Qualcosa di fresco è nell’aria, annuncia primavera, un tepore, ma diverso da quel caldo assurdo che mi sono lasciato alle spalle. Tutto uguale alla volta precedente, e qualcosa che si rinnova in febbraio. E quella canzone di Niccolò Fabi, “lasciarsi a Roma” è un tira e molla continuo che non ti ci lascerai mai, alla fine, perche si sa, l’amore è eterno, finché dura. Punto. Come la famosa lampada Osram, che non si trova più ma è come se ci fosse. Basta una canzone.
Tepore. Non più inverno e neanche primavera, ma …diverso. Nella notte che si apre e distende un gruppo di spagnoli recupera via del Quirinale passando velocemente l’incrocio con le 4 fontane e le opere del Bernini e Borromini, schivandole, rasentandole senza osservare pezzi di bellezza, che guarderanno poi fra 20 anni, con le superiori alle spalle e pure l’università. E cosi è stato, e sarà così era dalla mia “3 A ” del Q.S., oramai lontanissima come le note di “Roma Nord”di Tozzi, che la mattina, occhi stropicciati, uscendo dal casello, l’autista del bus ci propino’ a tutto volume. Sono già oltre quel che ho lasciato io alle spalle: Fontana di Trevi e Quirinale. Sono gioiosi e poco chiassosi. Bene. Questa notte invidiero’ un pochino gli spagnoli. No, forse solo la loro età.