Per giungere in stazione, a Perugia, si può decidere di, andarci a piedi, in bus o in mini metro. Curiose queste “capsule” che sono frequenti nei loro passaggi, piccoline, con pochi passeggeri a bordo. Quando senti la prima volta “appena giunto a Perugia, a sinistra c’è la stazione del mini metro” mi pareva una cosa cosi…curiosa. Li vedi sfilare via appena sopra i segnali luminosi della ferrovia e resti impressionato. “Fontivegge” è la stazione metro vicina a quella ferroviaria, uscendo, a sinistra, senza neanche attraversare. Ci si può arrivare anche costeggiando il binario uno. Dalla parte opposta della strada una Coop. A dire il vero, “il mini” sembra una funivia, da lontano, ma poggia su una base a guardar bene poi da vicino. Fontivegge, Case Bruciate, Cupa e cosi via le sue stazioni. Costo del biglietto: un euro e cinquanta. Il suo tragitto dovrebbe coprire se non sbaglio, anche lo stadio Renato Curi. La mia opzione, oggi, è stata quella di essere qui, in stazione, preferendo la scelta “a piedi”, per andare, o tornare, ad Assisi. In treno. Percorso, in minuti, una ventina.
Giunti ad Assisi occorre recarsi o presso il bar della stazione o dal giornalaio per i biglietti. Un bus appena fuori dalla stazione è pronto o sta per giungere per condurci a destinazione. Il panorama è bellissimo e il caldo rende ancora piu vivi i colori. Govoni, grano, campi falciati, turisti a piedi, suore, frati, una processione di tutti e di tutto alla ricerca di fede, spiritualità, testimonianza, preghiera.
Tutto sempre molto bello: il paese, la Basilica, Superiore, Inferiore, le persone che si incontrano, sfiorano, le case, gli affreschi. Tutto è cosi bello, perfetto, intimo. Un buon cammino è l’augurio più bello che si possa fare e ricevere. Mi addentro, ancora una volta, come fosse la prima. È da tantissimo tempo che ne attendevo il ritorno. Nella terra di San Francesco.
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Ritorno a Roma
Dopo aver lasciato Spello, Spoleto e Assisi faccio ritorno velocemente nella capitale. A Spoleto ho respirato aria internazionale, da “due mondi”, inserito in un contesto da “Festival”non di canzoni ma di cultura. A Spello, profumo di fiori tra vie cittadine ben “infiorate”, e profumo di arte, alla ricerca di Baglioni, (ma nom il cantante! ) Cappella, affrescata dal grande Pinturicchio. Ad Assisi, l’aria e’ decisamente spirituale.. , da raccoglimento e ricerca. C’erano un tempo, dalle parti di Valdocco, i “gruppi ricerca”. C’erano, un sabato e una domenica, una volta al mese. Erano belli, interessanti. Se non ricordo male… una volta a Valdocco, una volta da qualche parte, una volta, perfino ad Assisi. Una volta, quando non c’erano smartphone, facebook e le storie erano diverse da quelle di Instagram. Terminati gli incontri, ci si scriveva sulla mano il numero di telefono fisso, la via, il cap e la scuola. “Cosi una volta ti vengo a prendere”.. “Scrivimi, ti prego, ti amo, yeah… “. Cosi nascevano le amicizie. Ah, Roma c’e’….! A Roma il Tevere “score” e così l’Aniene. Lentamente fluiscono. E cosi il flusso dei pensieri e della coscienza. Apro e chiudo il libro “Ragazzi di vita” e ne intercetto i luoghi, il Fontanone, piazza san Pietro in Montorio, cosi difficile da raggiungere in bus (nulla da aggiungere nel qual caso uno di quelli si dovesse rompere, perche’, mi dicono sia solo uno e uno soltanto a fare il giro del Gianicolo. Sara’ vero? Quello che avrei dovuto prendere “espettorava” gia’ da un pezzo, all’ombra della pensilina, e cosi, l’uomo con tuta Iveco giunto da qualche officina con l’ossigeno in mano, ne decretava qualche minuto piu tardi il ricovero coatto)scendendo giù, per gli scalini, arrivando a Trastevere, il palazzo del Ministero dell’Istruzione…
