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Ritroproviamoci, riprovateci. Ritroviamoci. Buon 2014. Che la Passion lives here

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Finestre e balconi come occhi. Palazzi Come visi. Fuochi d’artificio, botti, miccette e petardi di ogni genere cominciano a rumoreggiare e illuminare il cielo della Mole Antonelliana. Nonostante i divieti. Profumi e odori di cibo, di ogni provenienza ne esaltano la globalizzazione. Televisori pronti a gracchiare, in attesa dell’ottavo discorso del Presidente della Repubblica…”A tutti gli italiani…” Il primo del secondo mandato. Palazzi e finestre come occhi scrutano il cielo torinese, e le strade e le persone, e commentano quel cielo che divulga che “L’amore non fa rumore”, mentre la strada, o sulla strada, una mano ha scritto e urlato, forse in un egoistico desiderio di possesso, “All i need is you”: ogni qual volta ci si cammina sopra, strisciandone i piedi in funzione rituale di porta fortuna, pare avviarsi la sigla di un andato programma televisivo, “Strano amore”, di memoria “Castagna”. Un programma da secondo tempo, inneggiante ritrovi a riprovare amori interrotti. Dialettica delle passioni. Dialettica nelle passioni. Chi si risparmia e chi no. Non si conosce molto della storia natalizia, pubblica da La Stampa, relativa a Diego e Marilisa. Si sa solo che esiste un luogo amato da entrambi, un bacio condiviso, sulla Mole, la scoperta del Bacio di Diego, il rinnovo, forse, del bacio, per Marilisa. Il dono del bacio e di sè, la forza dirompente di un abbraccio, cifra dell’accoglienza e del sentirsi veramente accolto. Questo sente Diego. Un abbraccio, gesto forte, di accoglienza alla vita, capace di suscitare emozioni e incantare 10 milioni di persone quando osservano altro abbraccio, davanti la tv, di due gemellini appena nati. Un inno alla vita. Così, è stato, quell’abbraccio tra Diego e Marilisa. Diego pensa, probabilmente esagerando, che solo in quel momento si è sentito amato, “forse la prima volta”, dimenticando altro amore. Diego fa un passo ulteriore nella narrazione della storia:si attribuisce, probabilmente, sbagliando, tutte le responsabilità di un amore terminato, iniziato quando era stato preso per mano, meravigliato da tanta meraviglia e novità, entrata in maniera inattesa nella sua vita. La storia è breve, molto breve. L’amore non fa rumore. Ma inevitabilmente lo straparlio, deborderà e invaderà pagine e pagine e ogni parola, commento, sarà sottoposta ad analisi accurata. Ogni tic ideologico, ogni partigianeria di fondo, dovrebbe essere bandita. Quello descritto nella lettera, è un mondo aspro, momentaneamente terminato. Forse. Non è baciato dal lieto fine, come l’inizio. L’uomo è un essere intrinsecamente narrativo, come affermava Garcia Marquez, e questa storia è una cifra troppo breve, risicata, sintetica, che sinteticamente ci narra di un’ascesa e una caduta. Di un sentimento. Di un uomo. Forse di una donna. Un periodo troppo breve. Per dire anche quando non si dovrebbe dire. Un bacio. Chi sceglie, chi è scelto, chi si lascia andare.Tempi. A due fasi. Due libertà si sono incontrate, nel volersi. Nello scrivere un pezzo di storia nella propria vita. Fin dall’infanzia assorbiamo vite di altri, modelli educativi, orientamenti. Diego non vorrebbe far rumore, come l’amore. Marilisa non fa rumore, chiusa nel proprio silenzio. Partiranno affermazioni, opinioni, consigli, suggerimenti, da noi, i nostri occhi come le finestre che guardano “l’amore non fa rumore” e intanto glielo facciamo fare, partendo dal nostro essere, dimenticando che, come affermava Kafka, “siamo come tronchi d’albero sulla neve. Questi giacciono li apparentemente e con una piccola spinta dovrebbe essere possibile spostarli. Invece no, non si puo’ perchè sono attaccati saldamente al terreno”. E allora, solo loro, incontrandosi, e augurando loro di riprovarci, potranno dirsi e raccontarsi nuovamente e restituirsi, se vorranno, quel che è mancato. Intanto, un effetto positivo da tutto cio’, lo traiamo. La storia di Diego è un sismografo ultrasensoriale della nostra società. Forse dovremmo sforzarci di piu’ quando incontriamo sentimenti nobili. Parlarsi e coinvolgersi di più. Aprirsi al dono, allo scambio. Grazie alla storia, un pezzo di comunità, forse, da oggi,si soffermerà volentieri a riflettere su cosa realmente conta nella vita di un uomo. Ritrovatevi, Diego e Marilisa. Per un invito ad alleviare le possibili sofferenze di un dialogo interrotto, ho lasciato la pagina de La Stampa nello stesso luogo del ritrovamento di un amore, legato poi, ad un cancello. Ritrovatevi. La parentesi olimpica Passion lives here deve continuare. Per un amore olimpico. Buon 2014.
(un buon 2014 anche a Caterina Simonsen.Forza, Caterina!Buon anno).

