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A Ravenna

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Ravenna, 20 luglio 2014. San Vitale. Foto, Romano BorrelliRavenna. San Vitale. A sinistra, Sara che sorride. Le è stato annunciato che presto sarà madre. Foto, Romano Borrelli.Ravenna 20 luglio 2014. San Vitale. Foto, Romano BorrelliRavenna. San Vitale. Atto di togliersi i sandali. Foto, Romano Borrelli.Ravenna 20 luglio 2014. Il Battistero. Foto, Romano BorrelliRavenna, 20 luglio 2014. Mausoleo Galla Placidia. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna, 20 luglio 2014.  Mausoleo Galla Placidia. Foto, Romano BorrelliRavenna, 20 luglio 2014. Il Battistero. Foto, Romano Borrelli.Ravenna 20 luglio 2014. Sant'Apollinare Nuovo. Foto, Romano BorrelliRavenna, 20 luglio 2014. Sant'Apollinare Nuovo. I re Magi. Foto, Romano Borrelli

Nonostante siano passate alcune ore dall’arrivo, continuo a stringere il bicchierino di plastica tra le mani, all’interno del quale vi era il caffè: “Un sorriso lungo un viaggio”, mi ripete il cartoncino.  Lo osservo e continuo a sorridere e restare meravigliato di quanto un viaggio possa, in termini di emozioni, donare. La meraviglia, quella bellissima cosa che ci accompagna quando siamo piccini e che lungo il corso degli anni, pian pianino ci lascia. Quando l’ingenuità, la semplicità, la bellezza per ogni singolo mosaico di quello che si chiama natura, vita e lentamente ai nostri occhi nasce ogni qual volta si manifesti, col tempo si perde, evapora, lo deterioriamo, lo consumiamo, con la nostra malizia, egoismo, individualismo. Le cose più importanti, si perdono, per strada. La velocità ci assorbe. Riduciamo spazi e distanze e non sappiamo cogliere e apprezzare tutto quanto ci è stato donato in deposito. Il guaio è che spesso, tutto quell’Amore lo deterioriamo anche, non riuscendo a dare la giusta importanza all’amore, alla solidarietà, alla fratellanza.  Un amore poco coltivato, poco concimato.  Intese strette nelle apparenze. Sfilacciamenti e frasi lasciate a meta’. Devo ammettere con molta onestà, di avere avuto poche occasioni di meravigliarmi nell’ultimo scorcio.  Questa del viaggio nella grande bellezza di Ravenna si è rivelata un’occasione. Con la speranza di implementarla in un continuo processo che si chiama crescita. Una meraviglia doppia se penso che, anni fa, in tempo di studio universitario, a Ravenna ci andai, ma non mi sfiorò minimamente  di intraprendere il circuito di questa bellezza. Ecco, questa è la riprova di quanta poca attenzione poniamo nella bellezza, nella delicatezza e nelle attenzioni che altri, Altro, ripongono in noi. Come andare in una città d’arte e restare fermi alla stazione. Una ulteriore premessa va fatta al lettore: non sono un esperto dell’arte né tantomeno ho alle spalle corsi universitari di storia dell’arte. Ho  cercato di aprire i sensi e svilupparne l’ulteriore, senso, quello della bellezza.  Ecco, prima di staccare il biglietto per Ravenna e per quel bellissimo circuito tra Arte cristiana, arte sacra, storia, teologia, una parentesi all’interno di quella che è la storia di ciascuno di noi.   Era un imperativo morale, tornare e testimoniare, stima fiducia, lasciare orme, lì, sulla sabbia di velluto in qualche estate trascorsa e ribadire che  qualcosa di forte era rimasto davvero, a Senigallia. Esprimere solidarietà anche a distanza di un paio di mesi. La velocità azzera le distanze, ma non tronca le radici. I rapporti umani, sinceri. Tantomeno l’amore.  Dopo aver salutato questa cittadina, in treno verso Ravenna. E con un treno regionale che permette di ammirare la bellezza di questa terra, dei paesi che si attraversano. Ravenna 20 luglio 2014. Sant'Apollinare Nuovo. Gruppo maschile, lato opposto al gruppo femminile. Foto, Romano Borrelli.Ravenna, 20 luglio 2014. Sant' Apollinare Nuovo. Interno. Foto, Romano BorrelliRavenna, 20 luglio 2014. Sant'Apollinare Nuovo. Offertorio di donne. Foto Romano Borrelli

 

Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero, il Museo Arcivescovile e la Basilica di S.Apollinare Nuovo.

