Il caldo torrido aveva ed ha le ore contate. “Toc-toc”, il maestrale è arrivato. Sulla spiaggia ombrelloni piantati, chiusi, punti esclamativi al brontolio marino!!! Le onde hanno schiuma “alla bocca”. Battono la spiaggia e ne fanno di essa un sol boccone. Pochi i coraggiosi in acqua. La bandiera rossa è un deterrente, anche ai piu’ coraggiosi o fanatici. Molti i resti della scorsa notte, sulla spiaggia, quella dedicata a san Lorenzo, (il diacono, martirizzato), e al conteggio di quelle stelle viste cadere. O sviste. “Cielo. Manca”. Notte di lacrime e preghiere. Che poi, onestamente, quando certe stelle cadono, non è proprio un bel vedere. Delle stelle. Le stelle-stelle, si: “le stelle stanno in cielo e i sogni non lo so, so solo che son pochi quelli che si avverano” (Vasco Rossi, che tra l’altro, è da queste parti, in vacanza). Per i piu’ sfortunati, ancora qualche serata da trascorrere in prima visione, al mare o in centro, nel patio. Sulla spiaggia il seggiolone del bagnino è sguarnito. E’ in tutto simile a quello di un arbitro di pallavolo. Ma senza campo e senza giocatori. Insomma, “non prende”. Sulla sabbia un divisorio fra lo stabilimento azzurro e quella privata. Sette bastoni tenuti insieme da una fune spessa, divenuti cappelliere e appendi abiti di fortuna, e un salvagente rosso alle estremita’. Allargo lo sguardo: c’è qualcosa di romantico anche in tutto cio’, su questa spiaggia molto vellutata, come “laura” spiaggia, direbbero quaggiù. Accarezzo il seggiolone come se accarezzassi dolci ricordi, che quando entrano, non escono piu’. Riaffiorano. Il popolo dei “selfie” canta: ” mi manchi, mi manchi, in carne ed ossa… “. Il mare “vomita” a più riprese cose che l’uomo ha fatto ingoiare a forza, nel tempo. Le onde si rincorrono, velocemente. Resta comunque un bel mare, dai colori espressivi, anche quando teasporta sabbia. Non e’ il mare e non e’ la costa narrata nel libro che mi accompagna qui ed ora, su questa sabbia: “La strada”. Su altre onde il trasporto di una musica: “L’estate sta finendo… ” Il maestrale e’ arrivato.
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Effetti Primaverili
Colori primaverili. Profumi che ricordano e aiutano ricordare. Una porta,
di una casa, di una stazione, una piazza.
Piove. Pioggerella? Cielo grigio e grandi speranze. Il rumore della pioggia entra dalle finestre. Immagino la bellezza dei colori, e dell’acqua scivolare su fiori e piante che ornano i giardini di aprile, appena sotto casa. Le panchine, le grida gioise dei bambini. I profumo…del mosto selvatico. Colori e loro bellezza che paiono dire che a volte l’universo ha solo voglia di essere contemplato. Un tantino prevenuto rispetto alla consapevolezza… ma poi quando ci si sofferma ad osservarlo e con lui la sua eleganza, bhe allora l’universo pare contento di ciò. Forse un premio alla riflessione. O all’intelligenza. Un inchino. Alla poesia. Una poesia (con “Hanka”). Dopo la pioggia, il sole pare essere un pochino pigro, oggi. Fa i capricci. E’ un biricchino. Come un bambino che ha solo voglia di continuare a giocare e di rientrare proprio pare non averne voglia. Ed e’ bene sia così.Che illumini vita e vite. “Che luce che c’e'”. E allora si canta. “In amore vince solo chi aspetta/l’ho impararo sulla mia pelle/e mentre ammetto alzo le spalle/rassegnato come il sole/dopo l’ennesimo temporale.” Ma siamo qui. Ora. Aquiloni in cielo reclamano il proprio “Diritto di volare”. Come in un colouring book, un cielo primaverile. E allora… “share the love, share the love… ” Logico, no? In natesa di domani. Dell’Ostensione con nuovi eventi alle porte di Torino.
L’attesa di “un amore più grande”, (Antonello Venditti: “l’amore piu più grande è nell’attesa”) un nuovo vecchio tram, il 6,
di una via Roma chiusa definitivamente alle macchine e tanto altro ancora.
