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Andria: h 11

Roma, musei vaticani 9 7 2016 foto Borrelli RomanoNelle settimane passate ho preso numerosi treni,  a tutte le ore,  con gioia,  felicita’,  meraviglia.  Ho descritto viaggi passati e il desiderio di farne ancora. Ora solo tristezza e amarezza.   La notizia dell’incidente di questa mattina,  ha lasciato basiti : sulla Bari Andria,  una tratta a binario unico,  lo scontro tra due treni ha causato 26 morti. Binario unico. Morti. Ulivi. Il verde divenuto rosso.  Ho pensato che fino agli anni ’90 anche  la tratta Bari-Lecce era  unica e non elettrificata. In rete,  sui social,  si scrive che le tratte a binario unico sono sparse da Sud a Nord. E ve ne sono. Si discute se si debba parlare ancora di alta velocita’ quando… Sulla Bari Lecce,  fino a 25 anni fa viaggiava anche il Lecce- Monaco-Torino.  Un treno che in realta’ era composto da numerosi vagoni “spezzati” poi a Bologna.  Uno verso Torino e uno verso la Germania.  Da Lecce a Bari quasi tre ore con motrice a cherosene e sosta nel capoluogo per circa mezz’ora.  Forse grazie ai Mondiali di calcio si mise a posto quella situazione,  raddoppiando la tratta ed elettrificandola.   Ora su quella tratta viaggia anche un frecciarossa Milano-Lecce,  “velocizzato” fino a Bologna.  Oggi, tra molti,   26  studenti e lavoratori   hanno preso il  treno sulla tratta Andria-Corato e ora non ci sono piu’. Tantissimi i feriti. Molti ricoverati negli ospedali.  Una grande tragedia. Ora un pensiero rivolto ai famigliari delle vittime.

“Ora ricordo”

Le immagini scorrono sulla tragedia di Andria mentre la tv propone dibattiti sui  modelli ferroviari differenziati tra Paese e Paese. Ora  ricordo la scritta bianca,  al centro di ogni vagone,  grigio,  FS,  un pochino inclinata. Ricordo ad ogni stazione ferrovieri che colpivano gli assi,  i dischi,  per verificare se tutto era a posto,  compreso il vagone postale,  dove dentro,  si continuava a lavorare. Quel tumore,  una culla..Ti svegliava nel cuore della notte ma era rassicurante.  Era come aver ascoltato una favola prima di dormire.  Un rumore,  un colpo,  forte,  secco e dolce e rassicurante.  A tutte le ore.   Ricordo i sacchi che volavano dentro i carretti,  chiamati” balille”,  ad ogni stazione. Ora ricordo una dorsale “veloce” fatta di grandi investimenti e soldi di tutti e si parla ancora di liberalizzare,  privatizzare,  ovvio,  dove ci guadagnano pochi. Ora ricordo lenzuola d’oro e servizi di posta celere privatizzati che hanno pensionato velocemente i vagoni postali.  La pubblicita’,  un cantante. Ora ricordo un’altra rete ferroviaria che non e’ affiancata ma lasciata sola soletta,  “unica”,  una realta’ che non e’ da 300 all’ora ma altro. Ora ricordo pendolari,  lavoratori,  studenti,  treni affollati e turni dei ferrovieri,  impensabili,  e non battono piu con il martello.  Ora ricordo che qualcuno aveva tolto i treni notturni…. lasciando a piedi molti e obbligando moltissimi ai viaggi che voleva lui. Ora vedo le immagini,  il dolore,  i famigliari… Piangiamo,  si…

 

“La ferocia”

Il libro mi piace. Parecchio. Devo correre, pero’, nell’ultimarne la lettura. Dovro’ terminarlo prestissimo. E’ scaduto il tempo del prestito. “La ferocia” di Nicola Lagioia e’ davvero piacevole, scorrevole. Ne avevo sentito parlare spesso, l’estate appena trascorsa. Quando le passeggiate erano tra i muri a secco intento ad ammirare il tramonto, il tuffo del sole a mare.Foto Borrelli Romano, 25 8 2015, Belvedere, Le. L’azzurro, il verde, il bianco. “Bisogna ricevere del bene per separarlo da cio’ che non lo e’.  La teoria del rombo con cui si scrive e si fa finzione cinematografica: due poli, un personaggio, buono, semplice, Michele, una sorella, gli amori, tanti, giusti, sbagliati la coca, gli affari, la famiglia, i fratelli, i geometri, il padte Vittorio, la mamma, Annamaria, un topo di fogna, una gatta domestica e ancora i poli, domestica si ma sempre felino. Decido di leggere un po’ delle sue pagine in biblioteca civica dove hanno allestito uno stupendo albero di Natale: fatto con i libri, per la gioia di grandi e piccini.14 12 2015 biblioteca civ. To.Borrelli Romano foto Poi un caffe’ al Mercato Mettopolitano. 20151213_115119Sfoglio pagine come anni e lustri. Io da qui, dalla vecchia e cara stazione di Torino Porta Susa, i treni continuo a sentirli sferragliare ancora, cosi come continuo a vedere le macchine depositate proprio sul davantidella stazione, dove proprio non si poteva parcheggiare, pena la multa. E cosi il giornalaio e la panchina sul tronco uno e il rosso e il bianco-giallo dei trenini che facevano tanto metropolitana. La penna e’ pronta, il blocchetto pure. Avrei voglia di raccontare e romanzare di quella panchina, dei suoi e nostri anni ’90, del 95, dell’85, del 28 novembre e di molto altro ancora, se solo…

