20 marzo 2009. Questa mattina, come promesso a me stesso, come impegno nei confronti di amici lavoratori conosciuti nelle varie manifestazioni a tutela del proprio lavoro mi sono recato presso l’Unione Industriale di Torino, luogo di “concentramento” e di avvio dello sciopero nazionale dei lavoratori Indesit. “Indesit in piazza. Faccia qualcosa anche il governo. No allo stop. Salviamo i 650 operai di None”, titolava La Stampa di oggi “Indesit, None forse non chiude. Manager al lavoro per un piano alternativo, però con tagli” era il titolo de La Repubblica. Ho pensato alla parola magica “manager”; una parola con conseguenze mirabolanti. In ogni caso, durante il tragitto, incontro alcuni amici che mi richiedono per l’ennesima volta per quale motivo sentissi necessaria la mia presenza. “Trasversalità”, “solidarietà”, “vicinanza”, sono le parole che più mi risuonano. Anche se, leggermente un interrogativo si apposta su di me facendomi riflettere: “scuola” o “fabbrica”? Entrambe, mi dico. Così vado avanti con la giusta coerenza (a mio modo di vedere). Appena arrivato, nei pressi dell’Unione Industriale, verso le 9, il colpo d’occhio offerto dalle persone e dagli striscioni presenti, mi faceva pensare che oggi, saremmo stati dinanzi ad una manifestazione un po’ diversa rispetto a quella di due giorni fa. “Uniti per non morire” avrebbe potuto essere il titolo di un resoconto giornalistico.
Operai in cassa integrazione, operai con il rischio di non entrare più nella propria fabbrica, operai con un destino triste, vacuo, nebbioso, ma con una marcia in più e con un solo obiettivo: “apparecchiare diversamente il mondo: non per loro, ma per i propri figli”. Vedo tantissimi scatoloni, che rappresentano elettrodomestici: presumibilmente lavatrici o lavastoviglie; penso, a come nonostante le difficoltà enormi, tutti quegli operai abbiano trovato anche il modo per “addolcire” la rabbia; un dolce amaro, che non poteva essere una zeppola. 650 operai affiancati dai 30 sindaci dei Comuni pinerolesi.
Tantissima gente, affiancata da altra proveniente dal resto d’Italia: Fabriano, Caserta…tutti motivati a far sentire la propria voce. “Noi la vostra crisi non la paghiamo”. Uno slogan? Altro che slogan: persone, famiglie, bisogni! Il corteo parte, alla testa un carro, molto rumoroso, e percorre le strade e i corsi di Torino: Corso Galileo Ferraris, Via Cernaia, via Pietro Micca, Piazza Castello, la meta finale. Durante il corteo mi muovo un po’, complice anche il freddo polare (rispetto alla giornata di ieri).
Gli striscioni e gli slogan, urlati e scritti, sono stati elencati. La mia perplessità iniziale, se appartenente a “scuola” o “fabbrica” evapora nel momento in cui vedo alcune personalità come Boccuzzi (con cui sono riuscito a scambiare qualche parola nel momento in cui ha acquistato una copia di Lotta Comunista) e Ciro Ferrentino. Quando li vedo penso alla grande tragedia, ma il pensiero che avevo ieri, quello “del vedo, non vedo” mi fa pensare alle ultime elezioni: come facevano ad essere così entusiasti tanti ragazzi quando nella lista del Pd c’erano “politiche non negoziabili”? Come potevano stare insieme un “padrone” ed “un operaio”? Sono sicuro che se stavano bene loro, come sicuramente ci stanno, oggi, a maggior ragione, stavo bene anche io: scuola e fabbrica. Ed è stato bello stare “in ferie” con voi.
Un ringraziamento a Sergio Dalmasso che è stato un infaticabile “ascoltatore” e di grande compagnia, oltre che a tutti i compagni di partito, che oggi erano in gran numero. Un grazie ancora a Juri Bossuto che tante energie ha messo nello stare vicino ai numerosi operai oggi presenti e, sulla presentazione della legge regionale a proposito delle delocalizzazioni e come evitare i suoi problemi. Da questa pagina, da questo blog, un incoraggiamento a Barbara, presente sia alla manifestazione della Flc scuola che oggi. Coraggio Barbara. E un altro incoraggiamento a superare ogni difficoltà di sorta all’amica Barbara della SKF, e a tutti i suoi colleghi di lavoro che scrivono e commentano cone energia e voglia di esserci.
Spero che questa manifestazione faccia uscire, come afferma Airaudo, l’Indesit da una posizione di ambiguità. Nonostante ciò, la crisi continua, con la cassa alla Denso e alla Teksid (vedi La Stampa).
Gli slogan apposti sui cartelli:
“Il lavoro é un diritto. Delocalizzare é un delitto”.
“E come dice Vasco, “Senza parole”, e noi diciamo “Senza lavoro”.
“Italia zero, Polonia 600”.(due bandiere, una italiana, l’altra polacca, apposte su uno scatolone di lavatrice).
“A.A.A. Azienda Cabind: imprenditore vero cercasi”
“Cassa Integrato Comau solidale con i lavoratori Indesit”.
Gli striscioni:
Non siamo in vendita. Lavoratori e lavoratrici Indesit None
RSU Johnson Electric Moncalieri (To)
RSU Valeo Sistemi Illuminazione Pianezza (To)
Fiom Indesit Comunanza (AP)
Fiat New Holland Consiglio di Fabbrica Fim Fiom Uilm
Fiom Lavoratori Cabind
Fim Fiom Uilm Ansaldo Piossasco
RSU Dayco Chivasso
Tutti insieme lavoratrici e lavoratori carrozzeria Bertone
RSU Fim Fiom Uilm Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni Torino
Associazione lavoratori pinerolesi
Le persone presenti.
Tutte quelle investite da seri processi di “ristrutturazione”, in un territorio che come recitava La Stampa ieri, ha visto volatilizzarsi circa 100.000 posti di lavoro. Persone, lavoratrici e lavoratori che qualcuno ha voluto si piegassero alla fabbrica, alle regole del mercato; ma non andrà così, ne sono certo. La partecipazione è stata grande, immensa; già alle nove nei pressi dell’Unione Industriale, la rabbia era evidente, ma come sempre “contenuta”. Slogan forti e diretti e nonostante i 25 anni di attacchi continui delle politiche neoliberiste, la classe operaia mantiene la sua dignità.
Fra i presenti il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Sergio Dalmasso, sempre e comunque con i lavoratori in difficoltà; molti della Cabind, dell’Indesit e di altre realtà hanno riconosciuto il ruolo di un infaticabile compagno di lotta, sempre presente, Juri Bossuto. Fra i militanti presenti, quelli di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sinistra Critica. A tenere lo striscione della Thyssenkrupp, Ciro Argentino e Boccuzzi.
Spot Cgil per la Manifestazione Nazionale al Circo Massimo di Roma del 4 Aprile 2009
Numero 1 Giornalino del Blog Romano Borrelli
Stamattina si è fatta una breve raccolta di alcuni articoli del blog e, così creato il numero 1 del giornalino del Blog Romano Borrelli: giornalino di sole 4 pagine. Il download del file pdf è disponibile: Numero 1 Giornalino-Blog-Romano-Borrelli