Il “Riccetto”, pischello di P. P. P. tuffatosi, anni prima, dalla barca, (nel fiume), che lentamente segnava il fiume, per salvare la rondinella che rischiava la vita, ha guardato, da “grandicello” la lenta agonia di Genesio, travolto dai mulinelli, attratto e respinto dall’acqua. Genesio, mentre affonda, guardato dai fratellini, panni stretti fra lebraccia. Lacrime, che velano la vista mentre svelano chi siamo. Qualche anno in più e l’individualismo e l’egoismo del Riccetto prendono il sopravvento. Eppure… solo poche pagine prima era impregnato di una tensione ideale, di solidarietà, di prossimità, di vicinanza alle creature piu fragili. Fosse il titolo di una canzone sarebbe “come si cambia”…
Spoleto-Spello
Orvieto, Viterbo, Tivoli. Poi, alla fine, ho scelto diversamente. Spoleto e Spello, Assisi. Forse troppo “amore” per Pinturicchio, protrattosi negli anni e mai finalizzando l’incontro. Benedetta arte!Benedetto “pittore” dei Borgia. E cosi, la voglia di vedere le due cittadine, il Duomo, l’abside, l’incoronazione della Vergine di Filippo Lippi (artista del ‘400) il fascino “dei due mondi”, i pittori del ‘300-‘400, mostra espositiva, su, “alla rocca”, scarpinando, in giornate da bollino “rosso”, ha finito per prendere il sopravvento sul resto. E se a tutto cio’ ci aggiungo, una volta arrivato a Spoleto, ai piedi della cittadina, la non completa comprensione tra salita meccanizzata, scale mobili e tapis, la fatica-gioia nelle gambe si è ben presto sentita e materializzata. E gia’ perche’ stupore e meraviglia sono state pari in entrambe, per la bellezza di “esserci” e per la fatica da sostenere, sotto un sole che… lascio solo voi probabili lettori, immaginare. A Spoleto ci sarebbe la possibilita’ di salire su, cioe’ arrivare nella parte alta, fruendo o delle scale mibili o dei tapis rulant. Ma ovviamente, la soluzione “fatica zero” e’ stata subito scartata. Forse la stanchezza e il sole veramente forte mi impedivano di cogliere le indicazioni giuste. A piedi quindi, non si sbaglia mai, e, come sosteneva mio nonno, tutte le strade portano (o riportano, nel mio caso) a Roma. La salita, verso il centro storico, e’ stata cosi completata a… “fette”, sempre come scrive P. P. P. Spoleto, a dire il vero, la contemplo, attentamente, prima in solitudine; in seguito, ho cercato un’ audioguida per una migliore comprensione del tutto, dove il tutto sta per Duome, intetno, estetno, campanile; ho scoperto inoltre, presso la biglietteria, della Cattedrale, che essendoci anche una guida, (fisica) a disposizione, con una aggiunta di qualche euro, e in gruppo, ho preferito aggiungere anche per questa a quella cartacea, da tablet e da audioguida. Sempre meglio abbondare. Un’oretta all’interno del Duomo e alla sua scoperta, compresa la salita sul campanile, così, per non farmi mancare nulla, aggiungendo ai pregressi gradini, altri (in cima alla Torre, nelle giornate limpide si può vedere Todi, Spello, Assisi e un pezzettino di Perugia). Il Duomo, dimenticavo, è dedicato alla Madonna dell’ Assunta e al suo interno, in una cappella appena entrati, un dipinto del Pinturicchio della madonna e di Gesù Bambino. In seguito, dopo avet visto l’abside di Filippo Lippi e le altre cappelle, l’appuntamento era per le 12, con salita al campanile; qui, una coppia di attempati canadesi, tra una chiacchiera e l’altra con la guida, e domande tipo “quel paese è? ” al sentirci dire, “Spello”mi anticipano la chiusura della Chiesa (causa terremoto 30 ottobre 2016) e quindi, di conseguenza, della Cappella Baglioni, a Spello. Ma forse, se la fortuna ci mette il suo…. chissà. È nel si dice e non si dice che ci sta il tutto. A Spello lo scopriremo. Qui, infatti, con una gran botta di fortuna, ho potuto accedere all’interno e visitare quello che sembrava un sogno impossibile: la Cappella Baglioni ed i capolavori del Pinturicchio.
