Oggi pomeriggio, mi sono recato presso le varie sezioni in cui avevo la nomina in qualità di rappresentante di lista. Grande affluenza fin dalle prime battute. Gente motivata. In alcune sezioni addirittura erano pronti, in fila, già alcuni minuti prima delle 15. In una sezione una Presiente di seggio riteneva valida solo la carta d’identità come documento….per fortuna che le si è fatto notare che andava bene anche la patente. “E’ valido un documento d’identità non vuol dire che è valida solo e soltanto la carta d’identità”. Un grande applauso avrebbe meritato un signore, che davvero con molte disabilità si è recato al seggio con un forte senso civico. Oltre a tantissimi fatica. E grande è stato il Presidente del seggio, come sempre bravo, disponibile, paziente. Davvero nella circoscrizione che mi ha visto impegnato in questa attività, (la 7) ha conosciuto ottimi Presidenti di seggio, e scrutatori, ovviamente. Non segnalo altro, tranne che un desiderio reso esplicito in altre occasioni. Non mi rimane che presiedere alle ultime ore di questa prima giornata.
Tutti gli articoli di Romano Borrelli
Elezioni Europee. Chiusura della campagna elettorale nazionale della Lista Comunista.
EUROPEE, LA LISTA COMUNISTA CHIUDE LA CAMPAGNA ELETTORALE IL 5 GIUGNO A ROMA CON FERRERO, SALVI E DILIBERTO E CON L’APPELLO DI INGRAO E ALTRI 200 PERSONALITA’ “SE SEI DI SINISTRA DILLO FORTE!”
Giugno 4, 2009. La campagna elettorale nazionale della Lista comunista e anticapitalista composta da Prc-Pdci-Socialismo 2000-Consumatori uniti verrà chiusa venerdì 5 giugno, a partire dalle ore 17, a Roma, presso la Residenza Ripetta (via di Ripetta 231).
Vi prenderanno parte il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, il segretario nazionale del Pdci Oliviero Diliberto, il leader di Socialismo 2000 Cesare Salvi, che discuteranno dell’appello “Se sei di sinistra dillo forte!” promosso da Pietro Ingrao e da altri 200 esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, del mondo del lavoro, .
Tra i sottoscrittori dell’appello, che finora ha ricevuto su Internet, all’indirizzo www.unaltraeuropa.eu, 2020 adesioni, figurano – solo per citare alcuni dei promotori con Ingrao – gli scrittori Massimo Carlotto, Peppe Lanzetta e Fulvio Abbate, il poeta Edoardo Sanguineti, l’attore Massimo Ranieri, il regista Mario Monicelli, l’attore Paolo Rossi, il costituzionalista Gianni Ferrara, lo storico Angelo D’Orsi, i preti di stada don Franzoni e don Gallo, il cantautore Ivan della Mea, il fisico Carlo Bernardini, lo psichiatra Luigi Cancrini.
Fonte: il Blog di Paolo Ferrero.
p.s.
Firma anche tu!!
Paolo Ferrero: “Ognuno si faccia un elenco di 20 persone uomini e donne da portare a votare sabato e domenica prossimi”
30 maggio 2009 – Roma, San Lorenzo piazzale del Verano. La Festa di Liberazione della Lista Comunista a pochi giorni dalle Elezioni europee 2009.
Le dichiarazioni di Paolo Ferrero, Rosi Rinaldi, Fabio Nobile e Fabio Amato.
