Lasciatomi alle spalle la scuola e “Io prima di te”, racchiuso da un paio d’ore in una freccia, Emanuela mi ha svegliato, tra Bologna e Firenze. Affondo nel sedile di una freccia mille no-stop, direzione Roma. Sonno profondo, di gusto, ed io, raggomitolato, ripiegato, coperto da centinaia di km di strade e strada ferrata, intento a riprendermi sonnecchiando, in attesa di rivedere l’eterna città, sempre una grande bellezza, avvolta in luci di festa. Mi sveglia, quella, dolce creatura dalla bellezza particolare, ma non capisco, vedendola, se il sogno si trovasse di qua, nella freccia, o di la… perso tra i miei sogni.: “prego biglietti”. Allungo l’occhio sul cartellino della divisa: c’è la E, stiro l’occhio e il corsivo… “Emanuela”. Lo richiudo. Lo ritiro, il biglietto e lo richiudo, l’occhio. E il mio vaggio continua. Anzi… il sogno. Roma mi attende, con i suoi rumori, clacson, e rumori di scarpe, stivali, sandali che è primavera e un mare di lingue diverse.