A Spello il profumo dell’infiorata del Corpus Domini è ancora vivo. O almeno, così mi pare. E salendo su, per le magnifiche stradine medioevali, il panorama è davvero fantastico. Assisi è soltanto una manciata di terra e un paio di colline. Assisi è a portata di mano.
A secco
Mentre la storia di Lucrezia Borgia (la mia ultima lettura, di Maria Bellonci, Oscar Mondadori) lentamente si dipana, pagina dopo pagina, per avviarsi alla conclusione, lungo le strade tra Ferrara e Roma, ovvero “Emilia e Flaminia, l ‘acqua, nella capitale scarseggia e i “nasoni”, le fontanelle in ghisa sparse per la città eterna, potrebbero presto chiudere per alcune ore. “Il lago di Bracciano, riserva idrica della capitale si è assottigliato di un paio di metri e cosi un milione di romani potrebbero restare a secco in alcune ore della giornata”, così si sente dire, parlare, quando si introduce il tema, acqua, emergenza siccità, emergenza Roma. Intanto riprendono forma per le vie, di alcune citta’ del Sud, immagini proiettate dalla tv, le autobotti e il commercio dell’acqua. Rammentano le autobotti del Salento, quando quasi ogni abitazione era dotata di una cisterna. Per noi bambini l’arrivo dell’ autobotte era sempre una festa, ennesima modalità di gioco e divertimento, in aggiunta alle interminabili altre che aprivano e chiudevano la stagione estiva, rottura dell’ordinario, entrata nello straordinario piuttosto dilatato. Tutti a bere quell’ acqua fresca nei bicchieroni, dal nome particolare, “bucala o ucala” e tutti a spostare ora di qua ora di la’ il manicotto tra un albero e l’altro quando la cisterna era ormai colma e bisognava pensare alle piante del giardino, data l’acqua in eccesso. Anche loro, le piante, presumibilmente, in festa, al solo sentire il rumore e quel profumo caratteristico dell’acqua, in estate, quando si riversa in zone di terra secche e rosse da mesi. La parola d’ordine, oggi, e’ razionamento. Purtroppo. Penso a Villa D’Este e tutte quelle bellissime fontane. Quanta bellezza. Elementi naturali, fuoco prima, con incendi e devastazioni di ettari ed ettari di terra in fiamme, paragonabili ad intere città come Torino, Milano, Firenze. Devastazione prima, e acqua ora che scarseggia e che entrambi i temi e le emergenze impensieriscono fortemente. E’ come se mancasse l’intero lago di Como! Gente che torna in preghiera, ora. Intanto si attribuiscono responsabilita’ e ci si avvia allo stato di calamita’. Una corsa contro il tempo, per trovare soluzioni o per una “pioggia” a… “pioggia” su quasi tutto il territorio nazionale. Colpa delle condutture colabrodo per altri. Colpa dell’inquinamento per molti. Responsabilita’ di tutti, nelle piccole azioni quotidiane, wuando lasciamo andare l’acqua senza attribuire ad essa alcun valore. Il pensiero dell’acqua mi riporta ad Assisi, all’affresco di Giotto, alla fonte, a “sora” acqua. San Francesco, vicino alla sorgente. Acqua che lava e purifica. Sempre. Occorre subito un’inversione di rotta, modificare i consumi, usare accortezza e non sciupare l’oro bianco”, prima che sia troppo tardi. Il razionamento è imminente e il termine, razionamento, non prospetta nulla di buono.
