Madonna Della Neve. Da una delle tante botole, poste “solennemente” in cima, osservando il soffitto della Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma il 5 agosto di ogni anno, come per magia, “scende neve”. Più volte mi è capitato di partecipare a questa funzione; o perché stazionavo a Roma o perché “in avanzo di tempo” e in procinto di prendere altro treno, direzione Salento. E ogni volta, con zaino o senza, sempre sotto una cappa di afa o sole africano, a “fette”, con la mia bottiglietta dell’acqua (come tanti altri): “Mangiatorella” era la mia, tra le mani, con la “scucchia” protesa verso l’alto ad invidiare quella “neve” anticipatrice di un tempo, certamente più clemente e fresco. Non solo l’occhiata al calendario e la giornata dedicata a Santa Maria della Neve (Santa Maria e’ una festa molto sentita in Salento, con Villa e banda e bancarelle di dolciumi e giocattoli di ogni tipo e nonni in coda alla posta per il ritiro della “paca” anche quando nel corso degli anni non è più paga ma pensione) mi riportano contemporaneamente a Roma (non certo la spiaggia “Tiberis”) e in Salento ma in particolar modo rivivo Roma grazie alla conclusione del libro di P. P. P. “Vita Violenta”. Questo Tommaso, protagonista, nel bene e nel male, del testo, con la sua crescita personale, sociale, politica e l’amore per Irene mi hanno lasciato davvero il segno. Quando si termina la lettura di un libro è un po’ come lasciarsi con una persona cara, che ha instillato qualcosa dentro, un mix di emozioni alle quali, per molto tempo, non si riesce a dare un nome, conoscerle, riconoscerle. Certo non voglio svelare nulla di questo testo ma i personaggi li ho trovati unici, grezzi e delicati allo stesso tempo, con tratti psicologici simili a quelli narrati da Dostoevskij. In particolar modo, Tommaso e Irene. La profondità dell’animo umano, la discesa negli abissi e la voglia di riscatto. Ecco, Tommaso ha avuto una grandissima voglia di riscatto. Anche nel congedarsi, dagli amici: “non state qua con me. È domenica, andate a divertirvi… “, più o meno, questo è il senso della frase in uno degli ultimi versi che non descrivero’ (mi piacerebbe invogliare i miei studenti alla sua lettura). E poi l’amore per Irene e quello di questa per Tommaso. Un bellissimo libro. Davvero.
Commovente la frase di congedo
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