8 Marzo. “Ma cosa avevi in mente? “
Profumo di primavera fin dalle prime luci dell’alba. Mimose come testimonianza, come augurio, come ricordo. Che ricordano e inducono a rammentare. Mimose come fiore e come dolce e quanto e quanta. Un cappuccino. Una tazza. Al suo interno bustine di zucchero con tutti i nomi dell’altra meta’ del cielo. Un’infinità di nomi, di storie, di grandi bellezze. Ne prendo una. Anzi, la pesco, a caso, chiudendo gli occhi. Ne leggo il nome, e alcuni granelli fuoriescono dal loro contenuto. Verso. Mescolo. Verso ancora. “Ma cosa avevi in mente?” domanda Antonello Venditti….quasi uscendo dalla radio. Mi soffermo. “Le donne sono tutte diverse. Fondamentalmente sono una combinazione di quanto c’e’ di peggio e di quanto c’e’ di meglio al mondo.Magiche e… terribili.” Charles Bukowski, penso io, rispondo a lui, mi diceva lei.
Buongiorno, Roma
Buongiorno Roma! Mi piace l’idea che dai, di avere il mondo addosso stando fermi, le voci di mondi e realta’ lontanissime che ti entrano continuamente dalla finestra, comprese le rotelle dei trolley che girano e rigirano e consumano il manto stradale che pare il corridoio ed entrano fino in camera ad interrompere il sonno della notte, se mai questa vi e’ stata. Voci che in continuazione chiedono “dove e’via Vicenza“? Buongiorno Roma, sei acqua fresca che lava. Acqua dei tuoi ‘nasoni’
instancabili. E ne dai a quanti instancabilmente chiedono acqua, in coda, come sestessero andando a prendere la Santa Comunione. Acqua rappresentata, disegnata, dipinta in ogni modo e che di tanto in tanto si materializza in qualche goccia, come capita durante la visita alle catacombe. Acqua ricercata come fonte dove dissetarsi, come i cervi, rappresentati a San Giovanni in Laterano. Due cervi che cercano l’acqua. Il mosaico nel catino dell’abside della Basilica fatto rifare da Innocenzo III che ne illustra il versetto 42 del Salmo: “come il cervo desidera le fonti d’acqua così l’anima mia desidera Te, o Dio”)
. Ma di questa Basilica ci sarà modo di vederla e parlarne. Mi muovo percorrendo a piedi via Marsala,
fino al suo termine, costeggiando la Caritas (quanto e quale lavoro, qui, i volontari e quanta dedizione e attenzione al prossimo).
Tutta via Marsala, senza dimenticare che sulla stessa via passo’piu’ di cento anni fa don Bosco
La Chiesa è intitolata al Sacro Cuore. Al suo interno, tra i tanti, un altare di Maria Ausiliatrice.
..
Proseguo a piedi tutta la via, Marsala. Un tunnel, sotto i binari della stazione Termini e sono dall’altra parte. Un gruppo mi precede. E’ alla ricerca di Via Giolitti, dove si trovano alberghi non cari, a loro dire. Qualche albergo, hotel, BB, gente in attesa di avventurarsi per Roma e approdo alle porte del quartiere di San Lorenzo, da dove si vede svettare il torrino di Roma Termini.
Una rapida occhiata, per immergermi mentalmente tra le pagine di una mia lettura preferita: “La Storia” di Elsa Morante. Mi immergo appena nel quartiere, così, per avere l’impressione di sentire le voci dei personaggi del romanzo.
Il romanzo che mi ha dato e continua a darmi ancora tantissimo. Un capolavoro letterario.La storia Ida e di Useppe, suo figlio, frutto di uno stupro.Ida e la sua dignita’gonfiano il cuore di emozioni.Una storiav dove Elsa Morante ha alternato poesia e dramma.Un libro d’amore. Una rapida occhiata verso questo quartiere, lo scalo, San Lorenzo e il rimando a memoria di una frase di Elsa Morante:”Con te per sempre finch’io viva e pi’in la’”. Da qui mi dirigo verso Porta Maggiore
per prendere un tram, il tre
, e dirigermi verso Piazza San Giovanni.
Nel giro di qualche fermata di tram (il tre) ma leggo alcuni numeri a me famigliari, il 14, Viale Palmiro Togliatti, il 19…ricordo il Prenestino, Cinecittà, quasi un’ora di tram da Termini…)
sono a Piazza San Giovanni. Il capolinea del 218 è qui.
Mi accomodo e nel giro di 15 minuti sono alle Catacombe, nei pressi delle Fosse Ardeatine. Dalla fermata del bus, un dieci minuti a piedi. Sulla destra, le Catacombe di San Callisto e i Salesiani. San Tarcisio. Costeggio la mia sinistra fino ad arrivare alle Catacombe di Domitilla.
Fortunatamente oggi è possibile la visita.