In Italia c’è chi pensava di “Magnare” e chi non lo ha mai pensato perché tanto, a pensarlo non gli avrebbe certo cambiato la vita
In Italia c’è chi pensava di “Magnare” e chi non lo ha mai pensato perché tanto, a pensarlo non gli avrebbe certo cambiato la vita; infatti, continua e continuerà a non mangiare, ieri, come oggi, come domani. Ieri quasi tutti i giornali riportavano la relazione del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi; una relazione dalla quale si evince “una crisi economica grave che non solo potrebbe portare un italiano su dieci a perdere il lavoro, ma anche un calo del Pil del -5%”. Certo non c’era bisogno di una relazione per conoscere la situazione attuale. Quanti hanno già perso il lavoro e non sanno davvero cosa “mangeranno” questa sera? Ecco perché ancora una volta si sente urgente e necessario prendere coscienza e “alzare su la testa”. La Repubblica, in prima pagina titolava “Draghi: crisi grave. Un italiano su dieci rischia il lavoro”. La parte rilevante è situata nelle pagine successive: “Lavoro, un esercito senza paracadute. 1,6 milioni a zero euro se licenziati“, di Luisa Grion a pagina 9. Un numero certo elevato di persone che se dovessero perdere il posto di lavoro si troverebbero senza sostegno al reddito. Niente cassa integrazione, niente disoccupazione. Un numero certamente elevato. Inoltre gli strumenti che “paracadutano” in qualche modo il lavoratore sono differenziati per settore, contratto, azienda. Una non comunità prima, in azienda, dove proliferano tipologie differenziate di lavoro, una non comunità dopo: “non comunità” che genera “guerre tra poveri”. Sta qui la vera causa che aveva prodotto disaffezione verso la sinistra, a mio modo di vedere. E, a qualcuno fa piacere che le cose stiano così, tanto che se andiamo a vedere l’incidenza delle quote destinate dall’Italia al rischio disoccupazione si vede che esse sono pari allo 0,5% del pil contro una media europea del 1,6%. Insomma, dalla lettura si capisce che esistono licenziabili di serie A e licenziabili di serie B. Sempre la Repubblica asserisce che tra i primi, 12 milioni e 557 mila (l’85% sul totale) ci sono lavoratori a tempo indeterminato, il 72% di quelli a tempo determinato, una larga fetta di interinali e di apprendisti. Non ci sono collaboratori a progetto e altri autonomi parasubordinati. All’interno della cifra “1 milione e 638 mila”, contenente “lavoratori più sciagurati” di altri, ovvero, lavoratori senza alcuna tutela ci sono oltre ai co.co.pro e parasubordinati e c’è quasi il 30% dei contratti a tempo determinato e il 34% degli interinali”. Inoltre le “forchette” in termini monetari per chi è “meno sciagurato” di altri ed “è baciato dalla fortuna” (già, la chiamano fortuna), e potrebbe godere della cassa integrazione o dell’indennità di disoccupazione le cifre potrebbero raggiungere l’80% ed il 60% rispettivamente dell’ultimo stipendio. Ovviamente, anche per i fortunati è stato posto un tetto, perché si sa, a tutto bisogna mettere un limite. I limiti sono: 886 euro se la busta paga percepita era non superiore ai 1.917 euro, e di 1.065 euro se l’ultima busta paga non era superiore a quella cifra. Riassumendo i soggetti “senza nessuna copertura” sono: tra i lavoratori a tempo indeterminato, 468 mila pari a 4,1%; tra i lavoratori a tempo determinato 547 mila pari al 27,8%; tra gli interinali contratto di somministrazione 39 mila pari a 33,6%; tra gli apprendisti, 35 mila pari a 13,5%; tra i collaboratori a progetto e autonomi parasubordinati 542 mila pari al 100%. Il totale è pari a un milione 631 mila, pari a 11,5% del totale. (Fonte tratta dal box di repubblica, il dossier di sabato 30 maggio).
Anche La Stampa, in prima pagina titolava: “Draghi: subito le riforme. Interventi strutturali o non ci sarà ripresa”. Richiamo alle banche. La relazione del Goveratore di Bankitalia: “I disoccupati arriveranno al 10%, serve piu’ tutela. E il Pil cadrà del 5%”. 19 pagine di considerazioni. Ma l’interesse si pone a pagina 5, leggendo l’articolo di Paolo Baroni. “Senza rete 1,7 milioni di lavoratori”. Ancora, “Bankitalia: “Lo stock di cassintegrati e disoccupati potrebbe superare il 10% della nostra forza lavoro”. Ammortizzatori sociali inadeguati alle nuove realtà. Lampante all’interno dell’articolo il passo: “I primi a saltare saranno ovviamente i precari. Per oltre due milioni di lavoratori temporanei il contratto giunge a termine nel corso di quest’anno. Piu’ del 40% è nei servizi privati, quasi il 20% nel settore pubblico, il 38% è nel Mezzogiorno”. Insomma, per molti si avvicina il fine corsa. Per questo, “Su la testa”, e contrariamente a quanti ribadiscono che “più di così non si può ottenere”, noi diciamo che un altro mondo è possibile! Un mondo in cui ci riprenda la nostra dignità.
