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Ricordarndo Pavese

Torino, 22 ottobre 2014. Piazza Statuto. Foto, Romano BorrelliNull’altro chiedo alla vita se  non che si lasci guardare”. Così scriveva Pavese.  Ed è proprio così. Osservare il paesaggio o la bellezza di un monumento o lo spettacolo  della natura nelle sue variopinte forme. A piedi o da un finestrino. Di un tram, o bus  o di un treno. o  All’alba o al tramonto. All’alba, per chi fosse “costretto” ad aspettare un bus, lo vedi spuntare, o li vedi, da quella che un tempo era l’acciaieria Mentre ora, centri commerciali suturano parte di una Torino operaia. Poche persone in attesa del 52 o del 60. Il 40, da qui non passa. Neanche il 59, ma su questo, mancava una intesa.  E non passa nemmanco l’articolo. Aspetto il 60, quello che un tempo era degli operai Fiat, del Lingotto, ora, oggi, terra di  “Terra Madre” di quelli alla catene di montaggio e hanno fatto la storia e la studiavano anche. Quelli delle 150 ore e della licenza di terza media  ottenuta in questo modo, faticando,  e che da tanto mi ispira la voglia di fare una ricerca su di loro, sul mondo della scuola, di quella scuola-lavoro e di come e’ cambiato quel mondo, da una scuola di massa ad altra scuola di massa, liquida, meno forte. Torno ai miei pensieri, nell’attesa e nella salita. Altre sedute sul bus e una manciata in piedi, a guardare oltre, o dentro. Un anota di cronaca: la targa in marmo nei pressi di via Livorno, corso Umbria, non e’ stata ancora riposta. Pochi soldi in circo…lazione, si, anche, In circoscrizione. A piazza  Statuto molto sembra luccicare e cosi  la stazione di Torino Porta Susa. La discesa, dal bus, la discesa, dalle scale mobili, l’attesa. E nell’attesa, nel giro di pochi minuti, la fantasia percorre dorsali adriatiche e tirreniche. La provincia,  nvece, non gusta molto. Sara’perche’ e’una destinazione reale e li la fantasia non trova mai posto. Poi la realta’ dove vorrebbe si scontra con i suoi non si potrebbe….Il treno, trenino, arancione, o minuetto, fischia, e chiede la sua attenzione. In segno di rispetto, tutti in piedi. Lasciare il posto ad anziani, donne e bambini. In realta’, nello scambio di posti tra chi scende e chi sale, a terra, seduto o in piedi, non resta quasi nessuno. Almeno al 5. Quelli che sono appena scesi si disperdono, quelli saliti, si raccolgono e si stringono per trattene quel po’ do tepore del letto.Appena lasciato, rifatto, talvolta disfatto. Le cittadine, osservate dal finestrino minuetto, corrono via, l’una dopo l’altra…velocemente. Nel mio piccolo, viaggio, posto,  Recupero il gusto della lettura, di qualche  grande, di un giornale, di un libro. Poi, l’arrivo, lento, negli ultimi metri che mancano dagli ammortizzatori del binario 2,  la discesa,  la pista ciclabile ch termina o comincia qui, al binario 1 di due, il bar, l’edicola della stazione, il profumo del pane fresco di una panetteria, e altri profumi e odori di campagna. Lo stallo per le bici e la stalla per le mucche, le stelle in cielo e le stelle di qualche mano che le ha disegnate per strada, a ricordo di un amore o qualche amore. La stradina, il bar, la chiesa, la salita, i ragazzi che si avviano, testa china e zaino in spalla. I giardinetti e alcune scritte sull’asfalto. Sulla strada di Chieri (Torino). Foto, Romano Borrelli (2)Alcuni chiacchierano e altri scherzano nella loro funzione, mica matematica, ma di macchina nel tempo. E’ stupendo come i loro discorsi, le loro risate riescano a riportare, lontano nel temp  le lancette della nostra  vita. Indietro, indietro ai nostri “15-“18“.  Poi varchi il cancello, il primo, il secondo, la palestra, l’entrata….poi, centralino, bidelleria, uffici, didattica, i due per tre (l’equivalenza dei tagli del personale) luci da accendere  e scuola che si accende. I ragazzi, pure. Il datario da cambiare, il timbro e il badge da timbrare. Infine, il timbro ad un’altra storia che non e’ tempo, o non ho tempo, di raccontare. Talvolta kafkiana, ma pur sempre ….vita. L’orologio, il badge, l’uscita e…tanti saluti.

