Cracovia si e’ svegliata con una parrucca bianca in testa, questa mattina. Neve sui tetti, e ammucchiata, in poca quantita’, a dire il vero. Due paia di pantaloni addosso, tre maglioni, il giubbotto, ma fa freddo. Una colazione veloce, il bus, un’ora di strada. Ai campi fa freddo. Molto. È gelo. In ogni senso. Agghiacciante. Tutto. A cominciare dall’entrata. “Il lavoro… “Le emozioni sono tante. I blocchi, le umiliazioni, l’uomo che perde la sua dignita’, denigrato, derubato, defraudato di tutto, del nome, degli affetti. Un numero sul braccio, e via il nome, una lettiga condivisa e via la casa, una divisa, da tenere addosso tre mesi, prima di lavarla. Orzo a cena e pane nero e margarina, e una zuppa mal fatta a mezzogiorno. Il blocco con gli occhiali, i capelli, le scarpe, le valige… Le docce, i forni, la cenere, le betulle. Focalizzo la mia attenzione sulle valige, e su altro, ma non ne scrivero’ ora. Ora e’ il momento del silenzio.
Auschwitz 1, campo base, Birkenau o Auschwitz 2…Penso di avere tutto, dove qui, non avevano nulla. Neanche il nome. Solo un numero.
Grazie della tua testimonianza. Sono lì con te e i tuoi ragazzi.
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