Marzo è una canzone dal sapore di giardini che si vestono di nuovi colori. L’aria è fresca, nuova, la luce che allaga all’uscita dalla metro, senza esserne fastidiosa, anzi, tanto attesa mentre Superga è li, che sembra da sempre, in attesa che qualcosa accada anche quando non accade nulla. Marzo è la mano tesa di una zingara intenta a leggere le vie tortuose o dritte di qualche palmo, e chissà come, in un quadro di Caravaggio, tra Barberino e San Giovanni, fermo il primo, con lo stesso anello e volti da 400 anni, mobile e mutevole quella di San Giovanni. Marzo è un calendario da girare, e pagine da scrivere con cambi di scarpe e cambi di passo.