A Firenze, il gennaio, il freddo e’ pungente, ma il cielo e’ chiaro. Il vento è forte e fastidioso, ma le piogge, probabilmente, saranno passate sul versante romagnolo. O chissa’. Come che sia, sono qui, libri alla mano, in attesa. E i gradini da scalare sono molti. Non importa. La coda, formatasi in attesa davanti ai monumenti, da visitare, studiare, fotografare e’ in religioso silenzio e in attesa di una “celeste apparizione”. Siamo in una lenta processione, come in attesa (non me ne voglia nessuno) di una Santa Eucarestia. Difatti, sul lato opposto, (quale lato effettivamente non so), “al dado” le formelle, rimandano e restituiscono ai “doni” dei Sacramenti”. Sul lato Est mi perdo e mi ritrovo tra un Isacco, la navigazione e altro ancora. Gia’ perché davanti a tanta bellezza è davvero gioia allo stato puro. Come un incontro tra due innamorati. L’attesa e poi l’abbraccio, sciolto, in tantissime emozioni dalle sfumature piu svariate. Il
campanile di Giotto, (un dado, solo), e tutto il resto sono da scalare
. Quest’anno, ( scolastico ) di meraviglie di Giotto ne ho collezionate davveroun bel po’. “Restituite”, ovviamente, in svariate forme, agli studenti. Un pochino per volta, gradino dopo gradino, eccomi in “cielo”. Il fatto, questo evento, rimanda a memoria le scalate di alcuni campanili torinesi, quando in uscita didattica con una classe del mio Istituto, ne anticipai le possibili emozioni. Fatto.
Una foto, anche io a testimonianza dell’evento, e vedere cosi l’effetto che fa
. “Vengo anche io” avrebbe cantato il medico Jannacci. Ecco, Firenze e’ ai piedi di molti. Anche i miei. Poi è la volta della cupola del Duomo. E poi… piazza della Signoria, Ponte Vecchio, Santa Croce
… per Cimabue, Giotto, Donatello…
Giotto si inserisce all’interno di una “galleria” personale che continua e continuera’, risorse permettendo. Cimabue ed il Crocifisso
mi rimandano a pagine di storia, studiata con grande passione, ai giorni tremendi dell’alluvione, il 1966 e la “Meglio Gioventu”. Il film, la storia, l’alluvione.