E cosi il grande giorno per i 17.500 maturandi torinesi è finalmente giunto, studenti carichi delle stesse ansie di chi è prossimo a pronunciare un “si, lo voglio”. Una “maturità” nuova per alcune tipologie: la seconda prova, che conterrà due discipline (per esempio, psicologia e igiene o cultura medica, per i professionali ad indirizzo socio-sanitario), la prova orale, con il bustone da scegliere (tra tre) al’interno del quale ci potrà essere una immagine, una foto, che, individuata e collegata mentalmente ad argomenti approfonditi nel corso dell’anno scolastico, darà il “là” allo studente. E poi, l’addio alla tesina che ha lasciato il posto al “prodotto” che racconta un pochino di…”alternanza”, e non solo. Sbirciando fuori dalle nostre case risulta facile immaginare mani alle prese con ferri da stiro che lasciano impronte e calore su camicie bianche, linde, pronte a raccogliere e concentrare “aloni” frutto di ansie, preoccupazioni stress emotivi. “Il vestito, mamma, dove lo hai messo?” Poi, tutto il resto: carta di identita o documento di riconoscimento, dizionario è bic. Non serve altro. Ma il tema, in teoria, è quello che da sempre ha prodotto meno paure negli studenti. Qualcosa da raccontare, descrivere, uno la possiede sempre, e anche a chi è a corto di idee, nel giro di un paio d’ore qualcosa nella sua mente si illumina. La mattinata di oggi, sarà solo uno dei tre timbri che davvero sanciscono la fine di un ciclo che resterà per sempre, come la “notte prima degli esami” e la “matematica che non sarà mai il mio mestiere”. Presidente, commissari, interni, esterni, il cellulare da una parte, il viso stropicciato, e via. Un rito di passaggio, sempre stato così, forse ora attenuato, come altri riti di passaggio. Molte cose son cambiate nel corso degli anni, delle maturità, dalla nostra, dalla mia, da chi ha già sostenuto il tutto e restano solo “tracce di memoria”. Già Caproni sembra lontanissimo nel tempo, per esempio. E la macchina dei carabinieri che portava i plichi nelle scuole? Quando i “click” e password e rete avevano ancora i calzoncini corti, lontanissimi dalla maturità.