Un mondo di precari. Un mondo che non deve essere questo sintetizzato da una relazione che però è realtà, dove cassintegrati e disoccupati si avvicinano a sfondare il 10% della forza lavoro, dove un milione e settecentomila persone sono senza nessuna rete di protezione. Un insieme di persone che raggiunge l’11,6% della popolazione attiva, occupati per tre quarti nei servizi. Allora, su la testa. Sarebbe così utopia, alla luce di quanto successo, delle storture di questa economia auspicare una banca unica? Una banca che presti denaro alle fasce piu’ deboli, senza lavorare “coi soldi degli altri”? Basta con l’economia finanziaria che ha creato tanti guasti. Basta con tutti questi contratti che non creano “comunità”. E’ vero, forse per piu’ di un secolo, la classe più debole, quella operaia, ha percepito, perché lo viveva, un certo svantaggio sociale tale da indurla a “sentirsi comunità” e cercare nell’organizzazione politica una sorta di ribaltamento nei confronti del capitale. Oggi, forse, la paura, ingrediente fondamentale della destra, ha allontanato la classe operaia da concetti come solidarietà, internazionalismo. Ma nulla ci impedisce di riappriopriarci dei nostri valori e di continuare ad esistere. Infine, per rimanere al tema, Liberazione di ieri, in prima pagina titolava, “Paese reale”. “Draghi riporta la discussione sulla terra. Cioè sulla crisi”. Il riferimento è al Pil, con il suo crollo, degli investimenti, crollati, e della disoccupazione, anch’essa in caduta libera. Insomma, chi ha sognato per un mese, ha potuto farlo a pancia piena, anche se il risveglio è stato amaro. Ma per coloro che quotidianamente affrontano l’amara realtà sognare è impossibile (“Susan Boyle eccezion fatta“), perché dormire lo è ancor più.
E tra di noi ci divideremo
lavoro, amore, libertà.
E insieme ci riprenderemo
la parola e la verità.
Guarda in viso, tienili a memoria
chi ci uccise, chi mentì.
Compagno, porta la tua storia
alla certezza che ci unì.
(Franco Fortini)
“In difficoltà una famiglia su cinque” e “Identikit del nuovo disoccupato”
I giornali di oggi ci riversano addosso la cruda realtà con cui siamo costretti a vivere da ormai troppo tempo. Come fosse un abito ritagliato da altri, da chi ha voluto tutto ciò, ci stiamo dentro, come una seconda pelle. E mentre ci “balliamo” dentro quel vestito, perché tutti noi, percettori di reddito fisso, (quelli da mille euro al mese, quando va bene), andiamo “ad ingrossare le fila” di quel 5,5% delle famiglie in difficoltà per le spese quotidiane (pari a 1.334.000 fam.). Un vestito “disegnato” e “progettato” anche da chi ha pensato bene di dare sfogo alla finanza creativa, quella dei castelli di carta, di quei progettisti politici che ci hanno fatto credere quanto fosse difficile “spuntare” un occasione di lavoro migliore, a tempo indeterminato, e nel mentre ci indicavano le porte continuamente girevoli delle agenzie interinali (anche esse oggi intente a licenziare personale), dei contratti a tempo determinato, dei progetti a tempo, delle collaborazioni. Un numero ed una “bomba ad orologeria”, prossima a scoppiare a tre mesi, cinque, forse un anno…chi lo sa. Vorrei sapere quante persone nel frattempo si sono ammalate di ansia e a quante è stato negato di poter osservare un’alba, quella di un proprio futuro.