In serata il passaggio sotto la porta del Duomo di Torino. Una piccola frazione di stella o di luna a sorvegliarci nel nostro girovagare…metropolitano.Senza mercato, pero’.Duomo Torino.foto Borrelli Romano

Lecce

20150731_085612Incredibile ma vero.Il treno  “757” che avrebbe dovuto partire alle 20 . 20 da Torino Porta Nuova per Lecce è giunto a destinazione  in orario.Il tempo di scendere, salutare e….si va ancora…Poi, dimenticavo: un caffe’ Quarta e un pasticciotto!!!come da prescrizione medica. Nello stesso posto dove avevo consumato i due (caffe’ e pasticciotto, vedi blog) l’anno scorso mentre promettevo a me stesso che sarebbe stata una storia (la mia) fantastica, unica, irripetibile. Ero qui, su questo stesso binario, a ferragosto, e poi ancora per la notte della Taranta e ora, eccomi ancora qui: sono ritornato.Con la mia valigia: i miei occhi, come sostiene il libro “Gli anni al contrario” e la mia…nuova laurea al posto della…valigia di cartone. Ho sentito il profumo di casa quando ancora mancavano km.Poi il profumo di caffe’ che invadeva binari e il deposito stazione ed entrava (ed entra nello stesso luogo)nel treno e ti sveglia:”oh, guarda che sei arrivato”! Scendi dal treno ti aiuti con gente che non hai mai visto prima ma che condividi il ritorno..A casa. Poi il bar poi…Una cinquantina di passi, il viale, i bus…non so dove andare: e’ tutto bello, tutto meritato. Non sento nulla addosso. A parte tanto calore. Solo un “cambio di vocale”: colori e trecce e code….di cavallo; sembra mezzogiorno ma non importa, tanto e’ lo stesso…330 giorni dopo….ancora il mare. L’estate e’ addosso, un anno e’ passato, l’estate e’ la liberta’….saluti dallo spazio…Lorenzo Cherubini canta e cosi pure il bus “Salento in bus” e tutti balliamo fino a quaando non rimane neanche un posto in piedi; musica nelle orecchie e panama in testa comincio a girare e quella mi duole…”baby I love you..” I cartelli mi indicano varie direzioni: Gallipoli, Porto Cesareo…Non so cosa scegliere.Tutto e’ casa. Sollevo il mio panama e saluto ogni cosa. Gli ulivi. Uno di quelli e’ danneggiato seriamente. Un altro e ancora un altro. Non siamo piu sul binario 10 di qualche anno fa o “al centro” e coda “fago”? PIANGO davanti all’ulivo.Poi decido, scelgo dove andare. A casa-casa. A porto Cesareo il bus prosegue per Gallipoli.Io scendo. Ho la navetta per Bacino Grande. Poi, la grande abbuffata. Sembra il titolo di un film. Nel pomeriggio un tuffo e una salutare nuotata…esattamente e veramente un anno dopo.20150731 Salento foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano.Salento31 7 2015 foto Romano Borrelli Salento20150731_090057

Ciao ciao Torino

20150730_193232Porta Susa sbuffa. Il sistema di refrigerazione rinfresca l’ambiente. A Porta Nuova si ritarda.20150730_19524820150730_204554 20150730_204554Non conosco esattamente i motivi di questo ritardo: un’ora e dieci ma onestamente non mi intetessa molto.Il tempo e’ mio.Il giro e’cominciato. Sul binario 10 una ragazza con mezzelune  nicciola dietro un bel paio di occhiali neri scuta il mio cappello, guarda a terra, si fa forza e mi domanda:”Scusi ma lei non mi ha interrogata di storia con il prof C. qualche anno fa? “. Era vero.Aveva ragione.Ero io.Ora non ricordo se avevo interrogato proprio lei o ero li con il prof. ma mi piaceva quell’essere sulla strada di “cultore della disciplina”, poi, un po’ come stasera qualcosa va sempre diversamente da come avevamo pensato. Sul binario 10  Io pensavo a qualche anno prima, quando munito di biglietto, al saluto dal finestrino qualcuna piangeva e io non mi sentivo di lasciarla sola…e scendevo e questo sali e scendi aveva termine il 31 luglio. E cosi non “scendevo mai”. Si faceva cena insieme, si caricava lo zaino sulla R 5 prima Pegeot poi e si andava a Porta Nuova. E lo zaino saliva e scendeva con me.Il primo di agosto poi ero io che  accompagnavo lei.Lei mi salutava dal finestrino del treno  e non piangeva e pero” piangevo io mentre  lei partiva.E poi cosi ridevamo. E ora al pensiero sorrido.Ciao ciao Torino…Si annuncia che il treno in ritardo fermera’ a Pesaro, Ancona…e la e li poi…così piangevo io…e non so se ha pianto lei. Ma questo e’ avvenuto in altri e piu recenti binari. È la mia vita.”Sei la mia vita”.E si illuminava il display del cellulare mentre le dita della sua mano si univano a forma di cuore e io la osservavo da dietro il finestrino. Aveva due mezzelune color nocciola dietro un paio di occhiali che le incorniciavano il grazioso viso.

