Settembre volge al termine mentre
ottobre lentamente si affaccia al balcone. Qualcosa di Arezzo mi è rimasto nei ricordi pensando ai due mesi che nei pressi della Chiesa si tendono per mano, come una famosa canzone di Venditti. Profumo di castagne e di vino e quel mosto- misto-mesto di nebbia, fumo, fumogeni si schiaccia sul lastrico della città. Ma non è fumo delle OGR. Rumore di sirene sullo sfondo, annunciano il termine del G 7.
Archivio mensile:settembre 2017
Roma-Arezzo-Siena
Ho appena lasciate alle mie spalle (ma certamente ben presenti nei ricordi e nel cuore) nell’ordine, la Capitale,
Arezzo e Siena. Roma è stata soltanto un ponte, per Arezzo e Siena. Ci son tornato volentieri, in Toscana. La capitale, oramai, è una visita “da prescrizione”. Mia. Le cittadine toscane, mi piacciono. Ad Arezzo “la vita è sempre bella”, è così, anche questa volta ho continuato ad immaginare, Benigni in bicicletta, scorrazzare per Piazza Grande, che ha visto da poco “La giostra del Saracino”, rievocazione storico medioevale con i suoi quattro quartieri. Peccato averla mancata, per pochissimo. Per non parlare del Duomo, al cui interno e’ possibile ammirare una Maria Maddalena di Piero Della Francesca. Il sagrato del Duomo ricorda la pioggia insistente, quella del film, (non in questi giorni) una macchina ferma, un tappeto rosso e…l’amore. E a ricordare le numerose volte in cui l’ho visto e rivisto. Il teatro Petrarca, il bar caffè Costanti che pullula di vita fino a sera tardi. In uno dei tanti bar ordino una ribollita e osservo. La gente, discute, il lavoro in cima. Qui, davvero, la vita è molto bella. Ritmi lenti e serenità. Ripeto la visita alle opere di Piero Della Francesca, “Le storie della vera Croce” in San Domenico, seguendo un gruppo con visita programmata. Allungo “l’orecchio” e presto attenzione alla guida, cioè, alla sua spiegazione. Ne esco sicuramente più informato rispetto ad una lettura veloce su qualche libricino di passaggio che avrei potuto fare. Un salto in piazza Grande, le foto, ai “i mesi” e un salto doveroso a San Francesco, a riammirare il Crocefisso di Cimabue. Il clima raccolto, il silenzio, la pace e lo sguardo verso quel Crocefisso. A Siena invece ci torno con il bus. A metà strada, o forse meno, il luogo dell’eccidio del 29 giugno 1944. Sui monti pini dalle “braccia chiuse” verso l’alto e alberi che indossano parrucche da vari colori. È tutto una tavolozza variopinta, “colori vitaminici” che rinnovano. A Siena, dopo un caffe’ espresso al bar Nannini, recupero la Piazza del Palio che e’ ricolma di gente al punto che è “sold out”. Il sole lentamente scaldate la gente comincia ad alleggerirsi. È un diesel, il sole, ma appena “messo in moto”…scalda che è una bellezza. Raggiungo il Duomo e mi perdo davanti a tanta bellezza. Cerco le statue dei filosofi, Platone in primis. Poi le Sibille. Entro e alzo lo sguardo ai busti dei Papi, lo poso a terra sui mosaici e cerco la Libreria Piccolomini contenente i capolavori del Pinturicchio e davanti alle sue bellezze poi, mi perdo… definitivamente…
22 Settembre
La città dorme. Il buio della notte inghiotte le poche anime vaganti. Le luci dei palazzi illuminano i pochi viandanti.L’alba ancora non si distende né si stropiccia. Solo gli occhi lo fanno. Un bus al volo, un treno che vedi come sopra, e il secondo giorno di scuola si presenta all’appello l’autunno. Lo percepisci infilando le mani nelle tasche di ciò che solo pochi giorni fa ancora non c’era. Spolverinini e giubbini esibiti in vetrine personalizzate, il verde lentamente lascia il posto al giallo e nell’aria incede un profumo di castagne.