Al ritorno, come nulla fosse “ricominciare”, risulta una breve parentesi, un sogno, in parte realizzato. Una tappa. Occhi incollati al tabellone.Sembra una graduatoria, che scorre, va avanti, torna indietro. Una parentesi.  Qualche treno fermo, causa sciopero, alcuni in ritardo. Ma prima o poi, il treno, arrivera’…

Un giro per Torino

Bellissime immagini nel Cuore di Torino.Davanti alla sede del primo Parlamento Subalpino. Piazza e palazzo avvolti da un pallido sole di ottobre.  Immagini, visi partecipanti di una Terra Madre, un evento biennale  che porta (e portera’  sotto la Mole, a Lingotto Fiere, dal 23 al 27 ottobre) a raccolta, qui, a Torino,  allevatori, contadini, pescatori, agricoltori di tutto il mondo. In una atmosfera quanto piu’ possibile, equa, pulita, giusta. Un evento iniziato una decina di anni fa, al palazzo del lavoro. Un incontro biennale gemello e parallelo al Salone del gusto. A Palazzo Nervi ricordo quel primo appuntamento di Terra Madre20141010_174222, dall’altra parte della via tagliata dal “18” e dal tram 1, oggi “interrata” con la metropolitana torinese, il palazzo del lavoro che fu, con i suoi piani, la sua pista, e le piste che sarebbero arrivate, a Cinque Cerchi. Passion lives here.  passion lives….”livid…” there. Oggi, Un centro torinese  davvero in fermento. Librerie piene, i portici pure. La carta, da qualche giorno, e’ tornata al proprio, domicilio, traslocando domenica sera, dai portici. Via vai continuo in quelle che sono corsie dello shopping o del solo buon osservare. Vasche su vasche e fontane in piazza Cln con il, Po e la Dora che osservano tutto questo lento incedere. I tram sferragliano,  portando ora di qua ora di la, gente talvolta distratta, comunque leggera, da sabato pomeriggio, senza tanto stress addosso. Ci si parla e confronta. Con tanta intesa. Quella un po’ opaca, a mio svantaggio e  per pochi altri che invece e’ rimasta attaccata al tram. Il futuro e’ un buco nero in fondo a un tram, cantava Jannacci. Senza 59 nell’intesa, tutto come prima. A gruppi le discussioni da bar dello sport, ma mica poi tanto, che accompagnano  ogni movenza  sono quasi le stesse, il tfr, tutto, dell’ultimo anno, al mese, accantonato al bilancio o al fondo e chi al fondo vorrebbe mandarcelo. In fondo in fondo. In lontananza sembrano puntini e solo nei loro pressi ci si rende conto che hanno eta’ diverse fra di loro ma con argomenti in comune: saggezza e meglio gioventu’ a braccetto e quest’ ultima reduce da una giornata, quella di ieri,  di manifestazione e corteo per reclamare davvero una buona scuola. Gioventu’ con sopraciglia piegate ad arco, preoccupate, angeli  custodi sopra i figli, i loro occhi, che scrutano il mondo e le sue bellezze. Occhi grandi, di ogni colore, vulnerabili, belli. Occhi nocciola, capelli intrecciati, insieme ai ricordi, tenuti fermi da una penna che non scrive più, e tempi e modi ne definiscono la sostanza delle cose. Ancora, partito liquido, con tessera, senza tessera, comitato elettorale, sfoltimento dei contratti e contratti a tutele crescenti. Articolo18. Ma quando tornera’ questo benedetto lavoro? il lavoro. Fosse un film o un libro, si chiamerebbe la tenuta, ne sono certo….poco distante una coppia canta “io senza te, tu senza di me”…Tutto come prima. Sembra una giornata da libro, o da libri, con “il passato che e’ in me”. In effetti, un giro lo avevo fatto, nel cuore di Torino, per un libro. Era da un paio di giorni che ripetevo come un mantra, e mi ripetevo che “un giorno devi andare”. In effetti il libro scelto,  riguarda una tanto attesa, “Attesa di Dio”, di Simone Weil. Ora non mi resta che sfogliarlo. A casa, pero’.
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Colpo di “tacco”