Ecco perché ora che la Chiesa ha nuovamente indossato una tuta blu, non dovrebbe più toglierla, come ai bei tempi di Don Bosco. Un prete, un salesiano operaio. Ma nel frattempo, continuo chiedere perché non sia possibile in situazioni come quelle oggi illustrate dai quotidiani prorogare a tutti, indistintamente il contratto a termine in scadenza a fine anno scolastico, ad esempio. Dobbiamo continuare a leggerci come numeri? Dobbiamo aspettare settembre per affermare che anche noi siamo entrati nella schiera di: “Uomo, tra i 35 ed i 54 anni, residente al centro-nord, ex occupato nell’industria…..e….nella scuola dopo anni di lodevole servizio precario”. Penso che si possa e si debba dire basta. Era stata data per certa la fine della fabbrica, la fine dell’operaio, la fine del lavoro, la fine della storia…..Però quanti fallimenti ha portato questo capitalismo, questi banchieri!!. Ne avessero azzeccata una!!!! Basta! Rinnovate i contratti!!!! Abbiamo già dato!!!! Ad ogni rinnovo di contratto, quanti soldi, quanta differenza fra inflazione programmata ed inflazione reale si è persa per strada? E qualcuno a contarla e cantarla che più di così non si poteva ottenere. Peccato che per altri si cantava ben altra musica! Su la testa! Su la testa! I licenziati non sono zavorra è il monito giunto dalla Chiesa. Le persone non sono numeri, affermo. Hanno una dignità. Devono poter ammirare l’alba ogni giorno. Su la testa e uniamo le voci: “Contratto! Contratto”!! Possibile? Possibile che uno debba studiare una vita e non essere mai sufficiente? Ci si chiede la laurea, quella del vecchio ordinamento. Ci si chiede quella specialistica. Ci si chiedono master, esperienze lavorative, che diligentemente maturiamo, perché abbiamo fame di sapere e rivolgere il mondo così come lo avete reso. Ci si chiede la Sis, a pagamento, ovviamente (prima che Gelmini la facesse sparire per sostituirla con nulla); ci si chiedono stages e altri percorsi formativi…fra un po’ ci si chiederà di pagare noi stessi gli stages… (visto che tante piccole aziende che fino allo scorso anno richiedevano studenti per stages durante il periodo estivo adesso dicono no!! Nel canavese, mi informano, che su 20 aziende contattate soltanto 2 hanno risposto positivamente alla richiesta di prendere studenti per stages, lo scorso anno avevano risposto positivamente tutte e 20) Basta! Contratti! Possibile che non siamo più capaci di unire le nostre voci? Ma che fine abbiamo fatto? Leggete che fine abbiamo fatto. La Repubblica, pagina 6, mercoledì 27 maggio:”L’Italia dei precari di mezz’età. 1 su 2 senza sicurezza da dieci anni. Nuovi disoccupati: 40-50 anni, sposati, espulsi dall’industria”. E nel box, il racconto di un dipendente pubblico “Oggi festeggio con mia moglie e due figli un ventennio di contratti a termine” (di Luisa Grion).
La Stampa, pagina 6, mercoledì 27 maggio: ” In difficoltà una famiglia su 5″. Continua, “La denuncia nel rapporto annuale Istat. Il 6% degli italiani non arriva a fine mese”. L’articolo evidenzia in un box come “si compra meno cibo di qualità”. A volte, affermo io, non si compra affatto cibo. La Stampa nell’articolo svela la mia preoccupazione:” D’ora in poi l’incognita grave riguarda i lavoratori precari: su 2,8 milioni di “atipici”, 350 mila avevano il contratto in scadenza fine 2008; solo da rilevazioni successive si potrà sapere la loro sorte”. Ecco, noi dovremmo imporre una strada affinché possiamo individuara il nostro destino. Una parola: “Contratto!Contratto!”. E poi, la solita tiritera: figli contro genitori, figli che tornano dai genitori. Quando fa comodo. A chi fa di conto. Una volta per le pensioni, figli contro genitori. Un’altra volta, quando ci tolgono il futuro, figli con e dai genitori. Basta. “Contratto”!
