28 febbraio 2022

Seguo con apprensione i negoziati, la diplomazia, con la speranza che un mondo migliore possa esser davvero possibile. Passo intorno piazza Castello, a Torino, una coppa rotatoria chea suo tempo, prima delle fontane, ospitò anche un bellissimo prato, alungo l’occhio e due bandiere sventolano meste, accarezzate dal vento. Un’idea di un mondo diverso, almeno ai nostri occhi, che eravamo moltitudine,noi, reduci di Genova, era possibile quando c’era il movimento che serpeggiava in serate come queste, chi con la bandiera arcobaleno al collo , chi con una bici ed il suo manubrio tra le mani e chi mano nella mano, a mano a mano sfilava cantando Rino Gaetano, immaginando un mondo sempre più blu. Erano serate di anni come queste, e sempre nei discorsi il come è potuto accadere non trovava mai la spiegazione. Il mondo si è svegliato ancora un volta con una guerra, questa non lontana, ma vicinissima a noi, almeno tre ore di aereo. Mi mancano i punti di vista snocciolati cammin facendo, le chiacchiere tra mozioni e prese di posizioni e un biglietto per Roma, per la prossima manifestazione del movimento per la pace.

27 febbraio 2022

Intanto che respiro qualcosa di andato come l’inverno ed i suoi strascichi, da qualche giorno la tv rimanda immagini che pochi avrebbero voluto rivedere e rivivere, file di blindati Z e la guerra che irrompe, l’esodo, la fuga di disperati verso luoghi più sicuri lasciandosi dietro di sé casa e tutto ciò che non può o chi non ha. E quel qualcosa di andato ripiomba velocemente insieme alle immagini e manifestazioni del popolo della pace in piazze romane. Balconi tappezzati di bandiere arcobaleno, appello del Papa a far tacere le armi e parlare la diplomazia. Chi lo avrebbe mai detto 20 anni fa? Ancora una volta siamo alle solite. Quante marce della pace e digiuni serviranno? Non so,onestamente. Speriamo ancora nella diplomazia e nei negoziati. Sento Bertinotti, “2 torti non fanno una ragione…” e le immagini vanno….

6 febbraio 2022

E così, al termine della 72 edizione del festival della canzone di Sanremo, “Brividi” dovevano essere e cosi sono stati. Mahmoud e Blanco primi seguiti da Elisa e Morandi, sempre di corsa. Onestamente non ho seguito molto il festival, giusto un paio di motivi e il tam tam dei ricordi, da Grignani in poi, così da mettere in condizione di riannodare i miei, di fili, della memoria. Nell’ordine, una gita a Gardaland, chiuso nell’abitacolo di un bus, che al momento mi impedisce di ricordare nomi e volti dei presenti, con sottofondo “destinazione paradiso”, in un fine maggio che odorava tanto di polline e libertà, e un’altra estate alle porte, schizzi d’acqua e cornetti Algida. A questa serie di ricordi se ne aggiunge un altro, una finale a calcio a 7, rigorosamente mista, con supplementari e rigori, tanto da renderla infinita. E che ne dovevamo fare di Italia Brasile? Era bravo, però, e noi con lui, a cantarla. Poi, ognuno apre lo scrigno dei ricordi e ne esce un’infinità di quel che si vuole. Oggi sarà la volta delle ripetizioni, delle canzoni, fra i collegamenti, immagino. Poi saranno le radio a tenere accesi i ricordi e le luci. Quelli di qualche tempo fa, erano più belli, “a mio modo di vedere, di festival”. Tempi che cambiano. Ognuno dice la sua, a seconda dell’età d ognuno se la canta e se la suona come vuole. Quelli delle periferie, dove tram non andavano avanti più, con uomini soli, in attesa di quelli, sotto qualche pensilina. Corriere della sera e dopobarba alla menta. E terra dei kaki. Così, tanto per ridere. Così, tanto per scrivere, fiumi di parole.