Santa Maria di Leuca. 7 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Mi piace molto il fatto di lavorare in una scuola per alcuni motivi e tra questi anche  un0 semplice, che in fondo o in qualche fondo (per non parlare dei fondi di istituto così anemici)   il che poi, allo stato attuale, e’ lo stesso, una carta riesco a trovarla, anche se non quella che vorrei.  Quella che mi piacerebbe ritrovare è  geografica, Cartina geografica. L'Italia. Foto, Romano Borrelli(col tacco salentino) anche se, le carti mancanti (insieme alle porte, come è stato riportato dalle cronache cittadine) sono di ogni tipo, dalla morbida a quella per fotocopiare…Un tempo collocata nel mezzo di qualche aula o in fondo al vagone del treno, sempre presente.  Con un righello sempre al suo fianco. Quando le maestre, o le professoresse, facevano fare il giro della classe, righello in mano, per capire la collocazione Est ed Ovest. E mentre i compagni giravano, anche la fantasia girava. E per me, ieri come oggi che la cerco, era ed è sempre estate. Ora, quella carta, non la ritrovo più e faccio mente locale per collocarla in qualche parte scalcinata.
Ora è solo e soltanto il frutto dei ricordi  e l’ aderenza a sé stessi e della fantasia che mi fa pensare che in fondo, tutto quello che vorrei e’ proprio preservare il fondo dello stivale, con il suo mare, il suo vento, le case sullo sfondo, il porticciolo, le barche,  e un altro mare che ne modifica il colore dell’altro quando si incontrano. O forse l’effetto cromatico è solo e soltanto frutto dell’ immaginazione, come quando vogliamo, o vorremmo che certe cose prendano una certa piega. E quando termina il lavoro, lascio da parte ogni recriminazione, ingiustizia di sorta, e tiro avanti, in punta di piedi, per non consumare la grande bellezza del tacco. Oh mio amato “tacco”, forse non ti ho apprezzato tanto ma ne sento continuamente il tuo richiamo, il tuo amore…in punta di piedi e a testa alta, con il fardello, invisibile ai molti, andare  incontro a questo mare aperto senza se, senza ma, senza le….raccomandazioni di sorta… Il mare aperto della vita. Quando esco e vedo camminare altri mi piace pensare che ognuno possa provare la stessa sensazione: camminare in punta di piedi…. ognuno per la giusta direzione. Con il “tacco giusto”.Fermata metro. Direzione Fermi e Lingotto. Foto, Romano Borrelli Un caffè e via…verso l’incontro…(a proposito, spuntano distributori automatici presso le fermate della metro di Torino).Torino. Fermata Metro, Principi D'Acaja. Foto, Romano Borrelli