Diego e Marilisa: ci riprovate? Ritrovatevi!Riprovateci!

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Prendendo a prestito il titolo de La Stampa della vigilia di Natale, “Ci riproviamo”, è auspicabile, imperativo, per Diego e Marilisa Ritrovarsi e….”Ci riprovate?”. Sarebbe un bellissimo augurio, un 2014, un auspicio. “Stappata la bottiglia”, srotolata la notizia, evidenziata, là, dove, prima il soggetto interessato l’ha concepita e poi l'”Anagrafe quotidiana” l’ha registrata e divulgata, ora evidenziata e riportata in gran segreto nello stesso luogo, dove tutto ha avuto inizio. Quel viaggio condiviso, chiamato, almeno per un po’, Amore, resta, per il momento, un amore solitario.

Diego e Marilisa, riprovateci! In fondo, siamo tutti Diego e Marilisa

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Prendendo spunto da La Stampa del 24 dicembre, “ci riproviamo?”, un grido lentamente si alza nella nostra città, nella nostra comunita. Diego e Marilisa, riprovateci! In fondo, nelle nostre vite, siamo un po’ tutti Diego e Marilisa. Con le nostre pene, sofferenze, amori, tradimenti, la voglia di amare, l’inizio, la fine, notti accorciate dall’insonnia e dal battito del cuore, per un pensiero caro, all’amata, all’amato. All’idea. Diego, la fedeltà di un amore, Marilisa, la finitudine dell’essere umano. Forse. O forse non è andata proprio così. Non lo sapremo mai. Un amore lasciato al cancello. Nello stesso luogo in cui, come abbiamo letto sul quotidiano torinese, questa mattina, era stata deposta una rosa per celebrare un anniversario, un amore, aspettato, per una vita. Sofferto, sospirato, sognato, e vissuto. Sapore di un bacio, non lo dimentichi, cantava Raf. Se poi lo aspetti per una vita….e probabilmente, per Diego è stato così. Una rosa, lasciata in omaggio ad un amore, oggi, la narrazione di quell’amore, da fatto privato, è diventato pubblico. Tutti, vorremmo amare ed essere amati. In questo periodo, poi, certe solitudini si fanno forti. Ma che succede dopo che quella lettera è divenuta pubblica? Diego sarà riuscito a mettersi in contatto con Marilisa? Era questo forse l’intento? Forse no. Forse solo l’omaggio ad un amore talmente forte, da non essere comprese. Lì, capannelli di ragazzi, ragazze, signori, signore, passano, si soffermano, prima o dopo il Museo del Cinema o dell’entrata alla Mole, leggono il foglio di giornale, commentano. “Forza Diego” è l’urlo di molti. Siamo tutti Diego e Marilisa. Chi non è stato lasciato, nella vita? Chi non ha amato, anche solo un istante e poi, basta, per tutta la durata della sua vita? Complimenti a tutti i torinesei e turisti, giunti sotto la nostra città, che per il breve momento di lettura di quell’articolo, lo hanno fatto proprio, interiorizzandolo, empaticamente. Non si schierano, ma ripensano l’amore, lo riempono di contenuti. E allora, cosa pensare? cosa dire? Grazie Diego, che ci hai donato questa possibilità, questi attimi di riflessione. Hai fatto tornare in mente, comunque vada la storia, il Vangelo di Giovanni. “Non importa dove semini (l’amore), e non preoccupiamocene. La raccolta, la mietitura, potrà avvenire anche lontanissimo da noi”. Diego, osserva il tuo nobile sentimento come è guardato, colto e ripensato.
Diego, Marilisa, riprovateci.