Sono terminati gli esami di maturità e la lettura del mio libro, su Raffaello. I primi mandano definitivamente in archivio un anno scolastico per molti versi monco, intrerrotto alla vigilia delle vacanze di Carnevale. Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio quello l’ultimo giorno di scuola? Chi lo avrebbe mai detto che avremmo avuto mesi di tempo per pulirci le labbra dallo zucchero a velo di bugie semidolci per una quarantena lunga mesi? Dalle parti della scuola dove insegno, quella per intenderci, incastonata tra stazione, ospedali e movida, esistono vie e corsi dedicati a poeti ed artisti, perché si sa, da sempre, poesia e darte vanno sempre a braccetto. Dalle parti di una di queste un grappolo di studenti, freschi, o caldi, dipende dal punto di vista di osservazione, mi saluta, felici di aver lasciato alle spalle un anno di dad. W la libertà canticchiando facendo opposizione al corso della vita e all’idea di non separarsi mai più. Il corso è Raffaello…Raffaello ed i suoi 500 anni.
Per il libro, su Raffaello, “Un amore di Raffaello”, ovviamente si parla della Fornarina di Trastevere. È sempre un peccato terminare un libro: quando la loro lettura ti prende ti ci innamori, non vorresti terminarlo mai, e poi, quando giungi all’ultima parola ti spiace sia finito, riporlo in un cassetto, in un luogo della libreria, un gesto che somiglia ad una sorta di abbandono, ma che dentro lascia inevitabilmente più ricchi. E la sera poi, un appuntamento mancato, una camomilla senza tazza, senza l’acqua, senza bustina, con tanti personaggi riposti ma eterni. Il libro e stata un occasione che mi ha dato modo di tornare, di viaggiare in molti posti con la sua lettura, ricordandone luoghi e momenti esatti in cui restavo affascinato da Profeti, Sibilla, Donne, Madonne, nudi, miti. Palazzo Barberini, sempre il primo, perché lei, col suo bracciale, il suo agnellino, il turbante rinascimentale è li che aspetta, da sempre, e io ci vado a trovarla, appena giungo nella grande bellezza ne aggiungo in un processo di agglutinamento. Poi, scendendo da quella bellissima scala del Palazzo che mi conferisce sempre l’idea dell’orologio di Levi, recupero rapidamente piazza Barberini, perdendo i tra voci, traffico e turisti. E poi…. Santa Maria della Pace, le Stanze della Segnatura in Vaticano, Santa Maria del Popolo, Sant’Agostino…
Insomma, mi manca Roma, mi pesa dover essere incerto sulla mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale.
Nell’attesa di pensarci e definire bene il da farsi ne comincio uno nuovo. La grande bellezza non termina con un libro. Al più aiuta a scoprirne di nuovi.
È il momento di “Raffaello. La verità perduta”, di Francesco Fioretti (ed. Piemme).