Torino dal sottosuolo

DSC00386La pioggia mattutina e i tuoni e  i lampi hanno avuto l’effetto di interrompere una buona lettura; il libro interrotto era “Un uso qualunque di te”, di Sara Rattaro. Interrotto, si, ma solo temporaneamente. Sull’asfalto di città, lungo il tragitto che quotidianamente si percorre tra l’abitazione e il lavoro, a terra, sono rimaste pozzanghere. Al mattino, la pioggia è stata davvero insistente. Un’abbondante precipitazione. I giochi di colore che si formavano in prossimità dei lampioni, lungo le strade, erano davvero gradevoli alla vista. Anche il suono, il tintinnio insistente delle gocce sull’ombrello, era gradevole. Gocce che si sono rivelate valide compagne di viaggio piacevoli da ascoltare tanto quanto la musica che proveniva dalle cuffiette.  Nel pomeriggio, musica senza cuffiette, per tutti, nel sottosuolo cittadino. Da Principi d’Acaja a Porta Nuova.  Se si è fortunati nel  trovare un posto libero, il piacere della lettura è assicurato. Tra una stazione e l’altra pensavo a quanto gradevole sarebbe avere dei distributori automatici contenenti libri. Non sarebbe male. Potrebbero essere, le stazioni della metro, delle mini-succursali delle biblioteche. Biblioteche in movimento. A portata di mano. Per una volta, nella “pancia”, finirebbe  la cultura. Per una sana e robusta…costituzione.Nella stazione Porta Nuova affiorano i ricordi. Dal sottosuolo. Ossimoro. Dove ora un lavoratore provvede al cambio dei cartelloni pubblicitari, inserendoli in una apposita vetrina, dopo aver archiviato secchio, colla e pennello, un tempo vi era il sottopasso. Una “manica” sotterranea che univa. Da li sotto si sentiva il rumore cel tram che transitavano su Corso Vittorio Emanuele ll. Tram che rumorosamente si apprestavano a fermarsi e tram che ripartivano. Rumorosamente. Appena sopra la testa. Diversamente da oggi, che le due “sponde” del corso Sono si unite ma in maniera davvero “internazionale”. Pochi gradini, e si confluiva tra le “braccia” di qualche negozietto. Altre volte, quel sottopasso, era il luogo d’incontro con la propria fidanzata. Forse complice la presenza di una di quelle cabine per le foto istantanee, al tempo in cui facebook non si sapeva ancora cosa fosse. Da li sotto, un anticipo di viaggio, anche solo sognato o immaginato, occhi incollati e persi tra i cartelloni gialli dell’atrio, “partenze“, era uno dei pochi modi per fantasticare vedendoci a passeggio tra le molte meravigllie cittadine del nostro Bel Paese. Poi lo sferragliare del tram ci riportava allaa realta’, fatta di libri, di “ragio” e partita doppia, di diritto ed economia. Il tempo per fantasticare era gia’ concluso. I bus 34 e 35 tornavano a “ripopolare” la zona sud di Torino dopo una giornata di lavoro. La parola Lingotto si impastava di molto: lavoro, turni, tute, catena di montaggio, scioperi a catena e margini di profitto da erodere al capitale, per stare tutti, tutte, indistintamente un pochino meglio. Era di un altro oro, quello operaio, purtroppo nel loro lavoro, poco apprezzato. Anzi. Eppure era una classe.

I capitoli, del libro, tra una  fermata e l’altra hanno portato il pensiero ad altro Capitolo, che lentamente si avvicina, da Roma. Quello che i Salesiani terranno qui, a Torino, sabato. Per l’elezione del successore di don Bosco.

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Dalla California. Per la neve

DSC00210Una giornata di neve …..gelata! Fin dalle prime ore della notte. Mobilitati trattori e spalaneve. Giornata surgelata, da immobilizzare ogni organo.  Per questo giorno importante. Mentre gli altri, no?  Freddo e neve, che scendono, copiosa la seconda…Anche dagli Usa, dalla California, festeggiano questa prima neve dell’anno. Sorridenti, con il sole nel cuore e tanta gioia per questa giornata di neve. Sorridenti, felici, pronte a non lasciar cadere neanche un fiocco di neve. Da zona Lingotto, dove risiedono, studentesse in Italia, fino a giugno, si coccolano questa neve, stando bene a non sciupare neanche un fiocco di tanta abbondanza mandata dal cielo. Ormai, il suolo torinese è un panno imbiancato. Da Piazza Castello, fino a Piazza Vittorio la neve prende consistenza. Sembra una giornata di festa. DSC00209