Perugia, ciao
“Ciao Perugia”. E buon agosto anche se ci sussurra con piogge e vento che il sig. settembre si avvicina a 30 passi. Buon viaggio, mi occhieggia e sembra voler dire ancora il Corriere dell’Umbria” adagiato sul bellissimo libro della Chiara Frugoni, “Quale Francesco? Il messaggio nascosto della Basilica superiore ad Assisi. Edizione Einaudi”
. Pensavate fosse sufficiente una micro guida al prezzo di sei euro impegnando anche la carta di identita’? Certo che no. Si e’ in cammino, verso il meglio. “Io studio” e’ la risposta piu’ appropriata a quanti ci vorrebbero soli nel nostro recinto. Io ci provo. Pollici su, like, cuori e reazioni, Non mi importa. Questo per restare in comunità virtuale. Per il resto si: voglio il meglio per me e la scuola. Restando ai giorni di vacanza-studio. Posso confermare di aver trovato una parte di Umbria davvero interessante, bella, dove arte, cultura, musica, enogastronomia non hanno confini. Umbria, un capolavoro. In vetta al mio gradimento Perugia e Assisi
, già visitata in doppia “seduta” dove oggi mi rechero’ ancora una volta prima di fare un “coast to coast” verso l’Adriatico. Assisi, citta’ che si prepara per la visita del Papa, di ritorno da Cracovia e i suoi giovani della giornata giovanile mondiale. Assisi che si prepara a vivere un momento bellissimo: “il Perdono di Assisi”. Giovani spronati a fare della propria vita un capolavoro. Andare e camminare senza essere “uomini divano”. Per restare in tema, bellissima Passignano sul Trasimeno coi suoi 4 rioni che si sfidano nelle singole prove. “L’incendio” al castello, la corsa delle brocche, prove singole e poi la corsa, il palio delle barche. E poi colori: nitidi, vivi, per vivere in maniera tale e non in bianco e nero. “Vivere a colori” e “andare” motti dell’estate 2016. E che dire poi del Trasimeno? Luci bellissime, tramonti belli, morbidi, che invogliano ad abbracciare ogni singola cosa di questo territorio e provare ad ammorbidirsi dentro e fuori. E i girasoli poi? Fantastici. Del cibo poi preferisco non parlarne ma… mangiare, anche quando era “Street food” avendo tra le mani un panino con la porchetta e la crescia con verdura e salsiccia. Umbria, terra di santi, un po’ come Torino, dei santi sociali.
Anche qui sono presenti i salesiani che svolgono un lavoro attento e fondamentale in questa città dalla forte presenza universitaria. Bhe’ che dire ora? È il momento di andare… buon cammino allora.
Perugia
Perugia
batte Roma. In fatto di caldo!
Dunque oltre le foto, alcune, le postero’in seguito, dopo aver visitato nell’ordine visita alla Galleria Nazionale dell’Umbria, per vedere il “Perugino” la sua scuola e…. oltre, Cattedrale con annessi e connessi, Fontana e architettura. Questo almeno dopo una abbondante colazione al caffè Fortebraccio.
Ah, qui le bustine di zucchero sono riposte in una tazza sul bancone ed hanno sull’estrno, diversamente da come capita per le frasi dei bacetti perugina. Intuibile facilmente il perche’. Cosa mi sara’ mai capitato nella mia? “Mi sono buttato dentro di te come fossi stato, all’improvviso, spintonato” (A. Pazienza). “Santa pazienza”, esclamo io . La apro, verso il contenuto nella tazza del cappuccino, mescolo “bene-bene”e bevo, meglio, “sorbisco”. Esco dal bar, e cerco l’edicola, per una antica abitudine di comprare e informarmi dai giornali locali, la realtà territoriale in cui vivo, anche solo per pochi giorni: “ecco signore, il Corriere dell’Umbria”, e l’edicolante mi allunga il quotidiano
.
La Cattedrale è qui a… una decina di gradini. Ci entro.A sinistra, entrando, all’incirca a metà della Cattedrale, la lunetta di Giannicola Di Paolo (Cristo risorto) e appena dotto la Vergine che implora Cristo nel salvare il popolo perugino implorante (1500 circa). Vedre in alto post del blog. Una visita attenta (e’ stupenda) e… poi il “Perugino” e il suo allievo Giannicola Di Paolo, con affresco della Madonna Della Grazia del XVI secolo racchiuso in un tabernacolo neogotico con cornice dorata del 1800 circa (lato destro entrando).