Giusto per la cronaca. Il controllore passa e riconsegna a ciascuno il biglietto ritirato la sera prima. Il sistema ricorda le camere d’albergo con le apposite registrazioni con tablet e carta di identita’. Poi a ciascuno un giornale e un succo di frutta.Quasi sul finire del viaggio, a Bari, il treno’…è …in anticipo! Ma l’apoteosi la raggiungeremo alle ore 9:.13 ore dopo….Lecce, Lecce, stazione di Lecce.E cosi ridevamo e sorridevamo tutti. Ho proposto un battimani al fettoviere che ci ha traghettati recuperando il ritardo.Un plauso stile comandante d’aereo.31 7 2015 foto Borrelli Romano

Ciao, Lecce

20140826_112839Lecce, sei stata una “mano forte” per aprire ancora meglio e di più gli occhi a tutta la tua grande bellezza.Lecce. Sposi sulla villa. Foto, Romano Borrelli E’ stato bello vedere questa giovane coppia fare fotografie in un giorno così importante, sulle tue strade.  20140826_11193620140826_111621Sono giorni di festa in questa bella citta’. Sono giorni dedicati ai rientri. Anche oggi il caffe  ‘ha un gusto diverso dal solito.Lecce, stazione. 26 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli E’ il caffè che batte l’ora, oggi. Ma Quarta, oggi, ora, e’ il nome del caffe’, dell’energia,  vita. Lecce, 26 agosto 2014. Caffè Quarta. Foto, Romano Borrelli  Il tempo del rientro, del ritorno. Ma e’ un arrivederci, a presto. Niente promesse, solo questione di tempo. E di cuore. Ovunque mi imbatta in una cartina del Salento faccio scorrere su di essa il dito e rimando a memoria nomi e luoghi di un tempo strepitoso, passato qui, calcando questa terra rossa, vivendo ogni momento come fosse il primo in cui ho aperto gli occhi.  Bellissime le luminarie della citta’, il centro, Lecce, 26 agosto 2014. Il centro. Foto, Romano Borrelli la “villa” , il palco per la banda. A Lecce  oggi e’ ancora festa, dei santi patroni,Lecce 26 agosto 2014. Lecce. Foto, Romano Borrelli i turisti, i palazzi, i caffe’. Turisti a frotte fanno registrare il tutto esaurito. Chiedono in continuazione dove si trova il centro,Lecce 26 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli Santa Croce, il DuomoLecce 26 agosto 2014. Il Duomo. Foto, Romano BorrelliLecce, 26 agosto 2014. Il Duomo, Foto, Romano BorrelliLecce 26 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2) con il suo stupendo campanile,  santa Irene, il gazebo per Salento in bus. Hanno tutti zaini al seguito, trolley nella mano e macchinette o cellulari. E’ una Lecce che sbanca davvero.  Niente da dire. Una coppia di giovani sposi, bellissimi, (chissà se si riconoscono, sarebbe bello descrivessero in quale Chiesa si sono sposati)  sale sulla villaLecce 26 agosto 2014. Piazza Sant'Oronzo. Coppia di sposi. Foto, Romano BorrelliLecce 26 agosto 2014. Piazza Sant'Oronzo. Sposi. Foto, Romano Borrelli e noi fra poco sul treno. Poca voglia, di parlare, di dire, tantomeno rientrare. Due opzioni, Torino, il rientro, Roma, un’alternativa. 20140826_112855Una freccabianca, una freccia argento. Che fare? L’ abitudine e’ una bruta malattia. No, non ho nessuna intenzione di ripetere schemi consolidati e  ripercorrere una strada battuta da poco, solo pochi giorni fa, a di ferragosto. No, il grigio, la nebbia e la pioggia mi sa che attenderanno ancora un po’. Certo, possono e devono attendere. Ecco, ho lasciato andare l’abitudine per fatti suoi. Il treno per Torino è scivolato via, verso il suo destino. Ho preso il sottopassaggio e ho cambiato meta. Sono qui, binario uno.