Il Manifesto di oggi, mercoledì 27 maggio, a pagina due, fornisce un identikit del disoccupato. Il riferimento è al genere. Maschile. Questa volta. “Recessione di genere”, titola Sara Farolfi. “La crisi cambia il volto (e il sesso) della disoccupazione. Gli “ex occupati” dice il rapporto Istat, sono maschi, sempre meno giovani: lavorano nell’industria e nelle costruzioni. Ma anche i nodi della “flessibilizzazione” ora vengono al pettine. Risparmio “l’identikit”, già descritto, che è uomo in sette casi su dieci. La disoccupazione torna a salire, dopo anni, e tutti i problemi della “flessibilizzazione” vengono al pettine. In ogni caso i motivi che individuano nel genere maschile la percentuale maggiore sono riferiti alla crisi dell’industria, i settori manufatturiero ed edilizio dove l’occupazione è maggiormente maschile. Una persona su cinque è a rischio “vulnerabilità”.
Infine su Liberazione di oggi: “Istat, una famiglia su cinque ha l’incubo di non farcela“. Continua, ” I disoccupati sono 1,7 milioni. tra 35 e 54 anni, maschi, monoreddito con parenti a carico” (articolo di Gemma Contin). Una risposta adeguata a questo stato di cose è :”Contratto”, “Contratto” a quei quasi tre milioni di pubblici dipendenti con contratto in scadenza. E rinnovo a tutti i lavoratori dell’industria.
Infine, due pensieri. Il primo alle famiglie dei tre operai morti nella raffineria Saras in Sardegna. Uniamoci a loro.
Il secondo pensiero deriva dalla lettura, oggi, di un articolo sull’amica sindacalista Fiom della SKF Barbara Chiappetta. Fa piacere che l’amico Maurizio Pagliassotti, abbia voluto dedicare un articolo a Barbara Chiappetta emblema delle lotte operaie, delle lotte per un mondo migliore, che nel nostro piccolo conduciamo attraverso questo Blog. La sua grandiosità, generosità, la voglia di lottare ed esserci sempre e comunque di questa giovane mamma, qui l’avevamo sempre messo in risalto e ne avevamo avvertito i suoi compagni di lavoro già prima della sua elezione.
LISTA COMUNISTA: SISTEMA RADIOTV CI OSCURA, DOMANI PROTESTA DAVANTI VIALE MAZZINI
LISTA COMUNISTA: SISTEMA RADIOTV CI OSCURA, DOMANI PROTESTA DAVANTI VIALE MAZZINI – SECONDO I DATI AGCOM MENO DELL’1% E’ IL TEMPO RISERVATO ALLA LISTA COMUNISTA
27 Maggio 2009
L’intero sistema televisivo (Rai e Mediaset) ha pressocché totalmente oscurato la lista elettorale comunista e anticapitalista (Prc-Pdci-Socialismo 2000). Ecco perché giovedì 28 maggio dalle ore 10 alle ore 12 si svolgerà a Roma davanti alla sede Rai di viale Mazzini 14 un’iniziativa di protesta cui parteciperanno i leader della lista (Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi) contro il mancato rispetto della par condicio nei confronti della lista comunista, atteggiamento che si traduce in un vero e proprio oscuramento della presenza di una lista comunista e anticapitalista nella campagna elettorale.
Sia nelle trasmissioni di confronto e dibattito maggiormente seguite (Porta a Porta, Anno Zeo, Ballarò, Matrix) che per quanto riguarda i telegiornali, la presenza dei partiti della lista è sotto l’1%, nelle ultime due settimane monitorate, secondo i dati ufficiali dell’Agcom, molto peggio anche rispetto ai radicali. Particolarmente grave è il comportamento del servizio pubblico. Ecco perché i tre leader della lista comunista Ferrero, Diliberto e Salvi hanno chiesto è ottenuto un incontro con il presidente della Rai, Paolo Garimberti, incontro che si svolgerà sempre domani mattina.
L’oscuramento della lista comunista e anticapitalista è un dato di fatto scandaloso e vergognoso, riguarda sia la Rai che Mediaset, sia le trasmissioni d’approfondimento che i tg e impedisce che i cittadini italiani vengano correttamente informati sulle proposte e le prese di posizione di una lista e di partiti che rappresentano centinaiai di migliaia di cittadini, come indicano i dati dell’Agcom qui riportati.