Buongiorno scuola
“Ma a te, dopo tanti anni di servizio nella scuola e di primo giorno, capita ancora di emozionarti?” Cosi chiedevo ieri pomeriggio, vigilia della prima campanella dell’anno scolastico 2017/2018. Si, lo domandavo, perché da alcuni giorni percepivo una certa emozione, dentro. “Che viso avranno i nuovi?” Provavo a “disegnarmeli ” mentalmente, la provenienza, quale Paese d’origine, e li immaginavo un pochino smarriti, timidi, chiusi, impacciati, occhi stropicciati, nel loro ciondolare, zaino vuoto alle spalle, giusto un diario e una biro, guidati da un paio di insegnanti nel prendere conoscenza delle strutture scolastiche. E i già “navigati” come saranno?” A volte l’estate aiuta a maturare velocemente e così te li ritrovi posati e riposati, riflessivi, responsabili…I processi educativi sono lunghi ma a volte, succedono “miracoli”. Sono sufficienti tre mesi e…. Al mattino, zaini e mini trolley riempiono bus, tram e metro e non fatichi a capire le loro destinazioni, nuovi ritmi e vecchie abitudini, visi abbronzati e tanta voglia di raccontarsi e di esserci. I giubbini e i maglioncini chiudono le porte all’estate e annunciano l’autunno, la ripresa. Ringhiera contro Pfm. L’estate sta finendo e pensieri di settembre. “Buongiorno prof”, te li ritrovi in metro e ci si scambia gli auguri per un buon anno scolastico. Si, sono mancati alla scuola e a loro è mancata, almeno come casa. Si, è stato emozionante. Come il mio primo giorno di scuola. Delle elementari. Tanti argomenti preparati, l’11 settembre, con le Torri Gemelle e Allende, i fatti più importanti dell’estate per poi lasciar loro la parola.
Livorno
Eravamo intenti a seguire le notizie provenienti da Oltre Oceano e invece…Brutte notizie da Livorno. Sette morti ed un disperso e dei deceduti, quattro appartengono allo stesso nucleo famigliare. Tutta colpa di un’ondata di mal tempo che continua ad investire il Centro e che lentamente si sposta verso Sud. Tre mesi senza acqua, senza pioggia, di siccità e terra che non è in grado di assorbire un quantitativo così enorme di acqua precipitata in pochissime ore. E questo è il risultato. Livorno la ricordo con molto affetto. A pochi minuti da Pisa…quando il treno notturno da Torino arrivava, era notte fonda, o quasi alba. Se non si decideva di salutare l’alba sotto la Torre, si scendeva a Livorno, pochi minuti dopo, mangiando un pezzettino di notte, per il terrazzo, per il teatro, per il mare e per la storia. E per Lucarelli. Quella sua stazione, che aveva qualcosa di simile a Porta Nuova, qualcuno dice “sia allagata” ora. Livorno aveva un profumo di mare e di macchia mediterranea tutti particolari. Un piazzale che di macchine che era simile ad altro mare ne anticipava l’arrivo in stazione. Livorno nei ricordi, lentamente snocciolati e distribuiti. Livorno, cosi distante da Grosseto e da Firenze. Livorno nei pensieri e nel cuore. Quando si “usciva” era quasi mare.Di li a poco, i campeggi, anche questi, nel cuore. Anche a Roma alcune fermate della metro sono stare chiuse causa piogge abbondanti. Le notizie scorrono veloci…restando vicini e solidali a Livorno.
Arco Olimpico
Quando arriva settembre, penso sempre ad un paio di canzoni: una di Venditti, che apre il mese, una di Maurizio Vandelli o Battisti che lo chiude. Un po’ come il collegio docenti, che apre e chiude l’anno scolastico. Le previsioni del tempo, bhe’, mai piu’ azzeccate come in questi giorni: temperature al ribasso, armadi che si aprono, felpe che si adagiano, morbide, e corpi che si vestono d’autunno, un po’ come gli alberi, con le loro “parrucche”, verdi e gialle, già da un po’ . Dall’arco del Lingotto, intravedo la collina che si stende, abbraccia e ingloba la citta’, uomini, donne in un continuo via vai. I binari, che corrono dottò i miei piedi, assomigliano a lunghissime cerniere, di tanto in tanto chiuse da qualche treno al loro transito. Solo un soffio. Appena qualche secondo. Da questo arco olimpico, mi godo il fresco, stendo lo sguardo, oltre l’orizzonte, verso Sud, immaginando il mare e i suoi ricami.