Le altre, sono chiuse per giorno di riposo.
Qui, eravamo tre gruppi: americani, orientali e un gruppo, davvero esiguo di italiani. I primi sembravano fossero tutti sotto le catacombe, a milioni. Non terminavano mai. Noi italiani invece sembrava avessimo il “tutor” personale, una guida tutta per noi, dato che eravamo in otto a seguire la spiegazione. Eevidentemente siamo sazi di tanta superficialita’. La guida e’stata davvero paziente nel rispondere a curiosita’ davvero….Quanti gradi vi sono qui sotto qui sotto?quanta umidita’? Quanto sono lunghi i cunicoli? Quante catacombe ci sono, sparse, a Roma? E’ vero come dice il film Quo Vadis….? Le Catacombe sono quelle di Domitilla, in via delle sette Chiese. La Chiesa è davvero
bella.
Fa freddo, qui sotto.
Una visita guidata, un’ora circa. Ora si sa di più sul tufo, sul refrigerium, fossores, e su quante sono a Roma le catacombe, anche se, queste sono le Catacombe. In questa zona. Quelle di San Callisto,
oggi, come detto, sono chiuse.
Terminata la visita faccio ritorno, verso San Giovanni. Percorro un viale, da porta a porta. Ne approfitto per fare due passi , una zona a me tanto cara e carica. Un viale, lunghissimo. Roma, da qui è ancora più bella. Chiudo gli occhi un attimo. Mi pare di vedere le luci che salutano l’arrivo del nuovo anno.
La terrazza di questo istituto internazionale dei Salesiani
e il Cupolone e sullo sfondo. Roma, Sei bella anche da quassu’, da questa terrazza. Il tempo trascorso ti rende ancora piu’ bella e affascinante. Quanto sei bella, Roma. Non solo una canzone di Venditti. Non ti preoccupare, L’acqua lava tutto.
Mi piace l’idea di passare dopo anni da piazza San Giovanni e ricordare nomi e visi incontrati e conosciuti per vie di citta’ adriatiche. Mi piace questo odore, Roma, che hai addosso e che si attacca come un vestito. Mi piace questa idea di padronananza che ho di te, nonostante il tempo trascorso, tra una visita e l’altra e qualche cicatrice di cadute che ancora porto addosso e che grazie a quelle ora mi muovo liberamente, saltellando di qua e di là, privo di cartina tra le mani, confondendomi tra i tuoi tanti abitanti. Sei bella, ma sempre capace di renderti nuova ad ogni incontro e spiazzarmi. E forse per questo, mi piaci, cosi come mi e’ piaciuta la mostra di Frida Kahlo (artista messicana, 1907-1954, simbolo dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza della cultura messicana del ‘900. La mostra romana, aperta dal 20 marzo presso le scuderie del Quirinale e in prossimità di chiusura, il 31 agosto. Costo del biglietto, 12 euro) , tanto bella e appasionante la sua vita da volerla rivedere ancora e ancora. Una donna che porta impresso l’amato, in ogni suo autoritratto, ora sotto la fronte, ora tra le sopracciglie, ora nel cuore. Una donna capace di amare fino all’ ossessione, una lampada osram mai mancata, per il suo Diego Ravera. L’abbraccio dell’universo, un’opera spettacolare. Almeno lei, c’era sempre. Davvero qui passa il mondo intero, in continuazione. Per rinfrescare la memoria occorre prendere i tram e la metro.
Le cicale cantano, il sole spacca le pietre e …
In questo momento mi trovo presso la Basilica di San Clemente.
Qualcosa di molto simile, quasi identico a Ravenna, Sant’Apollinare in Classe per quanto mi riguarda, almeno per i mosaici. La primitiva chiesa fu edificata nel tardo IV secolo nei pressi del Colosseo e delle caserme dei gladiatori ai margini dell’area monumentale su preesistente edificio del II secolo d.C.: si trattava verosimilmente della domus ecclesiae di Clemente, un liberto martirizzato sotto Diocleziano. “Domus Ecclesiae” erano luoghi di culto dove si riunivano i fedeli nei primi secoli del Cristianesimo, generalmente identificabili con ambienti di abitazioni private adatte allo scopo. A due passi dal Colosseo su via di San Giovanni in Laterano.
Da qui, un salto ai Fori
e sulla via dei Fori Imperiali. E poi, Colosseo e poi…
Trovo un posto sul palco e “mi accomodo”.
Quando la stanchezza prende il sopravvento decido di lavarla via. Un salto a Termini, per togliermi la curiossta’di vedere se la ragazza cantata da Claudio Baglioni stara’ancora aspettando per poterle dire che lui le piace tanto.