I dati ufficiali dell’Agcom indicano infatti che, per quanto riguarda la Rai, nelle ultime due settimane monitorate (9-16 maggio e 17-23 maggio) la lista comunista (Prc-Pdci-Socialismo 2000) ha ottenuto lo 0,91% (2 minuti e 9 secondi) e lo 0,96% (2 minuti e 11 secondi). Nella prima delle due settimane è andata meglio persino ai Radicali, che hanno ottenuto l’1.34%!. Il gruppo Mediaset, d’altro canto, tra il 9 e 16 maggio ha riservato ai partiti della lista comunista solo 17 secondi (0,11%) contro i 3 minuti e 49 secondi (1,52%) dei Radicali, mentre nella settimana tra il 17 e 23 maggio zero per cento e zero secondi a Rifondazione ed eccezionalmente 3 minuti e 15 secondi (1,13%) ai Comunisti italiani.
Fonte: Il Blog di Paolo Ferrero
Quando la chiesa mette la tuta blu
Tante notizie in questi ultimi giorni hanno suscitato l’interesse di molti: accordo Fiat, centralità del Parlamento e possibili modifiche costituzionali, esperimenti nucleari in Korea del Nord, straordinari in alcuni stabilimenti Fiat mentre in altri imperversa la cig. La centralità del Parlamento è quella che mi appassiona di più; ritengo il nostro modello parlamentare essere il migliore, così come è: bicamerale perfetto, anche con le “navette”. Ritengo, personalmente, che anche la nostra costituzione, con i suoi 139 articoli, sia la migliore, “copiata”, in alcuni versanti, da altri Stati. Ricordo inoltre, come già altre volte, che un referendum popolare ne ha negato, fortunatamente, la sua modifica, quindi….. Forse è il sistema elettorale che non funziona, forse sono altri i costi che bisognerebbe tagliare. Delle altre notizie, un’altra sembrava una continuazione di un dibattito iniziato sul Blog fra straordinari sì, straordinari no, in un momento in cui dovrebbe prevalere (anche se dovrebbe essere prevalente sempre) il senso della solidarietà fra lavoratori. In ogni caso, lo sciopero Fiom, al sabato, parrebbe essere riuscito. Bene. Ma è quella di oggi la notizia che mi ha impressionato. Questa mattina pareva che il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero si fosse sdoppiato. “Più tutele per i lavoratori” (La Stampa di martedì 26 maggio, prima pagina). Leggendo scopro che il titolo era attribuibile al cardinale Bagnasco, il quale continua affermando che i lavoratori “non sono inutile zavorra”. Anche Liberazione, in prima pagina, afferma:” Questa non è zavorra”. Continua il quotidiano di Rifondazione Comunista, riportando le affermazioni del cardinale Angelo Bagnasco, che “le imprese approfittano della crisi per scaricare i lavoratori come ‘inutile zavorra’”. Continua ancora dicendo che “gli ammortizzatori sociali sono davvero molto modesti, e non si fa nulla per rivedere i meccanismi di governo dell’economia”. Riferimento a persone, soggetti, e alla loro dignità. Dà soddisfazione una presa di posizione di questa portata. Ritengo come ormai citato numerose volte che questo sistema non va bene. Tra giugno e agosto saranno in scadenza numerosi contratti a tempo determinato nella pubblica istruzione. Riconfermarli tutti sarebbe giusto e doveroso. Invece ritengo che dopo tutta la campagna effettuata, “sui fannulloni”, molti si siano fatti prendere la mano e magari vedano contrariamente la mia proposta. Penso però che una modifica della situazione economica attuale passi da li. Ho letto con grande interesse l’articolo di oggi su Liberazione: “Melfi, parlano i delegati. La crisi globale ci incatena alla fabbrica”, di Checchino Antonini: la condizione di donna, di precario, di “ammortizzato sociale” che ti riduce la capacità di sopravvivere con uno stipendio che diventa sempre più magro, soprattutto quando è eroso da finanziarie perché ci sono rate da pagare. Una famiglia su cinque ha difficoltà economiche, si afferma oggi. Ma queste sono realtà che sono sempre esistite. Solo che abbiamo preferito guardare sempre da altre parti.