Roma,  la meta. Che dire? Amaro ma buono questo caffe’, forte come sempre, robusto, e scuro. Un augurio forte, dal cuore, per la candidatura a capitale della cultura europea. Lecce 2019.  Ancora il caffè, il pasticciotto Lecce, il pasticciotto della stazione. 26 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli(la signorina del bar mi suggerisce di prenderne un po’  da portar via e di surgelarli. Parentesi nella parentesi, penso che i migliori che abbia mangiato siano stati quelli di Sandonaci e Gallipoli) e poi  non mi resta che chiudere gli occhi, e conservare questi colori che il Salento mi ha regalato, luce nella luce, il mare, il caldo, sole, radici, e riaprirli fino alla prossima.

Ciao Lecce, ciao . Grazie, Salento. Grazie, radici che mi avete come sempre accolto a braccia aperte. Abbi cura degli ulivi, che stanno poco bene fa che acqua e sole e salute non gli manchino mai, fa si che alla loro ombra possano innamorarsi ancora in tanti, fa che tutto sia pronto per il prossimo mio tornare. Se tu avessi gambe ti direi di venirmi a prendere alla stazione, compiere insieme a me quel breve tratto di viale fino alla macchina, cosi come fanno i miei, con un pasticciotto sul cruscotto e il caffe Quarta nel “termus”. E vorrei che mi abbracciassi, come fanno loro. Ma in mancanza mi sapro’accontentare  del tuo cartello azzurro, blu notte e di quella voce tanto bella che mi annuncia con gli  arrivi e le partenze: Lecce. Ti diro’, mai come quest’anno mi sei piaciuta da morire. Mi piace la tua fedelta’. 

 

Il viaggio e’da poco terminato, ore 17.20 20140826_175653..approdo nella citta’ eterna dopo aver passato Brindisi, Bari, Barletta, Foggia, Benevento, Caserta. Era da un po’ di anni che non percorrevo questo tratto ed era abitudine il senso inverso, andando verso Sud, non verso Nord. E non ricordavo neanche che per alcuni versi sembra, in quella tratta, di andare per mare.20140826_17210920140826_17260720140826_183923Il gabbiano, sara’ sceso anche lui dal treno? Probabilmente…in questo momento sono in coda ad aspettare il mio turno per una esposizione di grandi bellezze320140826_185435Autorutratti di Frida: con scimmia, con collana di spine  e colibri, con treccia., seduta sul letto o io e la mia bambola,  ed ancora La giustizia per via della rappresentazione di una figura femminile bendata, un bimbo con il mappamondo. Una serie di quadri da raccontare ai ragazzi, contestualizzandoli nel periodo storico e di una grandissima artista, versatile, con una storia densa alle spalle.20140826_18582320140830_12053820140830_12061420140830_12043720140826_204725Tre ore buone buone per la mostra….esco, appena sullterrazzo……dimenticavo, ormai e’ tardi e….buonanotte, Roma.

Dove eravamo rimasti? Da Torino verso Melpignano

20140822_19540920140822_195451Esiste qualcosa di romantico e nello stesso tempo proletario nel veder materializzarsi  sul binario dieci della stazione Porta Nuova il treno notturno, Torino-Lecce, carico non solo di soggetti in movimento ma di aspettative e desideri di ieri, l’altro ieri e domani. Nel suo incedere e posizionarsi sul binario a marcia indietro  con quelle due luci finali che sembrano due occhietti, sembra accogliere la mia idea sul viaggio e il bello del viaggio, che deve necessariamente terminare affinche’ qualcosa di piu’ bello e intenso possa prendere forma, corpo, nell’incontro del nuovo, con la sorpresa, dell’inaspettato. Davanti la stazione di Torino Porta nuova un hotel Roma mi rimanda a ieri e il treno all’altro ieri! Un incontro di altro agosto e di altro anno, una stanza, un biglietto e un finale poco compreso. Un autore tanto amato. Un biglietto che vale la pena20140822_195831 . La scala mobile della metro automatica, unica nel suo genere in Italia, mi espelle dalle viscere della terra e mi proietta nell’atrio della stazione poco distante dove erano riposti sull’albero di Natale i desiderata di viaggiatori e non. Sogni e aspettative non più chiusi nel cassetto di qualche ripostiglio o faldone, ma  ora oggetto di studio a Roma. I sogni dei viaggiatori e  i viaggiattori sognanti, dove terminano?20140822_194815. Dove eravamo rimasti? Campeggiava fiero quell’albero e ogni suo ramo vene che portava avanti e indietro la linfa di una storia diversa.Sembrava tutto cosi perfetto: un viaggio per far viaggiare parole friabili come sabbia  che si disintegrano e disintegrano, coccolone altrove.   Pioveva ma non abbastanza da ripulirle, lavare il troppo sporco. Pioveva a dirotto lacrime il cielo di Torino quel fine agosto quando un famoso scrittore decise che… Dove eravamo, dove erano, quando qualcuno sussurrava “ti amo”? Gia’, in una stazione. L’atrio dove campeggiava la prima pagina de La Stampa posta  sull’albero di Natale  con l’amore di Diego per Marilisa. Dove eravamo rimasti, invece, oggi, una settimana fa? Bicchierino in mano un biglietto di ritorno, su al nord, una bustina di zucchero, rigorosamente gialla. Con tanti saluti dalla stazione e …un buon ritorno. Una bustina che ho girato e rigirato per una settimana inter  e una promessa nello zaino e nella testa:il morso della taranta non mi prendera’, non si nutrirà. Verro’ ma non saro’il tuo pasto e ballero’ su quella terra che da una settimana e’ “un tempo, due temi, tre tempi e la meta’ di un tempo“. Quanto tempo! Quanto. L’ aspetto piu divertente di questo “conto” e di questo viaggio  e’ incontrare uno chef che dopo 42 anni di onorata cucina di mare tenta l’ esperienza della cucina di… montagna.. E che scappa, dal nord, con le sue piogge e il brutto tempo. Pentole al seguito.  Scappa come ogni persona, morsicata dalla taranta come sembriamo tutti noi ogni qual volta ci si approssima ad una citta’ per una sosta del treno. Scappiamo perché lì, nei pressi della banchina, il cellulare o il tablet prende meglio. Un tempo, quando si correva in prossimità della fermata, era per la sigaretta, oggi si scende per continuare la pubblicazione in un social network.