Qui, penso, l’amore continua a perdersi, l’amore continua a trovarsi, oggi come ieri. A Roma Termini, molto è cambiato negli ultimi anni, tranne il via vai. Gente che arriva, gente che parte. Roma Termini, un porto di mare, si potrebbe dire. E poi, in quale posto meglio di altri si potrebbe cantare “lasciarsi un giorno a Roma?” (Niccolò Fabi). E poi dimenticarsi, ovviamente.
Ora, che dire……………ancora un salto, da Frida. Certe cose sfuggono e prima che chiudano le Scuderie del Quirinale, meglio muoversi.
Torino
Sembrava di scalare l’Everest e invece……….ci si fermava a Superga. Senza fiato, per quanti muniti solo delle proprie gambe, una volta terminato il percorso Sassi-Superga, si sono ritrovati a godere di questo splendido panorama. A reclamare, sporgendosi da quel cornicione, la fatica intrapresa e sostenuta, trovandosi in deficit d’ossigeno. Ma da qussù, da questo luogo, frutto di un voto vincente, di qualche secolo fa, è lo straordinario ordinario che da quassu’ si contempla. Quante cose si possono osservare meglio dall’alto. Da Superga. Nove euro per chi decide di “appoggiarsi” al trenino, meglio, la cremagliera, che lentamente si inerpica lungo le colline torinesi. E veder passare lentamente presente e passato. Un tram anni ’30, sembrerebbe.Il percorso, con partenza da Sassi, conosce anche una fermata. Una stazione. Qualcuno sale, altri scendono. Il trenino corrispondente, passa. E passano gli anni fuori da questi finestrini. Anni trascorsi con l’intento di dimenticare o non ricordare, e ricordare forse senza perdonare. Appena arrivati su, separano la stazione della cremagliera dalla Basilica, dalle tombe dei Savoia, dal luogo tragico del Grande Torino. Alcuni gradini, poi, il piazzale, la Basilica, il pronao. La ringhiera della cupola, dove si puo’ ammirare qualcosina in piu’. Il panorama. Torino ai piedi. Piccolissime macchine circolano come uomini, nei circuiti dedicati, corsi simili ad arterie appositamente dedicate, come nel nostro cervello si muovono, meglio, si attivano pensieri, che imprimono movimenti al corpo, con le ansie e gli affanni. Tante miserie. Panchine. Un bar. Alcuni ombrelloni. Ghiaccioli, acqua, naturale. Chi ama, chi scrive, chi fotografa e posta, chi mi piace, chi condivide, chi legge Pascal su di una panchina e chi S.Agostino. Sommità di un colle spianato per un voto espresso. “E liberaci dall’assedio”. Oggi altri assedi farebbero costruire chissà quante Basiliche. Sommo bene indicato da alcuni vettori e dalla loro forza. Libertà e libero arbitrio. Chi lo vorrebbe imitare, chi vorrebbe filosofare ma non sa vivere e non ha imparato. Scrive e scrivendo “ruba vite” per creare in maniera geniale o poco geniale percorsi alternativi romanzando vite. Prima saper vivere, poi, filosofare. Chi dimentica, a tratti. Una radio trasmette una canzone datata: “Roberta”.
Il panorama è bellissimo. Molte le coppie che non chiedono nulla e non parlano. Solo gli occhi, sono intenti nel farlo. Si sporgono, i corpi, si muovono e si socchiudono appena le pupille. Corpi che pensano, programmano, semplicemente amano. Mani che indicano monumenti e zone riconoscibili. La Val di Susa, la Mole Antonelliana, Piazza Vittorio, Palazzo Nuovo, le vele della nuova Università, il gasometro che sembra per un momento di stare a Roma, i Cappuccini…….Le periferie. Gente che si trova, o si ritrova. Innamorati o disperati. Torino, e, quasi involontariamente mi ritrovo a canticchiare una canzone di Venditti….“Torino non è soltanto un nome. Torino, è un grande coro di persone. Torino, vuol dire Napoli che va in montagna. Torino è un dirigible verso la Spagna….Torino, ma chi lo ha detto che non sei vera. Antica quando la sera diventi stella. Non parli perchè hai paura di sapere troppo”. Da quassu’ è davvero piccola la Mole Antonelliana. A tratti offuscata. Da nebbie umane. Dove saranno mai andate a finire tante coscienze? Le lotte? In ogni caso, questo panorama resta davvero stupendo. Alla “mezza” di ogni ora, il ritorno. Tutti appostati attorno ai tornelli, per il viaggio del ritorno. Breve, ma intenso.