Intanto continuano nelle Tv pubbliche e private le telenovele e l’ostracismo, a lor modo studiato a tavolino, nei confronti della lista comunista a cui è concessa pochissima visibilità e ove concessa, per dettami di legge, deviante il messaggio trasmesso ed estrapolato dalle interviste dei leader. E’ stata così poca la visibilità data al punto che il simbolo della lista comunista è sconosciuto a tanti italiani. Fa paura, al bipolarismo degli affari, il fatto che si stia superando la soglia del 4% che permetterà di dare rappresentanza in Europa alle istanze delle classi sociali in difficoltà.
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Il 6 e 7 giugno serve un’altra Provincia SU LA TESTA! La Città non è in vendita, Difendiamo i Beni Comuni!
Comunicato Stampa: Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea*
Il 6 e 7 giugno serve un’altra Provincia SU LA TESTA! LA CITTÀ NON È IN VENDITA, DIFENDIAMO I BENI COMUNI! Acqua, rifiuti, luce, gas, trasporti, territorio ecc.
mercoledì 27 maggio ore 20.30
Salone “ATC” corso Dante, 14 – Torino
Incontro pubblico sulle privatizzazioni delle ex aziende municipalizzate torinesi
Partecipano:
Luigi SARAGNESE, ex Assessore PRC/SE all’Istruzione al Comune di Torino
Tommaso D’ELIA, candidato presidente alla Provincia di Torino
Matteso GADDI, coord. Dipartimento del Nord PRC/SE
Saranno presenti i consiglieri PRC/SE del Comune di Torino
e
PAOLO FERRERO Segretario nazionale PRC
coordina
Renato PATRITO, Segretario PRC/SE Torino e Provincia
Appello di Pietro Ingrao: “Se sei di Sinistra dillo Forte”
SE SEI DI SINISTRA, DILLO FORTE ( di Pietro Ingrao )
Viviamo il tempo buio di una crisi inedita e strutturale del capitalismo, una crisi economica, sociale, ambientale e alimentare determinata da decenni di politiche neoliberiste: si apre la strada ad una vera e propria crisi di civiltà il cui emblema è la guerra tra i poveri.
Il rischio è l’uscita da destra dalla crisi: la progressiva frantumazione del mondo del lavoro, il passaggio dal welfare alla carità, lo svuotamento della democrazia, resa sempre più impermeabile ai conflitti e ai soggetti sociali, e la ripresa di ideologie nazionaliste, razziste, fondamentaliste, sessiste e omofobe. È un processo che in Italia assume il volto di un nuovo autoritarismo – quello plebiscitario e populista del berlusconismo – che potrebbe essere rafforzato da una ulteriore deriva maggioritaria e dalla cancellazione definitiva di ogni possibile rappresentanza dell’opposizione sociale.
Noi ci battiamo per una uscita da sinistra dalla crisi e per questo motivo sosteniamo la lista anticapitalista e comunista a cui hanno dato vita esponenti dei movimenti altermondialista, femminista, pacifista, ambientalista, antirazzista, LGBTQ assieme a Rifondazione comunista – Sinistra Europea, Comunisti italiani, Socialismo 2000 e Consumatori Uniti. Un progetto di critica radicale e profonda alle politiche neoliberiste che in Europa hanno accomunato popolari, liberali e socialisti, cioè tutti i partiti attualmente presenti nel parlamento italiano.
Sosteniamo la lista anticapitalista e comunista per mantenere aperta la strada dell’alternativa, in Italia e in Europa. Un voto utile per proporre un’uscita da sinistra dalla crisi, per rafforzare un’ipotesi di ricostruzione della sinistra basata sulla connessione fra diversi soggetti del conflitto e culture critiche, fra vertenze territoriali e movimenti globali, fra ambiente e lavoro, fra uguaglianza e libertà: una sinistra che non abbia rinunciato ad elaborare un pensiero forte dalla parte dei deboli, alla sfida per l’egemonia e la costruzione di un nuovo senso comune.
