“Sotto la pioggia”, e non è soltanto una canzone, ma una pioggia, purtroppo, molto incessante, che non accenna proprio a smettere, oramai da ore sulla città della Mole come nel resto della Penisola. Il suo rumore, poco poetico, e mica da “pioggia nel pineto”, fino a poco tempo fa, ci teneva incollati, avvolti tra le coperte calde, nel tepore di una lunghissima notte primaverile, nel nostro sano, buono e giusto riposo domenicale. “Buona domenica”, potrebbe essere la canzone adatta, capace di farci compagnia, ma sotto la pioggia, in una giornata da Prima Comunione, proprio no. Non è da “Una giornata uggiosa” perché non è proprio bello, e non sarebbe giusto definirla così. La Prima Comunione è da ricordare, per sempre, col vestitino, bianco, le scarpe nuove, il pranzo, i pasticcini alla panna, la torta, il pranzo le foto ricordo, il sole fuori e “Quello” dentro. Una giornata “dalle cose nuove”, come ci hanno ripetuto letture e sacerdote. Ma ora, dal letto a fuori, siamo solo agli inizi di una lunga giornata. In mezzo ci sono i vestiti da scegliere, per la cerimonia, la porta di casa alle spalle, le pozzanghere, che sono “specchi” dove ritrovarci, nel qual caso ci fossimo smarriti, e il tiro a segno per macchine in corsa nei pressi dei pedoni. Centrare la pozzanghera e bagnare il pedone, sport preferito da certe tipologie. Visi da domenica mattina, in attesa del semaforo verde, rilasciano profumo di dopobarba alla menta, giornale sotto il braccio, nella mano destra il guinzaglio del cagnolino e nella sinistra un ombrello ben aperto. Semaforo verde e via, verso la metro, direzione Monte Grappa, per la Prima Comunione di L. E nei ricordi, la mia, con quel gusto di pasticcini alla panna e alla crema e la telefonata del nonno che anticipa il suo regalo: “l’orologio della Prima Comunione”.