 

San Vitale è la stupenda chiesa ravennate costruita a partire dal 520.  Voluta dal vescovo di Ravenna, Ecclesius, la Chiesa si ispira a quella costantinopolitana dei Santi Sergio e Bacco, presentandosi con un particolare “effetto labirinto” di Santo Stefano Rotondo. La Chiesa di San Vitale è un ottagono, una forma che per i Padri della Chiesa aveva il richiamo nell’eternità. E’ il riferimento all’”octava dies” ossia l’ottavo giorno che va oltre quello che è il tempo dell’uomo di sette giorni. E’ il cosiddetto “giorno nuovo” , il giorno senza tramonto di Cristo Risorto. Ma l’ottagono, passando dal corridoio al centro diviene un bellissimo centro di luce. Un effetto da Luce nella luce. Una breve parentesi solo per ricordare con l’aiuto del testo ”L’arte sacra in Italia”, di Timothy Verdon,  due punti fondamentali. Con la rottura politica tra Costantino il Grande e il Senato romano nel 326 e la fondazione di una nuova capitale nel 330, Costantinopoli, il fulcro del potere militare ed economico si era spostato verso est e  che le grandi Chiese romane del fine IV secolo e V secolo vennero realizzate dai papi e da singole comunità e non più dagli imperatori. “Il mecenatismo imperiale in Italia si concentrò invece sulla piccola città portuale della costa adriatica, di fronte alla Dalmazia”, testa di ponte per le operazioni militari degli imperatori d’Oriente.  A San Vitale i mosaici insistono su aspetti liturgici e contesto ermeneutico.  Bellissimi quelli con l’imperatore Giustiniano e l’imperatrice Teodora con le loro scorte,  il vescovo Massimiano che nel 547 ultimò San Vitale e Giuliano Argentario che ne aveva sovvenzionato il progetto.  Si osserva Cristo risorto vestito della porpora imperiale assiso, sui cieli, una sfera celeste, che reca una corona gemmata al martire Vitale alla sua destra. Non manca inoltre il rotolo dei sette sigilli, un elemento che induce a comprendere come di lì a poco si  giudicherà la storia umana. E poi ancora Abele, Abramo, Melchisedek, il passato, e Giustiniano e Teodora, il presente. Abele che offre un agnello diviene figura della Chiesa che offre l’Agnello Cristo mentre  Melchisedek  offre pane e vino: personaggi ed eventi che riferiscono all’Eucarestia.  Da notare inoltre tra Abele e Melchisedek un particolare,  “la mano”. Un’immagine che riporta alla presenza di Cristo, nell’Eucarestia,  Ostia innalzata all’altare di San Vitale, presenza di Cristo in mezzo alla Chiesa. Una presenza continua, pegno di futura gloria.

Per quanto riguarda San Vitale occorre notare il Cristo regnante fra due angeli. Cristo seduto sul globo che si inserisce sulla terra. Alla destra si nota San Vitale nell’atto di ricevere la corona. A sinistra il vescovo Ecclesio che porta un modellino della chiesa che farà costruire di ritorno da Bisanzio sotto il regno dell’imperatore Giustiniano. Cristo indossa una veste che riporta una lettera, la Z che sta a significare molto probabilmente Zoè, cioè vita.  La costruzione della Basilica sarebbe stata finanziata da un ricco mercante, Giuliano Argentario.San Vitale, Ravenna. Mercoledi 23 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli

Appena sopra Abel e Melchisedec , dove il primo rappresenta il sacrificio “gradito a Dio” (è assente qui dal quadro Caino e la collera omicida perchè il delitto e il male non sono mai rappresentati) e il secondo,  l’offerta di Melchisedech considerato il primo dei sacerdoti, del pane e del vino che  sono una prefigurazione dell’Eucarestia, si trova il disco raggiante con al centro la lettera alfa, sorretto  da due angeli. La lettera alfa rappresenta la creazione. Gli otto raggi rappresentano il monogramma di Cristo. Il verticale, l’iniziale di Gesù, i due obliqui incrociati, la, prima lettera greca della parola Cristo e quello orizzontale che puo’ costitiure il braccio trasversale della croce che salva. Tutto insieme è da considerare un motivo solare, fonte di energia e vita. San Vitale. Ravenna. Mercoledi 23 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli

I mosaici di Sant’Apollinare Nuovo sono stati particolarmente interessanti per alcuni riferimenti. Il primo, la storia della Moltiplicazione dei  pani e dei pesci.  Il senso ultimo dell’alimentazione che Gesù diede a quanti lo avevano seguito  nel deserto. Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci possiamo notare una duplice processione nel momento dell’offerta. Santi alla destra di chi entra e sante alla sinistra che porgono le corone a Cristo e Maria. E’ una processione in Cielo che richiama la processione durante la Santa Messa, nell’offertorio. Si comprende con attenzione quindi il significato liturgico e dei segni liturgici. Un altro aspetto che ha conquistato la mia attenzione è stata la rappresentazione dei Re Magi e la raffigurazione della Madonna con il Bambino. E’ la raffigurazione di uno slancio dei Re Magi che precedono ai piedi della Vergine Maria il corteo delle sante. Gaspare, Melchiorre e Baldassare in atto di porgere l’oro, l’incenso e la mirra. Il mosaico rappresenta i Re Magi come avessero fretta e sono guidati dalla stella ad otto raggi. Oltre alla fretta che sembra trasparire sono inoltre attirati dalla mano di un angelo (la stella è poco in alto a destra dell’ultimo dei Re Magi).

Nella zona superiore di Sant’Apollinare Nuovo si notano due serie di quadri che rappresentano, a destra e a sinistra scene della vita e della passione di Cristo. Tutta questa parte dell’edificio costruito sotto Teodorico risale all’epoca ariana. In questo articolo posto la scena del mosaico che ci rappresenta il Cristo davanti a Ponzio Pilato in quanto piuttosto evidente, e la Cena. Il racconto della Passione si apre con la Cena ma in maniera diversa da quella che conosciamo con il capolavoro di Leonardo da Vinci, raffigurante il Cristo al centro di una tavolata rettangolare. La tavola in questo mosaico è semicircolare e di tipo romano. Il Cristo occupa il primo posto a sinistra alzando la mano in segno benedicente. Gli apostoli sono invece disposti a ventaglio. Osservando attentamente quattro apostoli guardano Cristo che pare aver detto che qualcuno presto lo tradirà.  Gli altri guardano verso Giuda. Sulla tavola posati su di un piatto di stagno si notano due grossi pesci, probabilmente due cernie dell’Adriatico.  La coppa del vino non è presente in quanto l’illustratore pare abbia seguito il Vangelo di Giovanni che non menziona l’episodio, ma anche in quanto gli ariani la cui teologia scivolava nella mitologia abbiano preferito arrivare al più presto alla vittoria di Cristo. Ravenna. Sant'Apollinare Nuovo. La Cena e Gesù nel giardino degli Ulivi. Foto, Romano BorrelliRavenna. Sant'Apollinare Nuovo. Mosaico, Il Cristo davanti a Ponzio Pilato. Foto, Romano Borrelli (Altre scene che si vedono nella Basilica sono La Cena, Gesù nel giardino degli Ulivi, Il bacio di Giuda, Gesù davanti al Sinedrio, L’annuncio della negazione di Pietro, La negazione di Pietro, il Cristo davanti a Ponzio Pilato che ho “postato”, la salita al Calvario, la Risurrezione, la tomba vuota, l’incredulità di Tommaso. Si raccomanda di alzare gli occhi e di dotarsi di un buon apparecchio fotografico). Ravenna, 20 luglio 2014. Sant' Apollinare Nuovo.Offerta dei doni, Re Magi con Gesù Bambino in braccio alla Madonna. Foto, Romano Borrelli. Un bambino dalle sembianze adulte. Infine, dopo aver ammirato ad oltranza tutta codesta bellezza, un giro nelle cappelle laterali dove pare di essere a Torino, a due passi da casa, con la presenza di Maria Ausiliatrice e don Bosco. Il senso di casa è stato ancora più forte.

