“Qui Roma”. Piazza Vittorio. Roma. Quartiere multietnico, come si sostiene e come di fatto è. Avanzandomi “spiccioli” di ore di “vacanze romane” termino il mio viaggio con la metro A, nelle viscere della capitale, esattamente alla fermata metro “Piazza Vittorio”. Le scale mobili, l’uscita, dopo quelle e le tradizionali, la segnaletica “M”, proprio in faccia ad un portone che rimanda ad un film: “era della Laura, Morante?” I portici contribuiscono a rendere questa porzione di capitale, molto sabauda, simile a Torino, ma mai fredda,
con i portici simili a quelli di pizza Statuto, palazzi umbertini, tram verdi che sferragliano direzione Termini, o Togliatti, che resistono, (tutto, binari, tram, bancarelle… ) e il mercato coperto, Esquilino, che resiste, negli anni con il suo stesso identico fascino di sempre. Al centro della piazza il giardino, tanto confuso, e davanti le tre direttrici che confluiscono verso Santa Maria Maggiore. Spiccioli, di tempo, e monete, ne ho ancora e quindi decido di proiettarmi all’interno del mercato.
Cibarie di ogni tempo, primizie o frutta fuori tempo massimo. Lucida, invitante, come l’uva. I profumi e i colori si perdono nell’aria sollecitando olfatto e vista. L’umanità qui è infinita e una babele di lingue stordisce i passanti. Dopo aver comprato qualche frutto recupero l’uscita. Mi ridesta lo sferragliare piu’ imponente, difatti sento un treno fischiare. Il trincerone di Termini è a due passi da qui. Un altro treno fischia, quasi per salutarmi, e nel farlo pare tanto il rumore di un petardo, di un capodanno di venti anni fa. Quando la cronaca cittadina di questo spicchio romano potevi leggerla sulla carta di… “Qui Roma”. Con la Stampa, ovviamente, con un piede qua e uno su, sotto gli altri portici. Di Torino. Tanto e molto altro ancora, “qui, a Roma”, addentando un gustosissimo “trapizzino” al pollo, a quattro euro. Tutto bello, tutto buono, tutto un sogno. “Qui Roma”.