Archiviate le letture delle vacanze, pagine e libri rimandati da sempre e riposti nello zaino, imbarcati con me in aereo, nel giro di poco, al termine del viaggio, ci si rende conto di non aver avuto tempo, spazio neanche per la malinconia, nostalgia, tristezza. In aereo si sa, tutto è veloce che non ci si rende conto di aver abbandonato la propria terra e aver riscritto e interpretato in maniera personale una delle pagine più belle di Manzoni, “Addio monti”. In treno si resta incollati al finestrino del corridoio e pare di conoscere a fondo ciascuna casa, albero, appezzamento di terra che si lascia alle spalle al nostro passaggio. Il tempo impiegato per coprire km è lungo e così abitudini e storie che si danno il cambio dalle porte e finestre delle case che “volano” via lo fanno in maniera più lenta. In aereo viceversa resti incollato al tuo posto, e dall’alto riesce davvero difficile comprendere quale paese si nasconde sotto “la pancia”. In aeroporto, a Brindisi, ho colto effettivamente quanta gente fosse presente in Salento, pronta a disperdersi nel giro di poco, nel resto d’Italia. Nel giro di un paio d’ore si conclude il viaggio, il tempo di raccogliete le proprie cose, coi libri, ovviamente, recuperate la fermata del bus e …a casa. Restano altri libri da leggere e fra questi, “La custode del silenzio”. Lo comincerò presto. Promesso. Il tempo di didicare un pensiero alle vittime del terremoto del 2016. 5 anni, sembra una eternità.