per una buona oretta
concentrato solo sulla fontana e suoi significati per cercare di interpretarla, individuare personaggi e storie e mesi e cicli della natura e raccolte varie. E poi trovare la bellissima “Perugia”…
nella seconda fontana. La Fontana Maggiore e’ uno dei principali monumenti di Perugia databile intorno al 1275-1278 costruita da Nicola e Giovanni Pisano. Si trova in fondo al corso principale, in piazza IV Novembre. Corso che di sera si trasforma in un flusso continio di ragazz* direzione fontana, scalini della cattedrale, piazze varie, piccole pizzrtie al taglio lungo il braccio sinistro e il corso parallelo. Corso che presenta al suo centro, meglio, pancia, un grumo di locali raffinati che rappresentano la tentazioni di quanti la propria pancia dovranno pur calmarla. La fontana fu progettata in stile gotico e rovinata dal terremoto del 1348. E’ stata realizzata in pietra d’Assisi e la mia attenzione-su di essa consisteva nel sottoporre a verifica le mie conoscenze sui 50 bassorilievi e 24 statue con cui dono state ornate le due vasche. Onestamente poche, pochine, quelle di mia conoscenza. Nella vasca inferiore sono rappresentati i mesi dell’anno e i segni zodiacali e scene di tradizione agraria feudale e po
i arti liberali e personaggi biblici: San Pietro, San Paolo, San Lorenzo, Davide, Salomone, Mosè… Poi Università e musica, arti, retorica.. . E qui fiorisce in ogni dove. Nei pressi di un oratorio tra chissà quali scale “metriche” e non solo e “archi” sono stato invitato ad ascoltare Mozart e per uno che non ne capisce nulla… bellissimo! Poi, un salto presso l’ Università e circa diecimila gradini e qualche centinaio di archi
. Ancora una volta Nel pomeriggio…. Assisi. Una Audioguida e vai con Giotto!
A Perugia
Per molto tempo ho abbinato il nome di questa bellissima città umbra, Perugia
, alle caramelle. Poi, crescendo, ai baci, commistione baci-baci, quelli di cioccolata scambiati dopo i” baci-baci” e subito aver staccato labbra e scartato la prelibatezza a leggerne le cartine, quei micro temi di 4 parole che cullano il buonissimo cioccolatino. Senza disperderlo perche’ poi doveva essere attaccato sul diario di scuola! Poi lo legai alla cioccolata più consistente, in tutte le sue forme e alla manifestazione successiva organizzata dal comune in suo e loro onore, quando Torino, verso la fine degli anni 90 cominciò ad “organizzarla” per… Perugia!! Un po’ come preparo’ radio e tv per Roma e la moda per Firenze. E il libro per Milano. Ancora cominciai ad abbinare il nome della città ad uno spareggio calcistico Torino-Perugia, poi all’Università, belle ragazze belle donne… nel 2016 ai giovani (Perugia capitale italiana giovani 2016)
e oggi alle scale
!!! Quante ne avro’ fatte?Boh! Fortunatamente esiste un metro’ leggero che è una cosa spaziale ed evita così di andare in affanno. Un figata! L’ho provato il mini metro’ o “capsule” senza pilota e così le centinaia di gradini. Data la vicinanza ad Assisi una toccata e fuga, e Giotto stavolta non è scappato dalle pareti. Avrò modo per scriverne. Non ora pero’ che le gambe sono chissà dove! Perugia di sera è uno spettacolo. E a proposito di spettacolo non mi faccio scappare una bella orchestra
e bellissimi panorami
. Una bella suonata e… buonanotte! Perugia….by night
Torino, città che riflette

Giornata di pioggia sulla nostra città. Come da previsione. Giornata “radiosa”, invece, dalle parti di Roma, Citta’ del Vaticano, dove “uomini coraggiosi” sono diventati Santi. Alle ore 11.02. Una giornata che resterà nella storia, non solo per Roma. “Due uomini coraggiosi, sacerdoti, vescovi e papi del ventesimo secolo. Che hanno conosciuto tragedie ma senza esserne sopraffatti”. Papa Wojtyla e Papa Roncalli. Da oggi, due santi. Così sostiene Papa Bergoglio in un tripudio di bandiere bianche e rosse. Con ombrelli gialli. Nella giornata dei 4 papi. Due in questo Regno, che celebrano insieme “due nell’altro”. Papa Francesco che celebra. Roma, “invasa” da pellegrini e turisti. Facile immaginare la marea di gente in quella piazza, dietro in quella che e’ piazza Risorgimento, il fiume in Via della Conciliazione, fino ai giardini di Castel S.Angelo. Una pagina di storia in una giornata trascorsa tra canti e colori, fedeli, gente comune e capi di Stato e “teste coronate”. Un evento davvero mondiale. Come era Czestochowa, Denver, Parigi, Roma… Un’ immagine che resterà nella storia per due Papi vissuti nello stesso secolo. Francesco che ringrazia e che si intrufola tra la gente, in via della Conciliazione.
