Di quei giorni, caldi in tutti i sensi, ricordo le chiacchierate, molto animate, tra un pezzo e l’altro. Quali giorni? Genova 2001, a raccontarci i nostri punti di vista di giovani operai, maschi e femmine, uomini e donne, schiene chine sulla catena di montaggio, su tute bianche, disobbedienti, 8 grandi e 7 miliardi di persone, il fortino della zona rossa e la periferia. Poi qualcuno aveva sempre qualcosa in più da dire e da dare al contributo collettivo su globalizzazione, delocalizzazione multinazionali, profitti, sfruttamento e molto altro. Era passione pura che toccava tutti. Un altro mondo era davvero possibile. Almeno così si credeva. Oggi mi domando dove sia finita tutta quella passione o almeno una spremuta di quella. Davvero quei giorni segnarono gli ultimi residui del nostro “cum panis”? Chissà magari esistono altre e nuove passioni destinate a modificarsi, mutare nel tempo. Per esempio alcuni si sono appassionati alle norme di diritto costituzionale ai riti della democrazia parlamentare, seguendo il dibattito, che a sera (ieri) ha visto il termine del governo Draghi. Le passioni nascono, muoiono, cedono il passo, si modificano. Per esempio ricordo la passione per la lettura dei quotidiani, cresciuta ai tempi della scuola. Proprio la passione per un quotidiano, la Repubblica, maturò negli anni a cavallo della maturità, la rinuncia delle mille lire pur di avere notizie, informazioni, cultura, spendibili per la maturità, nel tema. Lo nascondevo sotto il banco ma la Prof di diritto riusciva sempre ad adocchiato e chiederle, e sfogliarlo. Così, tornavo a casa senza mille lire, senza merenda cui avevo rinunciato per Repubblica e col giornale stropicciato.