Sciabordio dell’acqua sospinta dal vento che picchia la sabbia. Giorni che si inseguono uno dopo l’altro, dilatati, senza tempo e confine, innumerati e innumerevoli, senza sveglia, compiti e lezioni;
vento che schiaffeggia, capelli, magliette e compagnia bella; bava marina rilasciata sugli scogli dal mare in piccole bacinella, onde che si stirano e si allargano in un continuo movimento mentre stropicciano castelli, scritte, cuori e merletti di sabbia. “Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento o il tempo… a poco a poco… ” Marosi che restano, morosi che vanno, il maestrale saluta e cosi abbasso il cappello; l’odore di pioggia, umidita’ e sughero si avvicinano e si fanno sentire, Lucifero si allontana… dileguandomi lascio le impronte e lentanente apro l’ombrello.
Ho terminato l’ennesimo libro. Cosa resta? Che i protagonisti sono privi di nome, ma “La strada”, è un bel libro. Da consigliare a scuola. Per i risvolti psicologici, per il rapporto padre-figlio, per essere un viaggio, un cammino, una ricerca, riflessione, un testo di formazione. “Portare il fuoco”, o l’amore e’ uns bellissima espressione: portarlo dove, a chi? La strada, e sulla strada, a San Pancrazio Salentino, due personaggi, di paglia, annunciano, imminente, “La sagra dei sapori”. Un inno all’amore. Per una terra, il buon cibo, i saperi, i sapori.