Già, Francesco. Anche qui, a Torino, piove. Si cammina rasentando il muro, al riparo, per quello che si puo’, dai cornicioni, proteggendo la mazzetta dei giornali per una rassegna stampa “quotidiana” in una giornata di festa ma piovosa. Tra la stazione Porta Susa e i piedi della collina, una lunghissima direttrice. A metà, un salotto. Di quelli buoni. Sovente è “la meta” per il giusto riposo, nel lungo cammino di questa direttrice. Luogo dove sovente si festeggia uno scudetto, quando si vince; dove di tanto in tanto si insediano palchi, residenza, un tempo, di comizi e manifestazioni sindacali e politiche. Prima che perdessero visibilità e consistenza. Luogo di passaggio per manifestazioni e domeniche a piedi. Luogo. Diversamente dai non luoghi. Direttrice che incontra piazza Carlina, casa Gramsci.Altro salto presso la casa, oggi, anniversario della morte, 27 aprile. Scritte sui muri e cartelli che indicano la presenza di associazioni, come quella dei panificatori. Compagni, una parola, un ritmo. Condivisione, partecipazione. Cammini, osservi i muri, la Provincia, un museo. Un dipinto sul muro. Uno specchio dall’altra. Dall’altra, lo specchio riflette arrivi di moltitudini, in quella cittadina, Assisi. Lo, specchio ideale riflette incontri, quotidiani e andati, partenze e arrivi, “un panino” condiviso, da anni, per anni, un giorno: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” (senza dimenticare di rimettere i nostri debiti, poi, noi…); un paio d’ore rinchiusi in un abitacolo che si chiama vettura, o bus, l’aria condizionata, la radio che rimanda Rino Gaetano mentre le parole tamburellano in testa… “a mano a mano”, il vento che soffia sul viso e “ruba un sorriso”, la bella stagione che era iniziata..”? Insieme alle mani muovono braccialetti, rossi. Poi, le colline, una scarpinata, e l’approdo ad altri colli, Assisi. Una meta voluta, ricercata. Altro colle, alle spalle. Insieme a tanta filosofia. La meta e la ricerca, di sé e del perdono. Turisti incrociati, ovunque, coi loro zaini e le loro storie. Altre storie. Altra storia. Assisi. La contemplazione, la preghiera. Solitudine. Orazione. Due mani aderenti, senza vuoti. Di qua, sul muro di questa via cittadina, la sorpresa. L’immagine. Ma lo specchio si trova su questo lato della strada. Dall’altra parte, l’immagine rimandata dal ricordo di una città, di un dipinto, di un incontro, era quella vera. L’originale di Cimabue, che si trova nella Basilica inferiore di San Francesco, ad Assisi. L’immagine sui muri di Torino. Per le vie del centro. Nei pressi del salotto buono, di via Roma. Via Maria Vittoria. Bellissima questa copia del Cimabue. Chissà quante volte ci si passa, davanti, senza osservarlo e pensare all’autentica che si trova ad Assisi. Fermarsi col pensiero. Essere qui, ad Assisi e Roma. Torino, una città che davvero vista con occhi attenti non termina mai di stupire. Devozione popolare. Occhi rivolti verso l’alto. Mentre la nostra citta’ e’ invasa da turisti in coda per musei, forse complice il mal tempo, continuo ad osservare questo dipinto e lo “specchio” che rimanda immagini.
“Parte l’istruzione”
Riparte, o forse sarebbe meglio dire, parte l’istruzione. Un piano di investimenti è alle porte e quindi “Riparte la scuola, dopo anni di tagli”, annuncia il Governo nella giornata di oggi.
