Dalle parti della fermata Carducci Molinette c’era un giornalaio, un chiosco, proprio a pochi passi dall’ospedale. Oggi, con rammarico, ho scoperto che quel distributore di informazioni è chiuso, forse in vendita, da quanto, onestamente, non lo so. Velocemente ho pensato a quante stampe della Torino antica ho comperato proprio li, allegate ad uno dei quotidiani nazionali. Come mai mi dirigeva fino li, non ne ricordo il vero motivo. Era il periodo della guerra del Golfo, i quotidiani e le informazioni si consumavano come il pane e la lettura, come oggi, era preghiera laica. E cosi, negli anni successivi, quando sulla via sferragliava il tram, il numero uno, stesso tragitto coperto ora in sotterranea dalla metro sistema Val mi recavo alla stessa edicola per i quotidiani, per un caffè, prima di un incontro, di una uscita dei “tecnici di laboratorio”. La collina li, a far da sfondo e il Po, il Valentino, tutto così romantico.L’uno era davvero un carrozzone talmente lento che tra via Genova, via Nizza e Corso Vittorio Emanuele, imbottigliati due volte, nel traffico e nella pancia di quell’ ammasso di ferro color arancione, si potevano sperimentare 4 stagioni in una corsa sola! Esagerazione, ovvio, ma solo per rendere efficace la lentezza di quel tram in una Torino caotica.
Eppure c’era qualcosa di romantico, su quel tram, che ricorreva altri bus, i cambi, i sali scendi, della Torino che restituisce quanti l’hanno usata per lavoro, studio, cure, fino all’incrocio con altro bus, al monumento, dove spostava il 50, direzione Falchera e poi 46, direzione Leini. Insomma, si consumava una gita intera, davvero una faccenda romantica. E sprovvisti di cellulari, c’era del romanticismo sui foglietti depositati nei pressi del capolinea, “oggi uscita prima, non mi aspettare”. Sembravano “Anni al contrario”, pagine di libro. C’era del romanticismo.