Esiste qualcosa di speciale in questa alba che si distende lasciando indietro le luci di citta’ a me conosciute. Qualcosa di bello sara’ entrato nel sangue ma non ha bulla a che vedere con la taranta. Lo sento.Compagni di viaggio riposano distesi cosi come si distende l’alba. Una giovane coppia salita “su, al nord” in cerca di lavoro, si apre, si racconta. Lei si presenta, “non sono coccolona come hanno definito alcune ragazze tedesche che continuano a permanere in casa dei genitori”. Ha voglia di impegnarsi per costruire un futuro, così lui. Hanno le idee chiare, in testa e l’amore in tasca. Hanno lasciato il sud, una settimana fa per questo incontro di una vita. Ora, decideranno, con calma il da farsi, dopo aver valutato ogni opzione possibile. Sono convinto che con l’amore in tasca si possa e si riesca. Ma la ricerca del lavoro non termina dalle parti di Piacenza dove e’ salita la giovane coppia. Sono stati ospiti da amici, nei pressi di Cremona, dove è stato loro promesso un lavoro. L’altro compagno di viaggio, prima accennato, un cuoco, ha provato l’esperienza dei saperi e dei sapori del nord. Ma dai suoi discorsi  penso sia piu predisposto ai frutti di mare. Tutti e tre hanno lasciato questo spazio di condivisione forzata a Bari. 20140823_071254Un incontro  sempre piacevole quando si socializzano storie di una Italia che si muove. Il caffe’ in corridoio e si scopre che una ragazza ha trascorso le sue vacanze negli USA ma ha sentito forte il richiamo di rivedere la mamma. Anche solo per un giorno. Altri compagni di viaggio, i libri, reclamano il “giusto riposo“. Tra poco finiranno anche loro nello zaino dove potranno riposare per qualche ora.  Probabilmente si sono resi conto di esser stati poco utili in questo viaggio. Dove è il lettore quando legge? Ecco, e quando non legge, dove si trova?  Libri traditi. Libri da “ritirare”.20140823_071757 Me lo faranno pesare. Dopo Bari, dove mi viene dato un giornale e un caffè,  l’approdo  alla città  salentina avviene  intorno alle nove del mattino alla stazione di Lecce, là dove ci eravamo lasciati. Il tempo di mangiare uno20140823_090630, due pasticciotti, sorseggiare il caffe’, comprare il Quotidiano di Lecce  e una corsa verso la biglietteria Sud-Est,20140823_091155 in prossimità del binario uno e da qui, verso il sei sette, dove…………cominciano i grandi e co.ntinui movimenti verso Melpignano20140823_093914 ( ma anche Gallipoli 20140823_093924e Galiano per Santa Maria di Leuca sono battute). Per Melpignano, alla notte della Taranta, sono attese piu di centocinquantamila persone. Treni a manetta, pieni. Circolazione a pieno regime.20140823_093612 E’ l’evento tanto atteso e che, implicitamente segna anche il lento finire dell’estate.20140823_090204i20140823_09150320140823_091449I treni verso Gallipoli, Gagliano 20140814_144734, Otranto e ovviamente Melpignano sono strapieni. Noto la circostanza: il treno notturno appena arrivato da Torino si specchia 20140823_092836in questo fantastico trenino, carico in ogni tratta di umanità.Verso Melpignano. Ferrovia Sud Est. 23 agosto 2014. Foto,Romano BorrelliMelpignano. Una stazioncina, una passeggiata a piedi e l’attesa. Si va e si viene. E’ ancora presto nonostante abbia la notte alle spalle. Oltre lo zaino. Quanta strada? Tanta. Otranto 23 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli Decido che è meglio ripassare qualcosa.20140823_091807 O ripassare da Otranto. 12Otranto. 23 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliDalla sua meravigliosa Cattedrale e cercare di osservare con piu’ attenzione la meraviglia dei mosaici e la storia impressa. Con la speranza possano diventare oggetto di curiosità, a scuola, tra i ragazzi.Otranto. I mosaici. Cattedrale. 23 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliOtranto. La Cattedrale. I mosaici. 23 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliOtranto. La Cattedrale. 23 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli20140823_110656 E magari, chissàOtranto. 23 agosto 2014. La Cattedrale. Foto, Romano Borrelli…..Oltre…, anche da Santa Maria di Leuca. Continuo a muovermi tra trenini,  straordinari programmati20140823_130625Notte della Taranta. 23 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli, bus, cambi inaspettati ma anticipati da gentiissime persone che si scusano per eventuali disagi. Rivedo nomi di cittadine con i suoi abitanti. Vedremo. Intanto mi godo questo spettacolo.Poi, tra poche ore, comincera’ la XVII edizione della notte della taranta e allora sara’ musica per corpi, mani, braccia, gambe, al ritmo di migliaia di tamburelli. 23 agosto 2014. Tamburelli. Foto, Romano BorrelliAspettando Roberto Vecchioni, la sua Samarcanda, aspettando Giovanni Avantaggiato cantore della tradizione salentina, anto a Corigliano d’Otranto. Corigliano d'Otranto. 23 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliAspettando sera, davanti l’ex convento degli agostiniani.20140823_111748Otranto. 23 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)

