E così, al termine della 72 edizione del festival della canzone di Sanremo, “Brividi” dovevano essere e cosi sono stati. Mahmoud e Blanco primi seguiti da Elisa e Morandi, sempre di corsa. Onestamente non ho seguito molto il festival, giusto un paio di motivi e il tam tam dei ricordi, da Grignani in poi, così da mettere in condizione di riannodare i miei, di fili, della memoria. Nell’ordine, una gita a Gardaland, chiuso nell’abitacolo di un bus, che al momento mi impedisce di ricordare nomi e volti dei presenti, con sottofondo “destinazione paradiso”, in un fine maggio che odorava tanto di polline e libertà, e un’altra estate alle porte, schizzi d’acqua e cornetti Algida. A questa serie di ricordi se ne aggiunge un altro, una finale a calcio a 7, rigorosamente mista, con supplementari e rigori, tanto da renderla infinita. E che ne dovevamo fare di Italia Brasile? Era bravo, però, e noi con lui, a cantarla. Poi, ognuno apre lo scrigno dei ricordi e ne esce un’infinità di quel che si vuole. Oggi sarà la volta delle ripetizioni, delle canzoni, fra i collegamenti, immagino. Poi saranno le radio a tenere accesi i ricordi e le luci. Quelli di qualche tempo fa, erano più belli, “a mio modo di vedere, di festival”. Tempi che cambiano. Ognuno dice la sua, a seconda dell’età d ognuno se la canta e se la suona come vuole. Quelli delle periferie, dove tram non andavano avanti più, con uomini soli, in attesa di quelli, sotto qualche pensilina. Corriere della sera e dopobarba alla menta. E terra dei kaki. Così, tanto per ridere. Così, tanto per scrivere, fiumi di parole.