Roma, Parco degli Acquedotti

Esiste un posto, a Roma, al quale sono sinceramente affezaffezionato, in maniera quasi ruffiana, e, quando capita, di dover andar via senza aver affondato i piedi in quella terra, in quella polvere, sotto il sole o in una giornata estiva al tramonto, di quelle belle, col cielo disteso, in quella ricca storia cherivedo d’inverno sulle pagine dei libri, bye, allora, resto particolarmente amareggiato come un bimbo cui hanno portato via i giocattoli. Quel luogo è il Parco degli Acquedotti, sito ad una manciata di fermate di metro (un paio) prima del capolinea Anagnina. Diciamo che a detta di alcuni si potrebbe entrare-vedere anche dalla fermata Metro “Colli Albani”, ma in tanti anni da qui non ci sono mai andato. Preferisco altra entrata.Meglio da Subaugusta Mi piace osservare il senso della storia di questo acquedotto, che si muove, come il senso dell’acqua che purifica e fa rinascere, vedere che questa millenaria costruzione prosegue verso le colline e diradarsi verso la città. Mi piace osservare la città perdersi, in lontananza, oltre Cinecittà e immaginare l’università, Tor Vergata, le torri, oltre, Tivoli. È un luogo ricco di fascino, sembra sentir lanciare la carrozza del marchese del Grillo, vedere gente correre, giocare, camminare, rilassarsi, Un posto dove l’anima è in pace, così come me, che oggi l’ho rivisto e vissuro anche se per poco. E pazienza per le scarpe che sono da pulire. Tanto è domenica.