Maturità: primi esiti di una musica che continua

DSC01181Maturità. La sedia comincia a sentire l’avvicinarsi del termine e della sua futura solitudine. Anche lei, dopo aver garantito un posto dove riposarsi, andrà a raggiungere  le sue colleghe già collocate in ferie dall’inizio di giugno.  Tra poco sarà maturo il tempo in cui tornerà a far compagnia alle altre, come le foglie d’autunno quando cadono.  Lentamente “escono” i cartelloni con i voti dei primi” licenziati”. M.67, G.60, C. 70, M. 80 e da domani probabilmente leggeremo sui quotidiani le votazioni dei primi maturi “fioriti” in giro per la nostra città. Probabilmente.

Esami di maturità  che proseguono e che riguardano anche gli studenti delle scuole italiane all’estero.  Come ad Instanbul dove molto è doppio. Maturandi sospesi tra Europa, Asia in una  doppia gestione. Ma per restare a noi, la “musica”  dell’esame continua  e i candidati, “cantano” le proprie tesine, anche se ormai, gli appuntamenti lentamente tendono ad  esaurirsi.

Maturità è quando un ragazzo espone la sua tesina sui Beatles e uno dei commissari lo noti intento a vedere il filmato e gustare la musica di sottofondo, il tutto mentre   muove soddisfatto la pianta del piede.  Sicuramente avrebbe voluto esprime la sua felicità e la sua contentezza in altro modo.  Quel piede raccontava tutta una voglia di togliersi quel gesso di dosso, posato appena oltre le sue spalle, in attesa di settembre, o forse, o solo  di riappropriarsi  di quelli che sono stati i suoi anni. In ogni caso, quella tesina è piaciuta, a tanti. I Beatles in Italia, in Europa, sui giornali dell’epoca.  Quanto e quale peso avevano dato gli organi di informazione italiani per quell’evento, di un  concerto italiano sul nostro Paese? Fenomeno “Beat o rock?”. Beatles beat o rock?  Pensieri a ritroso. Sospensione momentanea della realtà. Per una volta la sospensione non è un atto comminato dal dirigente e consigli vari, ma una chiusura tra parentesi del presente. Per riprendersi almeno mentalmente il passato.  Vorrei dare il ritmo anche io, alla mia pianta del  piede mentre la musica corre e smuove l’ascensore del ricordi che materializzano una macchina in corsa, e quelle canzoni che “passano”. Pensieri che fanno compagnia. Un attimo. Solo un attimo. Poi, si ritorna sul “pianeta” aula. L’esposizione continua.  E via con le contestazioni giovanili del ’68, le occupazioni degli universitari. Penso a Marco Revelli, agli studenti e l’occupazione di Palazzo Campana, e   il grande soggetto che con l’autunno caldo entra in campo: la classe operaia, le lotte, le conquiste. Esposizione continua di una altrettanto lotta continua. Un fenomeno che continua ancora dopo il’ 68 e il ’69.   I movimenti migratori, il triangolo industriale, le cattedrali nel deserto e il Sud e le sue campagne che si spopolano. Penso ad un testo, “Storia dell’Italia contemporanea dal ’48 ad oggi”. Un tomo bellissimo, dalla copertina bianca, con la fotografia di una ruota. Bellissimo libro. Mentre il candidato continua la sua esposizione penso e ripenso ai treni descritti in quel tomo, all’arrivo  dal Sud, da Napoli, Bari, Lecce, Palermo di migliaia e migliaia di uomini e donne pronti a cercare un riscatto. Convogli che scaricavano futuri lavoratori  delle fabbriche. E poi le lotte, le richieste di uguaglianza, sociale, economica. La richiesta di case, di strutture abitative. Il boom economico, la prima macchina comprata a cambiali, le prime ferie (nel senso di ferie come conquista), la mensa e la mezz’ora pagata (già perché non tutti sono a conoscenza che la mensa non c’era). Ripenso ai miei volumi di storia sociale contemporanea, al professore G.C., ai mesi trascorsi in biblioteca tra documenti, interrogazioni, mozioni delibere, interviste. Una realtà che cresce socialmente  ed economicamente analizzata e studiata  attraverso i documenti, i giornali, le interviste. Già, le interviste. La tesina aveva come oggetto proprio le interviste ai Beatles. Ricordi, pensieri e tanto cuore- Per molti la maturità è entrata di diritto nei ricordi personali. Pensieri.