Ravenna 20 luglio 2014. San Vitale. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna, 20 luglio 2014. Mausoleo Galla Placidia. Foto, Romano BorrelliRavenna, 20 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli.Ravenna 20 luglio 2014. San Vitale. Foto Romano Borrelli

L’amore con gli occhi giusti. O con occhiali, giusti

DSC00562Aspettando il “colore” cangiante della Mole…arrampicato fin quassù, sul monte dei Cappuccini, a “vedere” una Torino diversa, sotto una luce ancora migliore, sensibile, accogliente, solidale, ancora più bella.Mondiale.  Con gli occhiali giusti, seduto su di una di queste panchine, che somigliano a tanti altari iinnalzato,  si riescono  a vedere i confini della nostra città e punti passati della nostra biografia “storica”.Moncalieri, Rivoli, Caselle, Superga, e per ciascuna di queste centinaia di ricordi, che affiorano, lentamente. Questo piccolo monte e’ una lanterna magica, una macchina da presa, e una macchina del tempo. Una macchina che guarda avanti, con occhi nuovi. Ai nostri piedi, il mito della velocita’, qui, qualcisa di eterno, un incongro con noi stessi e con altro.  Una piccola processione, con frate in testa, passa cantando. Giovani che mai avresti pensato passare da qui, a pregare e cantare. Il frate alla testa è di quelli tosti. Lo osservo attentamente. Sul suo viso paiono scritti i versi del Vangelo di Giovanni. E cosi presumo che sia. E li trasmette, con le le parole, i gesti, gli esempi. Tra le mani, una Croce”. Immediatamente rifletto sulla cristologia implicita ed esplicita. Chissa’. Periodo di Passione.Sulle panchine qualcuno scarta la sua cena: qualche tozzo di pane, una bottiglietta d’acqua, due chiacchiere, per chi ha poco e nulla più da offrire e di che nutrirsi. Quando la Parola conta.E aiuta a comprendere meglio il senso della parola e interpretare il silenzio di quelle persone che se ne nutrono. Sul cornicione di questa terrazza panoramica che fa tanto balcone di Giulietta e Romeo, coppie che pensano e ripensano l’amore e ridefinendolo finiscono per accoglierlo in maniera migliore. Ah, i contenuti. Da qui, si contempla, e lo si riesce a chiamare e definire in modo migliore, con gli occhiali giusti.  Si promettono il mondo, i ragazzi, e gli innamorati in genere e si concedono questo stupendo  panorama. E da quassù, uno sguardo alla processione che lentamente termina il suo corso e lassu’, a contemplare, che le cose si spieghino e ce le spieghi in modo diverso. E chi, avvolto in questo cielo torinese c non vedrebbe l’amore con gli occhi giusti? (Non con gli occhiali).  Con gli occhi giusti,  e gli occhiali, riesci a prendere la vita in modo positivo. Ma quali?Una statua fa ombra, un po’ a tutti. Ma forse, meglio dire, protezione. In lontananza, Superga.  Non la si vede molto bene, ma è la, a custodire nitidi ricordi. Il fiume scorre e riflette, luci, vita e amore Lasciata Piazza Vittorio,  (dove stazionano degli enormi occhiali Generali) e i suoi locali, sul corso, la villa di un altro “profondo”, “rosso“, diverso da quello di oggi pomeriggio, dopo averlo fotografato e scritto. Dai Cappuccini, la vista è davvero mozzafiato. I Murazzi, le luci, le arcate, il passeggio in un via vai continuo, sotto questo balcone, dall’altra parte del fiume, che pare di rileggere il libro di Alice Corsi. Pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, universitarie, universitarie, …Tutto così magico.  Tutto cosi molto… Passion…Passioni che muovono, anzi, smuovono le persone ad andare oltre.

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