Torino, Passion lives here

DSC00019DSC00024E così, gettando lo sguardo su numerosi balconi e tarrazze della nostra città Torino, si scopre che lentamente, le luminarie, “babbo natale all’assalto” e stelle di ogni forma, lentamente riprendono il loro posto: richiuse delicatamente nelle loro cassette ad occupare il solito posto  per i prossimi undici mesi. La città “pullula”, gente che sciama, occhi puntati e attaccati alle vetrine, per i saldi, per l’occasione migliore. Ultime ore per riappropriarsi del proprio tempo. Una corsa in tram, il 7, immagianando di vivere la Torino anni ’70. “Salire sul predellino per prenotare la fermata”, immaginare il bigliettaio con il pollice “ricoperto” per “pescare” meglio i biglietti e provare a immaginare, come una volta, “una città al lavoro per tutti”, con le sue fabbriche, i suoi operai,  l’odore del pane fresco e dei cornetti caldi, davanti a Lingotto, che non potevi vedere, dietro quella recinzione, la sua pista, il ronzio dell’elicottero, la collina e il Cto dall’altra parte. E poi, ancora Mirafiori, i giornali freschi, La Stampa, i volantini di partito, talvolta un giovane Fassino, ora sindaco della nostra città…le 127, le 128, le cinquecento, le 850, questi tram, che scorazzavano verso lo Stadio Comunale, il Toro che vince lo scudetto…provare a ricordarla, così.  Lasciare il tram e prendere la bicicletta e scoprire una Torino ugualmente bella, rifatta. Diversa. Negozie che ora non ci sono più. Come il negozio di trenini, in via Pietro Micca, che ora ha reso triste la Befana e tantissimi bambini, perchè al posto del negozio di giocattoli, si trova altro. (Paissa). Negozio di scarpe, in piazza Carlo Felice, ora diventato panetteria; caffetteria in via Garibaldi, ora….Provare a scoprire o  trovare e ritrovare storie che hanno lasciato il segno, come in questi giorni, la storia “in attesa” di Diego e Marilisa. Provare a rileggere alcuni desideri e speranze riposte sull’albero posizionato nell’atrio di Porta Nuova. (“l’anno prossimo, pero’, rivogliamo il caro e vecchio albero”). E ricordare come Astin 813 vorrebbe un fidanzato per il 2014,  Valentina che  chiede  e vorrebbe la gioia di rimanere incinta e diventare finalmente mamma,  a chi, nonostante Natale sia passato, chiede alla Befana, insieme a tanti dolci chiede un po’ di stabilità e creare un futuro insieme come Paolo e Federica da Livorno, a chi come zia Marina comunica a Babbo Natale che puo’ portarle cosa vuole, tanto “per quest’anno è già felicissima”, firmato zia Marina, a chi chiede che “l’anno prossimo facciamo le feste tutti insieme Torino-Milano-Brindisi, tutti insieme, a metà strada” (bella iniziativa, speriamo solo che questa metà strada non sia ancora causata dalla crisi economica), a chi saluta Karim, “ciao Karim, saluta tutti gli angioletti, Ti vogliamo bene e ci manchi tantissimo. Buon Natale, tesoro”, con un cuore con le ali disegnato; a chi come Simone chiede una cosa che non ha mai avuto “nell’affrontare qualsiasi cosa nella vita, la pazienza”; a chi dice a Babbo Natale che non vuole niente “perchè il regalo più bello della mia vita è già arrivato mesi fa, si chiama Anna, l’amore della vita”; ad Annarita, che ha un due richieste, e una promessa,  una per se stessa e una per le persone “disperate”,  affinchè possano avere un po’ di serenità ” Ora che ci siamo ritrovati farò di tutto per ridargli l’amore e la felicità che gli è stato tolto in passato, nel cuore e nell’anima”; a chi come Camilla e Sabrina chiedono invece a Babbo Natale di riprendersi il dono dell’anno scorso, chiesto per Maria loro amica del cuore,  il Signor Effe,  “l’anno scorso il tuo regalo è stato un flop. Riprenditi il signor Effe. Le ha portato solo nervosismo…a lei, ma anche a noi.  Portale invece un vero principe che le regali gioia e allegria. Babbo Natale sei la nostra ultima speranza”.  E infine chi “vorrebbe stare insieme, uscire  per ragionare. Firmato, “il cervello.”   Esami da superare, di ogni tipo, salute, amore, soldi. E forse, per ricordare alcuni politici nelle loro abbuffate, qualche ricevuta fiscale “corposa”. Ma anche il numero dei commensali, a dire il vero. E poi, biglietti ferroviari dall’Italia intera….

Insomma, Passion LIVES here. A Torino.