Lecce: benvenuti in Salento

DSCN3253DSCN3290Lecce, stazione di Lecce. Lecce. Il treno frecciabianca proveniente da Milano, causa vetri, e causa altro, prima dei vetri, è arrivato a destinazione con……..

In ogni caso è bello rivedere, un anno dopo, i cartelli delle ferrovie con su scritto Lecce. La fontanella e quella voce registrata che annuncia anche le fermate della linea ferroviaria Sud Est…….Tutti quei paesi dai nomi musicali…Guagnano, Novoli, Galatina, Gagliano del Capo e tanti altri……..Sentire le cicale e appena metti i piedi sulla banchina viene da dire: “ma chi ha dimenticato il forno acceso dopo aver cotto il pane?”……un caldo….africano, anche se, ricordando gli anni addietro, non molto rispetto a quelli. Appena arrivato, un rustico ed un pasticciotto del bar della stazione. Un anno dopo. Mi sono mancati. Mi siete mancati. Peccato non averli tutto l’anno, anche al Nord. Quante cose ci si perde senza sapere di perderle……..e quando le si hanno non le si apprezzano. Prossima tappa? Le friselle: olio, sale, capperi e pomodorini che sono pomodorini. Altra tappa ancora? Ciuncata frisca!

Ora mi godo il tramonto, un sole particolare, da cartolina. Il mare, quello vero, le persone, che sembrano aspettarti da sempre. Ed è passato un anno da quando ci siamo salutati.

Un’annotazione: dato il tempo speso in treno, ho potuto constatare che il numero dei lettori, almeno in questo vagone, si è impennato, complice anche un gruppo di studenti, studentesse universitarie di ritorno a casa, intente nella lettura di romanzi e testi universitari.

Foto: a sinistra addetto ai vetri treno, stazione di Bari.  Destra, cartello stazione di Lecce.

Sotto l’albero il ritorno del treno notte: Torino-Lecce

DSCN2737DSCN2742Firme raccolte, lotte, presidi…finalmente è tornato. Almeno uno. Sorpresa sotto l’albero alla stazione Porta Nuova di Torino.  Il treno notturno Torino-Lecce e viceversa, è tornato fra di noi. Speriamo goda di ottima salute e che ci rimanga. Fino a pochi giorni or sono, vi era, da Torino, un solo treno notte su quella direttrice, il venerdì, con “capolinea” a Bari, tagliando fuori Lecce.  Penso sia giusto così. Spero, anzi, di cuore, che possano essere ripristinati tutti i treni notturni. A fronte  dei treni frecce per pochi, causa anche elevato costo, è giusto, necessario, utile che vengano ripristinati i treni notte. Con tutte le storie che si portavano nelle loro “pance”. Voglio ringraziare, personalmente, chi ha passato tutto questo tempo al freddo, presidiando per il ripristino, e,  chi ha manifestato dalla torre della stazione centrale di Milano.

Diritto di volare

L’occasione per rianimare questo blog, apparentemente immobile, come una foglia autunnale, incapace di vibrare, ma, allo stesso tempo, ancorata, solidamente ai rami, anche priva di impeto e turgore, viene fornita da una breve camminata, direzione stazione Porta Nuova, Torino, finalizzata a “rivolgere”  l’ultimo saluto al mitico treno espresso Torino-Lecce, binario 10, un tempo, direttissimo, (partenza binario 11), oggi, anzi, fino a ieri, “Freccia Adriatica“. Da oggi, quel treno, è soltanto un ricordo. E nello stesso istante in cui scrivo, anche il corrispondente, direzione inversa, Lecce-Torino, si sta avviando, lentamente a destinazione: pensionamento forzato. Beati loro, direbbero i lavoratori in carne ed ossa che in pensione ci vorrebbero andare. Eccome! Quanti ricordi, quanta rabbia, quante speranze hanno generato quei treni con i loro finestrini sempre senza mezze misure. Tutti aperti, o tutti chisi. Ritardi, caldo, servizi mal funzionanti, eppure,  il treno notturno verso il Sud era considerato un servizio “democratico“, mentre oggi viene considerato da chi detiene le leve del comando, non piu’ “conveniente”  quindi, “tagliato”, in coda a moltissimi altri servizi che hanno subito, nel corso degli anni, identico destino. L’intenzione non è rianimare il blog per renderlo ” collettore di rabbia”, ma semplicemente per ribadire che “così non va”.

