Capodanno in piazza e di piazza. In tutte le grandi e meno grandi da anni si aspetta la mezzanotte in piazza. Consuetudine oramai consolidata: Roma, Circo Massimo, Milano piazza del Duomo, Napoli, piazza del Plebiscito
Torino, piazza Castello, Bari, con Umberto Tozzi e Raf. Cosa resterà di questi anni ’80? No, dei primi 20. Poi, la cronaca, il primo o la prima nata che scopriremo dalle cronache dei quotidiani. E purtroppo i feriti per i botti che molte ordinanze avevano espressamente proibito.
Mi piace molto l’idea che il primo gennaio possa essere come la pagina iniziale di un diario, da scrivere, pagine bianche, senza temere alcuni errori, imparando a correggersi sbagliando. Mi piace l’idea, suggerita oggi, di guardare al primo gennaio come ad un interno di una casa, quando suona qualcuno, con un ritorno a quando eravamo piccoli, sollecitati, invitati ad aprire la porta, ma attanagliati da paure: “Non avere paura” e “sii fiducioso e speranzoso” guardando oltre; ecco, questo dovrebbe essere l’invito e l’augurio per un buon 2020.