Fa freddo. Il convegno su adozioni, affido, bes, dsa ecc. volge al termine. Una lunga giornata trascorsa seduto su una delle tante poltrone di questa aula magna (di un grande Istituto di Scuola Superiore), cartellina in una mano, come tutti, e biro stretra in pugno, teso ad ascoltare specialisti e non, che restituiscono esperienze personali, socializzate dal palco, su adozioni, affido e crescita famigliare-scolastica-sociale negli anni nei vari ambienti scolastici con altri esperti a “snocciolare” dati e disposizioni normative e linee guida. Sotto la Mole e a due passi da questa, appena fuori da qui, una “fabbrica scuola” a volerla guardare nella sua non indifferente “mole”; un po’ di ore che scorrono via, veloci, inframnezzate da una piccola pausa, cercando sprazzi di luce, per far pace con le emozioni; nel pomeriggio, nella sala attigua il barista pulisce la macchine del caffè facendo fuoriuscire grandi getti di vapore:”sffffff” intento alla pulizia del macchinario che sbuffa e cosi lui, mentre ripone nello scaffale le ultime tazzine di una giornata lunga, come i molti caffè “lunghi” che da dietro il banco ha servito per ore. Chissa’ quante storie avra’ sentito raccontare e se a qualcuna in particolare ci avra’ prestato l’orecchio. Perche’ si sa, “per certe cose, ci vuole orecchio, anzi parecchio” (Jannacci). Entro, qualche attrezzo di pulizia ‘stazione’ nel limbo, segnalanudo all’attenzione, quella esterna nel movimento e quella cognitiva (“ehi, guardate che qui si chiude). Ci sarebbe posto per un ultimo caffe? “Si”. Così mi accingo alla cassa, ne ordino uno; lo scambio è immediato: euro contro scontrino e la risultante di questa “transazione” e’ il mio caffè. Giro il capo verso sinistra e oltre le scope un corridoio a croce. Una giornalista su di una panchina del corridoio appena fuori dall’aula magna sembra stia “confessando” una delle “attrici” del convegno. Sorseggio e termino ripensando alle cose da fare. Recupero l’uscita velocemente. Respiro, cambio un po’ d’aria. Dall’altra parte del corso, sul viale, il tram doppio, arancione ha appena richiuso le porte centrli”bam”nonostante le guarnizioni in gomma, “sfiuuuu” e la ripresa lenta grazue al pantografo lo muove verso Porta Palazzo. Le signorine appena scese sono carine e incappottate e si dirigono a puedi verso il centro con l’aria di chi la sa “universitaria”. Hanno chiome a coda di cavallo, occhiali da studentesse e ridono e muovono il capo come se stessero ripetendo frasi di alcune canzoni. E mentre parlano o cantano sorridono smuovendo la coda. Le chiome degli alberi invece sono di altra bellezza nell’esporre le loro prime modifiche “cromatiche”. L’autunno ormai ha lasciato le porte ed è entrato a tutti gli effetti dentro di noi. C’era una volta, qualche mese fa e anno fa (nel senso di scritta da Cesare Pavese) “La bella estate” ormai terminata. Domani è domenica 23 ottobre. Una giornata ricca di storia: non perdiamola. A Porta Palazzo d’ “ora” della festa, di “sguardi diversi” poetici e belli.
Nel frattempo recupero Feltrinelli per gli ultimi scampoli di questo “Sabato pomeriggio”, a cavallo tra la poesia, la musica e il religioso.
Bella descrizione della giornata, molto intensa a dire il vero.Ottima descrizione dei movimenti e…grandi ricordi di cantanti…ah…sabato pomeriggio. ..
Complimenti per come ti approcci al tuo lavoro.Davvero un buon esempio per i ragazzi.
Un saluto.
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