Da quei treni notturni non immagineremo piu’, dopo un turno  di lavoro massacrante, per molti, con uscita anticipata ( “un’ ora di lavoro non retribuita” come succedeva a tantissim operai Fiat, pur di potersi garantire il Sud al mattino successivo) coste spalmate di turisti, ulivi e vigneti sfiniti dal caldo, coltivatori con le schiere ricurve a ricordarci la nostra storia, le nostre tradizioni, soppiantate da “cattedrali nel deserto” chiuse da prepotenti che inseguono con ingordigia il profitto.  Non immagineremo piu’ le saline e la nebbia, o l’odore del caffè emanato da qualche casa a ridosso dei binari, così come perderemo il gusto di osservare al mattino presto pomodori secchi su terrazze “chiancate”. Dall’interno di quei scompartimenti non sentiremo piu’ gli odori di cibi accuratamente preparati, pronti ad inebriare quei pochi metri quadrati in obbligata condivisione fra compagni di viaggio. Compagno, non vuol forse dire “condivisione di pane? Era immediato il ricordo delle opere di Arpino, anche se il tragitto era differente. E non vedremo piu’ ad una certa ora della notte le famose torri,  nei pressi di Piacenza che ricordano una canzone di Guccini, “Il vecchio e il bambino”, e non vedremo piu’ frotte gi giovani scendere con radio e muniti di tutto punto scendere a Rimini, e non vedremo piu’ il mare, da Ancona a Pescara con quei falo’…e tanto altro ancora… Da quei finestrini non sentiremo piu’ parole miste ad abbracci, ripiene di miele e di promesse. Da oggi, quei treni, ancora così “democratici” almeno nel prezzo, lasceranno il posto alla velocità, al culto del fast.

E così, mentre mi reco a porgere l’ultimo saluto a quel mitico treno, ecco un gigantesco albero di Natale, posto nell’atrio di Porta Nuova, identico a quello dell’anno passato, pronto ad accogliere su di sè i desiderati di tutti:  turisti, viaggiatori, passanti,  che emergono dalle “viscere ” di una metropolitana torinese, accolti poi nella “pancia” di quel meraviglioso atrio verso la ricerca di un treno, non piu’ “espresso”.

Non decorazioni ma sentimenti, sono espressi in numerosi biglietti, apposti ad altezza d’uomo su quell’enorme albero. Eccone alcuni: “Meglio una bugia che apre il cuore alla speranza che una verità che provoca solo tristezza”. “Voglio l’estate”. “Vorrei una calcolatrice fogli a righe (Nicole Kalaw),  alla faccia di chi sostiene che l’Italia è un Paese di benestanti.“Fammi diventare una sirena! Se non si puo’ va bene anche un unicorno” (Rebecca)….vorrei apporre anche il mio, di biglietto, “il desiderio di una banca centrale per commissariare il Paese dove si è tolta l’ureola a tutte le attività considerate e rispettate, e smettere di tornare gli irresponsabili di sempre, egoisti e retorici, e pensare a chi, non ha uno stipendio, mentre altri ne hanno un corrispettivo pari alla somma del salario di 400 operai”. E mi piacerebbe ricordare a chi ha tagliato scuola, servizi, e altro, che Nicole non ha neanche una calcolatrice e fogli a righe sui quali scrivere. E così, davanti a quell’albero, che contiene in se, milioni di persone, mi pare di “navigare nell’utopia dei desiderata che partono dal cuore…quante ali sono state tarpate…” Forse non è una copertina da “car star”, ma è vita, reale, dignitosa, di fatica, vissuta.

Mi piacerebbe incontrare Rebecca e poterle regalare tanti pennarelli e tanti fogli, affinchè possa disegnare un mondo dove i suoi sogni si possano realizzare, e regalare quella pensione, che molti hanno chiesto e apposto su quell’albero, e una costituzione intera, con tutti i suoi 139 articoli, e non una pagina soltanto, e una scuola, per tutti, e la fine delle delocalizzazioni anche in quei posti dove non dovrebbero esserci. E provare a volare. Perchè ne abbiamo diritto.Tutti.

Mi siedo, per un attimo, e sfoglio il libro che mi fa compagnia….alzo gli occhi al tabellone e penso che da domani (oggi) non vi sarà neanche il treno per Palermo… Riposo gli occhi sul libro, riannodo i pensieri e soffermo il mio sguardo su di una pagina, del bellissimo libro di Sofia Gallo: “Diritto di volare” (Giunti).

“No, io non voglio tornare indietro, no, io ho diritto di volare. Qualcuno o qualcosa mi ha finora tarpato le ali, ma prima o poi spicchero’ il mio volo”.