Da domani, invece, il suono della prima campanella riaprirà le porta a 82 mila studenti. Nei loro zaini, problemi di sempre. Lasciati giochi e giochini, scivoli vari, brandine e spiccato il volo verso altri lidi, colgo l’occasione per volgere un augurio a chi si appresta ad intraprendere un nuovo viaggio, una nuova avventura nelle scuole di ogni ordine e grado. In molte scuole, alle tradizionali lavagne, compagne di anni e anni, si affiancheranno lavagne multimediali, a sostituzione anche dei vecchi registri. Le presenze e le assenze saranno on line. Così come penne elettroniche affiancheranno i vecchi cari gessetti. Un augurio, proprio mentre oggi, una buona notizia ci coinvolge, la liberazione di Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, quotidiano torinese. Dopo una lunga prigionia durata cinque mesi. La conclusione di una “terribile esperienza”, come lui stesso ha sottolineato. Il suo sequestro, dove si trovava per raccontare luoghi, storie, esperienze, dove la gente soffre e dove tocca soffrire per vivere esperienze simili e restituirle a noi, lettori. La fine di una prigionia lunga 152 giorni.
Nello stesso tempo, un pensiero alla pace. Conclusa la giornata del digiuno, un ricordo mi pervade e l’emozione scivola lungo la schiena quando ripenso a quel giorno, in cui, da lontano si intravedeva Assisi. Momenti indimenticabili. Il cielo presenta colori stupendi: celeste color acquarello, nuvole sparpagliate, un pallone areostatico di tanto in tanto spicca un volo, per poi farvi ritorno, a terra. L’arsenale della pace nei pressi, il ricordo di Assisi sempre più netto. Un viaggio in treno, una freccia, un saluto a compagni di una mezza giornata e poi via, verso Assisi. Strada rettilinea, per un pezzo. Poi, curve e in lontananza, il luogo della pace. Chi mi accompagnava desiderava esserci da un po’ e forse vi era già stata. Non facile la strada per trovarla. Assisi.
Unità per fermare la guerra
Quelle di oggi (ndr 17 gennaio 2009) sono state ciò che dovevano essere: grandi, pacifiche manifestazioni di massa. Una folla straripante, composita, ha percorso le vie di Roma e di Assisi, unita da un’intensa emozione, atterrita dallo sdegno per la strage continuata che ci propone quotidianamente le immagini strazianti di corpi dilaniati, la disperazione inconsolabile di persone di ogni età in lotta disperata per la sopravvivenza.
Una folla unita anche nell’obiettivo condiviso di porre fine, qui e subito, ad un dramma che si rovescia su tutta la comunità internazionale e rischia di scavare un solco incolmabile, una vera e propria regressione della civiltà.

Il popolo della pace, da troppo tempo inerte, ha ritrovato la parola e la forza per rientrare in campo, con spirito unitario, con l’istinto politico che avevamo auspicato, superando contrasti e divisioni che ne avrebbero fatalmente indebolito la richiesta – perentoriamente salita, da Assisi a Roma – di fermare l’aggressione israeliana, di mettere fine all’ecatombe umanitaria che sta infliggendo al popolo palestinese inaudite sofferenze. La barra deve ora essere tenuta ben ferma, senza tentennamenti. Sarebbe imperdonabile offrire al governo israeliano pretesti per continuare l’escalation militare. Vanno isolati atteggiamenti – fortunatamente marginali – che inneggiano allo scontro frontale. Si sa che di questo si nutrono – in una perfetta specularità – fondamentalismi di opposta natura, irriducibili nemici del dialogo e di qualsiasi prospettiva di pace. E’ di vitale importanza trasformare l’indignazione in una efficace azione politica, nella costruzione di un consenso talmente ampio da non poter più essere ignorato. E, nello stesso tempo, promuovere il più ampio confronto fra le diverse posizioni, bandendo anatemi e pregiudizi. E’ questo un impegno al quale questo giornale non verrà meno.
Bisogna allora intensificare la mobilitazione per imporre ai tessitori della politica mondiale di uscire dalla vergognosa latitanza che si traduce in un implicito lasciapassare all’aggressione. Che tacciano tutti i cannoni, che si ritiri da Gaza l’esercito di Tel Aviv. Non per tornare semplicemente all’insopportabile status quo ante , fatto di segregazione, privazioni, umiliazioni del popolo di Palestina. Ma per intraprendere la fatica di un vero negoziato, quale Israele non ha mai voluto intraprendere, per la costruzione di un libero stato palestinese, capace di convivere a fianco dello stato di Israele. Tra breve, archiviata l’era Bush, vedremo il nuovo presidente americano alla prova su questo nodo cruciale.
Anche l’Europa, sino ad oggi tristemente impotente, deve battere un colpo.
Dino Greco
18/01/2009
Fonte: Liberazione