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Prima Comunione

“Sotto la pioggia”, e non è  soltanto una canzone, ma una  pioggia,  purtroppo, molto incessante, che  non accenna proprio a smettere, oramai da ore sulla città  della Mole come nel resto della Penisola. Il suo rumore, poco poetico, e mica da “pioggia nel pineto”, fino a poco tempo fa, ci teneva incollati, avvolti tra le coperte calde, nel  tepore di una lunghissima notte primaverile, nel nostro sano, buono e giusto riposo domenicale. “Buona domenica”, potrebbe essere la canzone adatta,  capace di farci compagnia, ma sotto la pioggia, in una giornata da Prima Comunione, proprio no.  Non è  da “Una giornata uggiosa” perché    non è  proprio bello, e  non sarebbe giusto definirla così. La Prima Comunione è da ricordare, per sempre, col vestitino, bianco, le scarpe nuove, il pranzo, i pasticcini alla panna, la torta, il pranzo  le foto ricordo, il sole fuori e “Quello” dentro. Una giornata “dalle cose nuove”, come ci hanno ripetuto letture e sacerdote. Ma ora, dal letto a fuori, siamo solo agli inizi di una lunga giornata. In mezzo ci sono i vestiti da scegliere, per la cerimonia, la porta di casa alle spalle, le pozzanghere, che sono “specchi” dove ritrovarci, nel qual caso ci fossimo smarriti,  e il tiro a segno per macchine in corsa nei pressi dei pedoni. Centrare la pozzanghera e bagnare il pedone, sport  preferito da certe tipologie. Visi da domenica mattina, in attesa del semaforo verde, rilasciano profumo di dopobarba alla menta, giornale sotto il braccio, nella mano destra il guinzaglio del cagnolino e nella sinistra un ombrello ben aperto. Semaforo verde e via, verso la metro, direzione Monte Grappa, per  la Prima Comunione di L. E nei ricordi, la mia, con quel gusto di pasticcini alla panna e alla crema e la telefonata del nonno che anticipa il suo regalo: “l’orologio della Prima Comunione”.

Torino, città “aperta”. Da “leggere”

Strada facendo
Torino. Piazza Castello. “Strada facendo. L’amore e il suo corso. In piazza”.

La primavera, finalmente. Su tutte le porte.  La grande bellezza in “salsa” torinese si “offre” ai torinesi,  e turisti in ogni suo angolo. Meglio, sotto forma di “crema” gianduia. Una “città da leggere”. E quindi da “assaporare”.  Non solo “Torino, città aperta”. La città della Mole è un libro aperto. “Strada facendo” si aprono vite e  piazze reali. In due, poi, la visuale è migliore. “Un uomo che legge vale il doppio”. Due che leggono poi… Dopo il lungo autunno, in cui, a farla da padroni, un po’ per le giornate più corte, un po’ per le poltrone comode erano le piazze virtuali, finalmente ci si riappropria di quelle reali. Di piazze.  E non solo quella antistante la “Chiesa reale”.   Luoghi di grande bellezza, riconoscibili ovunque. Il tram storico che continua a girare in questa “metà” di ex “coppa rotatoria” e “dolci metà” che la percorrono tutta.  Occhi in su e occhi negli occhi. Piazza di zucchero e “miele”.  La “luna” avrà modo di arrivare. Ora, solo e soltanto miele.  Ogni cosa a suo tempo. Ora è il tempo di camminare e godersi questa bellezza. E l’amore. Che è simile al testamento. L’ultimo annulla tutti gli altri.  L’aiuola ai “piedi” della bicicletta bianca ha preso colore e vedere la città con “occhiali diversi” aiuta a mettere a fuoco  i “suoi colori”. Un invito a “vederci positivo”. Le tazze di  cioccolata fumante  hanno lasciato il posto al gelato in un tripudio di creme e frutta. Sotto i portici, in via Po, e non solo, si registra “il tutto esaurito”. Gruppi di “saggi”  torinesi si raccontano il nuovo corso di vita sperimentato e in via di sperimentazione,  con il “silver co housing”, una strategia resistente al costo della vita. Ma non solo. Una riscoperta e una “rilettura” delle nuove offerte che la vita pone. Nel breve, nell’ambito delle iniziative dell’Università, questi “ragazzi” si danno appuntamento per una “presentazione”. Di un libro. Da bravi ragazzi, e ragazze, cercano sempre, in qualsiasi modo, “La forza di una donna”.  In questo caso, pero’, la presentazione è di un libro.  “La forza di una donna“, di Patrizia Berti. Per l’appunto. Un appuntamento per lunedì, alle dieci, da Fogola.

 

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Piazza Castello
Torino. Piazza Castello. Spuntano fiori ai piedi della bici. E della Mole.

 

Dalla panchina,  un’occasione per rileggere una poesia. “Con il naso sul collo ringrazio la fortuna di essere incappata per caso nell’amore che dopo tanti anni conservo ancora intatto il suo splendore. Abbracci, leggeri nell’acqua calda, bagnati dalla luce ambrata dalle candele, sentivo che mi fondevo …un percorso lungo e sconnesso, inciampando, cadendo, rialzandoci, tra litigi e riconciliazione, ma senza mai tradirci. La somma dei giorni, dolori e gioie condivise, era già il nostro destino.” (Amore, Isabel Allende).

Davanti al Cinema Massimo, le locandine “offrono” alcuni film. Uno di questi su Berlinguer…Ah, la questione morale.

 

Torino, un libro aperto
Torino. Piazza Castello. “Chi legge vale doppio”.