Pensiamo in primo luogo ad un voto d’ascolto di questa giovane generazione di invisibili, o meglio di invisibili alla politica, che sembrava condannata, dalla precarietà del lavoro, dei saperi, delle vite a non poter immaginare il futuro, a non poter lottare per il futuro, e che ha invece trasformato la propria atipicità nell’anomalia di un’onda che ha invaso, con gioia e rabbia, scuole, università, città; che ha reclamato diritto alla conoscenza, cittadinanza, reddito sociale; che ha nominato la contraddizione tra il capitale e le vite con parole – noi la crisi non la paghiamo- che hanno connesso le tante lotte e vertenze di questi mesi.
Un voto che tenga aperta la speranza, che apra la strada all’aggregazione della sinistra anticapitalista, comunista e della sinistra socialista. Perché il futuro si può ancora scrivere, il 6 e 7 giugno votiamo la lista comunista.
Seminario su Unità e Diversità nel Lavoro Precario nel settore pubblico, privato, in Italia e in Europa
Riceviamo e Pubblichiamo:
UNITÀ E DIVERSITÀ NEL LAVORO PRECARIO
22 maggio ore 21
Istituto Gramsci – via Matteo Pescatore, 7 – Torino
L’obiettivo del seminario è dare priorità all’analisi del ciclo di lavoro in alcuni settori dove sono presenti in forma rilevante figure precarie per evidenziare la necessità di risposte e proposte che riducano la condizione di precarietà.
Partire dalla condizione materiale permette di rilevare che le risposte possono non essere univoche ed uguali per tutte/i, a parte la condizione di base della “precarietà” e dei diritti nella condizione di vita che resta l’elemento unificante di lotta. Inoltre le nuove figure presenti nei differenti cicli di lavoro non sono del tutto classificabili nelle vecchie strutture di “inquadramento unico” presenti nei contratti di lavoro.
Pertanto potranno emergere proposte nelle quali, da un settore ad un altro, la priorità possa essere rappresentata:
– dalla stabilizzazione perché si lavora in un servizio pubblico (bene comune) essenziale per la cittadinanza;
– dal consolidamento di quel servizio o prodotto in quel territorio nel settore privato;
– dall’inesistenza di profili professionali rispondenti al lavoro svolto nel contratto di lavoro;
– dalla diversità di diritti minimi previsti in contratti atipici presenti in altre categorie contrattuali;
– da tempi minimi di durata dei contratti atipici fra le diverse categorie contrattuali;
– da particolarità specifiche presenti nel settore ricerca, scuola ed università;
– dall’introduzione di forme di diritti minimi diretti o indiretti nel periodo di flessibilità fra un lavoro e l’altro.
In questo senso è necessario favorire tutte le iniziative che vogliono organizzarsi con l’obiettivo di ampliare il coordinamento e l’unità, nella diversità di analisi, allo scopo di elaborare proposte politiche/vertenziali finalizzate alla riduzione della “precarietà”.
Il Seminario si propone anche di sviluppare,in seguito, un approfondimento sull’esistenza di diversi diritti/doveri nella Unione Europea e sui tempi e modalità di riduzione di tali differenze.
Moderatore:
Carmelo Inì – Segreteria Prov. PRC – Coord. Commissione Lavoro
Interventi previsti:
– Rete Torino Precari-PROVINCIA DI TORINO: GIUSEPPE CELANO
– Rete Precari Universitàe Ricerca: ANTONELLA TROMBETTA
– Coordinamento Precari Scuola dell’Obbligo: GIULIA BERTELLI (Coord. Scuola PRC Torino)
– Coordinamento Precari Atipici-Epidiemologia (Grugliasco): UMBERTO FALCONE
Pietro PASSARINO FIOM-CGIL
Davide FRANCESCHIN – CGIL TORINO
Giampiero CLEMENT – Capogruppo PRC-Regione
Conclude
Claudio GRASSI – Segreteria nazionale PRC